René Verdière, tenore notoriamente “corto”, abbassa di mezzo tono il cantabile della grande aria in modo da toccare, alla cadenza conclusiva, il si naturale anziché il do. Ed è l’unico difetto (veniale per chi scrive, capitale per altri, che avranno già pronti cilicio, flagelli e incensi riparatori, da offrire ovviamente ad altri esecutori) di un’esecuzione assolutamente eccezionale per il robusto splendore di una voce allenata al repertorio tardo romantico, wagneriano e ovviamente ai titoli, vocalmente sfiancanti, del grand-opéra. Esemplare, oltre al resto, la dizione, tanto più notevole in un cantante di solito censurato come “poco interprete” e scenicamente piuttosto compassato. Come se all’eroe di un grand-opéra si richiedessero chissà quali movenze o contorcimenti.
Un pensiero su “ARNOLD XXIII: RENE’ VERDIERE”
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Però dallo squillo di quel Si non parrebbe poi così corto!