Lettera al Direttore: la risposta

Naturalmente la risposta del giornalista del Corriere della Sera è arrivata e noi per dovere di informazione la pubblichiamo.

Gentile avvocato,
sono molto amareggiato della Sua lettera.
1) Anzitutto la mia non è una “ricostruzione fuorviante” ma, come mi è stato chiesto di effettuare, una raccolta di quanto alcuni loggionisti (quelli che sono stato in grado di rintracciare), la filarmonica e l’interprete avevano da dire dopo la serata. Naturalmente già questa non operazione così semplice come sembra. Di mio, non c’è niente. E la ricostruzione sia della serata che dei pareri rilasciati è esattissima.
2) Per altro se io, come moltissimi ora, fossi contrario al dissenso, avrei evitato quella sfumatura sul “politically correct” imperante oggi nei teatri.
3) Nessuna parte dell’articolo, nemmeno i titoli, accreditano la tesi della contestazione organizzata: si riportano i pareri di chi lascia intendere questa “possibilità”, come sempre accade.
4) E vengo al punto veramente disdicevole. Lei, com’è consuetudine di alcuni, scrive al direttore anziché all’autore, cosa che avrebbe potuto fare benissimo perché le mail dei giornalisti del “Corriere” sono tutte uguali, a disposizione e basta chiamare la segreteria del “Corriere” per farsi passare il giornalista. Cosa che a me, con “Il Corriere della Grisa”, caro avvocato, NON E’ STATA AFFATTO POSSIBILE. Voi avete un sito senza nome di responsabile e senza numero di telefono alla voce “Contatti”, che io ho cercato! Evidentemente, a contrario dei quotidiani, Voi non avete obbligo di gerenza che indichi nome del responsabile e recapito del sito, come invece prevede la registrazione in Tribunale per i giornali. Questo, e mail che riportano nomi non risponenti a persone reali, bensì a personaggi della lirica, rendono del tutto inadeguata l’osservazione presente nella Sua lettera “sarebbe bastata una mail…” . Per altro, un conto è il telefono, un conto sono attendibilità e tempi di risposta inviati a un nickname non si sa riconducibili a chi.
Di più: io ho trascorso parte della mia giornata cercando qualcuno che conoscesse una persona fisica, reale, riconducibile al sito “Corriere della Grisa” (a Lei, invece, bastava vedere il numero del Corriere pubblicato sullo stesso giornale). Quando, finalmente, una fonte mi ha accennato a un avvocato, che aveva a che fare con il “Corriere della Grisa”, pur di cercare di contattarVi mi sono messo a cercare in internet i nomi di avvocati dell’Ordine degli avvocati di Milano. Ne ho trovati due che rispondevano al nominativo indicato e li ho chiamati. Può controllare anche questo chiamandoli ora a Sua volta. Le indico sotto nomi, indirizzo, e numero di telefono. Questi non sono stati in grado di indicarmi ulteriori omonimi. A questo punto non ho avuto più possibilità da esperire.
Se Lei mi lascia i suoi contatti, sarà per me un piacere contattarVi in futuro per raccogliere Vostre valutazioni, con nome e cognome autentici, naturalmente.
Cordiali saluti
pierluigi panza

Qualche puntualizzazione mi sembra necessaria

1)
Il signor Panza travisa e scantona, la mia richiesta era ben differente ovvero una smentita chiara, secca e netta non quattro parole di circostanza

2)      Non rientra tra i nostri principali interesse quello di essere citati dal  Corriere della Sera, tuttavia – se ciò accade – vorremmo che non ci venissero  attribuiti macchinazioni o complotti: è del tutto evidente che un teatro “fischiante” non può essere frutto di condizionamenti o costrizioni. Peraltro i  cosiddetti “grisini” (o “grisalidi” come ama definirci un certo critico togato)  sono di numero talmente esiguo da non potersi permettere sommosse, imboscate o  ammutinamenti.

3) Quanto alla asserita difficoltà di contatti sia con il sito che con il sottoscritto

3.1. basta per stabilire un contatto rivolgersi alla pagina http://www.corgrisi.com/chi-siamo/. Lo può confermare qualunque  lettore e più ancora  il fatto che quotidianamente riceviamo su quelle caselle di posta messaggi. Di lettori e non di giornalisti, magari.

