Secondo titolo della breve stagione pressoché oloverdiana del Teatro Regio di Parma, Nabucco. Secondo titolo, ma forse sarebbe più corretto e consono al periodo del calendario liturgico, nonché al livello della recita, parlare di stazione.
Neppure gli speaker, o più autarchicamente, i presentatori delle locali emittenti televisive, che come sempre presidiavano e trasmettevano i frutti della “Bayreuth italiana”, sono riusciti a trovare nel loro sovrabbondante e un poco monocorde lessico, consoni elogi allo spettacolo proposto. Consoni alla fama del luogo e alla brama di proclamare il successo, che anche ieri sera l’ha fatta da padrona agli applausi finali, in occasione dei quali il solo maestro Renato Palumbo è stato fatto oggetto di contenute riprovazioni.
E questo benché nel corso dell’unico intervallo abbia avuto luogo in loggione, debitamente documentato dalle soprarichiamate televisioni, un encomio dedicato al prescelto Zaccaria, Michele Pertusi, verdianamente salutato come salvatore della patria e quarta colonna del teatro, in uno con il sindaco della città Pizzarotti.
E malgrado gli artisti e i politici serrati a coorte a difesa del teatro e delle sue sbandierate eccellenze, prevalgono, nei commenti del giorno dopo, raccolti da stampa e fanzine locali, i distinguo, gli apprezzamenti generici e vorrei dire pudichi, ai confini dell’imbarazzato ritegno, e si affacciano a tratti giudizi quasi severi, per lo più rivolti alla bacchetta, ma non solo. Persino il coro locale, di norma esaltato come la migliore e per certo la più verdiana delle formazioni possibili, non miete nell’occasione i consensi ottenuti in altri e non troppo dissimili cimenti.
Crediamo che questi commenti siano meritevoli di diffusione. E di qualche chiosa, anche musicale, che offriamo in luogo della recensione, e che riteniamo della stessa esaustiva.
Trovate a questo indirizzo l’integrale dei commenti.
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Confermata l’impressione che già avevo avuto dopo l’anteprima: una buona edizione e approfitto dell’occasione per ribadire che in momenti difficili come questo è bello notare che il Regio è riuscito a offrire uno spettacolo come questo. Io, come corista, ho partecipato a molte edizioni di quest’opera verdiana, ma forse questa è la più bella della mia carriera.
Dalla cronologia del teatro:
19 Dicembre (anteprima per i giovani), 26, 28 Dicembre 1978, 1 e 3
Gennaio 1979
Interpreti: Lorenzo Saccomani e Renato Bruson (1.1) (Nabucco); Vincenzo Bello (19 e 26.12) e Salvatore D’Amico (Ismaele); Bonaldo Gaiotti e Stefan Elenkov (3.1) (Zaccaria); Angeles Gulin (Abigaille); Ida Bormida (Fenena); Alfonso Marchica (Gran Sacerdote); Bruno Bulgarelli e Enrico Pezzini (1 e 3.1) (Abdallo); Maria Gabriella Onesti (Anna).
Maestro Direttore: Michelangelo Veltri. Regista: Filippo Crivelli. Maestro del coro: Edgardo Egaddi.
Scene: Carlo Savi realizzate dal Teatro Regio di Parma. Costumi: Carlo Savi realizzate dal Teatro Regio di Parma.
Impresa: Città di Parma – Teatro Regio.
Altri interpreti: Orchestra Stabile Emilia-Romagna – Coro del Teatro Regio di Parma.
Ottimo il cast, Frontali, Pertusi, la Pirozzi che vedo molto bene nel ruolo di Abigaille, a lei congeniale, bene anche la Malavasi (Fenena). L’orchestra? È giovane, si sta formando prova dopo prova, opera dopo opera. L’amalgama, come quella che unisce il nostro coro, non può che venire con il tempo. I “buu” al direttore Palumbo? Non è da escludere che vengano dai soliti contestatori, comunque secondo me l’orchestra ha suonato bene anche se con volumi un po’ troppo alti. Ma quello è un problema che esiste in molte produzioni. Frontali ha cantato meglio che alla generale, sono contento per la Pirozzi che ha ottenuti molti consensi, Pertusi aveva già debuttato in Nabucco a Fano, io ero nel coro e avevo capito subito di che lana andava vestito il suo Zaccaria, Escobar ha una voce importante, forse è un po’ sprecata nel ruolo di Ismaele.
