Ascolti comparati: Milanov versus Radvanovsky

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I tempi correnti suggeriscono di calibrare anche i metri di paragone. Nella mia esperienza di ascoltatore i modelli di esecuzione della grande aria di Leonora sono sempre stati la Leider, la Arangi-Lombardi e allieva (Leyla Gencer) la Callas e per  certi versi una Siems, una Caballe ed una Sutherland. Nella mia formazione di ascoltatore Zinka Milanov, indiscusso soprano drammatico e verdiano al Met in particolare dal 1937 al 1957 era una cantante dal timbro sontuoso e femminile, inficiato da gusto verista, che la portava a prediligere nell’espressione una facile esteriorità rispetto ad una aderenza al testo musicale ed allo stile.

Nel repertorio del soprano drammatico verdiano rientrava a pieno titolo Leonora del Trovatore, che, sulle tavole del Met la Milanov cantò dal 1937 al 1957.

Oggi i titoli di Zinka Milanov costituiscono la parte preponderante del repertorio di Sondra Ravdanovsky, che nei maggiori teatri d’opera (assai più numerosi di quelli frequentati dalla Milanov) spazia da Verdi a Puccini e pare assai prossima ad affrontare e stabilire nel proprio repertorio Norma. Altro titolo che, per almeno un decennio, fu stabile in quello del soprano di Zagabria.

All’ascolto della  Milanov secondo la vulgata non c’è molto e per contro del soprano da Verdi di ampia  sonora ed estesa voce c’è molto meno nella voce della Ravdanovsky. Nel recitativo la Milanov suona un poco enfatica quando scende al re grave di “difesa” ed al successivo di “ e tu nol sai”, ma la voce sembra sonora e penetrante, mentre  il  soprano americano suona alquanto tubata  e interrompe le frasi musicali con prese di fiato non previste e nelle zone medio alte compare uno strano quanto fastidioso vibrato, doppiamente strano per una voce che in zona grave suona al limite della fissità . La salita al sib bem  del secondo “deh pietosa” è facile nella Milanov, mentre la Ravdanovsky ricorre (come tutti i soprani del dopo Caballè) in  luogo della smorzatura ad un falsetto, che poco manca si spezzi ed in tutta la frase il fiato è mal distribuito. Poco male che la Milanov sbagli le parole, perchè la dizione dell’altra, come sempre accade quando si tubato i suoni, è pasticciata.

Nella prima sezione dell’aria, di scrittura piuttosto centrale, il problema è l’esecuzione dell’ornamentazione rappresentata da una serie di trilli, (meglio mezzo trilli) che sono nitidi nella Milanov, pasticciati nella Ravdanovsky come pasticciata è la dizione. Il soprano di Zagabria esegue con gran facilità la salità al sol acuto di  “prigioniero misero” e la seguente scala discendente, nell’altra cantante la preoccupazione di eseguire la smorzatura implica i soliti fiati mal distribuiti, nella reiterazione del “ai sogni, ai sogni” Zinka Milanov rallenta per dare maggior vigore alla sezione conclusiva, che si apre con “ma deh non dirgli” dove esegue con grande dolcezza e controllo della voce sul mezzo forte la smorzatura sul si nat. Nello stesso periodo musicale la Ravdanovsky è solo lenta e piuttosto piatta nell’espressione e quando arriva il “deh non dirgli” il suono emesso è alquanto vibrato come accade per il si nat successivo, e le prese di fiato continue interrompono la linea musicale del brano (particolarmente antimusicale quella dopo “dirgli”).  Le versione eseguita nella reiterazione conclusiva è quella semplificata, che esclude al salita al re nat, e le parole che cadono sugli acuti sono sostituite dalla vocale “a”.  Anche la Milanov sceglie la versione meno acuta ed anche la Milanov sostituisce alle parole suoni sulla “ah”, ma piazza un paio di smorzature sugli acuti di incantevole dolcezza (supportata da un  timbro sontuoso in natura) che rendono il senso del lunare in chiave verdiana
ossia pienamente romantica e non protoromantica, come pertiene alle eroine belliniane.

La realtà desunta dall’ascolto al di là dei singoli punti è che il brano come eseguito dalla Milanov (cantante non perfetta  tecnicamente) consegna all’ascoltatore l’idea ben chiara del momento scenico e di una preparazione musicale ( ad onta del fatto che la Milanov non fosse certo una musicista irreprensibile, come certi passi di un don Giovanni comprovano) consumata e consolidata, mentre dall’altra parte (pur con un timbro in natura notevole) l’effetto  generale è di insicurezza nei punti più scabrosi e di intenzioni interpretative poco coerenti e fra loro collegate.