3.2.Stupisce, tuttavia, che in base alle indicazioni ricevute, lei si sia fermato al secondo  nominativo suggerito dall’albo professionale: lo dice anche la saggezza  popolare che “non c’è il due senza il tre…” e poi non sarà certo un secondo nome a bloccare la ricerca.

4) E’ stato contattato il direttore per un motivo molto semplice (a parte la  non immediata conoscibilità della costruzione degli indirizzi mail del  Corsera): il problema non è personale, ma di metodo. Citare una sola fonte e su questa costruire ipotesi (o cronache) è – a nostro avviso – sbagliato, perché incompleto.

31 pensieri su “Lettera al Direttore: la risposta

  1. Che la risposta sarebbe stata questa era ovvio. Nessun giornalista risponderà mai a chi, scrivendo al giornale, usi un nickname. Stupisce che un avvocato non sappia una cosa così elementare. Come stupisce anche questa preoccupazione ossessiva di proteggere la propria vera identità.
    Marco Ninci

    • Non credo che i giornalisti si prendano la briga di verificare eventuali nick dei loro corrispondenti.
      A meno che io non scriva una mail firmandola “Giovanna d’Arco”, “Winston Churchill” o “Moana Pozzi”, ogni nome plausibile può corrispondere a una vera persona (basta prendere il nome di un amico e il cognome di un altro, ad esempio).
      Un nome come “Domenico Donzelli”, a un giornalista digiuno di storia dell’opera, non dice assolutamente niente e potrebbe essere anche il vicino di casa.
      In tempi non sospetti, una mail di “Domenico Donzelli” sarebbe stata pubblicata sul giornale e avrebbe ricevuto anche pubblica risposta.

    • infatti è stata usata la pec dello studio e la lettera era regolarmente firmata. A me stupisce che tu debba sempre scrivere e dire cazzate ogni mattina prima di iniziare la giornata! Ti sei dimenticato delle scene che hai fatto parlando di violezione della privacy quando uno di noi ha letto la tua pagina pubblica del curriculum accademico e ne ha parlato nel sito?…..violaziome della privacy di un curriculum pubblico??? Hahahaah, ma ninci, vai a quel paese va!

  2. Qui Donzelli potrà accusarmi, assolutamente a ragione, di ripetere una cosa che ho detto già mille volte. Ma quando le critiche, com’è il caso di ciò che avviene in questo sito, assumono toni duri, violenti ed esacerbati, non celarsi dietro un’identità fittizia è un dovere morale. Semplicemente. Per esempio, quando Mancini afferma che quel tale o quella tale cantante starnazzano o assumono i modi di un’oca spennata o di una pescivendola, deve avere il coraggio di dire questo con il proprio nome e cognome. Questo almeno io penso.
    Marco Ninci

  3. Che risposta penosa…
    Avrebbe potuto almeno provare a mandare una mail alla titolare del sito e ad attendere una risposta. Ma non poteva rischiare di dover aspettare – che ne so- due o tre giorni: oggi va tutto troppo in fretta, e dopo due o tre giorni i fischi alla Bartoli non avrebbero interessato più nessuno.
    Che brutto, poi, quel “Grisa” ripetuto per ben 3 volte… per fortuna che si era documentato bene! Ma non si ricorda già più del giochino di parole Crisi-Grisi???

  4. Veramente, cara Giulia, la memoria ti inganna proprio; si vede che, quando uno ha un pregiudizio, ricorda e vede solo quello che vuole ricordare e vedere. La scena non l’ho fatta certo io che, nel momento in cui dichiaro il mio nome e cognome, riconosco a tutti il diritto di prendere tutte le informazioni che vogliono. Cosa che in quell’occasione ho detto a chiare lettere. Io mi sono soltanto un po’ risentito quanto hai detto che lavoravo in una fogna; il che non è proprio il massimo dell’eleganza. La scena invece l’ha fatta Duprez, il quale, molto adirato, ha detto che Misterpapageno non aveva nessun diritto di divulgare informazioni su di me. Diritto che invece riconosco pienamente a Misterpapageno e a chiunque altro voglia esercitarlo. Ci mancherebbe…Se la lettera era firmata, benissimo. Donzelli la poteva firmare anche qui sul sito; finalmente ci sarebbe stato uno scambio alla luce del sole.
    Ciao
    Marco Ninci

