Impariamo oggi come riconoscere se una voce di basso verdiano sia sincera o simulata e quali siano le conseguenze del cantare con emissione contraffatta, anche ad onta di una preparazione molto seria e professionale sul piano esecutivo, musicale e stilistico. Come già ripetuto svariate volte nelle puntate passate di questa rubrica, un chiaro segnale dell’emissione artificiosamente ingrossata, scurita e appesantita è l’incapacità di emettere la vocale “i”. Michele Pertusi alle prese con la preghiera di Zaccaria esibisce le sue i tutte generalmente sorde, chiuse, indietro ed ingolfate, ma alcune in particolare sono di una bruttezza tale da non poter passare inosservate neanche all’ascoltatore meno consapevole, ad esempio all’inizio del recitativo, le i di “IL santo coDIce reca”, nella preghiera tra le tante va segnalata quella pessima di “col labbro MIo” (3’30’’), un la naturale calante di intonazione perché indietro di posizione, affogato tra gola bocca e naso. Non è un cantante rozzo o impreparato e pertanto non gli manca la buona intenzione di legare le arcate di “e di canti a te sacrati ogni tempio suonerà” rispettando le previste forcelle, ma purtroppo la linea vocale si inceppa nel difetto appena descritto, chiudendosi il suono ogni volta che debba pronunciarsi la i (di-canti, ogni-tempio , ecc…). Inoltre il centro così appesantito determina anche l’incapacità di sfogare con sicurezza nel registro acuto: la voce è già satura nel medium, e per salire è fatale finisca indietro. Pessimi quindi i due attacchi sul re naturale (già piena giurisdizione del registro acuto per una voce di basso) di “LA tua legge sorgerà”, sporchi, indietro, duri, catarrosi e senescenti. Il mi naturale su “ SOrgerà” (4’53’’) non esprime nessuna autorevolezza perché bolso e privo di squillo. Resta solo l’apprezzabile volontà di aderire fedelmente ai segni espressivi del compositore, il cantante non manca infatti di attaccare in piano l’andante o di rispettare accenti e forcelle sulla frase “all’Assiria in forti accenti parla tu col labbro mio”, che tuttavia non possono assolvere degnamente alla loro funzione espressiva in quanto l’imposto artefatto non solo non riesce a simulare credibilmente autorità e solennità che derivano dall’ampiezza di vera voce di basso, ma rende tutto il canto goffo ed innaturale. Questo non vuole essere un ascolto comparato, ma per sentire cantare un pezzo come questo con vera voce verdiana, regale, sontuosa, grande ma non ingrossata, ottimamente emessa, timbrata, sfogata e squillante in acuto, un José Mardones è quanto mai istruttivo e rappacificante, anche malgrado l’innegabile inerzia espressiva.
6 pensieri su “I venerdì di G.B. Mancini: impariamo ad ascoltare. Michele Pertusi nel Nabucco.”
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Concordo pienamente con Mancini: linea ed emissione ingolfata ed oscurata per dare a Zaccaria un tono più sacrale.
Bastava scegliere un altro basso, un vero basso 😉
Colgo l’occasione per fare una domanda che proposi in chat ma a cui nessuno rispose: cosa è la voce verdiana?
Lancio una provocazione: per me è solo un mito e mistificazione del XX secolo 😉
L’unico commento che mi sento di lasciare è che mi fa molta tristezza tutto ciò. Saluti. Maometto II.
questa volta per parlare dell’esatto focus della voce di basso in questa aria basta il Ramey dell’Operà di Parigi nel 1996, che si trova sul tubo. Ramey non incorre nei suoni innaturali gonfiati, il suono squillante in acuto e sonorissimo nei gravi. E non è preistoria una volta tanto, ma persino voce imprestata a verdi pure la sua.
gent.ma Signora Grisi, penso che, a proposito di Ramey, si riferisca alle recite del 1995
http://www.youtube.com/watch?v=Cw3v4jABsr8
Come lei ben nota anche la voce del grande Ramey (il più grande basso rossiniano del dopoguerra) non era propriamente adatta al repertorio verdiano. Fra l’altro, a mio parere, proprio la frequentazione del maestro di Busseto ha portato a quei difetti che anche nelle recite del 1995 si cominciano a sentire. Infatti se gli acuti sono ancora ottimi e la voce conserva sonorità e morbidezza, sono già chiaramente presenti sia inopportuni e fastidiosi portamenti discendenti (particolarmente sgradevole, a mio parere, quello finale per facilitare la discesa al SOL grave) sia chiari segni di voce che inizia a ballare (un esempio fra i molti la frase “il sacro codice reca” dove compare sia il portamento discendente sia la voce malferma sulla A di recA).
Su Pertusi concordo con Maometto II: è veramente un peccato sentire un cantante di appena 48 anni ridotto così dopo che nel suo repertorio d’elezione (Rossini ma anche Mozart) è stato uno dei migliori professionisti degli ultimi 20 anni.
quelle sul tubo. Lì mi pare ci sia scritto 96….cmq era quel periodo….
insomma, è um cantante di 54 anni, più vecchio di pertusi, ma con la carriera più breve. Pertusi ha iniziato giovanissimo. I suoi nabucchi sono la chiusura di carriera. E’ stato più volte filippo, forse una volta fiesco. Cmq, tornando alla voce a fuoco, quella punta è sempre stata estranea a pertusi, anche in fine carriera dell’americano. Mardones fu un assoluto fenomeno anche come mezzo naturale, ramey era una voce modesta di fronte a quello. Ripeto, basta ramey in discesa per sentire l’assenza di fuoco e la voce ingrossata di pertusi