Ecco qui una star ” all’antica” ed una “alla moderna”, la prima sempre prudente ed in linea con i modi della tradizione nello scegliere, la seconda adeguata al presente, afflitto da un eclettismo velleitario. La prima canta onestamente senza poter brillare in fluidità, con voce bella e argentina: una cantante solida fuori dal suo terreno di elezione. La seconda si arrabatta con modi da principiante, pianini, fiatini e mezzucci vari. Una cantante che non domina i ferri del mestiere ma procede sospinta dalle leggi del commercio artistico. Incomparabili nel canto ma ancor prima nella mentalità, nell’atteggiamento verso il proprio lavoro. Incomparabili loro e le loro epoche, una destinata a restare nella memora, l’altra a diluirsi nel breve a causa soprattutto di quanto le sta intorno. – Giulia Grisi
Stessa aria, entrambe donne ritenute, in rapporto all’epoca affascinanti, entrambe molto amate una esemplifica il cantare sulla parola, l’altra mangiare la parola . – Domenico Donzelli
Alla luce degli ascolti incomparabili di Donzelli verrebbe da chiosare “el Signur li fa poeu li cumpagna, el macarun con la lasagna” oppure, più icastico, “mal trà insema”. E peccato non disporre della Norina di Sena Jurinac per rendere ancor più esatto il paragone. Incomparabili sono, ovviamente, anche le regie, la prima di Franco Zeffirelli, la seconda di Claus Guth, il cui ritorno in Scala avverrà, tra qualche mese, proprio con un titolo mozartiano. Auguri. – Antonio Tamburini
Rivedere Mara Zampieri nei panni di una sibilante Annina nella “Traviata-Flop” scaligera mi ha fatto tornare alla mente il primo ricordo che ho di lei: fu la Zampieri (con Sinopoli, Bruson e Ronconi) a farmi scoprire il “Macbeth”. Impressionante in scena, sempre ritta, una recitazione di piccoli gesti e brevi passi, quasi rituali, sguardo rapace, occhi sbarrati; ma il canto? Il registro di fischio che invade e dilaga trivellante in tutti i registri, nessuna vibrazione naturale, un indefinibile colore vocale, un fraseggio basato sul rinforzo e l’abbassamento del volume del fischio.
E allora ascoltiamo la Arroyo, forse dal timbro troppo bello e dalla voce troppo compatta per una Lady Macbeth stile Tadolini, ma che non lascia intentata alcuna frase, anche sacrificando qualcosa della naturale sontuosità, ed impregnando il canto di angoscia, rabbia, rassegnazione, spavento, gelo mortale. E se il Re bem acuto è una nota tagliente, che importa: l’altra nemmeno ci arriva. – Marianne Brandt
Sometimes there´s no need for many words. You just listen and the singing just speaks for itself. „Dalla sua pace“ requires most of all firmness of tone, a steady vocal line, excellent „messa di voce“ and endless breath resources. It needs a smooth, gentle and loving sound without sounding unmanly, crooning and „baroccaro“. From the first words of the recitative, these two singers are worlds apart. Vocal presence and authority are the words here and although Simoneau was not exactly renown for especially thought out and profound interpretations he was such an exquisite singer that in most roles he could easily make you forget the lack of depth of his interpretations. But what he does create is a mood, an aura and the atmosphere of a character. Schade tries hard, but fails because of lack of vocal trade. The voice is badly sustained, messa di voce inexistant. He struggles for expressiveness but it remains as usual a vocally lightweight and fake expression; crooned, pseudo-intellectual, arty farty singing; amateurish and bland in comparison to the elegant and poised Simoneau. – Selma Kurz
Diana Damrau
Christina Deutekom
Ad essere incomparabile in questi due ascolti è innanzitutto il modo di concepire ed eseguire Mozart oggi rispetto a solo qualche decennio fa, quando ancora Mozart non era preda dei salotti e delle mode baroccare. L’attacco dell’orchestra che accompagna la bella Diana ci dice subito che siamo appunto, ahinoi, nella terra dei baroccari e nemmeno l’interprete riesce ad esimersi da suonini fissi e spoggiati (vedi l’attacco di “O zittre nicht”, che risulta lezioso), mentre il centro risulta quasi sempre tremulo e poco sostenuto (come vuole la moda baroccara), fatto che non permette all’interprete di avere alcun tipo di ampiezza nelle lunghe arcate vocali della Regina. Nell’Allegro moderato di nuovo non c’è autorità all’attacco sui vari “Du” e nonostante la coloratura sia buona e l’ascesa al fa più che dignitosa si ha sempre la sensazione di trovarsi davanti ad una buona Susanna piuttosto che davanti ad una oscura Regina.
