ARNOLD XXXIV: JOHN OSBORN

Immagine anteprima YouTube

E siamo arrivati in fondo alla  carrellata degli Arnoldo. Quello di John Osborn è, in questi anni, il più accreditato e diffuso e, sin che regge, credo il più proposto, attesi i risultati e gli immani sforzi che il personaggio è costato a Florez. Basta leggere proprio sotto il video postato su Youtube ( e da noi richiamato) per rendersi conto della communis opinio.

Al contrario questo Arnold come tutti quelli del post Merritt  è poco condivisibile e sul piano vocale e su quello interpretativo.

Si può anche fare la solita disamina che i suoni in basso sono piuttosto sordi, che sul passaggio tutto succede fuorché un corretto passaggio di registro ( per altro Osborn ha sempre dichiarato di avere a modello Gedda, che con il corretto passaggio superiore ha sempre avuto rapporti problematici) e che gli acuti sono raggiunti per dote, ma suonano tutti sfocati ed indietro a prescindere dal rappezzo sul do conclusivo, che non è il difetto, ma la cartina di tornasole della cognizione vocale. Il vero problema di questo come di molti attuali o recenti Arnoldo è altro ossia l’accento.

Questi sono gli anni dell’orrore per ampiezza, squillo e sonorità visti come un vizio e difetto stilistico insuperabile. Allora abbiamo un Arnoldo che per essere castigato, alla Nourrit (fa tanto fine in contrapposizione a Duprez) non scandisce il recitativo introduttivo e che alla “speme di vendetta” accenta come la più spaurita Amenaide, per rimanere a Rossini, e che per conseguenza a suon di castigatezza ( e limiti tecnici, ottimo binomio) non riesce a differenziare con la voce la ricordanza della casa paterna e della passata felicità dall’anelito insurrezionale. Insomma che non riesce ad essere l’eroe romantico, che con buona pace dei modaioli e degli pseudo filologi, Arnoldo è.

Mi è stato scritto che sono retrogrado. Accetto e, paradosso, apprezzo la critica. Che fosse Arnoldo i tenori sino all’immediato dopoguerra lo avevano ben presente, potevano incorrere in eccessi di testosterone e di eroismo, ma almeno erano cantanti tragici o da opera seria non di mezzo carattere (oltre che mezzi cantanti).

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