Ascoltiamo una romanza russa dal colore grave, al contempo laconica ed intensa, in cui il personaggio maschile amoroso compara la propria condizione dolorosa alla calma indifferenza del suo bramato oggetto usando la metafora di una voga agitata che si vanamente desidera l’immoto lido. Con una statica ripetizione di arpeggi il pianoforte pare imitare proprio questo battersi della voga contro la spiaggia. Dal punto di vista vocale, la romanza è particolarmente interessante, perché mette in luce non solo le capacità interpretative del cantante, ma anche la qualità della preparazione vocale in tutti i tre registri del suo strumento. Il grande baritono russo-armeno Pavel Lisitsian sfoggia una voce chiara, squillante, priva di qualsiasi appesantimento ed oscuramento superfluo, sia nei gravi che negli acuti su cui il brano insiste parecchio il contrasto fra le condizioni della “prima persona” e del suo oggetto d’amore. Dmitri Hvorostovksy, qui ancora all’inizio della sua carriera, quindi tutto fresco, dimostra già tutti i sintomi che si sono aggravati anni dopo, quando la natura ha iniziato ad abbandonarlo. La romanza viene eseguita un mezzo tono sotto rispetto all’esecuzione di Lisitsian. I gravi risultano forzati, mentre gli acuti sono, gonfiati, indietro, privi di squillo, carenti di ossigeno.
Giuditta cara,
quando parlo del Rachmaninov di Lisitsian,
mi riferisco in particolare proprio al brano da te
postato ora, brano stupendo, anche se Lisitsian
e’ migliore in altre, precedenti incisioni.
Bellisssimo ascolto comunque seppure un filino tardivo.
Pavel Lisitsian non si puo’ comparare con
Hvorostovsky, neppure con il miglior Hvorostovsky,
Hvorostovsky ricorda un vitello, basta ascoltare l’attacco di “ana”, non parliamo poi della seconda “A”. E mi fermo alla prima parola della stupenda canzone.