Con la Regina della Deutekom siamo su un altro pianeta. Basterebbe a farcelo capire l’attacco della prima frase, dove sentiamo una voce pulita, un suono alto e cristallino, che permette all’interprete di rendere la maestosità e insieme la finta bontà che la Regina esprime in questa scena. Basterebbe inoltre confrontare che differenza di ampiezza ci sia sui due “Ach helft” delle due interpreti e come la piccola smorzatura su “meine Hülfe” riesca ad essere molto più espressiva dell’infinita teoria di messe di voce e smorzature spoggiate che sono diventate vezzi moderni. Tutta la linea vocale della Deutekom non sembra conoscere il significato della parola sforzo, ma offre solo un prosieguo di suoni omogenei ed ampi, che aumentano in ampiezza e brillantezza col salire della tessitura. – Adolphe Nourrit
Ebe Stignani
Max Emanuel Cencic
“Dalle voci finte non può nascere nobiltà di buon canto”, scriveva Giulio Caccini quattro secoli or sono. Tra i tanti paradossi dell’età contemporanea, epoca di generale depravazione prima che di decadenza artistica e musicale, vi è invece la restaurazione dell’uso dei falsettisti artificiali, che storicamente hanno avuto la propria ragion d’essere unicamente nel campo musica liturgica, quando le donne non erano ammesse nelle cantorie delle chiese, e prima dell’avvento dei castrati. Insomma, un retaggio oscurantista, potrebbe dire qualche moderno paladino della “libertà” e dell’uguaglianza… Curioso e singolare come in questa nostra epoca degenerata possa conciliarsi un tale rinato interesse per le voci false dei sedicenti “controtenori” (il controtenore in verità è una cosa ben diversa, ma non è questa la sede per approdondire), che, ripeto, esistettero in ragione di un divieto nei confronti del gentil sesso che oggi farebbe stracciare le vesti a tutti i benpensanti, con l’assillante retorica sui diritti delle donne… Una contraddizione che, mi sia concessa la battuta, si potrebbe facilmente spiegare con la locuzione “ubi major minor cessat”, ma che invero diventa poco significativa, quando si consideri il degrado in cui versa oggi il canto femminile, specie quello contraltile e mezzosopranile, un degrado tale da rendere ormai irrilevante la differenza qualitativa tra donne e loro imitatori maschi; i quali addirittura stanno appropriandosi dei ruoli rossiniani en travesti, fraintendendo l’androginia mitologica, cui si rifà l’estetica barocca, con il transessualismo da marciapiede metropolitano. Come preghiera natalizia, supplichiamo che il cielo ci liberi al più presto dalla peste baroccara, un cancro che da decenni devasta il mondo della musica a suon di falsettisti e altre vociuzze infelici, suoni fissi, orchestre secche e stonate, direzioni d’orchestra che somigliano a gare di velocità… Ci sia di lezione l’ascolto, veramente incomparabile, di Ebe Stignani. – Giambattista Mancini
Buon Natale a tutti ,e la musica anche nelle discussioni piu accese unisce …auguri !!!
Auguri a tutti anche da parte mia. E grazie, come sempre, per gli illuminanti ascolti.
Cari Grisini,
gli ascolti li avete comparati e sapientemente, come sempre, con il risultato che gli interpreti, appartenendo ad ordini di grandezze abissalmente diverse, sono risultati davvero …incomparabili! Grazie per la buona musica che ci fate conoscere ed amare e auguri di Buon Natale a tutti
!
