Mariella Devia in Norma: Mancini dice la sua.

Poco potrei aggiungere alla già esaustiva analisi dell’amico Tamburini sul debutto bolognese di Mariella Devia nel ruolo di Norma. Le considerazioni ulteriori che io sono in grado di esprimere, a distanza di una settimana dalla recita finale di domenica 21 aprile cui ho assistito, riflettono l’impostazione di melomane che mi è propria, quella di cultore dell’arte vocale nei suoi aspetti pratici nonché di osservatore ed indagatore della sua avanzata e manifesta decadenza. E’ importante comunque premettere che, per quanto stravagante ed insensato, non giudico lo sfizio che la cantante ligure ha voluto concedersi capace di nuocere alle orecchie del pubblico nonché di contribuire al diffondersi del barbaro état d’esprit malcantista quanto lo sono invece altre concomitanti operazioni di recupero in chiave “filologica” del capolavoro belliniano, invero non troppo dissimili nella sostanza eppure esposte ad un pompaggio mediatico enormemente maggiore (e del pari più efficiente nel far pullulare la metastasi), su piazze internazionali assai più importanti di quella tutto sommato provinciale in cui si è celebrato questo omaggio alla carriera della più che matura professionista. Meno nocivo, quindi, ma non per questo in controtendenza rispetto ad esse, per quanto i fans con la loro ingenua esultanza possano illudersi del contrario. Il luogo comune che continuamente si sente ripetere è che la Norma della Devia, come tutti gli altri grandi ruoli tragici da lei affrontati in quest’ultima fase di carriera, sia una Norma tecnicamente indiscutibile, cantata benissimo, secondo la scuola gloriosa dei cantanti delle vecchie generazioni, di cui il veterano soprano leggero rappresenterebbe uno degli ultimi esemplari ancora in circolazione, difettando solo di naturale ampiezza vocale, e soprattutto della c.d. “interpretazione”, parola il cui scoraggiante abuso è figlio dell’imperante dicotomia che oggi si vuole porre tra la tecnica e l’espressività, secondo una concezione dell’arte per compartimenti stagni dalla quale intendo tenermi a ferma distanza. Ritengo che sia gli odierni rozzi istrioni tecnicamente sgangherati, sia gli opposti inespressivi “tecnici”, debbano essere entrambi considerati come diverse manifestazioni del medesimo decadimento di fondo dell’arte del canto, due facce della stessa medaglia, non antitetiche bensì complementari. Possedere una tecnica sicura, affidabile, solida, riuscire a fare tutte le note (non posso verificarlo ma credo che nessuno possa raccontare di aver mai sentito la Devia steccare una nota, nel caso me lo faccia sapere), non significa automaticamente cantare “giusto”, né cantare bene. Il primo parametro per capire se la vocalità di un cantante sia esemplare è la sonorità in sala, che nulla ha a che vedere con la generosità del mezzo naturale, ma solo con la qualità dell’emissione. Sonorità che nel caso di questa Norma, su di un’orchestra in formazione praticamente cameristica, è risultata senz’altro sufficiente a renderla udibile nella comoda acustica del Bibiena, ma non a riempire le orecchie e a generare quella vibrazione avvolgente, stereofonica, che è il segnale più autentico ed entusiasmante della emissione sfogata, libera, proiettata sul fiato.  Sonorità che non difettava ad altri soprani leggeri o al massimo lirico-leggeri che nell’ultimo mezzo secolo si sono avventurati nell’oneroso titolo, quali Renata Scotto o Beverly Sills (quest’ultima incautamente paragonata alla Devia,  la scorsa settimana, nel corso di una puntata della Barcaccia), e che oggi non difetta alla voce di una Gruberova, pur viziata da altri seri difetti. Anche lo sporadico, intelligente ricorso al chiaro ed infantile registro di petto da soprano ultra leggero, per risolvere i passaggi più gravi come nel duetto con Pollione, non fa che mettere in luce l’inadeguatezza della voce, che nel centro ricerca invece un colore ed una rotondità più lirici e artificiosi riuscendo ad essere solo legnosa e monocromatica, dovendo poi irrigidirsi, schiacciarsi e sbiancarsi per salire all’acuto (fino a produrre indecorosi miagolamenti nella cabaletta “ah bello a me ritorna”). Settore acuto che, questa è la vera nota dolente, non possiede la forza di penetrazione che ci si aspetterebbe da una voce che dell’acuto ha sempre fatto la propria ragion d’essere, e che per affrontare una parte come Norma è condicio sine qua non. La voce deve davvero tuonare, e non prodursi in scolastiche e laboriose manovre tecniche atte ad accomodare l’emissione nella preoccupazione di fare le note, sui si e la bemolle di “la mia voce tuonerà”, e del pari è impossibile rendere giustizia a questa scrittura vocale belliniana se, nei passi concitati del terzetto che chiude il prim’atto (l’invettiva “Oh non tremare”, di sapore rossiniano, o la stretta “Vanne mi lascia indegno”), gli acuti fino al do non vengono accentati e non sfogano potenti e incisivi. L’altra gravosa nota dolente è l’incapacità della cantante – in natura soprano di agilità – di eseguire la vera coloratura veloce, elettrica, di forza (la cabaletta suddetta eseguita a costo di rallentamenti e spianamento delle diminuzioni ne è la prova), un limite, questo come gli altri, derivante da una tecnica di emissione che le consente sì di arrivare in fondo alla recita senza incidenti (eccetto qualche stonatura, su tutte indimenticabile il calante sol naturale di “son io”, nel finale secondo), ma giammai di liberare davvero la voce e di trovare la scioltezza e liquidità virtuosistiche che invece ancora si osservano, per esempio, nella collega Gruberova (di qui ad esempio la capacità di fare i trilli, qui previsti ma non pervenuti nel duetto con Pollione). Naturale quindi che con tali limiti tecnici – paradossali in una Norma soprano leggero – , i momenti più deboli siano risultati, come già accennato, quelli di infuocato slancio virtuosistico; più plausibili, come già osservato nella recensione di Tamburini, solo i passi patetici che richiedono dolcezza e morbidezza, su tutti “O rimembranza”, o il bel legato delle prime frasi del “Teneri figli”, meno il “Mira o Norma” ed il finale atto secondo, dove a prevalere, complice anche la direzione, era la noia.

Consapevole di attirarmi gli strali di una buona fetta di lettori, non posso che concludere queste mie modeste riflessioni ascrivendo il canto di questa Devia alla medesima temperie di decadenza malcantista cui appartengono, per certi versi, anche le incursioni nel genere serio di un Juan Diego Florez: il belcanto asettico, il canto come ginnastica meccanicista, il tecnicismo che non riesce a trascendersi e che fa di se stesso non un mezzo ma il fine, faccia subdola della decadenza perché rivestita di una fuorviante patina – non importa se ormai vistosamente ossidata – di pulizia e correttezza.

 

Gli ascolti

Bellini – Norma

Atto I

Norma viene…Sediziose voci…Casta Diva…Fine al rito…Ah! bello a me ritornaBeverly Sills (1971), Renata Scotto (1981)

 

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91 pensieri su “Mariella Devia in Norma: Mancini dice la sua.

  1. sono d’accordo con Mancini
    semplicemente la Devia non canta da Norma ,ruolo riservato a una voce di ben altra caratura e ampiezza
    lo sfizio se l’è tolto ,e a quando sembra ha già detto che non la canta più.