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Vengo subito all’orchestra, che non ha aiutato nessuno e soprattutto se stessa. In palcoscenico ho notato una grande differenza tra gli artisti: da una parte Frontali e Pertusi, maestri della scena, e dall’altra la Pirozzi e Escobar. Difficile mettere a confronto il fraseggio di Pertusi e la professionalità di Frontali con gli altri due interpreti. Pertusi potrà essere verdiano o meno, ma il suo canto è nobile, lui e Frontali hanno onorato la partitura. Non mi sento di dire lo stessa cosa per Ismaele e Abigaille. Escobar è dotato di un mezzo vocale notevole, così come la Pirozzi, ma entrambi mancavano di arte, lui fa sentire soprattutto la voce, lei, sempre molto eterea, manca di “animo”. Comunque una prestazione dignitosa, certamente migliore di quella fornita in prova generale. Fenena è stata al servizio della scena. Il coro bene, come sempre, però nel “Va pensiero” non si è sentita un’unica pasta sonora, sono saltati gli equilibri sonori, si riconoscevano le voci, insomma, è mancata la poesia e ciò secondo me va imputato all’orchestra.
Avessero cantato così!
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Direi che è stato uno spettacolo omogeneo, di buon livello. Bravo Frontali, mi è piaciuto, così come la Malavasi nella parte di Fenena. Positiva anche Anna Pirozzi, sicuramente ha reso molto di più in questo Nabucco che nel Ballo in maschera.
L’unico appunto che forse le si può fare è che nei gravi non è molto robusta, ma… avercene di cantanti così. Michele Pertusi non è forse proprio nel suo ruolo, però è dotato di un’eleganza e di una classe, che riesce sempre ad offrire prestazioni ad altissimo livello.. Escobar è stato bravo, finalmente un Ismaele di grande dignità.
La direzione contestata del maestro Palumbo? Dipende dai punti di vista, ma anch’io sono del parere che Palumbo si compiaccia di una certa sonorità, insomma l’orchestra diretta da lui è un po’ troppo “sonora”. Bene come sempre il coro diretto da Martino Faggiani, anche se nel “Va pensiero” non ha esaltato forse per i tempi lentissimi imposti dall’orchestra.
Pare che il Nabucco vada di moda farlo così:
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A m’é gnu al nervóz. Perché? Perché ritengo che questo sia stato uno spettacolo accettabile, tutto sommato anche bellino e contesto la “buata” al maestro Palumbo perché ha tenuto troppo alto il volume dell’orchestra. Aveva fatto la stessa cosa in un Andrea Chenier a Torino…
Insomma, per me l’orchestra ha suonato bene e lo spettacolo è stato accettabile. Inutile cercare sempre il pelo nell’uovo. Se si volesse fare i difficili, agh ne sariss par tutti. Ma se si vuole continuare così, con i soliti distinguo, le solite critiche, chì a gh vén pu a cantär nisón. Andate, andate a vedere negli altri teatri, che non siano i “massimi” come la Scala, il Metropolitan…
Smettiamola con il continuare a fare i confronti, a tirar fuori i fantasmi del passato. Il teatro adesso è così… Dobbiamo adeguarci alla realtà.
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È stata una bella serata, cominciata con la grande sinfonia e poi con Gli arredi festivi del nostro coro, sempre un piacere ascoltarlo, cantano bene, in modo appassionato. L’orchestra è nuova e si sente, ha ancora bisogno di rodaggio, manca l’amalgama ma sono convinta che verrà con il tempo. I tempi dell’orchestra un po’ veloci e pure la sonorità che in alcuni momenti copriva un po’ le voci. A un certo momento qualcuno ha perfino commentato ad alta voce: “Suona più forte che non sentiamo”…
Frontali ha fatto bene, bene anche Pertusi. La Pirozzi ha cantato bene, molto meglio che nel Ballo in maschera, Abigaille è un ruolo a lei molto congeniale. Fenena così così, il tenore, Escobar, ha una bella voce, che forse potrebbe essere maggiormente valorizzata in altri ruoli.
Si tratta forse di una candidatura del tenore ai ruoli del Verdi pesante, magari in vista delle prossime edizioni del Festival?
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Perchè ci sono stati dissensi per la direzione del maestro Palumbo? Perché il suono molto spesso era forte e copriva le voci. Però forse il tenere il suono molto ronusto è stato un espediente del maestro per far lavorare meglio l’orchestra che è ancora abbastanza insicura. Per il resto, compagnia cantante a posto. Ottimi Pertusi e Frontali, Pirozzi bene, Abigaille è nelle sue corde. Il tenore, Escobar, con una voce un pochino fuori stile, Ismaele ha bisogno di un cantante un po’ più leggero, nelle parti dove doveva essere eroico Escobar sembrava… Cavaradossi. Comunque ha una bella voce stentorea, il ruolo gli va un po’ stretto.