  5. Su, non nascondiamoci dietro a un dito: non è un vero problema quello del nome, dato che io potrei firmarmi in qualsiasi modo da Mario Rossi ad Alipio Forconi ma se questo nome non è pubblicamente verificabile (albi professionali o curricula pubblici per esempio) lascia il tempo che trova. Ecco il solito odioso atteggiamento italico per il quale nel valutare uno scritto si bada all’autore e non al contenuto

  6. Sai, Megacle, specialmente quando si dicono cose molto dure e violente è estremamente comodo nascondersi dietro un nickname. Un sospetto viene sempre. Forse, una firma con nome e cognome imporrebbe toni diversi o addirittura impedirebbe di scrivere certe cose. Naturalmente so benissimo che si possono usare nomi falsi spacciandoli per propri. Ma qui si tratta di un problema di coerenza personale. Come non mi piace alludere misteriosamente a cose che non tutti conoscono (quando si parla di una cosa, è bene dire tutto di quella cosa, altrimenti è meglio tacere), così preferirei non avere a che vedere con dei fantasmi. Del resto, ho letto, mi sembra sul Venerdì di Repubblica di qualche mese fa, che anche in internet c’è un grosso dibattito sull’anonimato; segno che la cosa non è poi così pacifica e che soprattutto non riguarda solo l’Italia.
    Marco Ninci

  7. Io ho dichiarato che erano cinque persone a fare una gazzarra piuttosto rumorosa. Visto che la Grisi ha poi parlato di “metà teatro scontento” cioé mille persone il giorno della prima ho chiesto a F. se mi ero sognato che fossero così pochi. Lui (ma non solo lui anche G.) mi ha confermato quell’entità e di aver visto Donzelli (che sappiamo tutti chi é buare prima da una parte e poi dall’altra del loggione). Non voglio crederlo perché non sarebbe il massimo dell’eleganza e non m offendo se come presumo non pubblicherete questo post…però in ogni caso voglio far sapere ai responsabili del sito che la lettera al direttore mi sembra una tempesta in un bicchier d’acqua

    • noi pubblichiamo tutto salvo le parolacce (pesanti) e poi commentiano, se lo riteniamo opportuno.
      Questo è il Grisi style, che mi risulta totalmente differente da quello di tutti gli altri siti di opera.
      Allora se non ho capito male assumi che sarei stato ora in una parte poi in un’altra del loggione. L’assunto è una balla spaziale, perchè, mio malgrado, non sono nè Antonio da Padova, nè don Giuseppe Gervasini (el pret de Ratanà) che godevano del dono della bilocazione!!!!!

    • Butto giù alcuni pensieri che valgono per entrambe le parti del contenzioso:
      Ma scusate, ora dobbiam stare qui a dire chi era e dove si trovava a buare, cosa ha fatto ogni minuto del concerto, manco ci fosse stato un omicidio???? Ma a che livelli, per favore!!!

      Lasciamo applaudire chi vuole applaudire e lasciamo buare chi vuole buare. Nella massima “serenità”, se è possibile.

      Tutto questo, poi, per delle contestazioni (non importa il numero di coloro che buavano, ma l’entità dei buu stessi)…in alcune rappresentazioni anni addietro volavano addirittura ceffoni, e non mi sembra che in questo caso sia avvenuto.
      Farne adesso un motivo di lotte, di indagini e di caccia al buatore è a mio avviso solamente fuorviante (e, perdonatemelo, un po’ sciocco) da quello che è il TEMA primario: un CONCERTO. Non una puntata di CSI.

      • si finisce per impaurire la gente e cistringerla ad adeguare la propria opinione a ciò che viene detto dai portavoci del sistema. Fenomeno che ho percepito nell’ìntervallo del concerto della bartoli, dove i frequentatorimabituali lamentavano il livello della cantante. Ma poi alla fine, dopo tante parole, hanno taciuto. Che dire? Il teatro con l’obbligo di gradire ogni cosa venga prorpinata.