  2. Non sono d’accordo con Pasquale: Non era uno sfizio, perchè non l’avrebbe messa in cartellone. Lo si capiva da tre cose 1° ha scelto Bologna con il suo teatro bomboniera, 2° un direttore come Mariotti che si sapeva essere solo al suo comando, 3° un’orchestra cameristica che impediva che il suono orchestrale la avesse coperta.
    Voleva essere una dimostrazione di una capacità di interpretazione vastissima che dopo molte umiliazioni durante la carriera ora veniva il tempo delle vendette. Ahi Ahi Sciora longari lei mi è caduta sul … disse Mike bongiorno. Sì proprio una brutta caduta di stile.
    e non conta nulla che non la canterà più

  3. Scusate, visto che siete così bene informati, dove e quando avrebbe detto che non la canta più? A quello che va perdendo il parrucchino nei teatri, tanto che gli cade sugli orecchi e confonde un buh emesso dopo un duetto in cui la Signora Devia non era sul palcoscenico (quello tra Adalgisa e Pollione) con un dissenso dedicato a Mariella Devia? Mi piacerebbe conoscere la fonte di questo diniego inesistente. Ovviamente sarà uno pseudonimo. Tranquilli, la canterà permettendovi di esporre la vostra contrarietà ancora a lungo. Una piccola glossa linguistica a Mancini: la “decadenza malcantista” sarebbe per l’appunto il ritorno finalmente al belcanto. Ha ragione infatti; sia la Signora Devia sia Florez ci insegnano, specialmente a chi canta, che il belcanto esiste e che chi non lo sa interpretare o esprimere dovrebbe imparare da loro. Grazie per la Sua puntualizzazione.

    • beh, capisco il tuo punto di vista. Prima della devia e di florez…… le deluge. In fondo, chi erano quelle povere donne della callas e della sutherland? Ora abbiamo la bonsai belcanto era…dove il drammatico è divenuto il grazioso. Hai qualche argomento sonoro che non sia solo deviareferenziato per argomentare quanto era valida quella norma? Qualche ragione storica? Qualche precedente autorevole e non di questo povero tempo deserto senza cantanti? Perchè voialtri deviati mi pare che non conosciate null’altro che la dea e la sua voce….Ascoltate e comparate, ascoltate e pensate prima di parlare e lanciarvi in deliri poco giustificati…

      • se la Devia vuole continuare a cantare la Norma,nonostante qualcuno nell’ambiente abbia riferito,che non la cantava più,..beh contenti voi Jacopo e soci.
        una Normetta in più o meno non fa differenza…a quando una Norma cantata da un sopranista? cosi magari si toglie lo sfizio anche lui 😀

  4. Mi sa che “quello del parrucchino” in realtà non l’ha perso, se l’è strappato al pensiero che la sig.ra Devia – che, ripeto per noia altrui, ha saputo e può ancora fare bene altre cose – canti di nuovo Norma, riducendola a esercizio cameristico, un po’ asessuato ma buono per chi di voci ha un’ idea leggermente approssimata.
    Concordo con Giulia : alle leziosità del nasuto (si, è un po’ una mia fissa) Florez, ora si aggiungono le graziose evoluzioni vocali di Mariella Devia.
    Spiacente per i sig.ri Mante e altri in loro morbida compagnia, anglofoni e non, come in precedenti situazioni : sono graziose e basta perchè, poche storie, Norma suona a guerra, è passione, dramma, tragedia, sangue, non un esercitazione vocale per saggi studenteschi atti a misurare i progressi della discepola.
    E’ forse la più bella opera dell’ intero panorama lirico, e non solo italiano, e proprio per questo attira le voci come il miele le api, solo che molte “son senz’ali”.
    Altre protagoniste, qui sopra ed altrove citate, le ali le avevano e le usavano sapientemente.
    Oggi sembra di veder svolazzare galline.

    • quel che avevo pensato e detto si sta avverando. Il caso BARTOLI/NORMA sta mutando o pensa di mutare NORMA . Quel che spero è che la degenerazione del ruolo non prosegua e che compaia presto sulla scena internazionale una vera Norma .

  5. Mi è molto difficile capire perché – in base agli ascolti e anche ratione aetatis – Lilli Lehmann debba essere incensata e invece Mariella Devia criticata.
    Il vostro senso critico (se c’è mai stato; e io penso che ci sia stato) si sta progressivamente perdendo (anche perché date troppo ascolto a ad alcuni teppisti che arrecano gran male).

    • le ragioni per cui non capisci sono sempre le stesse, cui mi pare non ci sia rimedio alcuno.e’ inutile insistere.
      Qui nessuno “dà retta ” a nessuno: ti stupirà ma tutti sono dotati di indipendenza di cervello.
      E teppisti qui non ce ne sono, dunque non ti permettere mai più di usare quella parola.

      • Sottoscrivo, se mi è permesso, e aggiungo che se il senso critico di chi discetta, argomenta e a volte anche discute in questo sito viene messo in dubbio, qualcun altro dovrebbe forse andare a farsi un bel bagno di umiltà e calmare anche i bollori, in fondo un po’ di moderazione e di educazione non fanno mai male.

      • Guarda, cara Giulia Grisi, che teppista non è una parolaccia (laddove tu, se non sbaglio – almeno quando scrivi qui -, fai un uso non del tutto episodico del turpiloquio, oltre che di una certa sciatteria espressiva che spiace assai in chi ti legge); è un giudizio di valore, che a mio modo di vedere è del tutto fondato.
        Il vostro unilateralismo (per vero non di tutti; ma constato che i più ragionevoli da tempo sono piuttosto silenti) vi danneggia; come del resto tutti gli unilateralismi sono, alla fine, dannosi. Possono avere un valore nel momento in cui si individua un problema e il suo inquadramento storico; ma poi hanno da essere superati, altrimenti scadono non dell’ideologia – ben venga! se intellettualmente onesta – ma nell’ideologismo; il quale ben può essere onestissimo ma è sempre un ostacolo – perché si risolve in una falsificazione – e come tale va (andrebbe) superato.

        • ma che turpiloquio grondona, ti ho dato forse del cretino? Scrivi imbecillità cristalline che continuiamo a pubblicare sopportandoti con pazienza. Dare del teppista è un insulto. Qui di teppiisti non ce ne sono. Ma come ti permetti di scrivere certe cose, ti chiedo? Vieni ad insultarci, disprezzi tutto di noi ma sei sempre qui. Il canto è uno. Di unilaterale c’è solo l’arte del canto, ove i cantanti sono da una parte e i cani dall’altra.l’unilateralità è questa e tu non la capisci. Punto. E dai giudizi sulle persone perchè non hai gli strumenti per parlare e capire di che si tratta. l’unilateralità come la intendi tu non so che sia, nè lo sanno gli altri. Si canta in un solo modo, poi esistono l’accento, lo stile, l’adeguatezaa di una voce al tasso drammaturgico di ogni opera e di ogni compositore. E vieni qui a parlare del perchè la lehmann era una grande norma e la devia non lo sarebbe solo secondo noi e saremmo teppisti per questo? Conosci te stesso prima di parlare degli altri che è meglio.

          • Poi la finisco, ma solo una cosa, senza offesa: se capisci il canto così bene come hai capito quello che ti ho scritto stiamo freschi.
            Il turpiloquio non era riferito a messaggi tuoi rivolti a me, ma al contenuto di qualche tuo post.
            Io, poi, non ho scritto che la Devia è una grande Norma (per quanto riguarda me – ma è un’opinione di appassionato, non un giudizio dato in sede storico-critica; e scusate, c’è una differenza – Norma è la Callas); ho scritto, e sarò più disteso: dato che in diversi post e commenti, non recenti, è uscito il nome della Lilli Lehmann quale Norma eccellente, siete proprio certi (in sede di giudizio storico-critico, sempreché voi vogliate dare giudizi storico-critici e non opinioni sulla base del gusto personale) che la non giovane Lilli sia pari a 100 e la non giovane Mariella sia pari a 10?
            A me sembra un giudizio del tutto infondato, sulla base dei dischi della Lehmann e sulla base dell’ascolto qui sopra. Chiaro?
            Io non prendo partito pro o contro la Devia in Norma (mi godo assai di più uno stonacchiante e incerto Anselmi nel Pescatore ignobile, per esempio); dico solo che un ascolto comparato (in Norma) rende la vostra stroncatura molto sospetta, anzi meglio: discutibile.
            Per far capire il mio modo di vedere le cose: io amo Lauri Volpi, tra gli altri, ma sono anche un critico feroce di LV (come persona, penso fosse un poco di buono, almeno sul palcoscenico; come studioso della vocalità – sua e degli altri-, del tutto inattendibile, per esser gentili; come teorico del canto, lasciamo perdere: basta leggere Cristalli viventi e Misteri della voce umana; come cantante, eccelso, con grandi limiti, che vanno messi in luce anche prima delle qualità, altrimenti il gioco è troppo facile e diventa affetto da ciò che non mi piace: il culto del cantante).
            Stammi bene e non ti guastare il sangue per così poco.

