Quaresimal V: Jonas Kaufmann e Dmitri Hvorostovsky

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Per il primo venerdì della nostra quaresima la penitenza non poteva che essere doppia, e allora “gustatevi” i divini Kaufmann e Hvorostovsky in una delle pagine più celebri dell’opera mai scritta da Giuseppe Verdi. Qui, alla lettera, ché le forcelle e gli altri segni di espressione previsti in partitura brillano per assenza nell’esecuzione dei due bellissimi, famosissimi, pubblicizzatissimi e quindi bravissimi cantanti, anzi, divi vocali, entrambi perfette ipostasi di quello che un critico ebbe a definire approccio eurosbobbico alla musica lirica, approccio le cui caratteristiche preminenti sono: il medium impastato e artificiosamente scurito, che impedisce una salita agli acuti degna di questo nome (per il baritono valga l’attacco sul fa del primo “lo giuro”, per il tenore la frase “vi stringo al cor mio”, che sale addirittura a un la naturale); i piani in difetto di appoggio che si risolvono in rantolii malfermi e di precaria intonazione (ascoltare il baritono a “amico, fidate nel cielo” e il tenore “al core”, frasi che “battono” sui rispettivi passaggi di registro); l’incapacità di sfoggiare un legato minimamente dignitoso e adeguato al carattere di trenodia, cifra caratteristica del passo. Qualcuno griderà alla sconvolgente modernità di siffatto approccio. Per noi è sconvolgente che simili cimenti vocali vengano proposti in cornici differenti dalle manifestazioni amatoriali o dalle sale d’avanspettacolo.

10 pensieri su “Quaresimal V: Jonas Kaufmann e Dmitri Hvorostovsky

  1. Questa, finora, vince il primo premio.

    La proporrei ai Disney Studios per un sequel di Fantasia in cui – in Forza – duettano il water e il bidet. Per gli altri apparecchi igenico sanitari (doccia-Leonora, lavandino-Preziosilla, vasca da bagno-Padre Guardiano) c’è solo l’imbarazzo della scelta.

  2. No vabè… allora ditelo che ci odiate…

    P.S. Nell’edizione della Dama di picche diretta da Ozawa, peraltro segnalata come forse la migliore se non ricordo male da Giudici, il signore qui sopra coi capelli bianchi è riuscito nell’impresa più ardua per un baritono: rovinare il cantabile di Yeletski. Ce ne vuole…

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