L’opera comica della prima metà dell’800 sapeva dosare – nei suoi esempi migliori – momenti spassosi, malinconia, poesia e doppi sensi poderosi: emblematico il caso di Donizetti e del suo Elisir, fonte inesauribile di ironia e giochi di parole…davvero ci si chiede che bisogni dovrebbe esserci di aggiungere trovate di più o meno cattivo gusto ad un così perfetto e bilanciato esempio di commedia musicale.
14 pensieri su “Elisir d’Amore – Adina & Dulcamara”
Lascia un commento
Devi essere connesso per pubblicare un commento.
Caro Duprez non riesco proprio a evitare di intervenire anche oggi perché il duetto Freni Bruscantini mi suggerisce ancora una volta spunti polemici. In particolare avendo ascoltato dal vivo la Freni nel ruolo affiancata da Montarsolo che é cantante agli antipodi del grande Sesto, debbo dire che anche l’oggettivo “cattivo” gusto non é sufficiente ad azzerare la statura di artista di un cantante. Io ascoltando Montarsolo mi trovai per la prima volta in disaccordo con Celletti, visto che lo apprezzai tantissimo, ma ti dico di più anche il Don Pasquale di Corena (sentito solo in disco) mi é piaciuto di più di tanti altri che alla fine hanno creato un personaggio monocorde e prevedibile seppure cantandolo con maggior rigore.-
Credo che sulla base di questi esempi non consiglierei mai ad un giovane cantante di abdicare alla sua creatività e istintività a favore della “giustezza” che cantanti come Bruscantini esprimono.-
forse perchè la ” giustezza” bruscantiniana, lasciata ad altri cantanti si trasforma in piattezza interpretativa?
Corena e anche Montarsolo avevano fior di voci, Poi Corena approdò al Met, e lì volevano ride. Ma ascoltatelo nelle Nozze del 50 nella parte di Bartolo, prima dell’America, sentirete un fior di voce, misurata e corretta. Diverso il caso di Montarsolo; da grande teatrante tendeva ad esgerare fino a imbruttire la sua voce. Lo ricordo come Dulcamara all’Opera di Roma, cantava male, malissimo, ma il pubblico delirava per le sue gags. Certo, la civiltà vocale di Sesto era altra cosa..e in questi anni ho atteso invano un ( almeno parziale) erede. Nulla, salvo una speranziella per Bordogna, qui non amato, ma il peggio sono stati i suoi allievi, De candia ed Antoniozzi, che bruscantineggiano senza essere il Maestro
aggiungo che tra lo sgraziato Dulcamara di Montarsolo, ma tanto ricco di teatralità da farti perdonare qualche nota venuta male, e lo scolastico e noiosissimo Dulcamara di Alaimo ( con Alagna e Gheorghu) scelgo il primo per acclamazione
Non comprendo la polemica, Alberto: evitare volgarità ed effettacci, non significa “castrare” la propria fantasia di interprete. Citi Corena e Montarsolo, esempi di certo gusto non sempre misurato che però – pur in un’ottica un po’ troppo caricate per i miei gusti – non arrivano a stravolgere o a rovinare il perfetto equilibrio donizettiano (in questo caso), come, ad esempio, capita nella brutta, bruttissima incisione di Bonynge.
Ps: e poi Bruscantini non è certo un freddo esecutore della pagina scritta.
Bruttissima incisione quella di Bonynge? Passi per Dulcamara (ruolo tutto sommato secondario) ma non direi che la Sutherland e Pavarotti se la cavino poi tanto male!
Dulcamara secondario??? Ma hai mai ascoltato Elisir? Comunque è una pessima edizione per diversi motivi:
1) Belcore e Dulcamara sono semplicemente improponibili;
2) la Sutherland – seriosa, ingombrante e non più fresca – è l’antitesi (vittoriana) allo spirito di Adina: del resto la signora non ha mai posseduto lo spirito della commedia;
3) Bonynge è responsabile di una tale serie di gigionate ed effettacci che neppure nella provincia anni ’50 sarebbero stati ammessi (oltre ad acconsentire ad aberranti e ingombranti inserti per la primadonna, sempre fuori luogo e di cattivo gusto)
4) resta Pavarotti, che però è lasciato allo stato brado…e questo non è mai bene.
Facciamo a gara a chi ha sentito più edizioni di Elisir? A me dulcamara sta antipatico , per questo quando sento elisir non mi pongo troppi problemi al riguardo di chi lo interpreta (ovvio che le cafonate di corena non piacciono nemmeno a me) La Sutherland possedeva eccome lo spirito di commediante basta ascoltare la sua Maria della figlia del reggimento. Ma forse Bonynge sta antipatico a te , per cui qualunque cosa abbia inciso a te fa schifo….
Bonynge non mi piace, ok (ma non sempre), ma non mi sta antipatico: lo trovo noioso e limitato, ma qui non c’entra. Qui – a differenza di altre incisioni, dove è assai più diligente e di gusto più controllato – permette cose orride (a Spiro Malas e alla consorte), così come Karajan permetteva cose orride a Corena o a Senechal… La Sutherland “comica” proprio non la trovo a suo agio: troppo seriosa, troppo ingombrante..le manca la freschezza e lo spirito. Anche nella Fille. Era fatta per l’opera seria.
Ps: e intanto mi ascolto Elisir…tié 😉
Quale? quello con Valletti che canta tutto bene ….tranne proprio la furtiva lagrima (lagnosa e in odore di falsetto)
Non rispondo a questa “inutile provocazione”…
Dulcamara E’ l’Elisir, poche storie
Si Duprez é proprio così volevo citare anch’io nel mio post le pessime prove di Malas e Evans rispetto a quelle di Montarsolo e Corena, poi per non appesantirlo avevo tagliato, ma quello che scrivi é sacrosanto.-
il problema grande di Bruscantini è che non è mai stato popolare, nè tra il pubblico, nè alle Sovraintendenze, questo perchè ( io penso) nelle parti serie non aveva ” canna” e nelle parti buffe era misurato, espressivo con un alzar di sopracciglio, una controscena…In quei tempi, ad esempio, cantavano Rigoletto Bastianini, Protti, Gobbi (?), NcNeill, lo stesso Taddei. Tutte ” canne” fenomenali ( tranne Gobbi, un Bruscantini in prosa), Quini è ovvio che a un Rigoletto bruscantiniano, per me superbo,all’epoca si cercasse nella ” scuola del muggito” l’interprete ideale