Nel 1995, 18 anni fa, il ROF allestì per la prima volta in tempi moderni il Guillaume Tell integrale (recuperando anche i brani espunti da Rossini durante le prove o ancor prima di andare in teatro: l’aria di Jemmy, una versione più lunga e complessa della tempesta, alcuni numeri di danza, la preghiera e il terzetto con Matilde nel IV atto), in francese e secondo la nuova edizione critica pubblicata dalla Fondazione Rossini: un evento assolutamente non paragonabile a quello che ci è toccato ascoltare (e vedere) quest’anno! La parte di Arnold venne affidata a Gregory Kunde, tenore che, personalmente, apprezzo moltissimo e che in quell’occasione, ha offerto una splendida prova, tale da essere accostato a Merritt (gli unici tenori che, ad oggi, hanno affrontato in modo attendibile e senza sconti l’intera parte dal vivo). Anche Kunde, dal puro timbro di tenore contraltino, pare rifarsi al “modello Nourrit”, senza le inflessioni baritenorile dei centri di Merritt. E’ così che si risolve la parte di Arnold – aldilà delle fantasiose ricostruzioni odierne finalizzate a giustificare l’ingiustificabile, ossia un tenore leggero e femmineo (adatto ai ruoli buffi o di mezzo carattere) che annaspa a reggere una parte troppo impegnativa e che fatica a “bucare” coro e orchestra – nella dimensione tragica ed eroica, ma non appesantita dall’emissione “di petto” e ancora idealizzata nelle astrazioni neoclassiche. Come tutto ciò possa essere assimilato ad un Lindoro, ad un Narciso o ad un Florville è ancora tutto da spiegare…a meno di voler inventare un nuovo ruolo: Arnoldo di Shabran. Il brano proposto – la grande scena solistica del IV atto – esemplifica quanto detto precedentemente: un unico appunto da muovere a Kunde è una mancanza di naturalezza, una minor facilità nell’espansione verso l’alto (dovuto ad una emissione un poco indurita) che tuttavia non inficia l’ottimo risultato. Tristemente, dopo Kunde, nessun tenore che si è avvicinato al ruolo, è stato in grado di reggerlo (Osborn compreso, che – almeno per quanto si può ascoltare nell’incisione ufficiale – denota seri problemi di tenuta e intonazione, per non parlare della pronuncia e della carenza di una qualsiasi idea interpretativa).