Insomma, ecco la voce ideale per Ismaele:
Il coro è stato ottimo come al solito, anche se non ha suscitato entusiasmi nel “Va’ pensiero”, reso in modo lento, forse per seguire l’orchestra. Molto bene invece negli Arredi festivi.
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Serata un po’ opaca, senza squilli. Molto, molto focosa l’orchestra, soprattutto i fiati, al limite dello scandalo. Pertusi è un grande cantante, purtroppo nonostante i suoi limiti di cantante verdiano, manca un po’ nelle note basse, se fossi in lui non farei più Zaccaria. Comunque, sia chiaro, con quello che c’è in giro, è sempre meglio ascoltare lui che altri. Frontali è un ottimo professionista, ha una voce un po’ metallica, poco accattivante, questo è il suo limite. Però è un buon professionista. La Pirozzi, che dire? Io l’ho sentita altre volte e penso che sia meglio di quando canta a Parma, chissà perchè, forse qui è un po’, come dire, frenata…. Io comunque credo che al momento la migliore Abigaille sia la Theodossiou.
Escobar ha mezzi vocali notevoli, ma è grezzo, nel quartetto ha buttato fuori tutti gli altri… Fenena benino, ma non credo che sia un vero mezzosoprano.
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I buu al maestro Palumbo? Meritati, secondo me. Il problema peggiore di questa serata è stato proprio la direzione. Secondo me l’orchestra non ha buoni elementi, soprattutto per quanto riguarda gli ottoni. E ho notato mancanza di coesione tra le voci e gli strumenti. Questo il primo problema. Il secondo riguarda i cantanti. Molte voci erano fuori ruolo. Nabucco (Frontali) non mi è piaciuto, soprattutto nelle note calanti. Pertusi è un grande artista, riesce sempre a rendere al massimo, comunque lo vedo più adatto a un repetorio di Donizetti, Bellini, Rossini, che poi in effetti è il suo vero repertorio.
Mi è piaciuta la Fenena di Anna Malavasi. Il tenore ha un buon potenziale, ma è giovane, potrà far meglio. Il coro? Bene, ma mi è piaciuto soprattuto negli Arredi festivi.
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Fare Nabucco a Parma, opera dove il coro è il protagonista, è un po’ come andare a nozze. Il nostro coro è uno dei migliori al mondo e in Verdi si esprime al massimo. Frontali è un buon Nabucco, forse più a suo agio dopo la seconda parte dove emergono gli aspetti più intimistici del personaggio. Il suo “Dio di Giuda” è giustamente interpretato come una supplica, senza incorrere in eccessi come a volte capita di sentire in quest’aria.
La Pirozzi ha offerto una prova molto convincente in un ruolo difficile ma che le si addice particolarmente. La Fenena di Anna Malavasi mi ha convinto, perché perché con la sua vocalità di mezzosoprano chiaro è adatta in questo ruolo che nel libretto originario viene ancora definito per soprano.
Sul tenore Escobar diciamo che ha cantato al meglio delle sue possibilità. L’orchestra mi è sembrata migliore rispetto al Ballo in maschera, ma non sono in grado di giudicare un organico appenacostituito. Il maestro Palumbo secondo me ha diretto bene però non ha saputo dosare bene i volumi dell’orchestra. Comunque è stato un divertimento vederlo ballare sul podio… L’allestimento, già visto nel 2009, è sempre bello. Per quanto riguarda Michele Pertusi, vorrei citare un vecchio carosello dove a Virna Lisi veniva detto: “Con quella bocca può dire ciò che vuole”. Pertusi, con il suo canto nobile, elegante, attento alle parole e all’interpretazione riesce a far vivere in scena tutti i personaggi che interpreta in modo più che convincente. È un grande artista. E non dimentichiamo la sua “preghiera” nella prima parte dell’opera: da incorniciare.
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Concludiamo la nostra crestomazia parmigiana con alcuni stralci della diretta televisiva.
Youtube ha questo brutto difetto: documenta e consente l’accesso a molto, se non proprio a tutto. Per questo alcuni vorrebbero bruciarlo, come si faceva una volta con i testi colpiti dall’interdetto. Altri, anime candide, si limitano a ignorarne l’esistenza.
Antonio Tamburini & Domenico Donzelli
La riproduzione della Tessera Annonaria di infausta memoria, ci ricorda che anche mella lirica dopo le altisonanti parole dei sovrintendenti, la realtà della miseria attuale, ci porterà proprio a quel certificato.Spiace doverlo ricordare che per molti teatri vale la parola di Totò. Tempo addietro chiesi ad un dirigente della Scala come mai era in cartellone un certo cantante: risposta: ha cantato al Covent Garden!
Prosit.