ARNOLD XXIX: GIANNI JAIA

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Quando il Tell non era, per gli addetti ai lavori, un saggio di marxismo-leninismo, ma solamente (!) un’opera da allestire con congruo impegno e sfarzo, la parte di Arnoldo veniva, in assenza del Divo di turno, affidata a tenori “tuttofare”, invariabilmente dotati di acuti pronti e gagliardi. Alla categoria appartiene Gianni Jaia, avvezzo a Manrico come a Calaf e Arturo dei Puritani e, appunto, Arnoldo, in un’edizione RAI al fianco di Dietrich Fischer-Dieskau e Anita Cerquetti. Al di là dei suoni maschi e timbrati, e al netto di qualche “scivolone” d’intonazione in zona di passaggio (rose e fiori davanti a quello di cui siamo stati testimoni, solo poche ore fa in Pesaro, in altro titolo rossiniano!), Jaia può essere tacciato di accento genericamente eroico e parco impiego di colori, ma dà prova di una natura solida e vigorosa, qualità indispensabile per affrontare un titolo che, come già notato dal collega Mancini, spinge il protagonista maschile al limite delle proprie possibilità, e spesso anche oltre quel limite. La scelta non poteva che indirizzarsi al duetto del secondo atto, per godere ancora una volta, dopo l’Ascolto comparato del mese scorso, della Matilde benissimo cantata e d’opulenta espressività della Cerquetti, o come per antonomasia la designava il suo pubblico, ANI’.

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