  6. A proposito di voci inadatte a Norma, è bene ricordare una signora del canto tal Renata Tebaldi che chiese ad un grande direttore d’orchestra di prepararla in tale impegno. la risposta fu NO! ” Tu non sei Norma!”

  7. Vero, e Renatissima mise intelligentemente giù il pensiero.
    Dovrei aggiungere : erano altri tempi.., ma verrei preso per maniaco nostalgico, il solito melomane un po’ fissato con roba del passato.
    La butto teppisticamente in politica : la Signora aveva coscienza di se e dei propri mezzi, ed era anche ben consigliata.
    A giudicare da quello che si ascolta, evidentemente oggi per qualcuno non è così.

  8. Jacopo Mante
    il 1 maggio 2013 alle 19:02 scrive:
    Il commento è in attesa di moderazione.
    Leggo con piacere i vostri commenti irati, il cui fervore aumenta in maniera direttamente proporzionale alle critiche positive alla Norma della Devia, che stanno uscendo in tutti i giornali del mondo. Calmatevi, vi fa male accalorarvi tanto. oppure abbiate il coraggio di scrivere qualcosa di vero con nomi veri, senza rubare identità a persone morte. Le vostre parole inappropriate, su molti argomenti che andate di volta in volta trattando, infangano la memoria di cantanti del passato con i quali vi identificate, poveretti! e non arrecano giovamento alla vostra scrittura. E’ vero che una crisi di identità non si può negare a nessuno, soprattutto a persone frustrate che non hanno il coraggio di comparire con le proprie reali spoglie, ma è pur vero che dandosi degli pseudonimi così eccelsi si dovrebbe almeno essere all’altezza della loro fama. Coloro ai quali state tentando da anni di rubare l’identità si staranno rivoltando nelle tombe. Se voi siete vivi (anche se non mi sembra molto vegeti) esprimetevi con i vostri nomi e risparmiatevi queste firme che suonano offensive e grottesche, dato il vostro modo di dialogare per niente consono a quello che era il modo dei vostri idoli: basta leggere qualche epistolario, per rendersene conto. Suvvia, leggete: l’abito non fa il monaco e purtroppo vi manca tanta, ma tanta cultura per capirlo. Il vostro pseudo-stile ottocentesco è forma gettata al vento e non arriva alla sostanza delle alte questioni di cui tentate di occuparvi.
    Aspettavate con ansia (e lo avete scritto in varie occasioni) la Norma della Devia per irriderla. Purtroppo vi è andata male: abbiamo assistito a un capolavoro di canto e di interpretazione e tutti, tranne le BUGIE dei parrucchini vaganti, ne hanno dato conto e atto. Mi sono accorto che qualche volta sapete leggere le partiture: rileggete quella di Norma e vi accorgerete anche voi che la Signora Devia e il Direttore Mariotti ci hanno restituito una Norma, esattamente come era scritta. E, se sapete frequentare qualche biblioteca, leggete anche le lettere di Bellini sia ai cantanti sia a Romani sia agli amici e ai parenti. Vi stupirete, forse, trovando che la Norma di Bologna era esattamente come lui aveva indicato che Norma dovesse essere.
    per quanto mi concerne non sono deviato, nel senso che la lingua italiana dà a questo aggettivo. E ne conosco uno solo, di senso; piuttosto grandi deviazioni le trovo qui.
    Grazie dell’ospitalità.

    • Questo commento non meriterebbe chiosa alcuna, commentandosi ampiamente da solo.
      Così come la Norma “come la voleva Bellini” eseguita con la Casta diva in fa, variazioni da Olympia (già ammaccata) nell’Ah bello a me ritorna e un trasportino da “Il mio primo Parisotti” nel Vanne sì mi lascia indegno.
      Ogni cantante ha il pubblico che si merita, o meglio, quello che fa di tutto per avere.

      • Il trasportino è nella editio princeps di Bellini, se nessuno se ne è mai accorto è bene che lo sappia adesso. E’ vero che ognuno ha il pubblico che si merita, per fortuna. Grazie della magnanimità nell’avermi pubblicato (al secondo tentativo!!) e ancor più nell’avermi risposto. E’ altrettanto vero che chi firma con nome e cognome non si sottrae ai commenti e che quando gli anonimi rispondono “questo si commenta da solo” è un onore.
        Vede Tamburini, Lei come baritono è morto nel 1855, salvo qualche apparizione successiva, e come uomo nel 1876. Purtroppo ha delegato un fantasma a parlarci di canto e di partiture, un fantasma che non sa neppure che cosa scriveva Bellini alla Pasta per la quale scrisse il ruolo e come mai egli stesso passò dal sol al fa.
        Un fantasma arrogante, ma pazienza. Mi dispiace perché immagino che non Le avrebbe fatto piacere essere usurpato in questo modo. E forse neanche ai suoi eredi. Chissà se “il moderatore” vorrà pubblicare questo mio commento?

        • alle sue argomentazioni difensive (gli pseudonimi la taccia di codardia la caccia all’ errore) siamo abituati da tempo vaccinati ovvero indifferenti. La piccola esperienza maturata con persone che compaiono all’ improvviso lividi paladini di un cantante ci ha insegnato che difendono qualche cosa di diverso dall’amore x l’arte e la musica– fanno parte del serraglio dell’ opera e ne affrettano la fine. Pazienza. Peccato che nella loro ardente foga dimentichino che l’ autore preveda la casta diva in sol e una bella scala di trilli al Adalgisa fia punita. Tutto assente .peccato veniale innanzi alla mancanza della voce e dell’ accento di norma

          • non sapevo che la verità in questo blog si chiamasse “difesa”. del resto è ovvio che in un luogo dove tutto viene distorto si distorcano anche i significati delle parole. non compaio all’improvviso, avendo un login di parecchio tempo fa, e non sono paladino di nessuno, tanto meno della Signora Devia, che proprio non ne ha bisogno. vi leggo ogni tanto, perché mi divertite per la protervia, l’arroganza, la faccia tosta con cui lasciate cadere il Verbo. siete bravissimi e, ancorché fantasmi decrepiti, appartenete completamente alla contemporaneità, alla decadenza di molti valori in questa società. siete, insomma – e mi scuso se le copio il sostantivo – i veri paladini del nulla offerto come il tutto.
            vi leggo tanto volentieri. siete il il mio blog prediletto per questa caratteristica surreale. e, se Lei lo desidera, interverrò più spesso. così vi aiuto anche a fare audience, che mi sembra il vostro unico scopo. non sono intervenuto neppure sull’altra discussione sulla Norma bolognese, dove avete ospitato pure il parrucchino bugiardo, che blaterava le sue menzogne. ho ritenuto di non dover mettere la mia firma dove c’era quella del parrucchino infelice. ma stavolta avevo tempo da dedicarvi e mi è piaciuto farlo. non siete neanche impegnativi. spero che non Le sia dispiaciuto così tanto. avete fatto benissimo a inventarvi. siete geniali anche nel fingervi esperti, laddove non siete in grado neppure di articolare con cognizione di causa. nei momenti di melanconia che cosa c’è di più bello che farsi una passeggiata nelle vostre pagine? spero che non mi sia tolta questa gioia. grazie.

