Dopo David è il turno di un altro principe dell’Opéra Comique, che affrontò nel corso della sua carriera anche ruoli di cabotaggio ben differente da quelli tipici del repertorio del tenore di grazia. Su tutti il bandito Ramerrez. Siccome abbiamo spesso letto, non solo negli ultimi giorni, che unicamente con l’avvento delle star benedette da multinazionali del disco, dirette mondiali e frequenti “ospitate” radiotelevisive è stato possibile rendere giustizia a tutte le richieste dei compositori, ponendo un doveroso termine allo spadroneggiare di esecutori arbitrari quanto monotoni, abbiamo pensato di proporre a confronto, nella medesima aria, il suddetto Lapelettrie e quello che dovrebbe, tra i tenori oggi in attività, essere il suo erede naturale, o almeno uno dei suoi eredi naturali. E siccome questo spazio non può e non vuole in alcun modo sostituirsi alla rubrica dell’amico Mancini, lasciamo ai lettori ogni commento in merito.
2 pensieri su “MODESTE VOCI: RENÉ LAPELLETRIE”
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Chiaramente, la prima registrazione non esiste ed è una vostra contraffazione elettronica del secondo cantante. Certo che la tecnologia non ha più confini! Oltre i confini della nostra galassia … alla scoperta di nuovi mondi liberi dalle catene che ci legano al passato … novelli Spock e capitano Jim, troveremo Kaufmann che canta Manrico e la Bartoli che canta Norma … ahahaha!
Un tale puo’ essere definito erede di un tal’altro quando qualcosa in comune tra i due ci possa essere, a vantaggio del primo o del secondo non importa, ma, cosa ci sia in Alagna in comune con Rene’ Lapelletrie, tranne sei o sette opere del repertorio francese ed un paio di quello italiano proprio mi sfugge.
Lepelletrie aveva un’imposto professionale, voce vibrante anche nei centri, sapiente uso del passaggio.
La voce, non benedetta dal cielo, il fraseggio, inferiore comunque a quello di altri grandi di Francia di quel periodo, l’emissione, degna dei migliori tenori, lo distanziano enormemente da quello che comunque, e purtroppo, e’ stato uno dei cantanti di successo degli ultimi trent’anni.
Basta sentire la prima strofa della romanza, Alagna la esegue come poteva eseguirla un buon “melodico” degli anni cinquanta, di quelli che facevano carriera nelle Orchestre Angelini o Barzizza , Lapelletrie “suona” sempre, lega e varia, non emette un solo suono che sia minimamente afono, ed e’ infinitamente piu’ poetico elegante oltre che virile.
Gli eredi dei Lapelletrie e dei D’arkor, sono finiti con Vanzo, perlomeno in Francia.