Quaresimal IX: Renè Kollo

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abbiamo dovuto sentire e leggere che  Lauritz Melchior fosse  un trombone, che cantava solo forte con accenti stentorei, quale  giusto e ovvio contraltare delle “gelide matrone” tipo Frau Leider, Frau Rethberg o signore Stignani ed Arangi-Lombardi, tanto per citare le più strumentalmente vilipese rappresentanti di questa categoria vocale creata ad hoc da chi doveva difendere cantanti, al massimo, di discreta dotazione naturale. E giustamente sia quei critici e quel pubblico, che poi hanno imperterriti proseguito per quella strada, sia noi, deserti passatisti, siamo stati puniti con tenori da Elisir o Boheme promossi  ad eroi wagneriani, i quali, anche nel momento lirico ed estatico, richiedono voce sonora e penetrante al centro, squillante nei primi acuti (di fatto gli unici previsti dalle scritture wagneriane) varietà e nobilità di accento al tempo stesso, oltre che tempra fisica, acquisita in sola grazie della tecnica di canto, per reggere scritture e lunghezza della parti tenorile wagneriane. Giro ai lettori la domanda: ma almeno una delle qualità tipiche del tenore wagneriano,  che non fosse un certo timbro gradevole da des Grieux, il “nostro” René Kollo le ha mia vantate?

Buon ascolto non lo posso dire, nella mia ottica, ma buona riflessione lo dico prima di tutto a me stesso.

 

38 pensieri su “Quaresimal IX: Renè Kollo

  1. Ma, insomma, che senso ha paragonare Kollo a uno dei massimi tenori wagneriani di tutti i tempi? E chi mai le vilipende la Arangi Lombardi, la Stignani o la Rethberg? A tutti o a tutte si potranno fare delle critiche…o no? Prendere un cantante, paragonarlo immediatamente alle massime incarnazioni di quel tipo vocale e dedurne che si tratta di un cane assoluto, con il corollario altrettanto immediato della decadenza irrimediabile dei nostri tempi, è un’operazione senz’altro sbagliata. Non soltanto; è un’operazione disonesta. Kollo io l’ho sentito a Salisburgo nei Maestri Cantori diretti da Karajan (la più grande serata d’opera della mia vita, l’ho detto tante volte); si trattò di una prova stupenda. Come eccellenti sono il suo Tannhaeuser e il suo Parsifal con Solti e, ancora una volta, il suo Walther con Karajan. Si può risultare una donna attraente anche senza essere la Ingrid Bergman di “Notorius” o la Tierney di “Vertigine”.

  2. Neppure per me Kollo è tenore da “Quaresimal”. E sono sostanzialmente d’accordo con Ninci, tranne per la definizione di Melchior come uno “dei massimi tenori wagneriani”: non mi è mai piaciuto Melchior e il suo modo di cantare, del tutto esteriore, retorico e, spesso, ridicolo. Ben altri tenori – dell’epoca intendo – incarnano il mio ideale di cantante wagneriano. Tornando a Kollo, io credo che – come in ogni cosa – non si possano paragonare “pere e mele”, magari selezionando un ascolto infelice (com’era accaduto con il brutto disco di Bruson su ariette antiche) e porlo a paradigma di una carriera. Il giochino è semplice e, francamente, poco interessante: chiunque potrebbe essere così demolito…si può prendere la Adriana della Sutherland per dire che è una cantante oscena? Direi di no. E allora perché farlo con Kollo? Il suo Tannhauser con Solti è molto bello e, soprattutto, coerente e musicale. Per non parlare dello splendido Parsifal diretto da Kegel, dove Kollo è decisamente ottimo. Certo è cantante con limiti, ma limiti ne hanno tutti.

    • pensavo che non ti sfuggisse una differenza sostanziale un cantante di buona tecnica può essere in declino vocale e pertanto appalesare limiti evidenti e/o può essere fuori parte e quindi appallesarne degli altri. Ma rimane sempre un cantante di buona e solida tecnica. Potrebbe valere in luogo della Sutherland la Gruberova . Se frau Gruberova cantasse Elsa o nelle parti tragiche di Donizetti si fermasse al do acuto senza ostinarsi ad interpolare sovracuti lederebbe assai meno la propria memoria e fama. Quanto a Bruson il brano al di là dello sfondone stilistico (la canta come se fosse il Panis Angelicus o il Pietà Signore) appalesa quelli che sempre anche nei panni di Alfonso XI o di Lusignano erano i limiti tecnici del miglior Bruson ovvero l’esecuzione ritardata ed incompleta del passaggio di registro con la conseguenza che Bruson nelle scritture alte di Verdi stentava ed era privo di squillo.