 

43 pensieri su “Ascolti comparati: Milanov versus Radvanovsky

  1. Mahh ! Grandi applausi ieri come oggi.
    Bei materiali ieri come oggi, quello di Zinka bellissimo.
    Esecuzioni deludenti ieri come oggi.
    Una sorda in basso, dilettantesca nell’uso del fiato e giuliva;
    L’altra tronfia, spesso fissa ed in due occasioni pure calicchiante.
    Vocalmente due esecuzioni discutibili, interpretativamente due versioni opposte, ma ugualmente routinarie. Non mi piacciono.
    Poi, certo c’e’ di peggio, di molto peggio.

  2. Trovo la Milanov splendida per i nitidi trilli e le dolcissime smorzature. Certamente in quest’aria le preferisco la Gencer, la Callas e la Price giovane, ma pochissime interpreti di Leonora le possono star comunque alla pari. Dell’altra non ho nemmeno voglia di sprecar parola….

  3. Non mi meraviglia il commento di MIguel, che notoriamente non ama la Zinkona, anche oltre la sua realtà di cantante. Io la trovo suprema di fronte all’altra, vero rumor di ferraglia da sfasciaccarrozze.Quando poi ascolto Sondra nella NOrma le orecchie mi fanno male……..dio sa cosa la gente ci trovi in questo rumore grigio e nitrito.

  4. A parte il fatto che la Milanov ebbe una dote naturale molto, ma MOLTO, più generosa della sua giovane collega, la voce è salda e ferma. Un mio amico che ha sentito la Milanov cantare Desdemona, Maddalena-
    Cheniér e Santuzza dice che la voce era pura e piena sempre in tutti i registri e parla delle smorzature fatte a regola d’arte senza perdere ‘volume’.
    Della Rad… Meglio non scrivere.
    Ovvio chi preferisco comunque.

  5. zinka milanov rappresenta un passaggio importante nell evoluzione della specie che ha portato alla callas (ovviamente in assenza di registrazioni di pasta malibran e via dicendo). Io amo molto la sua compattezza e le sue stonate non rompono mai le belle atmosfere che sa creare. Sondra e’ invece una voce importante ma d altro stampo. Quelle che m ricordano l effervescenza Brioschi (com era anche la Zimmerman) e che quindi lasciano sempre un senso d inccompiuto soprattutto quando la parte e’ molto estesa. Cmq non e’ male ma i conti sul suo vero valore s potranno fare solo fra cinque sei anni

  6. Per quel poco che capisco mi pare che la Milanov in questa aria ( del 1945, percio’ prima del suo declino) soddisfi alcune caratteristiche essenziali del canto verdiano: i piani, o pianissimi, gli smorzando ed il legato, assolutamente carenti nella Ravdanovsky , e, a proposito di quest’ultima una domanda : ma i trilli non dovrebbero essere eseguiti senza l’ausilio delle labbra ( come, dal video, sembra fare la Sondra ?)
    Per Miguel, sara’ l’inesorabile passar degli anni ( i miei, non i tuoi) ma non riesco neanche questa volta a cogliere i due momenti in cui la Milanov cala.
    Comunque tra le due c’e’ un “abysse”

    • Ciao Max,
      Certo che c’e’ un “abysse”, una e’ la Milanov e l’altra e’ la Sondra.
      C’e’ un “abysse” anche nei confronti della Jones, della Plowright, della Pollet, della Renzi, della Casals della Frittoli e via via tante altre che ho visto in Leonora…ovvio, era la Milanov, mica la Strumbolo.
      A me non piace questo modo di cantare “D’ amor sull’ali rosee”. Certo che il materiale e il metodo sono superiori a quell’altra, ma a me continua a non piacere “Damor sull’ali rosee” cosi’ tronfio e poco lunare. Che ti debbo dire? Ti dico quello che penso.
      Anche le calicchiature e alcuni suoni fissi, non mi piacciono, eppure in altre artiste li accetto di piu’, perche’ magari eseguono il brano nel modo piu’ vicino al mio modo di sentire. Ho detto che secondo me e’ discutibile, e infatti siam qui’ a discuterne.
      Tu hai mai sentito un “D’amor sull’ali rosee perfetto”?
      Penso di no, neppure quello, supremo, dell’adorata Giannina. Non si tratta di fare tutto e solo benissimo.
      Che poi Zinkona, come l’ha chiamata la Giulia, non sia mai stata una delle mie cantanti e’ verissimo, mi stufa, nonostante il suo bel vocione veramente baciato dal cielo, e nonostante il buon, ancorche’ e di molto perfettibile metodo. Non e’ l’unica che mi stufa, ce ne sono che mi stufano, e che trovo tronfie e poco lunari, brave quanto lei e alcune anche di piu’.
      Se una cantante e’ in grado, caro amico, di eseguire quella robina che la Zinka esegue al minuto 2.46 del brano postato, pretendo lo faccia un poco piu’ sovente, e non esibisca “innanzitutto” il suo ben di Dio, senno’ per me e’ solo alta routine.
      Ascoltati i brani incisi dalla Kiurina, dalla Seynemeier, dalla Ponselle….anche loro avevano bei vocioni e qualche difetto, pero’, mi piacevano.
      Mi piacciono anche tutti gli altri “Damor” sin qui’ menzionati, tutti, quello di Zinkona, no.

