Quaresimal speciale quello di oggi, dedicato ad uno dei pochi, forse l’unico vero e genuino talento della lirica moderna, Natalie Dessay. Al suo apparire ha messo d’accordo tutti, raccogliendo il plauso di ogni tipo di spettatore, persino quelli come noi. Non v’è dubbio che in Natalie Dessay vi fosse tutto quanto occorresse ad un soprano leggero per imporsi, sia con le categorie artistiche di ieri che con quelle di oggi. Personalità vera, intelligenza, agile presenza scenica, un mix di simpatia ed arguzia, estensione, agilità, musicalità, proprietà di fraseggio: era nata una stella, nessuno aveva dubbi. Personalmente la trovai eccezionale, assai più entusiasmante di ogni Devia o Gruberova. In teatro come nei primissimi dischi tutto era di altissima qualità e fortemente attraente, tanto da mettere in secondo piano quei difetti vocali che iniziarono presto a corrodere tutta la sua organizzazione vocale sino alle patologie note a tutti. Si, perché andando a risentirla, i problemi c’erano da subito, quell’aria nella voce chiaramente percepibile già nell’audio del suo debutto scaligero ed in altre prove. Quindi molte note stirate, la fibrosità incipiente della piccola voce che, naturalmente dotata di pochi armonici, si mimetizzavano dietro al fascino della sua linea di canto. Non serve ricordare la sua parabola poco felice, l’involuzione verso un canto manierato ed artefatto, spesso parlato, la voce rinsecchita e senza espansione, il suond sempre più afonoide, complice una virtù scenica abusata fino all’apparire una guitta da circo. Questo quaresimal vuole oggi stigmatizzare l’humus di incultura vocale in cui anche una grande cantante di oggi può affondare, un rinnovamento teatrale fondato sullo scardinamento delle basi del canto sul fiato a favore del parlato, complice, in Francia, la koiné baroccara che pretende la voce disimpostata, disomogenea ed asfittica, insomma una falsa intellettualità presuntuosa che finisce per alimentare la distruzione delle voci e non il loro sviluppo e mantenimento. Poco vale il ritorno manifesto, del tutto tardivo ed anche…ridicolo, della Dessay alle teorie del canto “in maschera”, in occasione delle sue disgraziate Traviate: fu un annuncio che suonava come captatio benevolentiae per chi, ormai a pezzi, aveva orgogliosamente ripudiato la tradizione e la lezione delle sue massime esponenti, Callas e Sutherland in primis, pagandone le conseguenze sul proprio mezzo e nella propria immagine di artista intelligente. La Dessay, la talentuosa Dessay, ha saputo scambiare la tecnica vocale con lo star system, trovando in questo le proprie leve di forza per continuare a trascinarsi da un teatro all’altro, tra un successo ed un forfait, glorie e figuracce in pari misura, in forza della sua più grande intuizione, ossia che il canto oggi come oggi è morto e che è il meccanismo organizzativo che muove l’opera, ridotta a show, a prevalere sull’oggettività delle prestazioni, sulla qualità artistica. Basta dare ad ogni cosa una falsa patina di modernità (?), di novità, e di originalità, ed il carrozzone avanza, anche se sulla scena non c’è nessuno che canta. Con Natalie Dessay omaggiamo lo star system che oggi governa nei teatri di tutto il mondo e che ha ridotto la lirica ad un circo.
26 pensieri su “Quaresimal XXXVIII: Natalie Dessay”
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Quanta volgarità, quanta sguaiataggine, ma anche quanta protervia.
Intelligente? Mah…..
io credo che lo fosse…poi lo sai che il canto tocca..
Giulia, non so se il canto tocchi, ma ho imparato da voi che quello sbagliato non perdona…
Intelligente lo è, nel senso che sa che muovendosi e recitando così, le mende vocali passano in secondo piano!
Recitando? mah
Una svociata che si muove come una scimmia = Villazon al femminile!
Mi piaceva tanto all’inizio, ma ora fa pena!
Condivido anche le sillabe. Che peccato, però.
Sinceramente a me non è mai piaciuta, nemmeno all’inizio. Così gigiona, supponente….anche i suoi famossissimi sopracuti (aveva toccato il Sol , mi pare, nei Racconti di Hoffmann alla Scala) dopo che li avevi sentiti due volte ti lasciavno indifferente. Un fenomeno da baraccone, appunto.
cantante straordinaria fino all’operazione. Nella Sonnambula alla Scala la sua voce non mi parve tanto minuscola, anzi, un buon metallo. Il suo Mozart dei primi dischi mi sembra eccellente. Come Olympia poi…e per di più ottima attrice anche se come tutti i francesi con la puzza sotto il naso. Timbro molto personale. Poi certo é diventata quello che é diventata…succede…
Devo presumere quindi che anche Anita Cerquetti (cfr come cantava nel 1960 il Nabucco) finirà smitizzata nei quaresimal? Nella negativa perché? C’é meteora e meteora?
A chi le faceva osservare che la Cerquetti era durata in carriera solo dieci anni, Renata Tebaldi rispose: “Anche troppi”. E Leyla Gencer, di rimando: “Meno male che la Cerquetti si è ritirata, altrimenti io avrei cantato al massimo la Butterfly”.
