Altro specialista di ruoli “spaccavoci” come Chénier, Folco e Dick Johnson, Carmelo Alabiso dimostra che le onerose richieste di simili spartiti non sono ostacolate, bensì favorite da una solida preparazione tecnica, che impone di cantare sempre e comunque, mai di gridare o bofonchiare, magari per malintesa ansia “espressiva”. Non basta una bella voce, e neppure una voce di una certa consistenza su tre-quattro note centrali, per reggere una carriera più che ventennale, passata ad affrontare sistematicamente un vasto repertorio (principalmente novecentesco, spesso in occasione di prime assolute) in cui trovano spazio, accanto ai summenzionati, il Rinuccio dello Schicchi, il protagonista maschile della Louise e qualche prudente approccio verdiano (Riccardo). Davvero un altro mondo, rispetto ai tenori del presente e anche a quelli del passato prossimo (ormai definitivamente riconvertiti ad altre e non meno remunerative carriere).