Come dice il proverbio il buongiorno si vede dal mattino e l’assolo che apre il quadro della Madonna degli Angeli assurge, nell’esecuzione di una in molti sensi principiante Helga Dernesch (all’epoca della registrazione, ventiduenne all’anagrafe, ma vocalmente ben più anziana, per non dire di peggio), a paradigma di un modo di malcantare Verdi, tipico delle voce avvezze ad altrettanto sistematicamente malcantare Wagner. E precisiamo, non parliamo qui esclusivamente di voci tedesche o di scuola tedesca, perché una Meta Seinemeyer o una Margarethe Teschemacher, per tacere di una Rethberg o del vertice superno di una Leider, non malcantavano Verdi e tanto meno Wagner. I suoni fissi e stonati nella zona dei primi acuti (in un brano che non passa un si naturale e sporadicamente tocca il la diesis), il registro medio in difetto di appoggio (il si centrale in chiusa), i gravi vuoti, le aleatorie e antimusicali riprese di fiato deprivano la figura della sventurata dama de Vargas dell’eloquenza e del peso tragico che le sono propri, rendendo così artefatta e caricaturale la desolazione del personaggio, che qui si traduce, con involontario quanto perfetto naturalismo, in desolazione dell’esecutrice di fronte alle onerose (alcuni diranno subito: troppo onerose!) richieste della scrittura verdiana. Ascolti come questo dimostrano, con buona pace dei laudatores a oltranza, che buona parte dei cosiddetti specialisti wagneriani degli ultimi cinquant’anni erano o sono specializzati soprattutto nell’arte di eseguire in maniera censurabile tanto Wagner quanto altri autori.
2 pensieri su “Quaresimal III: Helga Dernesch, donna Leonora de Vargas”
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Sorella di mia madre, voi siete inesorabile!
Vociaccia detestabile, che inquina e rovina l’ipnotico Tristano e lo splendido Fidelio di Karajan incisi in studio. (con buona pace di Celletti che, qua e là, arriva inaspettatamente a salvarla)