          • caro jacopo, ricordati che…..ospitiamo anche te!
            Non occorre possedere il verbo o il Verbo per capire che quella cosa che avete sentito a Bologna è solo un record di longevità di una brava cantante fuori parte che non ha messo nulla di nuovo nè nel canto nè nella sua carriera, salvo la partecipazione alla moderna Gara Olimpionica di celebrità che devono dire di aver corso la gara……la maratona di new york in tacchi a spillo!!!!
            Jacopo, amare una cantante non è rincretinirsi o farla rincretinire con l’idolatria e spingerla a quello……insomma, ormai al druidico delubro fanno l’uncinetto…altro che tunare! …..con tutta la mia passione per la sutherland, che se la canta con una voce immensa ed uno smalto e uno slancio che la devia se li sogna…mi pare acqua fresca. Un po’ di distacco dall’idolo…..

          • Ok Donzelli, vaccinati e tutto, sta bene, però che rottura di scatole rispondere a tanto livore.
            Apprezzo il suo sforzo di dare anche un motivazione tecnica, ma lo trovo uno spreco di energie.
            Tutti noi ci infiammiamo a turno e difendiamo il nostro punto di vista, anche con ironia e a volte un po’ di sarcasmo, però non si arriva mai all’ insulto gratuito.
            Se il sig mante, che ne dice un monte, preferisce andazzi da stadio…..

    • certo che sei forte Jacopo ,per quando mi riguarda la Devia l’ho sempre rispettata per la cantante che è NEI SUOI RUOLI la Norma che tu hai sentito non è il capolavoro che tu di dici perché la vocalità della Devia non è adatta,nei passaggi drammatici.
      alle tue orecchie è un capolavoro buon per te…per me NO
      poi prendendo un pensierino di Mozart 2006, la Devia vuol fare l’acquila con la voce di un uccellino

      • ognuno, Pasquale, ha gli orecchi che ha e li usa come crede. non sono il solo ad aver applaudito questa norma come un capolavoro e non rimarrò tale. non sei il solo a contrastarla e non rimarrai tale. a ognuno il suo.

        • caro Jacopo tu hai applaudito come un fan la tua” cantante”
          se l’ascoltavi non come fan applaudivi lo stesso,ma solo alla carriera della Devia,ma non alla sua “non Norma”
          Norma non è una “banale ” sacerdotessa ” è la guida,una papessa,da lei dipende la pace,o la guerra,sotto di lei ci sono altre sacerdotesse che dipendono da lei che può (come nel caso di Adalgisa )scioglierle dai voti,una persona del genere deve avere un forte carattere,e al tempo stesso romantico(anche per questo cade nella seduzione di Pollione) è madre,e deve tenere nascosto tutto questo al padre e alla sua gente che si fida di lei( l’unica che condivide il segreto è Clotilde)
          quindi un forte carattere,unito al sentimento e all’amore,quindi rudezza e dolcezza insieme,può mai un soprano” cinguettante” cantare questa personalità cosi controversa…diciamolo banalmente la parte sua “dolce romantica,anche trasognante nella rimembranza,va bene una cantante lirica belcantista,ma quando deve tirare fuori la rabbia il furore ci va una cantante di caratura,di peso vocale,ma poi l’armentario di agilità di abbellimento chi li fa? non di certo questo sopranone ,no ci va una che sappia fare tutte due le cose
          è chiaro il concetto? non basta cantare tutte le note,se poi manca l’accento,la caratura,e l’ampiezza vocale,la coloratura va risolta a piena voce,insomma la Devia è ben lontana da tutto questo,poi è vero che Bellini ha assegnato alla Pasta sia il ruolo di Amina ,sia quello di Norma,ma questo non vuol dire niente, la Pasta poteva anche essere un soprano assoluto (tipo Callas)
          ti porto a esempio un altro soprano la sua carriera è terminata,quando è iniziata quella della Callas.
          Iva Pacetti http://www.youtube.com/watch?v=gNnmYkexVqE
          è inutile perdersi in parole,bastano le orecchie,e l’ascolto per capire la differenza tra un soprano che ha l’accento per cantare Norma,è chi come la Devia è brava in altri ruoli adatti alla sua voce

          • grazie Pasquale, conosco benissimo questa incisione della Pacetti e ne possiedo anche il Cd ripubblicato qualche tempo fa. e la ammiro moltissimo. ciò non toglie che si possano ammirare Giotto e Picasso oppure Dante e Montale, senza togliere nulla all’uno o all’altro. l’interpretazione della signora Devia non mi è sembrata per niente banale, anzi molto fedele alla personalità di norma, così come tu la descrivi e come ci è stata tramandata da Soumet, che ben sappiamo trasse ispirazione da Chateaubriand, immettendo nella personalità di Norma accenti di profondi “attraversamenti” psicologici, che – secondo me- la Signora Devia ha risolto egregiamente, esaltando, semmai, l’aspetto più tragico, più intimo di questa donna, comunque donna, oltre che sacerdotessa, disperata per i motivi che tu elenchi, ma anche e soprattutto, per la sua storia d’amore, peccaminoso per giunta. ma, ti ripeto, ferma restando la divergenza di opinione, va benissimo che si discuta così. meno bene che la si tacci di malcantista o di voler essersi tolta lo sfizio. troppi se ne sarebbe potuti togliere, e non lo ha fatto mai. ho letto, in un altro articolo sempre qui, un commento che diceva più o meno: meno male che la Devia non canta in tedesco altrimenti si sarebbe potuta togliere lo sfizio di cantare Wagner! sono queste parole gratuite e BUGIARDE che suscitano indignazione. Allora, tanto non conosce il tedesco che ha interpretato più e più volte La regina della notte in lingua originale. Ha cantato Mahler alla Scala diretta da Jurij Temirkanov. Tra le opere che ha interpretato di più c’è Die Entführung aus dem Serail. banalità, sciocchezze, insinuazioni quelle che qualcuno va scrivendo, che servono soltanto a diffondere notizie false e che, ovviamente, nessuno smentisce. poi arriva il momento in cui ci si impone di rispondere e si risponde a tono, perché anche se su un blog si sa che chi scrive spesso è solo un narciso autoreferenziale, infastidisce leggere tante menzogne gratuite. rimane la nostra divergenza, ma espressa civilmente mi va più che bene. grazie

  9. oh tre voci fuori dal coro oltre alla mia! E’ un record…pero’ m dispiace, non vorrei perdere l’esclusiva nella sezione prosa (sezione cadetta della sezione poesia saldamente tenuta da Ninci….)

  10. Quanto foco! e per cosa poi?…. questa volta do ragione a Pasquale al 100%, un ex-ottima cantante, oramai troppo in là negli anni, si è tolta uno sfizio cantanto un opera che non sarebbe stata nelle sue corde neanche 20 anni fa. Risultato: mediocre. E allora? Nel bene e nel male non sarà ricordata per queste serate bolognesi che cadranno nel dimenticatoio dopodomani. Molto rumore per nulla.