      Per Giulia:

      E perche’ con tutte le Norme che hai vai a sentire la Sondra, dico io, t’aspetti che migliori?
      La Tosca non l’hai sentita?
      Mahh, anche tu!

        • Dici che mi son sbagliato Giulia?
          Mah, pensavo d’aver letto che quando hai sentito la Sondra in Norma ti facevan male le orecchie.
          Ho capito male? Se ho capito male, chiedo venia, adesso vado a controllare.

          • la registrazione. quella si. vai sul tubo ed odi….e treeeeeeeeeeeeeeeeeeeema!

        • @giulia.
          ora son io che non capisco.
          hai mai ascoltato Norma dal vivo? io dubito che tu non abbia sentito nessuna ma proprio nessuna Norma dal vivo… (quale è stata l’ultima, come mia curiosità personale?)

          …se sondra inscenasse Norma da qualche parte in europa (e non a NY, setttembre 2013) io andrei ad ascoltarla. Questo a mio rischio e pericolo perché, nonostante su youtube con la sondra si tremi, di chiudere Norma nel recinto delle “ineseguibili decentemente” non ho alcuna voglia…

          • norma, che ho visto dal 1972 e che per ovvi motivi ho smesso di vedere da almeno quindici anni (salvo un omaggio alla anderson a trieste) è una di quelle opere che non si vanno a vedere per vederle, ma perchè ci sono motivi nell’esecuzione ( al 50% gravante sulle spalle della protagonista) che rendano interessante andarci.

          • fleta mi ha parlato di tutte le norme che vado a sentire….adesso intendeva. io adesso la norma non la vado a sentire proprio. non sono andata per devia, perchè la mia cantante me la voglio ricordare nelle sue cose grandi, della sondra non mi frega e spero che qui non venga, dell’urmana ho temuto che la cantasse in scala ed ho sentito un audio mediocre, la dessì non mi ha nemmno sfiorato l’idea di andare a bologna, la carosi penso che dovesse essere vietata per legge.idem la theodossiou. di recente ho visto la anderson per curiosità……

  7. Premesso che entrambe sono lontane dal mio ideale, questo post è l’esemplificazione della mala fede (se ce ne fosse ancora bisogno): con il capolavoro di sentire falsetti là dove son pianissimi, solo perché chi li emette ha la sfortuna di essere cantante del presente. Continuate così che di sicuro i vostri obiettivi di informazione e di formazione li raggiungerete tutti.

    • guarda Grondona, premesso che ti pubblico per suggerirti l’ascolto di veri pianissimi indicandoti l’esempio magnifico dell’aria inciso dalla Leider, e premesso anche che continueremo certamente come abbiamo sempre fatto, ti invito a porti la seguente domanda: ma io ci sento? Sono munito di orecchie esercitate che mi consentono di accusare altri di malafede su un caso nitido di falsetto?…..perchè di prove di non essere molto attento come ascoltatore ne hai date molte in passato!

      • Altro che accanimento – ops, pardon, malafede – contro i cantanti del presente.
        Eh, Giulia, qui c’è qualcuno che non distingue i falsetti dai pianissimi, questo è il problema.
        Non mi risulta che, ad onta di tutti gli sforzi che si continuano a fare, le due tecniche si siano fuse o che una abbia fagocitato l’altra.
        Falsetto per pianissimo ? mi viene in mente Pippo Di Stefano, che scaltramente rilassava la maschera e falsettava riuscendo a dare l’impressione del, pianissimo, eppure se avesse voluto i mezzi per il vero pianissimo le avrebbe avuti…, e poi Pavarotti, che faceva lo stesso, perchè il pianissimo può essere pericoloso,….e comunque l’applauso, e grosso, arrivava.
        Consiglio a Grondona di lasciar perdere accuse fuori luogo, non si tratta di avercela con chi canta oggi ma, caso mai, con come si canta oggi.
        Sempre senza intenzione di offendere, grazie.

