Vanni Marcoux (1877-1962) si chiamava in realtà Jean Emile Marcoux, era nato a Torino e svolse buona parte della propria carriera in Francia oltre che nel Nord America (Chicago) ed in Sud America (Buenos Ayres). Ufficialmente basso affrontò anche ruoli di baritono come il protagonista dello Schicchi e al tempo stesso la parte di Bertram del Robert le diable. Di fatto era un basso baritono al quale il ruolo di Filippo si presta a meraviglia. All’epoca della registrazione (1931) il basso francese era in carriera da circa un trentennio. Dalla prima all’ultima nota del grande monologo di Filippo colpiscono la dizione chiarissima e scolpita, mai enfatica e il rispetto assoluto dei segni espressione, facilità estrema in zona acuta (vedi il re acuto “sotto la volta nera”, di “poter leggere nei cor” o il mi bem di “Dio sol può vedere”). Basta munirsi dello spartito per sincerarsene. E forse basterebbe anche in questo excursus nella storia della voce di basso. Alcune eccellenze di questa esecuzione vanno segnalate, però. Ad esempio nell’attacco “ ella giammai m’amo” Vanni Marcoux rende sia al primo enunciato che alla ripetizione conclusiva l’indicazione “come trasognato” ad onta di qualche suono un po’ nasale tipico della lingua gallica. Alla frase “no amor per me non ha” il rispetto della forcella e dell’indicazione rallentando è esemplare e più ancora l’ammirazione va al vocalista ( e Vanni Marcoux era famoso quale cantante attore, preciso) per l’esecuzione del “già spunta il di” che sta fra il passaggio della voce di basso, come pure vocalista ed interprete sono paradigmatici nella frase “sparì dai miei occhi languenti”, che porta la voce nella zona grave ovvero in quella sulla carta meno propizia per il cantante. Esemplare la realizzazione di tutte le indicazioni di pp che la parte prevede “ah il serto regale”, di “il serto perde il re”. Se proprio dobbiamo divertirci a trovare un difetto in tanta qualità tecnica e vocale possiamo osservare che talvolta la “e” suoni un poco aperta nella zona che precede il passaggio di registro e perfettamente coperta ed oscurata dopo il passaggio come accade con la “voute de pierre” alla conclusione del cantabile. Sono osservazioni assolutamente grisine, però!
2 pensieri su “VOCE DI BASSO III: VANNI MARCOUX”
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Favoloso. Giusto qualche occasionale nasalità. Magari può mancargli un po’ di ampiezza nelle grandi frasi legate, ma avremmo dovuto ascoltare la proiezione della voce in teatro.
Nel canto, se si eccettuano poche frasi di pochissimi artisti,
la perfezione non esiste.
Pero’ insomma, alla perfezione questo Signore ci si avvicina, e parecchio.
Al di la’ : Placon, De Angelis e Marcoux…stupendi.