Dovrebbe essere una delle voci drammatiche di punta oggi in carriera. Ma ci sembra di ravvisare che la carriera proceda a strappi con periodi pausa, disavventure in teatri dove talvolta il pubblico ancora ci sente. E non potrebbe essere diversamente perchè dall’ascolto del disperato assolo di Manon al quarto atto sentiamo una gamma centrale tubata e forse fissa, acuti spinti e spesso, come si dice in gergo “presi da sotto” o ghermiti (vizi il primo di scuola italiana ed il secondo di scuola tedesca) difficoltà nell’addolcire (terra di pace) suoni gravi che evocano la meglio vocalità verista e fanno assurgere vituperate Manon al rango di raffinite cantanti e fini dicitrici.
Proprio da venerdì, tipo minestra del collegio Pierpaoli, ricordano i lettori di Gianburrasca.
Ma che peccato, che peccato!
E’ bella, ha un bel materiale, e’ a suo agio in scena, avrebbe anche un certo fraseggio, e non solo non e’ in grado di cantare come Dio comanda, ma ha proprio una caterba di lacune tecniche.
Metodo men che garibaldino ad essere generosi, niente..buttata alle ortiche.
E il direttore ci mette il carico..