Oggi dobbiamo ricordare e celebrare una cantante che se non fu una star è stata professionista solidissima, di carriera lunga e repertorio quanto mai vario: Oralia Dominguez. Messicana come messicana fu un altro famoso mezzo soprano anch’essa vissuta a lungo in Italia Fanny Anitua (1887-1969). La Dominguez ha cantato almeno per venticinque anni in tutti i maggiori teatri del mondo a partire da quelli centro e sud americani (a cominciare dal Messico dove nel 1951 l’Amneris di Maria Callas in un’edizione del titolo verdiano passata alla storia per la prodezza della giovanissima Callas che chiude il concertato del secondo atto con uno sfolgorante mi bem sovracuto) per approdare in Italia e collaborare con direttori d’orchestra quali de Sabata, Serafin e più volte von Karajan. Il repertorio era sterminato perché andava da Monteverdi (Orfeo, Incoronazione di Poppea) a Wagner (Erda dell’oro del Reno) passando naturalmente per Verdi, il repertorio francese (Carmen e Sansone), Puccini (quale Zia Principessa) e molta musica sacra.
All’ascolto dei dischi si percepisce sempre una voce piuttosto estesa (talvolta il si nat acuto riesce bene come nell’aria di Eboli ed anche dal vivo quale Preziosilla, altre volte come nel caso della registrazione del rondo di Cenerentola suona duro e fisso), ma la voce era di quelle che stanno fra il mezzo soprano ed il contralto pur in grado di cantare (almeno sino ai primi anni sessanta) ruoli di mezzo acuto come la scena di Amneris con il cannoneggiante del Monaco prova indiscutibilmente. Non solo, nell’affrontare le parti di tessitura grave mai si fece prendere la mano dall’idea di bitumare ed inscurire (che non significa oscurare) i suoni per ottenere colori al testosterone come molte colleghe già scomparse fecero in giovane età ed altre dalla periclitante carriera stanno facendo.
Basta sentire il rondò di Isabella di tessitura assolutamente centrale per verificare come il centro leggero e galleggiante sul fiato consenta ad una cantante che non era affatto una specialista rossiniana possa gestire con professionismo ed autorevolezza la pagina più ardua del titolo. E lo stesso accade nell’ascolto della cavatina di Rosina 1961 brano al limite della scrittura sopranile eseguito da una cantante che all’epoca affrontava principalmente ruoli contralteggianti come Orfeo o Dalila. Proprio nell’ingresso di Dalila la seduzione (ad opera di una donna, che non aveva nella bellezza fisica una peculiarità) è affidata al suono morbido e soffice ed aggiungo di colorito piuttosto chiaro per chi troverà la fama internale nella lugubre profezia della madre degli dei dell’Olimpo germanico.
Riascoltando le numerose registrazioni della Dominguez ho riflettuto che la cantante messicana costituisce per tutti, nessuno escluso, mezzo soprano oggi in carriera non una pietra di paragone, ma un macigno. Esemplare dei tempi che viviamo e della fondatezza di rimpianti anche al di fuori di un epitafios.
Hoy debemos de recordar y celebrar a una gran cantante que nos ha dejado. Una cantante que en su vida nunca ha sido una diva o una star pero sin lugar a duda una gran profesionista, con una larga carrera y un amplio repertorio: Oralia Dominguez, mexicana, como su gran antecesora, Fanny Anitúa (1887-1969). Oralia Dominguez por casi 25 años logró cantar en los mas grandes teatros del mundo, empezando por los latino y sudamericanos (obviamente entre ellos Ciudad de México, donde en 1951 interpretó el personaje de Amneris en la histórica Aida del mi sobreagudo de una joven y estupenda Maria Callas) para finalmente llegar a Italia y comenzar una brillante carrera gracias al apoyo de directores como Victor de Sabata, Tullio Serafin y Herbert von Karajan. Su repertorio abarcaba óperas de Claudio Monteverdi (Orfeo y Incoronazione di Poppea), de Richard Wagner (inolvidable su Erda de Das Dheingold) pasando obviamente por Verdi, el repertorio francés (Carmen y Samson et Dalila), Puccini (la Zia Principessa en Suor Angelica) y varias composiciones de música sagrada.
