Sister Radio: Last Night of the Proms

RoyalAlbertHallSi è chiusa ieri l’annuale edizione dei Proms con il tradizionale concerto di gala alla Royal Albert Hall. L’appuntamento segna la fine dell’estate festivaliera e Sorella Radio non poteva trascurare la prestigiosa serata, anzi l’Evento.
Per consolidata tradizione il programma di questo concerto è nazionalpopolare nella migliore accezione del termine, con ampio ricorso ai compositori “di casa” (Britten, Vaughan-Williams, Elgar tra gli altri) e una nutrita miscellanea di generi, dalla sinfonica al musical passando ovviamente per l’opera. Un grande spettacolo, o per meglio dire uno spettacolo in grande, con tre ore abbondanti di musica, discorsi (auto)celebrativi, più o meno felici gag per una commemorazione cultural-patriottica diffusa in simultanea in tutto il mondo e in cui è forse inevitabile che la quantità dell’offerta abbia la meglio sulla qualità della stessa.
Ma a tutto c’è, o dovrebbe esserci, un limite.
E il limite è stato superato non certo da Marin Alsop, che ha ministrato una direzione piatta e generica, ma almeno ha cavato un buon suono (a parte una fracassona esecuzione degli accordi che introducono il finale della Donna del lago) e un’accettabile compattezza dai complessi della BBC. Né dal falsettista Iestyn Davies, che ha graziosamente cinguettato i Chichester Psalms di Bernstein.
È stata infatti la diva della serata, Joyce DiDonato, a fornire la prestazione più imbarazzante, e che sostanzia ogni legittimo scetticismo circa gli impegni e, più ancora, i debutti che attendono nel prossimo futuro la cantante americana. L’attacco dell’aria del Chérubin di Massenet la vede emettere in zona centro acuta suoni enfi e gridacchiati, che puntuali si ripresentano, gravati da marcate fissità di matrice baroccara, nella successiva melopea di Serse. Il rondò della Donna, in cui è stata offerta una riproposizione, per quanto abbreviata e in ogni senso alleggerita, delle variazioni in stile Mercedes Capsir già udite in Scala, evidenzia seri problemi nella gestione delle riprese di fiato (“tu sape – STI a me donar”) come nell’esecuzione, flautata e abborracciata, dei passi fioriti. Sulla disomogeneità dei registri (vuoto e sordo il grave, in difetto d’appoggio e quindi pencolante il medio, strillato l’acuto) non vale neppure la pena di soffermarsi, anche perché non è da oggi che pensiamo e scriviamo che la signora non è un mezzosoprano e neppure una voce ambigua, Falcon o via discorrendo, bensì un soprano lirico, anche di buon cabotaggio, che non sapendo salire agli acuti canta da mezzo, con scarsa ampiezza in basso e suoni più voluminosi, ma che ben poche affinità vantano con il canto professionale, in alto. Quanto alle risorse della fraseggiatrice, basta il tono zuccheroso con cui riduce ai minimi termini interpretativi, oltre che vocali, un brano celeberrimo, e musicalmente elementare, come  “Danny Boy”.
Riteniamo sia un dovere, oltre che un piacevole diversivo, offrire una sorta di virtuale riparazione a un simile spettacolo. Gli ascolti seguono pertanto la scaletta del concerto di ieri, mostrando come sia possibile, anche al di fuori del repertorio tradizionale, offrire esecuzioni che non offendano l’intelligenza del pubblico e il decoro dell’arte.

 

Gli ascolti

 

Wagner – Die Meistersinger von Nürnberg

Preludio – Thomas Beecham (1951)

 

Haendel – Serse

Atto I

Ombra mai fu – Elisabeth Rethberg (1924)

 

Rossini – La Donna del lago

Atto II

Tanti affetti – Martine Dupuy (1993)

 

Danny Boy (Londonderry Air, trad.) – Elisabeth Rethberg (1924)

 

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4 pensieri su “Sister Radio: Last Night of the Proms

  1. insomma anche questa volta un ascolto deludente…mi dispiace per il glorioso auditorium che anche se non si chiama royal alberoemme hall mi e’ molto caro. A parte questo si avvicina un anno dalla nascita di albertoemme e non ho ancora letto una tua recensione positiva. E’ un po’ come quando al lotto ci sono i numeri ritardatari…c sarebbe da puntarci sopra. Ma per curiosita’ l ultima volta che sei uscito soddisfatto da un concerto dove cantavano almeno in due
    a quando risale?

    • Diceva (alcuni anni fa) Joan Sutherland: “Al giorno d’oggi possiamo ritenerci fortunati se usciamo da teatro avendo sentito anche una sola voce degna di questo nome”. Siccome gli anni passano e non invano, considero la frase, o per meglio dire la sentenza del soprano australiano ancora valida e una ragione più che sufficiente per ‘accontentarsi’, che non vuol dire trovare il bello e il buono dove ci siano solo rifiuti di varia natura, bisognosi di smaltimento rapido ed ecosostenibile, ma riconoscere con serenità i pregi e i limiti di ogni esecuzione. Quanto alla tua domanda, ti lascio il piacere di trovare da solo la risposta, scorrendo l’archivio del sito. Indizio: cerca fuori d’Italia.

  2. Ma non è che non ci siano delle belle voci in giro – sono i cantanti che non sono assolutamente all´altezza del loro dono, anche quelli superdotati. Perche una bella voce è un dono – la bravura sta nel COME la usa il cantante.

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