All’interno degli “autori” abbiamo discusso se fosse il caso di celebrare la scomparsa di Regina Resnik, particolarmente con Nourrit al quale dobbiamo la dovizia di ascolti qui posti a corredo e che per un cantante sono il più esauriente e giusto omaggio.
Le perplessità sono chiare: la Resnik non rispondeva certo al modello di cantante di completezza tecnica, che desta gli entusiasmi degli autori del Corriere, ma, ma i “ma” sono tali da superare questa, indubbia, osservazione. Il primo proviene proprio dalla Resnik, che parlando di Lauritz Melchior (di cui fu partner) ne esalta la completezza e perfezione tecnica, che consentiva un’esemplare proiezione del suono nella vasta sala del vecchio Met.
La carriera del soprano americano (anche lei come la Sills, figlia di immigrati ebrei provenienti dalla disfatta dell’impero zarista) desta impressione e non solo per le 300 serate al Met, ma per la varietà dei ruoli affrontati e i partner con cui ha condiviso non solo le scene del massimo teatro del mondo e per la teoria dei grandi direttori d’orchestra con la quale la Resnik lavorò nel corso della carriera lunga e variegata.
Basta pensare che il debutto avvenne nel 1942 cantando Lady Macbeth sotto la direzione di Fritz Busch, il successivo direttore fu Kleiber padre che la diresse in Messico lo stesso anno nei ruoli di Fidelio e Micaela.
Poi approdò al Met, prevista come Santuzza, sostituì nel 1944 (aveva 22 anni teniamolo presente) nella Leonora del Trovatore Zinka Milanov. Per dieci anni cantò il repertorio del soprano spinto le due Donne del don Giovanni, Aida, Leonora del Tovatore, Tosca, Butterfly ed anche Musetta, Crisotemide, Didone dei Troiani. Le bacchette , oltre a quelle citate, Klemperer, Walter, Szell, Reiner, Steinberg, Leinsdorf.
Nel 1953 cantò Siegliende a Bayreuth e il direttore Clemens Krauss le consigliò di cantare nel registro di mezzo. Ufficialmente per il colore marcatamente scuro della voce. In realtà sin dall’inizio della carriera gli acuti estremi della Resnik anche in parti liriche erano poco gradevoli e non facilissimi.
Il passaggio non fu improvvisato perché la Resnik studiò per un anno e lo fece sotto la guida di Danise, grande baritono di scuola italiana e marito di una diva del Met –la Sayao. Nel 1956 la Resnik si presentò sempre al Met sotto la guida di Mitropoulos come Marina. Da quel momento divenne una famosa Carmen e sino qui nulla di strano perché Marina e Carmen stanno anche a soprani centrali, come era stata la Eboli, affrontata precedentemente. Ma arrivarono anche i ruoli di mezzo drammatico come Azucena, Ulrica ed Amneris. In buona sostanza la Resnik pur con mende vocali fu Leonora ed Azucena del Trovatore, Aida ed Amneris. Poi iniziò una terza fase della carriera ovvero quella in cui la Resnik affrontò tutti i ruoli della cantante attrice ormai alla fine della carriera ovvero Clitemnestra, Madame de Croissy, la protagonista della Medium, la Visita della vecchia signora e la Contessa della Dama di Picche. Ed anche qui non si può non celebrare la serietà e la preparazione della cantante che, come Clitemnestra, dimostrò in scena ed in disco come si possa realizzare una vecchia orrenda megera terrorizzata dai peccati e dalla morte, da controporre al “cammeo” della marchesa di Berkenfield in compagnia della Sutherland (di cui fu amica).
Dimenticavo, anche in questa ultima fase della carriera rigorosamente in grandi teatri e con veri grandi direttori.