    • Premesso che dall’ascolto dell’Adriana della Sutherland (o Bolena, Suor Angelica, ma anche – seppur in modo meno marcato – seconda Sonnambula, seconda Norma) nulla si percepisce della tecnica buona o ottima, ma una marea di difetti ed una esecuzione che ha del grottesco e dell’orrido, a cominciare dall’IMPROPONIBILE fraseggio e dizione (molto peggio di una qualsiasi recente scorribanda donizettiana/belliniana della Edita). Bisogna avere anche il buon gusto di chiudere una carriera con una certa dignità, e incidere quelle “robe” non è certo onorevole per la cantante che fu. E che comunque difetti ne ha sempre avuti, come bene ha ricordato in altra occasione Mancini.
      Quanto a Bruson – ma non voglio occuparmene qui – non trovo affatto sussistenti tali limiti in Alfonso o in Verdi, di cui ha lasciato splendide esecuzioni (Falstaff, Macbeth, Ernani, Nabucco, Forza del Destino, Ballo, Luisa Miller, Rigoletto, Traviata…): certo un Verdi non “sbraitato” o esteriore, ma misurato e molto aristocratico. Il problema del disco di arie antiche non è lo stile, ma la malriuscita complessiva (e capita: vogliamo parlare del recital wagneriano della “stupenda”?)…a parte che sono pezzi talmente insulsi che mi chiedo come si possa avere la voglia di inciderli, cantarli o ascoltarli.
      Torniamo a Kollo e al cantante wagneriano che non può essere ricondotto alla canna vocale o al monolite interpretativo: Wagner non scriveva per altoparlanti umani con polmoni sovradimensionati, né richiedeva orchestre fracassone ad ergere “muri sonori” da abbattere con tonsille e testosterone…ecco perché trovo che un approccio lirico e cesellato (che non sia manierato e piagnucoloso come certi vecchi stereotipi italiani) sia una soluzione – in certi ruoli – assai più gradevole di un imbalsamato Melchior che avrà pure fiato da mantice, ma che è piatto come l’elettroencefalogramma di un cadavere. Di Melchior mi viene sempre in mente – con disgusto – un orribile “esultate” che, in un italiano talmente inaccettabile che fa apparire la Sutherland madrelingua, viene sciorinato senza mai prendere un respiro: un ascolto non da Quaresimal, ma da campo santo…

      • Non sono affatto pezzi insulsi; insulse sono solo le esecuzioni di chi come Bruson, snobbando e sottovalutando pagine semplici come queste, si mostra in tutta la propria pomposa mancanza di umiltà, qualità prima ed imprescindibile dell’artista che voglia servire degnamente la musica.

          • Sei un animo troppo romantico per immedesimarti nelle ariette del Sei-Settecento 😉
            Perdonami l’attacco bonario, Duprez, ma definirle insulse, significa non capire niente del Barocco.
            Concordo chiaramente con Mancini: insulso è chi le canta come Bruson!
            Che poi, senza andare molto lontani, sono tutte arie tratte da opere: “Già il sole dal Gange” da L’honestà negli amori di Scarlatti, “O Cessate Di Piagarmi” dal Pompeo di Scarlatti, “Amarilli” dalle Nuove musche di Caccini, opera rivoluzionarissima per il tempo.
            Per non parlare poi del Parisotti, da cui sono prese che raccoglie “Delizie e contenti” dal Giasone di Cavalli, “Le Violette” dal Demetrio e Pirro di Scarlatti etc etc . . .

          • Beh, ci sono tanti aspetti del barocco in musica: a me semplicemente non piacciono, non mi dicono nulla dal punto di vista musicale…

        • sono effettivamente un po’ pallose forse piu’ divertenti da cantare, anke se insidiose, che da ascoltare perche’ viene sempre introdotta tanta retorica pseudo barocca. allora meglio un impostazione scarna con variazioni centrate. Ottima la Bartoli per esempio nella loro esecuzione (non x far polemiche ih ih)

          • La Bartoli nelle registrazioni del 1998 è anche gradevole e (ancora) ascoltabile, a parte vezzi/sospiri/facce che già presupponevano la porcata vocale che ne sarebbe venuta!
            La voce incomincia ad essere indietro, sopratutto nei centri, però sentite come appoggia sul petto nelle note centrali 😉
            http://www.youtube.com/watch?v=-Hlk8EDA02M

            Nemmeno 1 anno, e diventerò quella porcata vocale che è oggi con quel maledetto CD su Vivaldi! Che Calliope e Mnemosine la perdonino 😛

      • l’incipit mi imbarazza davvero. Non si caoisce nienete della tecnica della sutherland in bolena cantata a sessant’anni??? Io direi che c’è solo la tecnica, oltre che l’arte di gestire uno spartito. La voce non c’è più.

