I vociomani quando arrivano a Wagner lo approcciano in maniera, se non deviata, quanto meno parziale, alla ricerca di un edonistico bello: bel suono vocale, bel suono orchestrale per compiacersi dell’ARTE dell’esecutore in scena o sul podio, come accade dinnanzi a certe pagine “sinfoniche” della tetralogia (cavalcata delle Valchirie, mormorio della foresta, viaggio di Sigfrido sul Reno, marcia funebre, per citare alcuni dei passi più famosi) e questo perché Wagner spesso canta per mezzo dell’orchestra. Ma quando il passo, la scena è di canto e di grande canto (grande per la difficoltà di amministrare le difficoltà vocali senza gridare ed intaccare la qualità del suono) il vociomane sente “il richiamo della foresta”, non può che esaltarsi pensando secondo le sue proprie categorie, ben conscio che si tratta di categorie, che provengono dall’opera italiana. Anche se dobbiamo avere ben chiaro il rapporto Wagner canto all’italiana non aveva affatto estremi di conflittualità, creata ed implimentata dalla vedova Wagner, perché molti dei suoi primi interpreti alternavano il repertorio italiano a quello wagneriano e le testimonianze vocali ( irrinunciabili quelle costituite da Marianne Brandt e Lilli Lehmann) e solo Cosima ed adepti potevano definirle italianate. E allora la scelta per la scena in cui Brunilde è inviata da Wotan ad annunciare morte e trasfigurazione (più giusto dire traslazione nel Wahalla) per Siegmund è un momento di canto. Ieratico l’incipit della semidea, che deve compiere il proprio ufficio, appassionato ed innamorato da subito Siegmund, che più che la propria vita vuole difendere la donna che ama (due volte colpevole in quanto amore incestuoso e fedifrago dei voti coniugali) tale da coinvolgere e smuovere dall’ordine paterno e divino Brunilde. Il confronto dell’esecuzione vede su un lato i Siegmud di Urlus e Melchior, che cantano all’italiana il primo più del secondo perché avvezzo al repertorio italiano e meyerbeeriano, ma esecutori ed interpreti oggi introvabili e dall’altro Vickers, che solo un “cosimismo” d’accatto può considerare un grande perché basta sentire il suono chioccio e mal messo dell’attacco per augurarsi che l’intervento tenorile sia il più breve possibile.Sulla stessa linea del canto all’italiana i tre soprani prescelti. La schiera poteva anche prevederne altre altrettanto valide, che offriremo, lo premetto in altri e significativi passi della Tetralogia. Con una chiosa ovvero la contrapposizione fra il timbro aureo e mediterraneo della Flagstad, che promette un sereno approdo all’altra sfera ed il timbro chiaro, gelido e sinistro della Nilsson, che – diciamola tutta- fa molto rimpiangere la valle di lagrime terrestre se l’altra sfera si deve presagire dalla nunzia di morte. Poi intendiamoci canta splendidamente con un grande slancio, ma il timbro…..
Wagner – Die Walküre
Atto II
Siegmund! Sieh auf mich – Melanie Kurt (1910)