D’ici je vois la mer – Ester Mazzoleni
Cominciamo la nostra rassegna dedicata alla scena finale dell’0pera con la versione di Ester Mazzoleni, tra i maggiori soprani drammatici documentati dal disco, giustamente celebre e celebrata per il fuoco interpretativo che sapeva infondere alle proprie esecuzioni. L’incisione dimostra che, oltre al fuoco o fervore che dir si voglia, c’era molto altro, da un saldo controllo della prima ottava (essenziale in una pagina in cui abbondano i repentini passaggi dal grave all’acuto, utilizzati per restituire, in ossequio al linguaggio metaforico, retaggio classico in seno al grand-opéra, la disperazione e l’alterazione mentale del personaggio) alla capacità di variare le dinamiche a ogni battuta o quasi (splendida, in particolare, nella parte conclusiva della scena, la smorzatura sul si bemolle acuto, che corona la scala ascendente su “il me reçoit”), all’assoluto splendore del registro acuto, che anche nella precarietà dell’incisione restituisce l’idea di una voce capace di sovrastare agevolmente l’orchestra, anche la più nutrita.
Questo riversamento è brutto, non così tanto però da offuscare l’eccezionale squillo dei cantanti di scuola italo-spagnola riprodotto dai Fonotipia degli anni ’10. La Mazzoleni oltre ad essere notevole stilista aveva morbidezza e squillo trascendentale. Si capisce perché la Burzio ne temesse il confronto. Disco bellissimo.