  8. Ho l’arroganza di credere – sempre più confortato proprio dalla lettura (che, beninteso, ho intenzione di proseguire) di molti post e di molti commenti ad essi – di saper capire piuttosto bene se un suono è “a posto” oppure no.

    P.S. Chi scomoda Di Stefano ovviamente non sa distinguere il falsetto dal piano, altrimenti non avrebbe accostato Di Stefano a Radvanovsky.

    Per Giulia: io ci sento benissimo (mi spiace, ma io amo le voci antiche come voi e forse più di voi) e so giudicare piuttosto bene le voci sotto il profilo tecnico.
    Per questo vi accuso di essere in cattiva fede; altrimenti sareste solo degli sprovveduti, e non lo siete.
    Se volete un esempio di amore per il passato che non si traduce nel dileggio del presente, pensate a The Record Collector.
    Buona notte.

  9. qualche equivoco sul falsetto nelle cantanti femmine l ho constatato anch io per cui bisognerebbe mettersi un po’ tutti d accordo. Io l ho fatto notare quando s commentava l analisi di Lauri Volpi sulla Caballe’

    • si alberto ma qui non stiamo parlando di quei suoni belli e seduttivi che la montsie ha cominciato a fare da un certo punto in poi. Non confondiamo il sublime imbroglio col patttume vocale di questa vociaccia. Peraltro questo è un sito web e non un centro trapianti di orecchie o di impianti amplifon…

  10. certo ma siccome il falaetto femminile e’ molto piu’ insidoso nella sua individuazione m permettevo d sollecitare una discussione al riguardo solo per ragioni d uniformuta’. Ma appena tocco la tastiera ru subito a beontolarmi dietro :-( m viene il dubbio che rende piu’ felici mangiare asparagi e uova a bassano del grappa che gnocco fritto con dd e il feroce mr tamburin

  11. vorrei che quelli criticano la milanov tout court e non prova per prova fossero condannati a 1 anno di questi trilli per schiarirsi le idee……..prove straordinarie e miserrime di una carriera lunghissima.

    circa la polemica falsetto o non della Radva, francamente mi pare il male peggiore. Questa non canta ma nitrisce, con questa voce brutta e vibrata che gratta le orecchie…..non si riesce ad arrivare in fondo all’aria

  12. Caro Donzelli,
    Bravissimo questo articolo sul confronto Zinka/Sondra — due quasi-miti quasi-incontestabili qui a New York — ed è sempre un piacere leggere sui «pagini» della Corriere gli opinioni «dall’altro lato dell’Atlantico» sui cantanti mitologizzati (e METlogizzati) qui in America. Bravo!

    (Nel frattempo, spero che tutti voi potete perdonarmi qualsiasi errori linguistici s’introducono nel mio italiano — bellissima lingua che fatico a parlare e scrivere correttamente!!)

    Se posso aggiungere dei correzioni all’articolo:
    Benché la sua ultima Leonora/Trovatore è stata nel 1957 (esecuzione nel tournée a Montréal), la Zinkona («The Big Zink») cantava al Met fino agli ultimi giorni dell’antico Met (aprile 1966).

    re grave sul «difesa» e «e tu nol sai» = re-bemolle

    sol acuto (e scala seguente) di «prigioniero misero» = la-bemolle di «conforta l’egra mente»

    si-naturale «ma! deh non dirgli, improvvido» = si-bemolle

    re-naturale sopracuto nella reiterazione = re-bemolle

      • caro fil di voce
        a) vorrei parlare e scrivere io l’inglese come tu l’italiano
        b) il 1957 è un po’ l’anno della riduzione della presenza della milanov al met come interprete verdiana. Ci sarà ancora un’Aida , qualche Otello e resisterà un po’ di più come donna Leonora di Forza del destino (1962) ma l’età cominiciava a farsi sentire, la concorrenza si chiamava Tebaldi e Steber approdata almeno al don Carlos (e tralascio per entrambe Tosca) e la Price non era molti lontana.
        c) senza lo spartito davanti e sicuro che la puntatura optional fosse un re5 ho fatto i miei conti ecco svelati il mistero. Mi fa molto piacere che qualcuno se ne sia accorto.
        Qui alberga scrive (bontà di chi lo modera) un qualcuno la cui identità nonostante il nick name desunto da Manzoni è ben nota e che è intervenuto SOLO ed ESCLUSIVAMENTE per dire che sbagliavamo. Se la mena un sacco, ma non essendo intervenuto su questo errore rende certo che NON SAPPIA LEGGERE LE NOTE!!!!!!

