Pochi giorno or sono il festival di Baden Baden ha proposto un’esecuzione del Flauto magico, in cui alcune parti di fianco erano affidate a grandi nomi, per la verità in fase calante, del cosiddetto star system. Per involontario contrappasso ricordiamo oggi un cantante che dedicandosi in maniera quasi esclusiva a ruoli di comprimario o comunque di secondo piano ha saputo conquistarsi non solo una meritata agiatezza, ma l’affetto e la stima di intere generazioni di pubblico pagante e, quel che più conta, udente.
Salutiamo in Piero De Palma, che ha concluso ieri la sua avventura terrena, una qualità di cui oggi sembra essersi perduta, in teatro, persino la memoria: la professionalità, ovvero la capacità di padroneggiare i ferri del mestiere e di proporsi al pubblico con onestà e consapevolezza delle proprie risorse e dei propri limiti, senza farsi scudo di proclami, giustificazioni e fanfare mediatiche, che spesso richiamano ben più modesti concenti a base di pifferi e tamburi. L’oculata e prudente amministrazione del capitale vocale, unita a una solida preparazione, permisero al tenore pugliese di durare in carriera oltre quattro decenni, ed è sufficiente confrontare le registrazioni dei primi anni con quelle più tarde per apprezzare, nel fisiologico declino del mezzo, il perdurare di doti quali correttezza di imposto, musicalità, limpidezza di dizione, pertinenza di accento, tanto nel genere comico quanto in quello di mezzo carattere o spiccatamente drammatico (ascoltare per credere la Francesca da Rimini al fianco della regina delle fraseggiatrici, signora Magda Olivero). Molti dei divi cui De Palma fece da “spalla” potevano vantare voci di maggior volume (volume che è ben diverso dall’ampiezza, quest’ultima essendo una caratteristica qualitativa, e non quantitativa, del suono) o più spiccata bellezza timbrica, ma per quanto attiene altri parametri il confronto propone un risultato ben diverso e tale da giustificare fondati dubbi sui criteri di selezione delle voci e susseguente sviluppo delle carriere.
Siamo fermamente convinti che, fosse nato solo trent’anni più tardi, Piero De Palma avrebbe cantato Cavaradossi e non già Spoletta, Des Grieux in luogo di Edmondo e del Lampionaio, magari anche, in teatri scelti, Chénier e Otello. Sarebbero stati azzardi forse poco felici, ma comunque lontani da quel trionfo di claudicante pressappochismo, che autentici comprimari (nel senso deteriore del termine), postulati “stelle del firmamento della lirica”, si ostinano a presentare con imbarazzante regolarità.
Gli ascolti
Piero De Palma
Donizetti
Lucia di Lammermoor
Atto II
Per te d’immenso giubilo…Per poco fra le tenebre (1956)
Zandonai
Francesca da Rimini
Atto IV
Perché tanto sei strano? (con Magda Olivero – 1959)
Verdi
Aida
Atto I
Il sacro suolo dell’Egitto è invaso (1956)
La forza del destino
Atto III
A buon mercato chi vuol comprare (1965)
Otello
Atto III
Vieni: l’aula è deserta (con Renato Bruson e Vladimir Atlantov – 1988)
Falstaff
Atto I
Falstaff! Olà (con Giuseppe Taddei – 1956)
Giordano
Andrea Chénier
Atto III
Donnina innamorata (con Silvano Carroli – 1973)
Puccini
Manon Lescaut
Atto I
Ave sera gentil (con Jesús Pinto – 1986)
Tosca
Atto II
O galantuomo, come andò la caccia? (con Tito Gobbi – 1962)
Sono davvero felice di questo ricordo. De Palma è la conferma della famosa frase di Karajan – che non a caso lo stimava e “usava” moltissimo -: “Non esistono piccoli ruoli; esistono solo piccoli cantanti”. Non ho mai avuto l’occasione di ascoltarlo e vederlo in teatro; ma fra dischi e dvd mi piace ricordare il suo splendido Gastone ne “La Traviata” con la Tebaldi, Poggi e Protti; il suo forse insuperabile Dottor Cajus (anche dal punto di vista della recitazione), il suo Incredibile e le innumerevoli partecipazioni a quel personaggio tricefalo costituito dai ministri di “Turandot” (quanto è splendido il loro terzetto in apertura del second’atto”). Dice bene Tamburini: professionista, padrone del mestiere; anche sensibile e intelligente. Peccato se ne sia perso lo stampo di cantanti così…
Un uomo…. Un mito
Nelle registrazioni Decca era sempre presente
Sentito in teatro, confermo le doti artistiche e sceniche.
Purtroppo oggi non possono capire…
Comunque, un’altro se n’è andato.
Artista vero e uomo fantastico . Concordo pienamente : con il panorama attuale sarebbe primo tenore .
de palma. Gavazzi e andreolli unici
Sono addolorato. Per me si è spento uno dei migliori tenori italiani. Altro che comprimario…. Io vorrei ricordarlo nell’incisione della Rondine di Molinari-Pradelli. Il duetto con la Sciutti è un piccolo gioiello.
Addio Piero: di quelli come te han gettato lo stampino…
De Palma, come tanti, tantissimi altri comprimari del tempo passato (a me piace tanti Rina Cavallari, Clotilde nelle Norme della Callas del ’54 e del ’55) è la chiara prova di come l’emissione della voce e la tecnica di canto sia Una (con possibilità di vocalità diverse), apprendibile da tutti. Grande Piero de Palma, professionista ed artista.