Del bulgaro Todor Mazaroff (classe 1907), propongo l’esecuzione dell’aria solamente. Ascolto istruttivo per diverse ragioni: certo Mazaroff non si discosta da una visione eccessivamente tribunizia del brano e il piglio appare più adatto ad un’opera di Verdi, ma non si può non ammirare il controllo del canto sul fiato, il bel legato e la spavalderia degli acuti. Si nota il carattere eroico, direi irrinunciabile (non ha senso proprio filologicamente, la trasformazione di Arnoldo in un Lindoro bonsai, aldilà di qualsiasi disquisizione su Nourrit o Duprez). Al contrario di altri cantanti, vicini al tenore bulgaro nella chiave di lettura di Arnoldo, Mazaroff mantiene una costante eleganza, direi persin trattenuta (laddove Filippeschi o Bonisolli – egualmente “tribunizi – indulgevano in una più plateale volgarità), e una ricercatezza nel linguaggio espressivo che, per una volta, non è finalizzato alla mera emissione degli acuti (come se solo in essi si risolvesse il brano, qualsiasi brano). Peccato che la pronuncia non risplenda come la voce.