I venerdì di G.B. Mancini, impariamo ad ascoltare. Jonas Kaufmann nel(la) Gralserzählung.

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Analizziamo oggi un esempio manifesto di emissione “indietro”, tutta sbadigliata, biascicata e rimasticata tra retrobocca e naso, difetto che si ripercuote e sulla pronuncia, che risulterà innaturale, sbiadita, fosca, impastata, e sull’intonazione, anch’essa piuttosto nebulosa quando non del tutto difettosa. Si dà per scontato inoltre che tale difetto determini anche una scarsa quando non del tutto insufficiente espansione del suono in teatro.
Come spesso accade, il difetto della voce indietro si rivela nell’incapacità di emettere correttamente la vocale “i” (la vocale del suono “avanti”, della “punta”, del focus), ascoltiamo per esempio nella prima frase come già dall’attacco “IN fernem Land, unnahbar euren SCHRItten” oppure su “LIEGT eine Burg”, o ancora “DIE Monsalvat genannt”,  le i siano tutte tarpate nel naso, e diventino più simili ad una “ü”. Per rendersi conto limpidamente di questo insopportabile difetto, può essere di aiuto il confronto con le i chiare, ben appoggiate e ben “avanti” di posizione di un Tauber (http://www.youtube.com/watch?v=kTKFds0W3jc  , anche se per inciso gli acuti qui sono piuttosto stretti e difficoltosi), o in generale di qualsiasi valido Heldentenor documentato dal disco, a partire dal declamatore Erik Schmedes.  Sentiamo ancora come l’emissione scorretta della i in “die Monsalvat genannt” si porti dietro anche tutto il resto della frase, il mi3 sulla O risultando stimbrato, sbadigliato indietro, attaccato alle tonsille, mentre nella successiva discesa sulla A di “genAnnt” il suono affonda volgarmente in gola. Tralasciamo di commentare l’eccessiva lentezza del tempo, ma non si può tacere del legato che si incaglia in una scansione macchinosa delle consonanti.  Sul mi3 di “ein lichter Tempel” iniziano ad avvertirsi chiaramente seri problemi con l’intonazione, la carenza di appoggio e la posizione della voce che sembra quasi trattenuta e che proprio non vuole saperne di uscire da quella bocca impediscono di “agganciare” con ferma esattezza la nota, che risulta quindi vistosamente calante oltreché fissa. Stesso errore ad 1’32’’ sulla parola “Heiligthum”. E’ tutto un profluvio di rauchi sbadigliamenti ed attacchi fissi e stonati seguiti da posticci aggiustamenti operati mediante le contrazioni di gola, è lì’ da sentire poi a che razza di pastrocchio venga ridotta la frase “alljährlich naht vom Himmel eine Taube”, dove l’intonazione inizia a calare già sul do# (!) di “naht”, prima dell’ennesima “i” ingolfata tra bocca e naso su “HImmel”, che a sua volta prelude ad un mi3 su “Taube” ancora una volta fisso, ingolato e considerevolmente calante. E ancora, pronuncia mollemente biascicata sulla frase “um neu zu stärken seine Wunderkraft” che arriva ad un fa# su “WUnderkraft” in cui alla u si sostituisce un generico ed inqualificabile suono intervocalico che evidentemente gli serve come escamotage per propiziargli i suoni acuti. Siamo insomma assai lontani da una pronuncia esemplare. Si commenta da solo il la naturale del Gral, suono duro, com’è logico poco intonato, senescente, fibroso, privo di squillo, libertà, vitalità e brillantezza. Le cose migliorano leggermente nel prosieguo quando finalmente il  cantante rinuncia ad ostinarsi a fare ciò di cui non è evidentemente capace, ossia quella specie di sbadiglio strozzato e trattenuto spacciato per mezza voce, e si lascia andare ad una emissione più spiegata. Per brevità,  segnalo ancora due soli particolari. A proposito di pronuncia, nella frase “dann muss er von euch zieh’n”, a 4’40’’, la O di von sul mi3, nota che evidentemente lo mette sempre in difficoltà, viene spalancata in una nemmeno tanto mascherata A. L’uso di suoni intervocalici sugli acuti, a discapito della pronuncia, impedisce infine di dire la i di RItter sul la naturale finale, per dire la quale sarebbe necessaria una emissione tutta fuori, pura e sfogata. Considerazioni più generali si possono spendere sul fatto che i problemi fin qui evidenziati derivino tutti da un imposto vocale artificioso per non dire caricaturale, fondato sulla ricerca o meglio sulla simulazione posticcia di un colore e di uno spessore che in natura non appartengono al tenore in esame. Tutto ciò si ripercuote negativamente, oltreché sulla correttezza formale dell’esecuzione, anche sulla sincerità del porgere e sulla semplicità e la chiarezza del dire.

