Non poteva mancare in questo doloroso ciclo quaresimale una piccola sosta negli oscuri anfratti della vocalità barocca contemporanea; vocalità che, come è già stato ampiamente detto in questa sede, si è basata sin dalla sua nascita su teorie e pratiche musicali false e storicamente infondate che hanno portato, tra le tante cose, ad una identificazione del canto antico/barocco con una vocalità sbiancata, pallida, fissa, intubata e dunque sempre bisognosa di un supporto extracorporale per avere proiezione (ovviamente, inutile dirlo, disprezzando il barocco stile Sutherland e Horne, troppo corpose ed opulente per la leggera e delicata vocalità barocca).
Protagonista indiscussa di questa vocalità, ma soprattutto fervida e fedelissima sostenitrice di queste teorie musicali, è stata Emma Kirkby, celebre soprano inglese nel periodo che va dagli anni 70 ai 90 del secolo passato.
L’ascolto proposto per questa tappa del Quaresimal è l’introduzione del mottetto vivaldiano “In turbato mare irato” dalla scrittura non particolarmente né acuta né virtuosistica ma nel quale la Kirkby mette in mostra quelle che sono le principali caratteristiche del suo strumento.
Già dalle prime note sulle sillabe IN TUR BA TO MA RE I RA TO su centrali note di 1/4 così come nella frase successiva “naufragatur in alma pax” emerge una voce che facilmente potrebbe assurgere ad esempio di fissità e monotonia. È un canto che rifiuta, per scelta, di seguire il essenziale ABC del canto lirico, optando per una scelta musicale che i barocchisti di oggi definirebbero filologicamente corretta e moderna, coerente con i canoni vocali del tempo: suoni scoloriti, vuoti e piatti, intubati, fragilissimi e affaticati nel registro medio basso e pallidamente pigolati nel registro acuto (anche se, va detto, siamo ancora piuttosto lontani dalle successive e più sgradevoli frequentazioni barocche di una Bartoli o di una Dessay).
Tutta questa fragile impalcatura vocale, sul piano dell’espressione, porta ovviamente ad una assoluta, costante e fastidiosa piattezza interpretativa, mancanza di accenti e gusto.
Certo, la provenienza britannica della cantante in causa può in parte spiegare queste infelici caratteristiche, ma solo in piccolissima parte: resta il grande problema di fondo legato ad una vocalità totalmente scorretta e pericolosa emblema di un mondo musicale che ha ormai scelto di eliminare violentemente il suo passato e la sua fondamentale eredità.
che sciocchezze la kirkby per gusto e tecnica vocale è una delle più grandi soprano viventi ,si ascolti l’aria di arne “rise,glory rise” la perfezione assoluta per quel che riguarda fiati e coloratura
volevi dire un lassativo scaduto ed avariato