  11. aureliano non la ricorderai tu. Il Corriere e’ un fortino ben munito ma i suoi fedelissimi sono forse meno d quelli che m.me verdurin reclutava alla respelliere. LaDevia e’ stimatissima e tanti le sono riconoscenti x una norma dove non ha assolutamente sfigurato dando una lettura degna delle sue qualita’. Pas trop de zel il Corriere e’ divertente ma rapprésenta pur sempre una minoranza d appassionati molto fieri d loro e delle loro polemiche ma minoranza resta

    • Grazie, cara Signora Grisi, di ospitarmi. Io dissento da Lei e ognuno ha la propria opinione. ciò non significa che necessariamente abbia ragione io o Lei. sta di fatto che io continuerò ad avere la mia e Lei la Sua, così come deve essere quando ognuno ha i suoi argomenti. io sono intervenuto quando ho letto che davate per certo che la Signora Devia non avrebbe più cantato Norma. non credo che sarà così e, personalmente me lo auguro. sono intervenuto perché mancini ha parlato di “malcantismo” riferito a una delle voci più belle e più proprie del belcanto italiano (e mi ricordo il Suo inchino qui scritto verso la Signora Devia a Firenze nella famosa Bolena al pianoforte e con 4 direttori in 4 recite!!!). sono intervenuto perché donzelli ha parlato di riportino sul primo “indegno”, come se fosse una fantasia della Signora Devia, mentre è scritto da Bellini. non adoro gli idoli e non ne ho, anzi sono contrarissimo all’idolatria e piuttosto iconoclasta. sono intervenuto per ricordare le bugie, anche quelle qui ospitate, di uno che ha attribuito un buh come rivolto alla Devia, che in quel momento non era neppure in scena, perché il duetto tra Adalgisa e Pollione non compete a lei.
      la Sua risposta mi soddisfa moltissimo, pur nella divergenza di opinione. La Signora Devia, pur criticata tante volte in questo blog, per alcune scelte di repertorio, ha ricevuto e riceve anche molti apprezzamenti, proprio qui e spesso da lei, Signora Grisi. non si tratta, dunque, di tifo da stadio, come qualcuno ha insinuato, ma semplicemente di voler ricondurre le cose a quello che sono o che sembrano essere. per quanto riguarda la Sutherland (che ovviamente apprezzo moltissimo) non la posso più ascoltare perché il belcanto e la lingua italiana necessitano di dizione perfetta e basta un accento sbagliato per dare al testo, e quindi alla musicalità della parola, tutto un altro significato. la “a” per intenderci, in italiano è una “a” e non un misto con la “o”. la parola bello si pronuncia con un b sola non con una doppia, la “r” italiana non è arrotata e così via. ciò non toglie che sia stata una Norma fantastica. in quanto alla maratona sui tacchi a spillo, l’idea non mi dispiace, tanto più che la Signora Devia se la può permettere, anche sui trampoli. con cordialità La saluto e La rispetto, non foss’altro perché è usa dire pane al pane senza tanti fronzoli e vacuità come invece fanno qui i suoi colleghi ottocenteschi.

  12. C’è un politico, ex presidente del Senato, che qualche anno fa’ si distingueva per ripetere ad ogni intervista una specie di mantra buono, secondo lui a tacitare i discordi : …”noi abbiamo la maggioranza…”.
    ça veut pas dire, mon cher Albertoemme

  13. Tengo a precisare che ho sentito la Norma della Devia sul Tubo e quindi non ho avuto modo di andare a sentirla dal vivo.
    Sono in perfetta linea con quanto dice Mancini e gli amministratori del Corriere: Norma è ruolo scritto per Giuditta Pasta ed è un ruolo sopranile centrale in cui bisogna avere un ottimo registro centrale ed un presente registro grave ed acuto per riuscire a dominare la scrittura musicale ed espressiva della morte – oltreché limitarsi a fare le note, che è il minimo indispensabile ma oggi pare una impresa.
    Purtroppo la musica ed il canto – ma ogni campo bisogna ammettere – sono infestati da ciarlatani che A PAROLE riescono a dire tutto ed il contrario di tutto, non sapendo nemmeno di cosa parlano e non sapendo nemmeno come è sistemata la voce, cosa sia la tessitura di un ruolo (dove sta il “medium” delle note della parte) e sopratutto come una frase va detta ossia “porta”.
    Ora, siamo d’accordo tutti che la Devia abbia una tecnica incrollabile e che abbia condotto la recita eseguendone almeno le note.
    Ora bisogna chiedersi come un soprano koloratur, o lirico leggero che dir si voglia, possa cantare un ruolo ben benaltro tipo di voce quale la pasta era.
    Odiando le catalogazione sopra scritte, dico che la Devia ha un presente registro centrale dal la3 al sol4 ed un registro acuto ragguardevole ancora dal la4 al mi5; il registro centrale purtroppo le difetta, in un difetto che accomuna tutti i soprani koloratur (Gruberova compresa) di non avere registro grave alcuno se non un registro medio esteso il cui suono nel grave è più simile ad uno sfiato che ad una nota sostenuta.
    Contando che gli storici ci riferiscono che la Pasta aveva una efficace presenza sonora dal la2 al do#5, mi risulta difficile e assai strano pensare che Mariella Devia possa aver cantato una Norma “come Bellini la scrisse”.
    Mi chiedo anche con quale onestà si possano affermare certe cose e sopratutto con quale coscienza di storicità si dice mai che la Devia è un’ottima Norma!
    Il problema della Devia-Norma al giorno d’oggi non è un problema di saper cantare un ruolo, il quale le riesce in fin dei conti bene pensando a quella pagliaccia della Bartoli o altre Norme indicibili.
    Il problema della Norma della Devia è che, pur oggi accontentandosi di sentire una anziana signora cantare almeno le note di tutto il ruolo, non è assolutamente una interpretazione valida storicamente in quanto storicamente si pone in relazione con ben altre interpreti di levatura tecnica e musicale di alto livello che fanno passare il “saper fare le note” come una condizione basica! Per questo motivo la Devia risulta una mera “dattilografa” della parte.

    • vedi Orpheus ( ma era cosi bello papageno) certa gente è convinta che siccome Bellini alla Pasta ha affidato anche il ruolo di Amina,allora anche la Norma era puro belcanto…poi si sono messi in mezzo i drammatici e hanno cambiato quello che ha scritto Bellini …che cattivone questi soprani drammatici che fanno anche le agilità 😀 😀

      • anche per me era meglio mister papageno (c’era un tocco di autoironia che a uno che crede di sapere tutto, anzi a uno che crede che Mancini sappia tutto, non può che far bene -simpatico cmq-) detto questo, caro Pasquale voglio dire che é una questione di asticella più alta. Alla base (e qui Mozart 2006 sorriderà) bisogna aver le note e cantare senza infastidire l’ascoltatore con strilli stonate errori nelle agilità. A quel punto se un cantante ha più voce di un altro e riesce a manovrarla con uguale virtuosismo é meglio (filosofia dell’ovvio del compianto Catalano). Tu se fossi pianista preferiresti suonare su un verticale o su un bosendorfer a coda? Pensa alla Callas nella Lucia (più ancora che in Puritani): chi immaginava che una voce con connotati drammatici (pensa ai pregiudizi del pubblico che l’avevano conosciuta in Gioconda) potesse dal punto di vista espressivo aprire nuovi orizzonti su una parte leggendaria? Il ragionamento si può fare anche al contrario e quindi rispettare non solo una Devia ma anche una Bartoli che canta Norma. Ti dirò che la sua esibizione a Dortmund ha molti ma molti passaggi interessanti e non sto nella pelle di sentirla personalmente a Salzburg. Vedi é molto discutibile e autolesionistico aspettare che una parte venga eseguita secondo i criteri lo stile e le modalità che hai tanto apprezzato in un cantante, meglio imparare a comprendere la coerenza di un artista che in possesso delle note esegua una parte secondo le sue personali caratteristiche. La Tebaldi non poteva cantare Norma, semplicemente perché non ne aveva le note. La Urmana non poteva cantare Lady Macbeth perché non ne aveva le note. Entrambe non avevano nemmeno capacità interpretative che potessero compensare pasticci fatti e cadaveri lasciati sul campo di battaglia. Una si astenne del cimento l’altra no e perdette gran parte della credibilità conquistata in anni precedenti di onorata carriera.-

        • Caro albertoemme, innanzi tutto la Callas e la Bartoli non possono stare nello stesso post :) . Parlando seriamente, il tuo ragionamento è abbastanza grossolano. Avere le note di una parte è solo uno dei requisiti di base. La Tebaldi non poteva cantare Norma non perchè non avesse le note, ma perchè non aveva la tecnica di coloratura. Le agilità di Traviata la infastidivano e nel disco del Trovatore nelle cabalette sembra un contrabbasso. Sulla Bartoli non approfondisco il discorso perchè non ci troveremo mai d’ accordo. Tu la consideri una cantante, io assolutamente no. Per me è solo un fake.