160 pensieri su “I venerdì di G.B. Mancini, impariamo ad ascoltare. Jonas Kaufmann nel(la) Gralserzählung.

  1. “……i problemi fin qui evidenziati, derivino tutti da un imposto vocale artificioso per non dire caricaturale, fondato sulla ricerca o meglio sulla simulazione posticcia di un colore e di uno spessore che in natura non appartengono al tenore……”
    Perfetto riassunto della vocalità di Kaufmann che….tanto piace alle “signore” o “signorine”, anelanti ad un incontro magari fisico con il Lohengrin in oggetto o meglio, con il suo cigno.

    • Non avrei potuto leggere analisi più calzante, tutto che non fa una piega (l’articolo, ovviamente, non la voce di Kaufmann, sic….). Anche tralasciando tutto il resto, la pronuncia, soprattutto quella delle “i”, è la primissima bruttura che salta all’orecchio di chi ascoltasse anche solo per la prima volta Kaufmann e anche senza essere esperti di canto lirico, per chi poi conosce il tedesco è veramente uno strazio.
      Piccola nota a piè di commento: faccio parte delle “signore” (anche se trovo le virgolette un po’ offensive…) non anelanti che ieri sera erano in teatro e confermo che i problemi e i difetti di cui sopra si amplificano penosamente dal vivo.

  2. Ascolto paziente i 6:24 di Kauf. Poi leggo l’articolo. Riascolto le “i”. Medito sul suono che “affonda volgarmente in gola”. Apro il link tutto concentrato, pronto al confronto delle “i”, e…
    scoppio a ridere. “E quindi uscimmo a riveder le stelle”. Confessi, Mancini: lei è un perfido.

    • caro Ninci, ti sei accorto che le tue provazioni cazzute non vengono piu pubblicate? Verrai pubblicato quando scroverai cose di tema musicale, pertinenti al sito. Il tuo parere su questa faccenda letteraria lo hai dato, stradato e arcidato…..le pale le hai fracassate come volevi. Adesso taci!

  3. Chi canta lo ha sperimentato almeno una volta: sapete quando vi capita di dire che studiate canto e gli altri vi sfotticchiano un po’ imitando lo spessore di una voce impostata? Ebbene, uno di costoro ha fatto carriera: si chiama Jonas Kaufman.
    Mi è giunta voce che secondo qualcuno pare che i “violini” fossero accordati a 4.41. qualcuno è in grado di confermare? In tal caso uno stuzzicadenti sull’intonazione davvero precaria glielo si potrebbe anche spezzare in favore.
    Metto “violini” tra virgolette, perché a definire come tali quella ferraglia ci vuole molto coraggio. Gli archi, un intero plotone, andrebbero rivolti verso chi accetta che un’orchestra produca suoni del genere.
    Le prime battute del preludio sono qualcosa di sublime, checché ne dicesse quel geniale villano rifatto di Verdi: l’altra sera sono state trasformate in sottofondo da acciaieria.

