In un passo, divertente quanto livoroso, delle sue memorie Nazzareno de Angelis riferisce di una produzione di Mefistofele allestita a Roma “con un basso fatto ritornare appositamente dall’America del Nord, non essendoci in Italia (come aveva detto quella gran cima del maestro… direttore artistico) nessun basso adatto per quella parte”. L’appellativo di “Mefistofelino” riferito a Ezio Pinza, che De Angelis definisce cantante di “mezzi vocali chiari e leggerini”, è forse sprezzante ma racchiude una piccola verità, vale a dire che colui che fu di fatto per un ventennio abbondante il basso ufficiale del Metropolitan non poteva vantare voce strabordante o timbricamente maliosa (non che questo gli impedisse di prodursi con successo al fianco di autentiche superdotate quali Rosa Ponselle, Maria Müller, Zinka Milanov, Eleanor Steber). Ma il cantante era di ben altro livello, come riconosce lo stesso De Angelis (“nelle parti più aderenti a questi suoi mezzi, era da me molto apprezzato”) e soprattutto come dimostrano la nutrita discografia ufficiale e le non meno copiose registrazioni dal vivo. Proponiamo Pinza in un live salisburghese del 1937, quando il cantante era alle soglie della maturità anagrafica e all’apogeo della carriera. Semplicemente esemplare in tutto, in primis nella dizione, e tacciamo della strepitosa bacchetta che lo accompagna. Sono esempi che risultano oggi ben poco conosciuti, prima ancora che scarsamente seguiti.