          • caro mozart, la Tebaldi “non aveva le note” proprio per i motivi arcinoti che hai ricordato e che chiunque é in grado di individuare mica perchè le mancava l’estensione (pensavo fosse ovvio). Poi che il ragionamento possa essere abbastanza grossolano ci può stare ma nella misura in cui tu (come Donzelli, Grisi, Tamburini etz.) parli (con orgoglio) come un cardinale e io (con orgoglio) come un parroco (beh dai arciprete…anzi monsignore toh -un minimo di autostima concedimela-)

          • albertolemme i tempi sono cambiati ,abbiamo due papi in vaticano,e dopo 2000 anni pensa che onore per noi contemporanei hi hi
            comunque resta il fatto che una grande come la Tebaldi abbia rinunciato,invece la Callas l’unica soprano assoluto poteva permettersi qusi tutto.
            la Devia è un soprano assoluto ? forse per i suoi fans.
            anche i fans della Tebaldi a volte erano “sordi” su certi ruoli cantati dalla Tebaldi

        • Alberto, ma che stai blaterando sul nome? Né io né Mancini crediamo di sapere tutto (parlo anche a nome di Mancini, se poi non è d’accordo, batta un colpo) e in diversi frangenti con Mancini avevamo opinioni diverse!
          Se ti tranquillizza, io sono autoironicissimo: se non lo fossi, avrei attivato un TSO nei tuoi confronti per certe amenità che spesso dici in materia storico-vocale 😉

          • Occhio Sardus, tra un po’ Alberto non si accontenterà più di pontificare sulle voci e di darci degli incompetenti pieni di sè, passerà ai dettagli dell’abbigliamento e ai gusti culinari.
            Allacciarsi le cinture !

  14. caro orpheus un tempo il pubblico aveva , anche se non acculturato un’educazione musicale un orecchio diciamo più gergalmente che gli consentiva di capire subito come stessero le cose. In fondo ti poteva capitare sulla piazza del paese (Brisighella, Adria, Cavarzere) di sentire la Favero, la Caniglia, la Pampanini, la Toti, Gigli e Schipa e dalla radio ti venivano serviti da tutti i maggiori teatri italiani (oltre che dalle sedi Eiar) gli stessi nomi. Ci voleva poco ad avere orecchio. E mi permetto di aggiungere che oggi ce ne vuole, volendolo, ancor meno perchè basta girare sul tubo e una storchio, una sills, un tucker sono lì pronti per farci sentire cose belle, cose congruenti. Basta veramente poco.

    • la Signora Devia farà quello che ha sempre fatto: canterà come la migliore belcantista del mondo e chi non la vorrà ascoltare, come tanti qui che pur blaterano, non lo farà. l’importante è che canti lei, non che ciancino chi ascolta e chi non lo fa. ha ragione Donzelli. un tempo gli orecchi erano più colti e meglio abituati. ma la Devia per fortuna in radio la fanno ascoltare ancora. e chi vuole può andare anche in teatro. o dovremmo ascoltare Jessica Pratt et similia?

      • bene, dopo questo tuo proclama ci faremo perdonare, ciuniremo agli adoratori del vitello d’oro, faremo sacrifici sulle are fumanti e insieme canteremo: dea mariella! Dea mariella!!…………ma ke palle che fate venire con quella donna!
        Jacopo, tu qui parli con gente che ha sentito negli anni d’oro la sills, la sutherland, la caballè, la gencer…! Ma cosa credi che la piccola devia possa offrire di speciale a chi ha sentito questo??? Relativizzati, tu e la tua cantante. Datele il ruolo che realmente occupa nella storia del canto

        • storia del canto, al massimo cronaca. Alla storia del canto dal dopo guerra in poi appartiene la Callas, ma credo quale restauratrice non quale innovatrice, la Sutherland e la Horne ed il perchè lo sappiamo e sta scritto ovunque. Il che non significa che fossero migliori di altre, ma che arrivarono prima o fecero qualche cosa poi non ripetuto ai loro livelli. Il che -ribadisco- non è sinomino di perfetto.

      • Beh Jacopo qualcuno che la pensa come te ed é stanziale su questo blog c’é. Ho ascoltato Sabato la registrazione della recita del 13.4.2013 con spartito in mano e ho trovato Mariella Devia degna di quelle grandi del dopo Callas -che peraltro ho avuto modo di ascoltare più volte-. Incredibile ancora la qualità della voce, il gusto e il taglio interpretativo senza compromessi. La Devia lo ribadisco anche per chi non d’accordo con me, é la Grisi dei nostri giorni. Fredda fin che vuoi ma belcantista di statura e longevità storica. Alla sua età nemmeno Joan Sutherland e Mirella Freni erano ancora così solide e pulite.-

        • veramente all’ascolto a radio 3 ( era la seconda volta che ascoltavo questa Norma) mai sentita una Norma veramente noiosa come questa,la Devia non ha la voce da Norma,è inutile ripetercelo ,lo spartito non vuol dir niente.
          La Remigio diveramente come Adalgisa lo trovata abbastanza gradevole

        • prima di dire che la signora devia sia la grisi dei nostri giorni perchè ha cantato puritani, don pasquale (male) e elena falier fai mente locale che la Grisi cantava anche la Fides del Profeta, Valentina di St. Bris (ovvero non cantò Berthe o Marguerite),Leonora de Guzman, che girò a lungo attorno alla Lady Macbeth (fermata solo da Verdi) e poi trai le conseguenze.

          • …eppure Donzelli per me leggendo le cronache mi fa pensare che ha dei punti in comune. Ma lo sapevo che non condividevi, meglio così, pensa che noia un blog dove quindici oltranzisti si danno sempre ragione. “Quella non ha i centri”…”Madonna é inascoltabile”…”La proiezione! Inesistente” “E poi non gira gli acuti….” Uno strazio…priva di mordente!” “Ma poi rispettasse una forcella”…”Falsetti….sono falsetti non mezze voci”…”Miagoliii”….”Quando non rutta”….questo potrebbe essere il libretto del grande cocertato del corriere della Grisi

        • mi fa piacerea Alberto, che ci sia QUI qualcuno che la pensa come me. fuori di QUI sono migliaia. concordo con quanto hai scritto , sia per la lettura dello spartito sia per la qualità della voce. questa cosa, purtroppo, non va giù a molti e non capisco perché. ma lo sapranno loro!!! io mi godo il suo canto e la ritengo tra le più grandi. la qui presente Grisi crede di aver ascoltato da sola i nomi che ha citato. potrei aggiungere che non solo quelli, ma anche la callas dal vivo ho ascoltato. visto che qui si va a gare, vogliamo fare la gara pure di chi ha ascoltato chi?

  15. Signori, non so voi, ma io mi sarei anche un po’ rotto di tutte le giaculatorie, le lamentazioni e i piagnistei, conditi anche a volte con insulti da stadio, degli adoratori della Devia, assurta dal rango di buona cantante a fenomeno guida e faro assoluto del belcanto (???!!!), con buona pace di altre signore che fenomeni lo erano davvero e che qui sopra a turno un po’ tutti noi, poveri incompetenti, abbiamo avuto l’improntitudine di nominare e addirittura mettere al di sopra della algida Mariella.
    Arrivati a questo punto se la godano e se la tengano, un bel chissenefrega non ce lo vogliamo mettere ?!