      • trascendente signorina Grisi……………trascendentale è un’altra cosa……Kant docet. Le disquisizioni del suo collega su Kaufmann………..sono…..st……..ate…..la voce correva benissimo e ciò significa che è appoggiata………….dove mi spiace dirlo poco importa se l’effetto è buono……

        • …hehheh, invece il primo è san tommaso, direi, stando ai ricordi de liceo….im relazione ai valori universali in accezione positiva….e divina…roba così.
          Trascentale va benissimo carino. Buona domenica

        • ratcliff…!!! Non ti starai mica leggendo un trattato di scolastica per rispondere alla grisi???!!!??….ratcliff, ti ripeto quello che ho detto ad ulisse: se vuoi parlare di canto, che con la filosofia le grida l’ortografia non c’entrano un cavolo di niente, noi siamo qui. Il canto è il tema. Il canto. Venite qui in processione con questi post sterili e riuscite solo a fare vedere al mondo che non potete nè sapete confrontarvi sul tema di cui però pretendete che altri non parlino. Portate acqua alla nostra posizione, ossia che questi cantanti piacciono a chi di canto non sa nè si interessa. Ti rifaccio gli auguri di buona domenica sperando tu torni con argomenti che abbiano a che fare col tema del sito, il canto. Ciao!

        • Io Kaukau in teatro non l’ho mai sentito; nonostante ciò, nego assolutamente che la sua voce possa correre bene in teatro. Ma tu l’hai mai sentita una voce che corre bene in teatro? E se, per assurdo, la voce di Kaukau corresse bene in teatro, quello che sarebbe (ed è) ugualmente intollerabile, vergognoso, di una bruttezza sconcertante, che educa al brutto, al mediocre, all’errore, è il suono della sua voce.
          E poi, che cavolo significa: “dove mi spiace dirlo poco importa se l’effetto è buono.”?

    • “Chi canta lo ha sperimentato almeno una volta: sapete quando vi capita di dire che studiate canto e gli altri vi sfotticchiano un po’ imitando lo spessore di una voce impostata? Ebbene, uno di costoro ha fatto carriera: si chiama Jonas Kaufman.”
      Ahahahahahahah, molto carina questa Enrico.
      Riguardo all’accordatura, magari è tutta l’orchestra che è accordata a 441 (giusto per precisazione, 441 si scrive senza punto: sono gli Herz), non solo i violini. Ma 441 è un’accordatura normale: non può certo essere responsabile delle stonazioni.

      • Hai ragione: m’è venuto spontaneo perché spesso si dice “4e41”. Io e le unità di misura non siam mai andati d’accordo una sola volta nella vita.
        Ed è anche vero che l’accordatura è generale. Però mi domandavo: l’accordatura normale una volta non era 440 Hz? (Dove Hz sta per “hertz” non “herz” 😀 ).
        Io mi ricordo polemiche da parte di diversi cantanti sulla questione dell’accordatura.
        445Hz mi sembra un po’ tantino, soprattutto se ci deve essere la voce…

        • La questione del diapason non è annosa: è secolare!
          Pensa Enrico che a Vienna nel 1862 il diapason era addirittura 466! Poi magari abbassavano tutto; andrebbe fatta una ricerca. Ma fatto sta che era 466! Alla Scala nel 1857 era 452, che nemmeno è poco.
          Dopodiché sono incominciate una serie di conferenze internazionali durate quasi un secolo per stabilire un diapason unico: il risultato è stato 440 Hz (risoluzione europea, 1980 ca). In Italia c’è una legge che stabilisce il diapason a 440 Hz alla temperatura di 20°C.
          Detto ciò, mi risulta che a Vienna sia 445; ed in Germania mai meno di 443: usano il diapason più alto per avere un suono più brillante e teso.

