
Dopo la scena della Valchiria di sabato scorso, proponiamo un altro duetto tra padre e figlia che avrebbe potuto essere collocato in un’eventuale rassegna carnascialesca, tanto ridicola, cempennata e approssimativa ne è l’esecuzione, segnatamente per la parte del soprano, che gravita di fatto sull’ottava centrale e non oltrepassa un sol. Notiamo peraltro come il nominale basso sia uno dei più reputati interpreti nostri contemporanei per quanto concerne il repertorio verdiano e russo, mentre per la prova della cantante, ovviamente specialista wagneriana e straussiana, parte della critica ha speso aggettivi quali “trascinante”, “espressionistica” e “coraggiosa”. Notiamo altresì come la caratteristica saliente di questo e altri titoli dei cosiddetti anni di galera sia la necessità di conciliare stilemi vocali, che rimandano alla scrittura donizettiana, accento e fraseggio già compiutamente verdiani, oltre al rispetto dei segni dinamici ed espressivi, presenti in quantità non minore che nei titoli della maturità.
io non ho capito una parola di quel che canta la Herlitzius…. un record!