Altra incisione integrale, quella da cui è estrapolato l’ascolto, ma questa volta secondo la problematica versione ritmica italiana di Calisto Bassi (che tanto interviene sulla scansione musicale per poterla adattare alla differente prosodia del testo). Pavarotti non affronterà mai il ruolo a teatro – a differenza di Gedda – ma con questa incisione segna uno dei punti più alti della sua discografia. Ovviamente il suo Arnold, rectius Arnoldo, è un tenore “contraltino” (alla faccia di chi, nei giorni passati, chiamato peraltro a dirigere la somma partitura, abbia definito Big Luciano un “tenore di forza” liquidando il suo Tell come “scorretto” a tutela della figuraccia di Florez – bisognoso di scuse preventive – arrivando persino a dire che l’aria del IV atto è stata scritta male da Rossini o che in passato si affidava il ruolo a Domingo), anche se gli acuti vengono emessi “di petto”. La malinconia di Gedda viene qui sostituita da un piglio più spavaldo, grazie alla luminosità di un timbro naturalmente solare e dallo squillo degli acuti. L’aria, seppur meno curata nelle sfumature e nelle tinte, mostra un lirismo più incisivo (sostenuto dalla bacchetta di Chailly), anche se lo stile sembra più adatto ad un’opera romantica. La cabaletta però è straordinaria: l’accento scolpito, la sicurezza nelle scalate verso l’alto (compreso l’acuto finale che, seppur non scritto, è inserito molto meglio rispetto al maldestro Gardelli), la tenuta delle arcate vocali, la generosità nell’espansione acute, la corposità e il volume ne fanno un modello esemplare, a dimostrazione che se la voce sparisce sotto il coro e l’orchestra non è colpa di Rossini (accusato di aver “mal orchestrato il pezzo”), ma di interpreti che hanno scambiato Arnoldo per Lindoro (e di presunti filologi che reggono loro la pariglia…).
22 pensieri su “ARNOLD XXXI: LUCIANO PAVAROTTI”
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figuraccia d Florez? Forse per chi non c’e’ stato a Pesaro o per quelli a cui non piace…ma le quattro serate hanno avuto un successo al calor bianco. Sembravano gli applausi che prendeva Kleiber. A proposito ho rivisto d recente il video dell Otello d Kleiber 1976 e le contestazioni al suo rientro dopo gli intervalli del primo e secondo atto. “non e’ Verdi!” gli gridarono…che orecchio eh?
Il pubblico applaude sempre le stecche di Domingo o la Katia stonata come una campana 😉
Asile dell’11 agosto http://www.youtube.com/watch?v=RqvG64-CxMA
Asile del 14 Agosto http://www.youtube.com/watch?v=RuYn88lbF5Y
A proposito di quell’Otello del 76: dovevano fischiare Domingo, non Kleiber 😉
Sull’Arnold – indegno – di Florez si è già scritto: il problema è scambiare la correttezza di una vociuzza efebica adatta a Lindoro o a ruoli buffi per un trionfo. Scusa alberato emme, ma il paragone con Kleiber davvero non si può leggere. Quanto a Florez basta leggere le scemenze comparse sui giornali a tutela preventiva della sua insulsa scorribanda pesarese, per rendersi conto della truffa aggravata o, viste le reazioni del pubblico, della circonvenzione di incapaci!
Io invece, come dice l’amico Donzelli, ritengo Kleiber uno dei sommi tra i sommi (per mio conto incommensurabilmente più grande del pur ottimo padre). De gustibus naturalmente. Concordo però sul l’accenno all’applausometro… Ma poi Alberto, ammesso e non concesso che Florez sia stato applaudito più di Kleiber che vuol dire??? Ti faccio notare che Bocelli è più applaudito di Kleiber e Florez messi insieme..e allora? Secondo il tuo assunto dovrebbe essere ritenuto il più grande tenore mai esistito e le sue figuracce (che tali sono anche se applauditissime) performance strepitose.
a differenze di duprez non sono un estimatore assoluto di Kleiber ed aggiungo che gli preferisco di gran lunga il padre. GRANDISSIMO.
Ma potresti, caro albertoemme, anziché limitarti a riportare un elemento fattuale (ovvero la medesima misura degli applausi, donde deduco che tu circoli con l’applausometro come nella trasmissione Settevoce di Pippo Baudo anno 1967, credo!) riflettere della mutata sensibilità, cultura e indipendenza del pubblico se il peso degli applausi è davvero il medesimo.
Si tratta di un disinteressato suggerimento. I fatti devono essere interpretati, in difetto ricordo a me stesso le pecore di Animal Farm.
