ARNOLD XIII: LEON BEYLE

Leon_Beyle

Léon Beyle Asile héréditaire

Léon Beyle (1871-1922) fu, a partire dal 1898 e per una quindicina d’anni, il primo tenore della parigina Opéra-Comique. L’incisione che proponiamo, risalente ai primi anni del ventesimo secolo (di lì a poco Beyle sarebbe stato protagonista della prima registrazione in studio del Faust di Gounod), prova che l’autentico tenore da opéra-comique non ha nulla del caratterista e tanto meno del comprimario svociato e linfatico, cui oggi si affidano spesso le parti di questo repertorio, classificabile come “leggero” solo in rapporto alle esigenze ancora più onerose del grand-opéra. O forse, dopo quelli di Wagner e Verdi, occorre “liricizzare”, vale a dire ridurre ai minimi termini vocali e di conseguenza interpretativi, anche questi ruoli?

11 pensieri su “ARNOLD XIII: LEON BEYLE

  1. La prima registeazione in studio del Faust è del 1908 con Jorn e la Destinn. Beyle ha inciso il Faust nel 1911 per la Pathé (probabilmente la peggiore casa discografica dell’epoca, quasi tutti i Pathé sono inferiori ai Fonotipia)e cronologicamente è la 2ª registrazione dell’opera

  2. Va bene. Comunque, Beyle è un tenore che non m’esalta troppo. Anzi, proprio poco. È la tipica scuola fraco/italo/spagnola di fine ‘800, voce tendenzialmente molto chiara, centri leggeri, ma penetrante e squillante. Rimane alquanto generico come interprete,però , e anche nel Faust sopracitato è convenzionale. Tutto sommato, i migliori tenori di lingua francese di primo 900 in disco sono Escalais e David Devries, che però non ha inciso l’Asile Hereditaire.

  3. Cantante assolutamente straordinario David Devries, le incisioni più interessanti sono quelle elettriche, dal 1927 al 1932. La voce è affetta da “vibrato”, ma è molto intensa e penetrante, oltre che splendidamente emessa. Vocalmente, il limite maggiore l’aveva nell’acuto,il Si naturale acuto nell’aria della Lakmè è raggiunto con emissione mista e il Do del Faust in falsettone. Ma ciò che mi colpisce maggiormente di questo cantante è la sua straordinaria classe, l’eccezionale abilità nell’uso del falsettone ( vedi Dame Blanche) e la splendida capacità di galleggiare sul fiato a sostegno del suono, del timbro. Non esiste traccia nei suoi dischi di una sola nota che non abbia il massimo sostegno del fiato. Il falsettone è molto bello difatti, proprio perchè ricco timbricamente, quasi da parere un mezzoforte.Nell’aria della Carmen è uno dei pochissimi tenori di tutta la storia del disco ad emettere il Si bemolle acuto nel piano, come prescrive lo spartito. Insieme con lui, mi vengono in mente, per il Si bemolle piano nella Camen,solamente Leon David, Marcel Wittrisch e Helge Rosvaenge.

  4. Per Gianluigi Corteggi : in tempi piu’ recenti (anni ’70) anche Vickers esegue il prescritto Sib in pianissimo, Gedda (anni ’60),e , ohibo’,anche il topone (anni ’70) tenta almeno una volta di sfumare “j’étais une chose à toi”

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