        • Ribadisco: in quell’incisione (ma il peggio è in Adriana e Suor Angelica) si percepisce poco o nulla della grande cantante. Dici che resta la tecnica, dove? Nei centri appannati, nei bassi sordi nelle tante difficoltà in cui inciampa? La tecnica, senza la voce, non basta, dato che il canto ha pur sempre finalità estetiche e deve essere gradevole e piacevole (cosa che non si può dire, onestamente, di quell’infelice incisione). Ma non voglio parlare della Sutherland qui, se non per dire che utilizzando come paragone questa Bolena (o peggio, Adriana) si avrebbbe una visione distorta della grande cantante che fu.
          Quanto all'”arte di gestire uno spartito”…suvvia, si tratta di pesanti interventi (ben oltre il limite consentito all’interprete) al fine di soddisfare un capriccio perfettamente evitabile: lo comprendo – nell’ottica divistica – ma resta un’inutile appendice ad una carriera, altrimenti impeccabile.

  3. allora dico anch io la mia premettendo che l ho anche sentito due volte dal vivo. Lohengrin e in concerto. Il nostro ha cantato in un periodo in cui il canto wagneriano era in gravissima crisi. Ha beneficiato della mancanza d una vera concorrenza e le grandi case discografiche lo hanno spesso utilizzato proprio x questo. In quel periodo la gloria discografica era piu importante d quella teatrale e cosi il pubblico lo teneva in debito conto quasi fosse un star. In realta aveva lo stesso approccio d schreier in altro repertorio. Molto lezioso e affettato. Proprio perche’ sono nato sotto il regno d rene’ e peter hofmann capirete perche ho tanta considerazione per kaufman nel repertorio yedesco

    • Davanti a Kaufmann, Renè Kollo era solo -si fa per dire- un cantante limitato in natura e poco rifinito tecnicamente. Il mio ascolto di Lohengrin di cui resse (guarda caso una serato sola dopo le prove) mi fa memoria di una voce piccola e bianchiccia senza mezze voci e senza smalto. Non che di queste caratteristiche ne possieda alcuna il bel Kaufmann.

      • Fece solo la prima di quel Lohengrin perché litigò con Strehler per la questione dell’elmo (MiguelFleta potrebbe confermare anche se mi spiace disturbarlo sempre). La voce c’era e si sentiva. Il problema era questa sua effeminatezza che mi può piacere in altri contesti ma non nel Lohengrin. Tuttavia in quel periodo Kollo era quanto di meglio offriva il mercato. A me non piaceva molto ovviamente ma era sicuro aveva un colore molto personale ancorché sbiancato e per qualche anno una certa tenuta. All’arena quando lo riascoltai in concerto 8.8.1988 face In fernem land con fiati molto accorciati, smalto ridotto e sicurezza precaria. Dunque mi piace meno di quanto piaccia a Duprez che tuttavia in senso astratto (dico astratto perché io mi ritengo un appassionato realista e non intellettuale) ha scritto cose pesanti ma molto sensate.

        • Caro Albertoemme,
          Non sono disturbato.
          Rene’ Kollo, Peter Hofmann e Siegried Jerusalem , tra quelli celeberrimi ed incensati sia da crtiica togata, che da popolari dimostrazioni di entusiasmo (parlo di quel periodo), sono secondo me tre schifezze vocali, oltre che ridicoli interpreti. Vabbe’ uno aveva il colore bello, l’altro s’imponeva scenicamente, il terzo un filino piu’ fraseggio, diciamo cosi’; ma sempre tre schifezze rimangono e sempre secondo me. Visto che si parla di Kollo, lo sentii nel 74 o 73, boh, da Salzburg in Tamino e l’anno dopo in Lohengrin diretto da Mehta e con una Ewa Randowa strabordante in Ortrud.
          In entrambe le occasioni non mi e’ piaciuto, e, il suo Tannhaeuser di Monaco lo ricordo come disgustoso, decisamente bruttino anche il Lohengin della Scala. Poi domani, dopo l’ascolto di Vogt in Erik, tra le lagrime, quasi incenseremo quel pancotto di Rene’, ciao.

