So bene che la scelta di inserire la signora Legge nel Quaresimal scatenerà anatemi, maledizioni e violente critiche. Elisabeth Schwarzkopf dalla lunga carriera, moglie del producer della EMI Walter Legge è, infatti, una leggenda del canto, mitizzata al pari di una Callas o di una Tebaldi. Pare che prima di lei non esistessero nel canto di scuola tedesca il legato, l’eleganza, l’espressione, l’esecuzione dell’ornamentazione e lo STILE. Allora (prima osservazione) se devo seguire alla lettera l’assunto devo anche concludere che cantanti come Tiana Lemnitz, Elisabeth Schumann, Elisabeth Rethberg, Maria Reining sino a Lotte Lehmann siano fantasmi frutto della fantasia malata e perversa di grisini ante litteram ed i loro dischi assoluti plagi. Della Schwarzkopf, naturalmente. Seconda osservazione, l’ascolto della signora Legge e la di lei lezione di stile, poi , complica e confonde le idee e mi spiego: che canti Mozart (preferibilmente privo di agilità e sopratutto salti), Wagner, Strauss o qualsivoglia autore della liederistica è sempre e solo l’affettata ed incipriata cantante, che eseguiva Marescialla e che con assai più autocritica dei propri esegeti, diceva che non capiva dove e come prendessero fiato la Lehmann e la Rethberg nella frase finale del monologo del primo atto di Marescialla. Tutti gli autori tedeschi eseguito dalla signora (sugli italiani velo pietosissimo) sono identici: esasperata scansione della parola, assoluta mancanza di legato, che tradisce la melodia, legato scarso o nullo e se proprio dobbiamo scendere in una pur superficiale disamina tecnica: suoni mal messi in basso acuti estremi fissi e verso il 1960 fischianti e centro privo di calore, colore e sonorità. Quelle qualità, che avevavo le reiette Frauen della generazione precedente che cantavano con voci ora splendide (Lemnitz e Rethberg) , ora normali (Lehmann) con idee interpretative solide e coerenti (Reining) o attente a testo e situazione scenica (Lehmann).
Proprio per evitare scelte del repertorio italiano che penalizzano la cantante propongo un pensierino Plaisir d’amour, romanza di scrittura assolutamente centrale, di linea vocale semplice (liederistica si potrebbe dire) perchè di quelli “stile antico che nell’anima si sente”. Qui di anima poca, di affettazione tanta, di suoni in zona centrale, che non si sa dove stiano, non pochi.
E siccome non ho nessuna intenzione di passare per un detrattore gratuito offro in confronto quello che, per ricordare la tradizione della pasticceria ambrosiana per la mezza Quaresima passata ieri, è un piatto di dolci tortelli appunto. La signora Rosa Raisa maritata Rimini nel medesimo brano. Due mondi.