    • Sui fans e sugli adoratori hai ragione…quando vengono nel blog per insultare o assumendo atteggiamenti aggressivi nei confronti di chi peraltro motiva abbondantemente le proprie riserve sul “divo” o “diva” di turno mi danno molto fastidio anche se magari sono su posizioni sovrapponibili alle mie. Dovrai però convenire con me che ai fans, Donzelli, Tamburini e co. fanno degli “assists” da campione per scatenare certe reazioni. Poi le riserve ai pezzi da novanta ci sono sempre state. Nel 1977-78 in piena estasi da Caballé (peraltro declinante) gli “esperti” liquidavano la vocalità della Sutherland come eccellente ma sterile in rapporto alle sue doti di fraseggiatrice…e la Sills, sempre in quegli anni, venne sbeffeggiata per le sue ultime prove discografiche (Don Pasquale e Rigoletto) che sentite oggi non fanno così schifo. Analogamente censurare la Norma della Devia dalla prima all’ultima nota “perchè bisognerebbe cantarla come Callas, Cerquetti o Caballé” mi sembra un po’estemporaneo e superficiale. Cmq chi vivrà vedrà. Certo Pasquale che quando mi dici che rispetto alla Mariella la Remigio era “abbastanza gradevole” mi sconcerti un po’…

      • niente i grave Alberto ,la Remigio cantava in un ruolo adatto a lei ( naturalmente nella scelta di fare un soprano come Adalgisa),la Mariella era fuori dal ruolo di Norma.
        sempre per il problema della sua vocalità,non per mancanza di bravura,su Alberto non è lesa maestà dire che la Devia non è Norma,la noia che ho provato su radio 3 me l’ha confermato ,se c’è un opera che non mi permette la noia è proprio Norma.

      • OK, questo è ragionare.
        Anch’io ho le mie preferenze, come tutti, ma se qualcuno non è d’accordo, e qui mi è successo anche con Tamburini o Donzelli e non solo con altri, non l’ho mandato a quel paese, perchè le riserve erano motivate, e questo al di là dei gusti, che poi sono quelli che ti spingono a preferire qualcuno ad altri.
        In linea generale, al di là del cambio di gusti, cosa che è già accaduta, per cui domani magari si apprezzerà la Devia che canta Norma, il punto, secondo me, risiede nella potenza drammatica di questa opera.
        Nella cavatina ci sta bene l’abbandono – Callas docet – ma poi la cabaletta chiede vigore e l’ addio ai figli, o è straziante e ti coinvolge, o toglie spinta al dramma, ormai pronto a sfociare in tragedia.
        Faccio un esempio : ricordo una Mirellina Freni, che io apprezzo molto, a cui dal loggione fu gridato – non so da chi – un “non si canta Verdi così” durante l’ Ernani dell’ ’82 perche il suo “Surta è…Ernani involami” non piacque.
        Fu giudicata troppo poco drammatica e un po’ forzata per rendere bene l’atmosfera e il personaggio.
        Io non l’ ho fischiata o buata, però poi riacoltandola, ho dovuto riconoscere che in quel pezzo la sua voce anche a me suonava un po’ “leggera” rispetto alla parte.
        Non ho smesso di apprezzare Mirella Freni per questo, anzi, però, se l’avessi incontrata allora, le avrei chiesto perchè, nonostante le note le avesse, tentare una carta così poco adatta a lei.
        Spero di essermi spiegato.
        Quanto ai maleducati, qualche mio amico romano direbbe “ma perchè nun ve fate ‘na padellata d’affari vostri ?, e annamo no ?!”

  16. Secondo me albertoemme non hai capito niente: ti stanno dicendo da 100 commenti che la Devia non ha peso vocale per la Norma, non ha il mediumdi Norma – ossia la tessitura da koloratur della Devia non corrisponde proprio per niente con la tessitura più grave di Norma. Sono numeri, cose quasi oggettive, però qualcuno riesce pur a trovare spiegazioni IDIOTE basate sulle ciarle e basta.
    Peraltro, la Devia sarebbe una belcantista novella Pasta o Grisi? Ma per piacere! http://www.youtube.com/watch?v=NMC7Eeq1FKg
    Ma le senti le quartine che ricordano il suono di un ingranaggio inceppato?
    Qui la Sutherland è pure in inizio decadenza http://www.youtube.com/watch?v=Z7E445edhywE ; qui negli anni 70 http://www.youtube.com/watch?v=WObK4Mo2Tt8

    Altre comparazioni?
    Sutherland: http://www.youtube.com/watch?v=z8dDrlqEhmY
    Devia: http://www.youtube.com/watch?v=FftND3FGmMQ
    La statura è ABISSALE!

    • ma guarda sardus che e’ inutile che cerchi di convincermi con tutti questi esempi i cantanti d un certo livello non vanno confrontati vanno ascoltati e analizzati punto. Peraltro il confronto Sutherland Devia m riesce facile con il mio d archivio visto che le ho incrociate in traviata e lucrezia borgia. Poi You Tube piu che utilizzarlo per ascoltare musica utilizzalo per imparare a dissossare le quaglie. E’ maggiormente istruttivo.

      • la Devia è lontana miglia da una Luciana Serra,se la Devia cantava nel periodo dove c’erano voci femminili importante,era solo una normale soprano,non di certo una fuori classe,se la Devia adesso gode di tanta attenzione,è solo per la scarso livello attuale di voci femminili,e non vengono alla ribalta delle nuove leve in grado di cantare a un livello accettabile..e allora la Devia sembra le dea scesa dal cielo.

      • sono cantanti diverse ognuna con i suoi pregi e difetti come l’artiglieria. Serra e Gruberova che ovviamente ho seguito dall’inizio alla fine della carriera decine di volte danno emozioni diverse da quelle che da Mariella Devia. Tu puoi preferirne una all’altra, o dire che questa é superiore a quella ma per la solita banale questione di gusto personale, troverai mille persone che la pensano diversamente. Quindi i tuoi giudizi e i tuoi gusti lasciano il tempo che trovano é meglio quando analizzi un pezzo nota per nota. Lì sei più stimolante

          • forse non ci siamo capiti,non è questione di note,è questione di vocalità,possibile che non capisce,quando si fanno i confronti si vuole arrivare a capirlo , e Sardus ( che sa fare l’analisi nota per nota) ha fatto bene a postare quegli ascolti ,invece te che disponi di un archivio mi meravigli che non metti in azione il raziocinio sull’ascolto,comunque hai ragione ognuno ha i suoi gusti,se la Devia come Norma ti va bene.. pazienza che vogliamo fà 😀
            la faremo santa 😀

  17. veramente il mio post era a ricontro di quello di mancini. Già che ci sono pasquale carissimo m permetto di contraddire la tua affermazione per cui “se la Devia cantava nel periodo dove c’erano voci femminili importanti, era solo una normale soprano, non di certo una fuori classe”, ricordando a me stesso che Mariella Devia ha debuttato alla Scala mi pare nel Comte Ory e poi ha cantato nella Lodoiska sempre nel 1991. Quindi all’epoca la Gruberova e la Serra erano nel pieno della loro carriera. Peraltro anche Lella Cuberli in quel periodo cantava ancora nel Viaggio a Reims (che con Comte Ory ha “qualcosa” in comune per fare confronti). Ebbene “applausometro alla mano” il successo che M.D. aveva alla Scala era analogo se non superiore a quello delle due concorrenti da te citate…Infine ti dico che di sante soprani non mi risulta ce ne siano. Io ho un funzionario del purgatorio che ogni tanto mi passa delle pratiche. L’ultima che é recentemente uscita dal purgatorio per andare in paradiso é Rosina Storchio (che ha beneficiato di tutte le angherie subite da Toscanini). Quindi prima che la Devia diventi santa io e te (come dice Donzelli) saremo “terra dei bocai” (trad. terra recuperata da aree cimiteriali particolarmente fertile)

  18. Alberto ,scusa pensavo che era diretto a me quel commento perché era sotto il mio,comunque grazie della risposta.

    come hai fatto conoscenza col funzionario del purgatorio?…ah mi sembra che la chiesa abbia detto che il purgatorio non esiste più,o si va direttamente con gli angioletti,o si va fare una vita più varia con i diavoletti 😀

