Molti spunti di riflessione e non solo inerenti il canto si possono ricavare dalla doverosa commemorazione di Lisa della Casa, morta in età di 93 anni, sempre che il debutto nel 1934 non induca ad anticipare di qualche anno la nascita. La misura e la intelligenza nella scelta delle parti. Lisa della Casa fu un’Arabella famosissima e non solo per l’eleganza vocale, ma per la bellezza e la presenza scenica irrinunciabili per il personaggio straussiano, fu nella maturità Marescialla dopo essere stata in teatri e produzioni importanti la giovane rivale ed anche Arianna e la Contessa di Capriccio; fu una riconosciuta mozartiana soprattutto quale Contessa, donna Elvira e Pamina. Un occasionale incontro con il personaggio di donna Anna le suggerì di restare sino alla fine della carriera l’abbandonata dama di Burgos. Occasionali i rapporti sia con Wagner (credo Eva affrontata anche al Festival di Bayreuth ed al Metropolitan ed Elsa) che con il repertorio italiano, limitato alla Mimì di Boheme negli anni della notorietà dopo la Gilda e la Butterfly dei primi anni di carriera.
Se vi fu una follia di repertorio nella carriera di Lisa della Casa questa si chiamò Salome nel 1961. Rimase appunto un esperimento, un togliersi una voglia, legittima tenuto conto dell’avvenenza e della ricca frequentazione straussiana. Eppure oggi abituati alle donne Anna formato Zerlina ed alle Else di Brabante, che, al massimo, potrebbero fare il pastore del Tannhauser l’ascolto (e lo proponiamo) della Rache Arien ci indurrebbe, sbagliando, a pensare alla della Casa come a un soprano spinto. Un soprano da donna Anna e magari Tosca, Fanciulla, Chenier, Salome su vasta scala, ovvero Amelia, Aida e donna Leonora. E ne ricaveremmo noi ascoltatori, grazie a chi gestisce e sceglie, solo la perdita repentina di una schietta voce di soprano lirico, elegante aggraziata, tecnicamente solida a parte qualche rarissima fissità (fu una cantante che si ispirava chiaramente alla Lemnitz evitando certe opere più pesanti) capace di suggestioni, forse un poco controllata e non incline alle risorse d’accento delle cantanti più italiane, che le suggerirono un rapporto limitato con il repertorio italiano. Il riferimento ed il confronto in Mozart e Strauss con la Jurinac e la Steber conduce a queste conclusioni.
La carriera solida, duratura e costruita sulle proprie capacità. Presenza nei maggiori teatri di lingua tedesca, apparizioni alla Scala, lunghissima permanenza al Met con ben 174 performances nel suo più tipico repertorio (Strauss, Mozart e l’operetta); la concorrenza di colleghe altrettanto dotate sotto i medesimi profili, quadratura musicale, corredo tecnico, capacità di attrici e presenza scenica come la Jurinac, la Steber, la Grummer e la Danco e soprattutto la protégée della Emi (senza la quale……) ossia la signora Legge, che al Met mise piede occasionalmente, a fine carriera in un Rosenkalier dove –guarda caso- la della Casa cantava Oktavian.
E aggiungiamo una liederista sicura, varia priva di affettazioni in primo luogo nella pronuncia e se vogliamo di vecchia scuola. La carriera di Lisa della Casa con le dive oggi in carriera, magari omaggiate della prima pagina del massimo quotidiano nazionale, ci mette di fronte a due mondi completamente diverse e sembra non siamo passati quarant’anni dal ritiro dalle scene, ma secoli, perché la parabola artistica della defunta è prossima a quella di una Reining o di una Muller che non a quella delle attuali pseudo cantanti, pseudo dive.
Una Cantante con la C maiuscolissima, che ha fatto sognare milioni di persone con la sua voce perfetta, argentata.
Sono sicuro che la sua anima è volata in cielo, ma per fortuna la sua testimonianza resterà qui sulla Terra per sempre, come esempio di perfezione in molte esecuzioni.
Grazie, Lisa Della Casa!
Che stupendo ricordo.
Spero vi ricorderete anche di Galina Vishnevskaya, venuta a mancare oggi.
Adoro le sue interpretazioni liederistiche. Fantastico come accarezza le consonanti facendo quasi diventare il tedesco una lungua morbida!
Dispiace che il ricordo di una grandissima come la Della Casa sia guastato dalla solita, inopportuna, marcia, decrepita polemica nei confronti della Schwarzkopf. Come se fosse impossibile parlare bene di una persona senza parlare male di qualcun’altra.
Marco Ninci
non credo che allla della casa sarebbe spiaciuto afffato…..spiace forse a te, per la schkfq
Grazie del ricordo.
dimenticato… guardate per la sorpresa finale.
http://youtu.be/BYr228ELIKs
Soave…
Alla Della Casa sarebbe sicuramente piaciuto semplicemente per il fatto che sempre prime donne sono; e quindi ovviamente in concorrenza fra di loro. Altra cosa è invece il fatto che in un ricordo si trovino il tempo e il modo di inserire una notazione acida. E, per di più, una notazione che è la ripetizione di una cosa detta altre mille e mille e mille volte. Una vera fissazione, insomma.
Marco Ninci
e altre mille sarà ripetuta. Io la signora legge. Tu il mio italiano
Uh caspitina, mi sembra di scorgere un errore anche nell’italiano di Ninci però… “Altra cosa è invece il fatto che in un ricordo si TROVINO il tempo e il modo di inserire una notazione acida”. Forma impersonale del verbo al plurale?!?!?!
http://italiangrammar.blogspot.it/2010/09/il-si-passivante.html
hai ragione, figuraccia mia, le mie scuse Ninci
toscanismo, ma non si può dire
Da notizie come questa il sottoscritto ci mette un bel po’ a riprendersi perché cantanti come questi sono un po’ come di famiglia e poi perché queste morti le vivo un po’ come un sigillo posto su una pagina di storia della musica che non si ripeterà tanto facilmente visto il tempo presente davvero fetente.
Per me oggi è morta Arabella e quel personaggio voglio tributare il mio ricordo: http://youtu.be/5FT8LMkiPOY
Sono addolorato anche per la perdita della Vishnevskaya, alla quale anche mi piacerebbe fosse dedicato un ricordo.