      • Vi ringrazio ambedue, Frau Kammersänger Kurz e Commendatore Donzelli, per i vostri gentilissimi benvenuti — e un’ altro chapeau per lei, Frau Kammersänger, per il suo trillo lungo lunghissimo! —

        Per aggiungere di più, senza sprecare troppo tempo —
        benchè lei era supertalentuosa, la Steber non poteva pienamente gareggiare con la Zinkona per la corona verdiana al Met (storia tragica della Steber, i suoi problemi personali, un’ immagine lirica di sé… discutabile, e un conflitto continuo con Rudolf Bing: tutto particolareggiato nel «The American Opera Singer» di Peter G. Davis — vera tragedia lirica americana).

          • caro fil di voce
            avrai capito dall’intervento grisi/donzelli che la steber è una delle passioni di questo blog. Concordo che il soprano verdiano del met fu la Zinkona, ma il metodo di canto della Steber, il gusto, il fraseggio ne fanno una cantante di levatura storica. Mi risulta che parlando di tecnica di canto e di perfezione la Horne abbia detto che la tecnica della Steber fosse insuperabile. Vero, ma non ci vuole una Horne per capirlo è talmente evidente.

          • Cara Giulia, caro Donzelli,

            Son pienamente d’accordo con voi rispetto alla Steber, e spero che avete avuto sentito fra i suoi primi incisioni i brani di Faust, Bohème, Butterfly, e Traviata.  Incisi circa 1940 (quelli famosi e appetitosi «incensioni anonimi»),  si sente già nella giovanissima Elly un suo dono maggiore: quella joie de vivre accattivantissima nel suo canto.

  13. infatti. voce ferma, linea vocale, PADRONANZA della voce. splendida cantante la Zinka, anche se stilista non sempre allo stesso livello. però – ha il colore, la saldezza tecnica, il fiato ed il sentimento che ci vuiole per quest´aria. La Sondra impegnata, ma affaticata, come se avesse le palle di piombo sulle corde vocali.

  14. Ho finalmente avuto il tempo di ascoltarmi le due esecuzioni: devo dire circa la Sondra che pensavo peggio. L’aria si sa é difficilissima (forse la più bella scritta da Verdi per soprano). Stona vostosamente solo in “prigionierRO misero”, i trilli in pratica non esistono e sono semmai un accenno o al massimo un tentativo e la cadenza finale é A) o di cattivo di gusto, B) o mal calcolata, C) o estemporanea. Per il resto non mi pare che falsetti e nel complesso raggiunge la sufficienza anzi 6 e mezzo x incoraggiamento. La Zinka (volevo far notare a Massimo Fazzari una stonata per tutte: “timor di ME” (la nota é calante) fa qualche strillo (siamo dal vivo nell’edizione RCA del marzo 1952 non ci sono) ma cavata verdiana discreta espressività bella voce (anche se non personalissima) buona omogeneità e belle dinamiche (le do’ 7.5 che é solo un voto in più di quello dato alla concorrente ma per me, a parte i cinquant’anni di interpretazioni sconosciute, superare il 7 in questa aria é cosa da dieci cantanti più o meno)

      • ma no non esagerare ci sono cantanti con vibrato o con effervescenze anomale che hanno fatto oneste carriere. Oppure voci fisse, spigolose che grazie ad una certa tenuta coprivano (e non vorrei dire in tempi di magra perché tutti si sono sempre lamentati dei tempi passati -pensa a Rossini con i castrati) ruoli impervi e scomodi. Pensa alla Mara Zampieri (Dio la benedica): voce discutibile ma che mi ha regalato belle emozioni (persino nella Fanciulla del West dove diede tre recite non certo irreprensibili ma con buoni momenti). Ecco alla Sondra consiglierei di provare a cantare Minnie con le corde vocali a posto onde evitare le figuracce della Voigt o certi passaggi discutibili della Zampieri che affrontò il ruolo troppo tardi

  15. Giulia–

    Ah, ecco quella del tubo.
    No grazie, non vado piu’ a sentirla, ho gia’ tremato una volta,
    e mi e’ bastato.
    Ah, per essere brutta e’ brutta, e’ li’ da sentire.
    Ciao, Spero che tu abbia digerito il gnocco fritto.

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