Non poteva mancare nel nostro Quaresimal questo cantante attuale di grande carriera e fama. Gli andiamo incontro in parte, tanto per parafrasare un espressione gergale, ed evitiamo di portare il gigante tedesco fuori dal suo repertorio di elezione per proporlo in uno dei momenti più straordinari del repertorio wagneriano, il Wotan’s Abschied di Walkuere ( qui solo nelle prime due sezioni della scena), che richiede comunque una certa confidenza con tessiture baritonali. Del resto il nostro vero e proprio basso non lo è mai stato. Al di là del suo problema con gli acuti, perfettamente indietro, agganciati “ da sotto” cercando di mascherare la contrazione di gola che gli servono per eseguirli, possiamo apprezzare nitidamente i limiti che in generale affliggono la sua voce.
Sin dall’attacco del forte e disperato“Leb’wohl, du kühnes, herrliches Kind “, che inizia sul Si2 – Mi3, quindi Fadiesis2-Mi3 su “meines Herzens”, per poi scendere su Leb‘wohl al Re3-Dodiesis3, il basso è costretto non solo a strozzarsi in alto sin dalla prima frase, ma a cercare suoni cavernosi nella zona centrale, ed eseguendo i piani regolarmente opachi ed indietro.
Quando poi la scena entra nella parte centrale cantabile, “Der Augen leuchtendes Paar”, da eseguire langsam, il problema del canto legato si intreccia palpabilmente con quello della carenza di ampiezza, altro tallone di Achille del cantante tedesco. L’attacco su “Der Augen” ( sol2 ) è da subito indietro e la voce non trova mai l’esatto focus con lo scorrere delle frasi. Ogni cavernosità si riflette sul legato: la ripresa della frase poi è il modello del suo modo di cantare, con la voce costantemente allargata e pompata, al limite del caricaturale, secondo il moderno gusto corrente per le voci gravi maschili. Gli artifici del suo canto restano tali, perché di fatto questo Wotan non suona né veramente dolente, né solenne, né lirico, né regale, e lascia un generale senso di perplessità ed insoddisfazione nell’ascoltatore.