  19. la Norma della Devia, ascoltata in in rete, è stata una delusione molto maggiore alle aspettative: evidentemente le frasi scritte da Bellini mettono in luce delle tare tecniche, aggravate da fattori di età ecc., ma anche carenze stilistiche, di cultura musicale, che in opere come certe regine di Donizetti non si avvertivano, anche fino a pochi anni fa così unanimemente apprezzate: sempre ammesso che Donizetti vada cantato davvero così, però, perché non c’è nulla di peggio che assuefarsi a certi “suoni”, belli, intonati, gradevoli, stupefacenti per l’età, i mi bemolli della Mariellla! e credere e cadere nella trappola dell’interpretazione assoluta, salvo poi venire qualcuno che fa piazza pulita dei bei suoni ma risale allo stile autentico dell’opera, anche a prezzo di brutti suoni, se necessario (era già successo nella storia, e prprio per Donizetti). La Bartoli, per quel che si può sentire, è ridicola in Norma come personaggio, però qualche passaggio lo centra, forse involontariamente, forse perché la sua frequentazione assidua del barocco ce la porta anche non volendo. La Devia, effettivamente, no, nonostante degli sforzi costanti di essere Norma, senza riuscirvi. Eppure molti gridano ancora al miracolo della “longeva seria professionista” e dell’ “opera cantata com’è scritta”. Lasciando stare la prima parte dell’esclamazione, che al limite merita un rispetto biografico, ma quando mai un ”opera deve essere fatta come scritta”?? lo spartito è una traccia su cui creare e ricreare uno stile, un mondo; ma cosa vuol dire? Duecento anni di Norme avranno pur dato l’idea di come è scritta, semmai hanno però creato anche una tradizione (e che tradizione! ha dato più la Callas alla riscoperta del primo ottocento che migliaia di corsi universitari): e qualcuno pensa che basti essere seri professionisti e cantarla com’è scritta (perché, la Callas la cantava come non era scritta?) per dire qualcosa nella storia dell’interpretazione di un ruolo?

  20. se vogliamo essere precisi sulle date degli esordi della Devia, possiamo dire che nel 1979 esordì al METROPOLITAN interpretando Gilda e che anche Lakmé la cantò per la prima volta a n.y., Carnegie Hall, nel 1981. la carriera all’estero della Devia (tra USA, Londra, Amsterdam, Francia, Spagna etc.) copre il decennio degli anni Ottanta. Oltre a Rigoletto: Così fan tutte, Falstaff, Lucia di Lammermoor, Die Entführung aus dem Serrail sono alcune delle opere che ha interpretato al MET, dove si è esibita in oltre 100 recite.
    Alla Carnegie Hall di New York oltre a Lakme ha interpretato nel 1983 Teresa in Benvenuto Cellini di Berlioz e in anni successivi Giulietta in I Capuleti e i Montecchi, Elvira in I Puritani, Adelia nell’omonima opera di Donizetti.
    Alla Royal Opera House-Covent Garden di Londra, tra gli anni Ottanta e Novanta: Rigoletto, Die Entführung aus dem Serrail e nella parte di Desdemona nell’Otello di Rossini.
    non metto qui tutta la carriera della Signora Devia fuori d’italia perché lo spazio, diciamo così, è molto piccolo.
    ho chiarito soltanto perché sarebbe ora che i “musicologi” che scrivono su queste piccole pagine, invece di dare notizie inaffidabili cominciassero a studiare la “storia”, anni compresi, e si renderanno conto, come scrive giustamente Albertoemme, che il successo della Signora Devia non è di oggi. la bibliografia e le fonti sono sempre utili, anche nella musica, e basterebbe che i grandi “ascoltatori” che si aggirano da queste pagine imparassero a leggere e compulsassero riviste musicali, giornali e libri per capire chi è la Signora Devia agli orecchi dei più grandi critici. sfogliatevi un po’ di pagine grandi in inglese, spagnolo, tedesco, francese e anche in italiano. leggete le critice e le recensioni (serie) dei giornali e delle riviste d’epoca in quei paesi e la smetterete di dire balordaggini del genere che la Signora Devia adesso ha sucesso perché nessuno sa più cantare. oltre quarant’anni di carriera ai massimi livelli, varrebbero ben una piccola ricerca da parte di chi si fregia di nomi antichi e … di baggianate moderne …
    o pensate davvero che la Signora Devia sia uscita dal nulla e abbia comnciato a cantare negli anni Novanta? la storia, Signori, la storia!!!

    • Ancora, ammò, n’antra vorta, otra vez, once again, èncore, a ridaje !
      Sono arrivato al limite e sono stufo oltre misura delle lezioni di questi signori dispensatori di annotazioni maleducate, perciò : le baggianate sciur mante te le dici allo specchio, va bene !!!???. sarebbe ora che la smettessi con la tua spocchia, leggerai anche uno spartito e sparerai date e occasioni devia..mente storiche, facilmente reperibili ovunque, ma sei sempre e solo un fan da curva di stadio e un fanatico rancoroso.
      Ma chi sei, suo marito ? e via, un po’ obiettività, sforzati, non ti farà male partecipare a una discussione senza insultare il prossimo, ti potrà servire nella vita , se invece ti piace lo stadio o quei programmi televisivi dove volano insulti da querela, beh, sei fuori luogo.
      Se i problemi sono di stomaco, ci sono fior di digestivi, se sono intestinali c’è la dolce euchessina – o alla peggio il citrato – se sono di altro tipo, c’è sempre la guardia medica….
      Con un po’ di discernimento e se ce la metti tutta, vedrai che risolvi.

      • Signore? Signora? akonkagua, può omettere di leggere i miei commenti, tanto non li capisce e, nonostante il Suo impegmo, fa una fatica inutile, anzi due: nel leggerli e nel commentarli. le Sue baggianate sono anche perfide, oltre che livide di volgarità: il marito della Signora Devia – il maestro Sandro Verzari – è morto da qualche anno ed essendo un grande musicista, tutti coloro che si occupano SERIAMENTE di musica lo sanno. Non avendo il dispiacere di conoscerLa, non trovo adatto che mi dia il “tu”. lo dia ai Suoi simili.

        • 1) i “suoi” – OK ? – commenti sono come lei : troppo poveri di contenuto interpretativo e troppo scontatamente partigiani per essere faticosi da leggere; lei non è un codice criptato, è solo un piccolo arrogante presuntuoso.
          2) lei è decisamente troppo mentalmente rigido, lo prova il fatto che non ha capito che quella del marito era una battuta rivolta a lei e non ad altri.
          3) chi sta attaccando tutti, fin dal principio, non sono io ma è lei, dia una ripassata agli interventi da-e-di chi ha tentato di risponderle.
          3) quanto sopra vale anche per il livore, che lei esibisce, anch’esso fin dai suoi primi interventi, contro chiunque osi anche solo contestare il suo punto di vista sull’ opera e sul suo idolo.
          4) effettivamente il “tu” è stato un errore, lei non è un mio simile, mi dispiace essere sceso dal mio abituale livello al suo, non accadrà più : non avendo intenzione di conoscerla, tornerò a tenerla a debita distanza (così eviterò anche di essere sporcato dalle cattiverie che lei sputa).
          5) sì, ci vuole il citrato, e in dose adeguata.
          6) se è almeno un po’ furbo, la chiude qui, veda lei.
          Torno a “un giorno di Norma”.
          Addio

        • Allora signor(A) Mante, facciamo che lei da oggi si esibisce altrove. I suoi poveri pettegolezzi non ci toccano. e smetta di insultare i miei utenti.

          Vedo che il suo indirizzo porta qui:
          http://launch.groups.yahoo.com/group/Devia/message/520

          E’ abbastanza imbarazzante sapere che una cantante come mariella devia abbia vicino personcine fanatiche come lei. e mi dispiace moltissimo sapere che una bravissima e seria persona e cantante stia in tali compagnie. Da oggi lei spam!

  21. Nel momento in cui scrivo, anche il comandante (…) Schettino, colpevole di aver fatto rovesciare un transatlantico sugli scogli, alla TV sta profferendo cose del tipo: “ci sono anni e anni di esperienza che non possono essere cancellati così”. Tornando alla Norma-Devia, non c’è niente di peggio, nell’Opera, di chi mette davanti l’interprete al compositore, di chi non usa il cantante come via interpretativa verso all’idea del personaggio che si era fatto il compositore. E dico compositore, non la carta scritta.

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