      • si finisce per impaurire la gente e cistringerla ad adeguare la propria opinione a ciò che viene detto dai portavoci del sistema. Fenomeno che ho percepito nell’ìntervallo del concerto della bartoli, dove i frequentatorimabituali lamentavano il livello della cantante. Ma poi alla fine, dopo tante parole, hanno taciuto. Che dire? Il teatro con l’obbligo di gradire ogni cosa venga prorpinata.

  8. poichè mi sono stufata del parlare di niente, vi prego di inviare solo commenti vocali pertinenti. I giochetti e le cazzate sono sospese, c’è la neve, mi sono bagnata i piedi, e non ho voglia di sopporatrvi con questo brutto tempo.

  9. Caro Corriere della Grisi, hai tutto il mio appoggio. Panza è un giornalista rispettabile, ma non immune (a quanto vedo) da qualche vizietto tipico della professione. Mio giudizio, s’intende. Comunque, niente di grave.
    Però, quanto è noioso leggere cose come “quando le critiche, com’è il caso di ciò che avviene in questo sito, assumono toni duri, violenti ed esacerbati, non celarsi dietro un’identità fittizia è un dovere morale”. Costui non ha spirito. Per me, siete corsari e scanzonati, che è tutt’altro. Mi ricordate, che so, il Baretti. La Frusta della Grisi. Madame Giulia dice che si finisce coll’impaurire la gente. O sì, senti qua che scrive uno: “Forse, una firma con nome e cognome imporrebbe toni diversi o addirittura impedirebbe di scrivere certe cose”. Impedirebbe. Cos’è? Un nuovo epilogo per “I vestiti nuovi dell’imperatore?”. Il bambino costretto a fare un passo avanti…

  10. Alcune considerazioni sparse sul contestare.

    Non c’è alcuna differenza tra esprimere parere favorevole o contrario: fa parte della vita del teatro.
    Il dissenso deve necessariamente essere clamoroso: un dissenso silente non esiste.
    Odio quando mi dicono: “Se non ti piace te ne vai”. Piacere non è per nulla il concetto giusto nel caso della contestazione: piace o non piace un’opera di per se, e se non ti piace non ci vai; o può non piacere una esecuzione o un’esecutore che oggettivamente si ritengano validi (io detesto la Callas ma non mi sogno minimamente di dire che non fosse una grande artista: quindi non l’avrei mai e poi mai contestata); ed in quel caso non si contesta perché il piacere o meno è un fatto personale. Ma se io contesto è perché ho una coscienza che mi dice che in quel momento è necessario farlo.
    E’ necessario perché SO che stanno cantando male, come non si deve e non si PUO’ cantare (non come a me non piace): cantando male l’opera non si realizza; si uccide la musica; e soprattutto, si educa il pubblico al mediocre ed al brutto; il pubblico invece di migliorare, peggiora.
    Chi non è d’accordo deve dimostrarmi che io ci sento male e che dico cose sbagliate, cioè che la mia coscienza è in errore; non dirmi che non è corretto contestare, che sono maleducato o che se non mi piace me ne vado.
    Da quando ho cominciato a contestare, non mi sono meravigliato che il pubblico mi abbia redarguito e non mi sono curato di loro (ovvero l’ultima volta ho anche gridato al pubblico); al contrario, sono stato molto felice che ogni volta anche una o due sole persone invece di redarguirmi mi abbiano chiesto spiegazioni, interessate a capire il perché: una volta il pubblico aveva una coscienza che adesso è scomparsa: il valore di una contestazione è anche quello di ridestare la coscienza del pubblico; a poco alla volta.

  11. oddio in teoria il tuo ragionamento c puo’ stare. certe contestazioni pero’ analizzate a distanza d anni fanno un po’ ridere. qualche esempio : la traviata della freni con von karajan che porto alla sua sostituzione con anna moffo. quelle contestazioni servirono ad educare il pubblico? mah…

  12. Per curiosità sono andato a leggere l’articolo di Panza mi riesce solo una considerazione tra me e me:
    ma vi andate a perdere in cazzate del genere?
    Personalmente avrei inviato al massimo una lettera al giornale molto ironica.
    Buona serata.

Lascia un commento