A me Pavarotti e Filippeschi piacciono MOLTO nell’Asile 😀
Nel caso di Lucianone non sono oggettivo e lo so; il primo disco d’opera mai ascolato in vita mia dodicenne, fu un recital del giovane Pavarotti in cui il faccione ancor senza barba campeggiava in copertina; tra gli altri brani c’era anche “O Muto asil” diretto da Rescino, registrazione del 1971 o giù di li. Credo di aver consumato quel disco. Filippeschi come interprete tira via è vero, ma vocalmente è strepitoso.
Analoga vicenda di ascoltatore. Quello era il Pavarotti che poteva avere qualche cosa da dire. Poi ha cambiato strada. E la sua tanta e redditizia routine non è mai stata quella di Gigli.
Il problema per Pavarotti fu l’enorme successo che combinato con una certa pigrizia l’hanno convinto a vivere sugli allori di una voce meravigliosa. Detto questo trovo il suo Arnold una delle sue migliori incisioni. Ma anche io sono di parte con Big Luciano. Anche i non estimatori però devono dargli atto che resosi conto del declino non ha proseguito a cantare in teatro trascinando una pietosa ed infinita decadenza (come Domingo, squallidamente riciclato in ruoli non suoi che solo la piaggeria e la disonestà dei molti critici che invece di prenderlo a pernacchie gli danno pure credito: star della bacchetta comprese..come il Divo Claudio complice di un Barbiere da denuncia). Meglio il Pavarotti che si divertiva duettando con Zucchero (e facendo pure tanta beneficenza) che un ex tenore da pensionare che si fa ancora pagare con soldi pubblici.
Amen! in fin dei conti i tutti i concertoni tra cavalli e rockettari di Pavarotti hanno lasciato il tempo che hanno trovato e son finiti ben presto nel dimenticatoio, facendo sicuramente meno male al teatro d’opera di una sola edizione di Operalia….
Ho anch’io LP Decca citato da Aureliano. Nell’aria e cabaletta di Arnoldo (in italiano) Pavarotti è strepitoso e, a mio parere, di non poco superiore all’incisione completa con Chailly.
Ma qualcuno sa dirmi perchè anche solo x una volta non lo cantò mai in teatro ? Lo so che c’ha lasciato una bellissima incisione, ma ve le immaginate un 4-5 recite al Met, come quando cantò i Puritani con la Sutherland che era una vita che al Met non li davano
Beh, il Tell non è opera di repertorio. Probabilmente nessuno glielo propose negli anni buoni.
Ma su youtube c’è una specie di sua masterclass tenuta con la Freni nella quale egli si vanta di non avere fatto il Tell quando gli fu proposto da giovane e su questo sono d’ accordo, perchè se poi a inizio carriera i Tell fossero diventati troppi, si sarebbe bruciato. Non mi capacito come mai non lo cantò mai dal vivo in seguito che il Pavarotti degli anni 70 il Tell se lo poteva fare tranquillamente
Pavarotti era anche molto pigro e restio ad apprendere ruoli nuovo (accadde anche con la Forza del Destino)
la. …. del destino non la canto’ per ovvie ragioni d scaramanIa. La registrazione del Tell fu fatta in varie sessioni distanziate anche d un anno e credo che anche qualche passaggio d Pavarotti venne corretto. Ricordo come oggi l uscita d quel vinile in cui investii parecchi risparmi (4 LP con un modestissimo inserto) e la voglia d verificare quanto era cambiato rispetto all incisione in Pavarotti King of high c
Ovvie? Stupide, semmai, ragioni di scaramanzia. Le ragioni per non cantare la Forza del destino avrebbero dovuto essere ben altre.
De Lapalisse….
mica faremo la morale a un artista come Pavarotti prima e unica celebrita’ cui ho voluto rendere omaggio visitando la sua camera ardente giusto giusto sei anni fa
Anche io confermo che Big Luciano non cantò mai la Forza per motivi scaramantici, anche se è indubbio che non era comunque un’ opera adattissima alle sue caratteristiche. Riguardo a questo Tell, l’ acutone alla fine della cabaletta sa di intervento dei tecnici del suono, ma questo non toglie nulla al valore complessivo della prestazione
Anche perché è ovvio che nelle incisioni in studio si interviene per correggere. Pure la Flagstad, nel Tristan diretto da Furtwangler, ha usufruito di diversi ritocchi, tra cui un acuto non suo inserito nell’incisione.
o la tosca della callas del 65 o l acuto di domingo alla fine d o mio rimorso infamia attaccato come direbbe la grisi con lo sputo