In un Quaresimal che si rispetti non potevamo certo privarci – e privare il nostro pubblico di penitenti – della Kationa nazionale: eccola qui, dunque, in una delle sue più celebri interpretazioni rossiniane, il rondò di Elena da La donna del lago.
Certo, ancora non siamo davanti al disastro che si presenterà inesorabile di lì a pochi anni, ma già in questa registrazione si ha l’impressione di una voce mai davvero ben appoggiata, costantemente in affanno nella gestione del fiato, ed è tutto un susseguirsi di acuti urlacchiati e, soprattutto, agilità che più farfugliate, approssimative e tirate via di così non si potrebbe. Esattamente il contrario, insomma, dei suoni sicuri, levigati e scolpiti, da “macchina di precisione”, che il canto di Rossini richiede(rebbe). Certo, resta “la bellezza madreperlacea di un timbro lunare baciato da Dio” (cito a memoria), ma è troppo poco.