          • Anch’io l’ho ascoltato (raramente) dal vivo e non mi ha lasciato nessuna impressione né particolarmente positiva né particolarmente negativa, insignificante direi, e tanto basti.
            Bisogna però ammettere che anche in un ruolo terribilmente al di sopra dlle sue possibilità (Tristano) per merito di una direzione d’orchestra eccezionale e di una partner eccellente (Margaret Price) un qualche risultato riesce a portarlo a casa: insomma, Kollo o non Kollo quell’incisione di Tristano e Isotta rimane fra le prime tre imprescindibili esecuzioni da ascoltare per avvicinarsi al capolavoro di Wagner. O sbaglio?

          • Billy caro, sono d’accordo con te anche sul Tristano di Kleiber.
            Per altro sembra che Kollo e Price l’abbiano registrato senza mai incontrarsi, cosa che dovrebbe far riflettere sull’attendibilità dei dischi moderni.
            Stammi bene.

        • credo che kollo avesse una voce lirica molto bella in origine, usata male e con problemi mai risolti, girare gli acuti in primis. Lo trovo appena sopportabile in walter, orribile nei ruoli wagneriani più pesanti. Quanto ad hoffmann, per me nemmeno la voce aveva. Un simpatico rocchettaro fisicato ebasta, che piaceva molto ai gay. Insomma l’inizio del visual spinto senza vocal cui siamo arrivati oggi. Ricordo quell’ignobile incisione di orfeo…..incommentabile chi l’ha pensata oltre a chi l’ha cantata, che la dice lunga su quello che si annida nelle teste dei discografici.

          • La metafora del “girare gli acuti” é una tua ossessione che veramente mi turba da quando te l’ho sentito dire con la grazia che ti contraddistingue rivolto a Mukeria. A prescindere da questa considerazione che ammetto é irrilevante, mi pare che le tue osservazioni a quanto scrive Duprez rappresentino il solito equivoco sull’equazione canto=tecnica sulla quale qualcuno che tieni in ottimo conto ha già avuto modo di disquisire in maniera convincente

          • caro albertemme, non sfugge la tua continua provocazione. Irritare è il tuo scopo. Ma…ti hanno già risposto. Tanto una più una meno…ne hai detti così tanti di strafalcioni e fesserie.si, vado asciare….c’èun gran sole oggi!

          • Per Giulia.
            Hai detto cose giustissime, ma ai gay non mi sembra piacesse molto Hoffmann, di solito preferiscono altri tipi, meno bamboloni diciamo. Piaceva senz’altro molto alle signore, se non ricordo male.
            Anch’io comunque penso che tra i tre sia stato senz’altro il peggiore, infatti parlavo di sola presenza scenica. Vocalmente lo metto sullo stesso piano di Frey, terribilissimo, sempre secondo me. Riguardo a Kollo Il brano del Sigfrido postato, spiega tutto no? Canta male, ma male!

  4. @albertoemme: guarda che l’espressione “girare gli acuti” significa “fare bene il passaggio e prendere bene gli acuti, proiettandoli e sostenendoli”.
    Non vedo cosa ci sia di pretenzioso in quel che dice nonna Giulia: è una delle BASI immancabili del canto; se non hai quello, non sei un cantante. Nel caso del tenore, Pavarotti disse “Per essere un vero tenore… Se non copri il Fa – Fa# – Sol, non sei un vero tenore; puoi essere un fantastico cantante, ma non un vero tenore” ( http://www.youtube.com/watch?v=mk06RvH96NU al minuto 3:14 e sentito l’esempio chiarissimo del passaggio che consente di salire e “girare” gli acuti).

  5. se ti riferisci a vogt che non mi dispiace e mi diverte nella sua coerenza, ammetto é una mia debolezza, la Kampe ha smesso di funzionare dopo tre quarti di ballata, il timoniere era terribile, daland anonimo. Terfel per te sarà un birraio ma é nè meglio nè peggio di tanti. Circa il direttore voglio sentirlo dal vivo prima di esprimere un giudizio definitivo. Io se fossi un grande direttore a volte fingerei di dirigere male così almeno il mio pubblico (se magari al termine della giornata ha altri pensieri: corna, ha perso il milan, gentiloni non ha avuto quella poltrona….) non si annoia con concertazioni anonime e prevedibili. Per questi “apprezzamenti” dovrei andare sotto processo dei “probigrisi” ?

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