Quanto alla Dessay pre operatoria, eccone un significativo scampolo. Più che una meteora, un meteorismo. http://www.youtube.com/watch?v=NNcqSer6uC4
nella sonnambula della scala aveva le vene del collo grosse come tubi dell’acqua nel finale 1. Vista da vicino, paonazza, era già chiaro il futuro. Il finale d’opera tutto arzigogolato per emettere un fa che pareva un ago che grattava la lavagna: lì era chiaro anche altro. Sic..!
….Tamburenko….
Non credo che il declino vocale della Dessay sia dovuto ad un suo presunto “ripudio” dell’emissione “in maschera” in favore del “parlato”, al di là di quelle che possono essere state le sue furbesche dichiarazioni su riviste e giornali… Affermare che questo declino sarebbe il frutto di una sua precisa volontà artistica a mio parere significa nobilitarla troppo. Ricordiamoci sempre che il canto è uno, e sottolineo, NON PUO’, NON PUO’, NON PUO’ che essere U N O. Quindi lei semplicemente si è guastata la voce a forza di abusarne in sopracuti e varie spericolatezze, senza possedere evidentemente un imposto di base solidissimo. Poi con quel che restava della voce ha saputo in un modo o in un altro riciclarsi nei beceri costumi baroccari, ma è stata una necessità non una scelta.
Cioè, per meglio spiegarmi, la Dessay volente o nolente non può ripudiare un bel niente, con buona pace degli onanisti che elucubrano teorie evoluzionistiche sulla “tecnica di canto”… Per cantare si fa così, c’è un solo modo, non esiste via diversa… se canti passi inevitabilmente per di lì, bene o male così fai… non esiste alternativa. Si può solo farlo più o meno bene o più meno male.
non bisogna dimenticare che la Dessay ha modificato la vocalità,in seguito a delle operazioni alle corde vocali
Il video del Ratto ginevrino del 2000 dimostra impietosamente il contrario.
mi sa che non ha modificato niente, ha continuato come prima, sempre sulle corde….e i guai infatti sono continuati….
La penso esattamente come te ! Fa veramente rotolare dalle risate quando si sente affermare : ” non ha una grande scuola , ma è espressivo ” . Senza tecnica non si può esprimere proprio nulla.
no, non ho detto questo. il difetto c’era all’inizio, come ho detto…l’aria, e la fibra. solo che la fibra di una vocina, pergiunta fresca, si sente meno dell’afonia di una cantante usurata ed operata più volte. vero, furbesche dichiarazioni……non è affatto cretina la signora, anzi..
Trovo che le prove migliori le abbia date in certo repertorio francese su cui gravitavano cantanti straniere…sono un grande fan della Stupenda ma trovo la sua versione delle Filles de Cadix del disco del 1998 una delle migliori per la pronuncia corretta e il fraseggio, e la sua Ofelia molto bella (“…et moi je suis Ophélie”!)
Non l’ho mai considerata una virtuosa, e infatti non ha cantato molto Rossini (l’aria della contessa Adele in un disco del 2003 non è granché, molto meglio all’epoca Annick Massis).
Poi il disastro….
e comunque noi italiani l’ abbiamo vista troppo poco qui per dare un giudizio all’italiana. Non basta una Sonnambula alla Scala peraltro del 98. Si sarebbe dovuta sentire in altri contesti e teatri.Interessanti le considerazioni d Enrico sul suo repertorio. Cmq ribadisco che nel quaresimal c deve andare il cantante che non hai mai conosciuto sprazzi d eccellenza altrimenti c dovrebbe finire anxhe la Sutherland della Lecouvreur o la Callas post 65 o come ho gia’ scritto la Cerquetti in cui col senno d poi della grisi si poteva gia’ intuire qualcosa alle sue prime apparizioni
sentita anche altrove, a acominciare dal suo Hamlet a Parigi, dove cantò di fatto solo la pazzia. il resto…non c’era
altro esempio di ” tutta natura” ( e in questo caso neppure tanto generosa ) . con le sole doti naturali si fa pochissima strada.
http://youtu.be/p7sgp4nedWs
Che dire?
HAHAHA – l´unica cosa soddisfacente vista da lei era la sua Olimpia. La sua Violetta era una brutta caricatura, faceva pena.
Pienamente concorde con l’articolo e aggiungo che al peggio non c’è mai fine,guardo spesso su youtube filmati sulle opere passate e presenti ho scorto la nuova rappresentazione di Giulio Cesare in Egitto (HAENDEL) portata in scene in questo mese….Il circo di cui parlava nell articolo in confronto è nulla a quello portato in scene in questa rappresentazione:balletti ridicoli (balletto nell’opera lirica?)eseguiti dalla Dessay,voce parlata monocorde e fastidiosa sugli acuti,ma specilamente un allestimento grottesco,ove io non capisco come si possa capire cosa si sta rappresentando e che lei sia Cleopatra….In confronto il filmato che ha postato sempre di Giulio Cesare sembra accettabile …e Ho detto tutto….Ha ragione lei L’opera lirica specialmete all’estero si sta trasformando nel circo come rappresentazioni e come voci (che nessuna è piu’ consona al ruolo che deve interpretare tutti fanno tutto il peggio possibile)