Escuchando sus discos se percibe siempre una voz bastante extendida (el registro agudo no siempre era perfecto: a veces logra llegar hasta el Si natural agudo con seguridad, como en el aria de Eboli, incluso en grabaciones en vivo, como en Preziosilla, otras veces, como en la grabación del rondó de Cenerentola, su registro agudo suena algo duro) aunque su voz se colocara entre el registro de mezzosoprano y el de contralto. Obviamente esto no le impedía cantar partes de mezzo agudo como demuestra claramente la escena de Amneris con el poderoso del Monaco. Además, al enfrentar partituras con un registro mas bajo, Dominguez nunca a lo largo de su carrera obscureció artificialmente o alquitranó su voz, como muchas de sus colegas solían hacer y siguen haciendo.
Es suficiente esuchar el rondo de Isabella, con una textura central, para observar como el centro ligero y apoyado perfectamente sobre el aliento le permita a Oralia Dominguez (voz y artista poco rossiniana) manejar sin problemas incluso los momentos mas dificiles de la partitura. Lo mismo se puede observar en la cavatina de Rosina del 1961, una partitura casi para soprano, cantada por una cantante que en esos mismos años se presentaba en los escenarios con partituras de contralto como Orfeo o Dalila. Y justamente en esta última ópera, en la maravillosa escena de la seducción (seducción de una mujer famosa por no ser muy bella) podemos escuchar un sonido suave, delicado y bastante claro para una cantante, como Oralia Dominguez, consagrada a la historia en la lúgubre profecía de la madre de los dioses del Olimpo germánico.
Volviendo a escuchar sus discos he entendido que Oralia Dominguez representa para todos los mezzosopranos de hoy, sin ninguna exclusión, un ejemplo fundamental. Un ejemplo de los tiempos que vivimos y del fundamento y validez de nuestra añoranza, mas allá de este epitafio.
(traduzione di Manuel Garcia)
Gli ascolti
Cilea – Adriana Lecouvreur
Atto II
Acerba voluttà (dir. Oliviero de Fabritiis – 1951)
Rossini – L’Italiana in Algeri
Atto I
Cruda sorte (dir. Vittorio Gui – 1962)
Ah, Isabella…Ai capricci della sorte (con Renato Cesari – dir. Vittorio Gui – 1962)
Oh, che muso…Pria di dividerci…Va sossopra il mio cervello (con Raffaele Arié, Renato Cesari, Juan Oncina, Renata Ferrari Ongaro, Laura Sarti, Marco Stecchi, dir. Vittorio Gui – 1962)
Atto II
Per lui che adoro (dir. Vittorio Gui – 1962)
Amici, in ogni evento…Pensa alla patria (dir. Vittorio Gui – 1962)
Petite Messe Solennelle
Agnus Dei (dir. Renato Fasano – 1955)
Saint-Saens – Samson et Dalila
Atto II
Samson recherchant ma présence…Amour viens aider (dir. Jean Fournet – 1964)
Mon coeur s’ouvre à ta voix (dir. Jean Fournet – 1964)
Verdi – Un ballo in maschera
Atto I
Re dell’abisso (dir. Bruno Bartoletti – 1965)
Verdi – Falstaff
Atto II
Siam pentiti…Reverenza (con Hugues Cuenod, John Lewis, Geraint Evans – dir. Vittorio Gui – 1957)
Vivaldi – Juditha Triumphans
Parte I
In somno profundo (dir. Alberto Zedda – 1963)
Aida “L’abborrita rivale” Mexico city 1951 con Mario del Monaco dir. Oliviero de Fabritis
Messa da Requiem “Liber scriptus” Milano 1954 dir. Victor de Sabata
Messa da requiem “Recordare” Vienna 1954 con Antonietta Stella dir. Herbert von Karajan
Forza del destino “E’ bella la guerra” Napoli 1958 con Ettore Bastianini, Renata Tebaldi dir. Francesco Molinari Pradelli
Il barbiere di Siviglia “una voce poco fa” 1959 dir. Richard Kraus
Orfeo ed Euridice “Chiamo il mio ben così” New Orleans 1961 dir. Renato Cellini
Suora Angelica “il principe Gualtiero vostro padre” Buenos Aires 1963 con Luisa Maragliano dir. Bruno Bartoletti
Sanson et Dalila “Printemps qui commence” Radio Olandese 1964 dir. Lean Fournet
Oralia era un’artista ecletticissima.