Regina Resnik
Gli ascolti
Berlioz – Les Troyens
Atto III
Nous avons vu finir…Chers Tyriens (dir. Robert Lawrence – 1960)
Bizet – Carmen
Atto I
Quand je vous aimerai?…L’amour est un oiseau rebelle (dir. Herbert von Karajan – 1961)
Près des remparts de Seville (con Dimiter Uzunov, dir. Herbert von Karajan – 1961)
Atto IV
C’est toi?…C’est moi! (con Dimiter Uzunov, dir. Herbert von Karajan – 1961)
Mozart – Don Giovanni
Atto I
Don Ottavio, son morta…Or sai chi l’onore (dir. Max Rudolf – 1947)
Mussorgsky – Boris Godunov
Atto III
V pòlnoch…v sadú…u fontàna…Dimìtriy! tsaryévich! (con Joseph Gostic, Otakar Kraus, dir. Rafael Kubelik – 1958)
Strauss – Elektra
Was willst du? (con Birgit Nilsson, dir. Thomas Schippers – 1966)
Strauss Jr. – Die Fledermaus
Atto II
Klänge der Heimat (dir. Eugene Ormandy – 1951)
Verdi – Un ballo in maschera
Atto I
Zitti!…Re dell’abisso (dir. Edward Downes – 1962)
Verdi – Don Carlo
Atto III
Pietà, perdon per la rea…O don fatale (con Sena Jurinac, dir. Nello Santi – 1960)
Verdi – Aida
Atto II
Fu la sorte dell’armi (con Kerstin Thorborg, dir. Emil Cooper – 1944)
Fu la sorte dell’armi (con Leontyne Price, dir. Francesco Molinari-Pradelli – 1963)
Verdi – Falstaff
Atto II
Siam pentiti…Reverenza! (con Anselmo Colzani, Norman Scott, Andrea Velis, dir. Leonard Bernstein – 1964)
Wagner – Die Walküre
Atto I
Schläfst du, Gast?…Der Männer Sippe…Winterstürme…Du bist der Lenz…Siegmund heiss’ ich (con Ramon Vinay, dir. Clemens Krauss – 1953)
La sua Klytamnestra con la Nilsson come Elektra… indimenticabile!
Però… Avete dimenticato quest’ultima parte della sua carriera con i suoi insegnamenti (tra Treviso e Venezia) e le sue apparizione (sempre con enorme successo) sulle scene del Broadway.
Sono felice di vedere il vostro omaggio… Merita. Eccome!
http://youtu.be/zA2_jx9qiqc
Che carisma!
E’ vero che gli acuti erano sempre un po duri, ma per contro sapeva scendere, univa il centro al grave senza buchi e salti. Oggi nemmeno quello…
Anch’io prediligo la maggior competenza tecnica possibile
in un cantante, altrimenti non frequenterei uno dei pochi siti che
ancora sembra occuparsi di questo oramai, ai piu’,sconosciuto
argomento. Poi pero’ il canto non e’ solo tecnica, vero?
E la scena, quando affrontata in modo piu’ che straordinario,
e’ importante nell’ambito del mondo dell’Opera, anche gli accenti,
la capacita’ di focalizzare su di se’ l’attenzione, il coinvolgimento
emotivo, possono anzi devono, essere presi in considerazione nel
giudizio su un’artista. Ben ha fatto il Corriere a ricordare una tra le piu’ grandi diseuses di tutti i tempi. Diseuse, ma non solo, la voce era importante, di bel colore, saldata dal centro al grave con disinvoltura….e non parliamo della dizione, o dell’uso del tanto
vituperato, da parte di molti, uso delle note di petto, che lei sapeva
gestire benissimo. Chi l’ha anche vista non puo’ che rimpiangerla. E molto. Sia come caratterista che come tragediènne.
Nourrit ha fatto benissimo a pretenderne il ricordo. Non esiste solo il registro superiore, soprattutto in un mondo dove quello inferiore di registro, manco si sa piu’ cos’e’.
Anche io la penso come Miguel.
Non lo ripeterò mai abbastanza che più si ha una voce importante più ci si fa a pugni. La Resnik ne usciva sempre vittoriosa grazie ad un carisma eccezionale.
http://youtu.be/4RskC7G6DgI
Artista straordinaria e indimenticabile trooper.
La ricordo come Berkenfield al Met nel ’72 (il cameo era di Ljuba Welitsch quale Krakenthorp), che accompagna al piano (vero) la nipotina Dame Joan. Mezzi occhialini sul naso, lo sguardo che va intento – attraverso le lenti – allo spartito sul leggio, quindi scettico – al di sopra delle lenti – alla esecutrice che chiaramente considera non molto adeguata: autentico lupo di Cappuccetto Rosso travestito da nonna.
E poi – come anche Mozart può testimoniare – faceva un borscht sublime.
As-so-lu-ta-men-te. L’ ho assaggiato per la prima volta in vita mia durante una cena nella casa che lei e Arbit avevano a Venezia. Squisito!!!
Cioè… siete stati a cena dalla Resnik?
Beh, che c’è di strano? Si deve pur cenare,,,,,
RACCONTATE!