Auguroni anche a tutti voi di buone feste 😀
Buon Natale a tutti!!!
P.S. Faccio mia la preghiera di Mancini con tutto l’ardore religioso che possiedo!
…incomparabili auguri a tutti.
e si dice bene Giulia “altra mentalità”.
ciao!
Oddio ammetto di essermi perso, causa vacanze, questa gustosissima carrellata di ascolti natalizi
Ho trascorso metà del pomeriggio ad ascoltare tutto… altro che andare avanti con la tesiXD
Qualche commento a caldo:
1- Che brava la Freni come Elvira, anche se fuori dal suo repertorio abituale! Esito opposto alla Traviata.
2- La Netrebko sembra una Guleghina che tenta di fare la Marilyn della situazione. Qui era più tollerabile, ma io non ho mai trovato che avesse alcuna dote se non quella di divertirsi a gonfiare la voce a mo’ di hovercraft. La Agresta, pur criticabilissima, vale 10 Netrebko.
3- Che charme la Storchio, peccato per l’acuto alla fine piuttosto sgradevole (a mio gusto).
4- Bruscantini è come la berganza nel mio immaginario: giusto per tutto ciò che fa.
5- Schrott è un piacere da ascoltare con il volume a zero perché si ammira il suo vero punto di forza.
6- Che bella voce la Arroyo, una Lady molto convincente. Non conoscevo la ampieri… sono impressionato perché sembra un’attrice di teatro che abbia deciso di cantare un’opera lirica…
7- Simoneau. Non lo conoscevo. Un fenomeno. Depressione perché non canterò mai così:(
8- La Damrau nel suo repertorio era piacevole anche se ben lontana dall’essere spettacolare.
9- Io amo Christina Deutekom.
10- La Stignani è un mito inavvicinabile. Anch’io non apprezzo i controtenori, ma Cencic almeno è gradevole… certo è come il topo partorito dalla montagna in confronto alla Stignani!
Auguri in ritardo:)
E ora torno al lavoro!
signori avete creato il ventunesimo grisino. IL TRAVIATO. Non che in molte considerazioni non abbia ragione, ma certi pregiudizi sulla Netrebko e Schrott mi paiono eccessivi. Circa i controtenori gli consiglio di ascoltare Jochen Kovalski che fino ad oggi é stato il migliore ed ha avuto per la categoria una carriera abbastanza lunga.-
Il grisino è una creatura originata per abiogenesi. Sai cosa è? Siccome sentirci è una dote naturale, che va solo accesa, nessuno crea nulla. C’è chi ha una voce e chi ha un orecchio.
abiogenesi? beh la sinergia di Giulia Grisi e di Domenico Donzelli sono certamente bastanti a provocare un big-bang… 😉
Hahahahah……gg e dd non sono il motore del fenomeno. Il sito va se, possiamo andare in pensione e il cdg continua come sempre. Non vi siete ancora accorti dell indipendenza di pensiero, della autonomia, della personalità di tamburini, pasta, Mancini etc….? Se ancora non hai colto, allora non hai capito nulla di ciò che hai letto sino ad oggi……
Risposta secca e politicamente attuale.
Schrott chi?
Alberto prendo l’epiteto che mi hai prontamente appioppato con simpatia:) Credo però che se dovessi riferirlo alla mia persona non lo farei da un punto di vista musicaleXD
Comunque ciò che ti potevi risparmiare nel tuo commento è l’impiego a sproposito del termine “pregiudizio” perché io non mi permetto di giudicare aprioristicamente, anzi, prima ascolto e vedo poi giudico di conseguenza cercando di essere onesto.
Ringrazio ancora una volta gli autori, ognuno con le sue peculiarità, per la critica seria e indipendente che propongono su questo blog cercando di impiegare criteri valutativi fondati su certi standard e non finalizzati unicamente a farsi piacere tutto ciò che circola oggigiorno nei teatri e sul disco.