Aveva una bella voce, spesso cantava bene.
Era anche una donna pratica, simpatica e ironica
come anche la nostra Lily potra’ confermare, ed
amava e rispettava tanto, ma proprio tanto il
proprio lavoro. E lo ha sempre dimostrato.
E’ stata inoltre una delle ultime artiste a potersi
definire “mezzosoprano”, senza dir bugie o far
ridere i polli.
Sì, mezzosoprano, ma non contralto. Donzelli scrive che il si naturale a volte non veniva bene, e poi dice che la voce è a metà tra mezzo e contralto. E’ la questione dell’alzamento delle voci, già denunciata da Francesco Lamperti centocinquant’anni fa. Il vero mezzosoprano arriva al la naturale, magari anche il si bemolle, ma sono note da soprano. Il soprano drammatico arriva al do (se va bene…). La Stignani aveva il do, ed infatti i suoi detrattori le danno del soprano. Il vero contralto, e nell’opera devo ancora sentirne uno, arriva appena al fa. Non esistono più veri contralti nell’opera dopo il periodo barocco. Un contralto con il si naturale o con il do è un mezzosoprano o un soprano. Ma l’alzamento delle voci ha falsato tutte le classificazioni. E’ una delle cause della decadenza del canto.
Certo, Miguel, confermo.
Ricordo lo spirito e la disinvoltura con cui – nella vivaldiana Juditha Triumphans – accettò senza tante storie di indossare uno splendido costume di raso e velluto bianco ispirato al Serpotta, ma, ahimé, rosicchiato in più punti da un topo (chiaramente melomane) che si era surrettiziamente introdotto nella cesta.
Ricordo anche e soprattutto il fascino di quella voce notturna e seduttiva come da personaggio.
Ciao, carissima.
Grande artista, donna, cantante… L’ho ascoltata ( e conosciuta seppur brevemente) un paio di volte fine anni ’60 inizio anni ’70.
Una VOCE!
Che voce bellissima la Dominguez!!! Io la conoscevo solo per l’Amneris con la Callas in Messico e ammetto che questa carrellata di ascolti mi ha davvero entusiasmato
Gli ascolti dall’Italiana in particolare mi hanno lasciato stupito per il brio e la sicurezza della signora che era avvezza ad un repertorio piuttosto distante da Rossini: che accento e che vivacità!
Eppure al giorno d’oggi certa critica tende sempre a denigrare i cantanti del passato come inadatti stilisticamente o adducendo altre ragioni…sigh!
ciao luca. Prima o poi tanto per dire la nostra controcorrente naturalmente parleremo anche dei cantanti di grande voce alle prese con rossini. Un altro tassello se non alla verità almeno alla seria disamina storica!
Salve Domenico:)
(posso darti del tu?)
Non vedo l’ora! Ciò che contraddistingue questo blog e che mi ha spinto ad iscrivermi è l’indubbia competenza e serietà di chi scrive quindi sarà un piacere imparare cose nuove e poter scambiare pareri su quella che è per noi tutti la più travolgente delle passioni
travolgente passione. Ormai qualche volta mi viene il dubbio dopo 43 anni di opera che sia una malattia cronica e assolutamente incurabile
Parole sante! Anch’io ogni tanto lo penso, ma non faccio pubblicità per non spaventare ulteriormente chi mi circondaXD già sembra che sia un alieno…
Ciao a tutti i membri di questo meraviglioso sito. Sto scrivendo per chiedere se qualcuno ha la registrazione completa dell’italiana in Algeri con Oralia Dominguez, Juan Oncina, Renato Cesari e Renata Ongaro diretti da Vittorio Gui nel 1962?