          • Scusami Antonino: mi ero perso la tua risposta e quella di Mancini.
            Il problema però è proprio quella evidenziata da quest’ultimo: che purtroppo un violino lo si può accordare, una voce… mica tanto. E no: non fa punto bene alzare il diapason…

      • Ma sì: proprio quelli lì che fanno il verso ai cantanti lirici contraendo la gola… Uno l’han preso sul serio: probabilmente a causa dei suoi bei boccoli bruni, non sono in grado di darmi altre spiegazioni! 😀

  4. allora sulla vocalità poco ortotossa di Kaufmann siamo tutti d’accordo,anche i suoi ammiratori,che spesso mettono le mani avanti tipo ” vero non ha proprio una bella voce,ma ci piace come canta”
    da parte mia d’accordo con mancini,e ne ho gia scritto anche in chat, il cantante ha trovato un suo equilibrio tra la sua strana tecnica,e il modo di affrontare i ruoli,un equilibrio che gli stà dando ragione,visto i risultati con il pubblico,mancini si è fermato all’analisi vocale,è ha fatto bene a fermarsi.
    voglio chiedere a mancini cosa ne pensa del canto con voce non impostata,e se pensa di poter fare uno studio di analisi anche su queste voci.

    • Scusa Pasquale, ma l’equilibrio vocale ce l’hanno al massimo la Bartoli e Florez, che pur con i difetti, cantano senza mai dare forfait e senza essere apparentemente stanchi.
      Poi, la Bartoli non sa cantare; Florez mai sentito dal vivo, quindi mi rimetto a ciò che riporta chi l’ha sentito: voce senza dinamiche e acuti indietro.
      Kaufmann rantola ed è sempre preoccupato per qualsiasi nota dal registro medio-acuto in poi! 😉

    • Il canto è canto Pasquale… cosa significa voce “non impostata”? Forse significa voce “incolta”? Ma si può cantare professionalmente con uno strumento incolto secondo te? Voce “naturale” forse? Questo significa che quello “impostato” sarebbe invece innaturale? Cosa significa “impostato”? Forse significa artefatto, gonfiato, pompato, costruito? Niente di tutto ciò… Il canto è uno e non può che essere uno. Ci sono solo diverse, infinite gradualità di cantar bene e cantar male.

        • Pasquale questo è quello che oggi siamo tutti portati istintivamente a credere, dopo decenni di ubriacatura delle orecchie con voci liriche finte, costruite, artefatte… Ma l’unica vera arte del canto è sublimazione, sviluppo della natura, giammai una contraffazione della stessa.

        • onde prevenirti capisco che il canto è solo uno,ma cantare con voce impostata,vuol dire studiare tecniche da creare una voce in grado di proiettarsi,di farsi ascoltare in grandi spazi,dare spessore,peso al tempo stesso.
          e qui la natura per una un voce giusta per un reperorio,impossibile cantare arie d’opera con voce “naturale” non ci sarebbe peso e intonazione giusta senza contare l’interpretazione.
          si provi un cantante con voce naturale a farlo cantare senza microfono in una grande sala,deve urlare per farsi sentire,e naturalmente come fa a intonare?
          quindi c’è una differenza tra una voce impostata ,e non, il canto è uno solo è vero,come tronco,ma ci sono ci sono i rami cioè le varie sotto specie di canto .

          • Sai bene che non considero canto vociferare nel microfono. Una voce che non riesce a spandersi sull’uditorio senza l’aiuto del microfono è appunto una voce incolta.

  5. Il canto, come suonare uno strumento, è una azione assolutamente “non naturale” in quanto né laringe né e.g. la mano sono state create per cantare / suonare e.g. la chitarra!
    Non scivoliamo in fesserie ed eresie adattazioniste che magari ci fanno asserire che i pennacchi di San Marco sono quattro perché quattro sono gli apostoli e non perché per passare dalla pianta quadrata dei pilastri di base all’imposta circolare della cupola ci serviamo di suddetti pennacchi (vedi il famosissimo saggio di Gould e Lewontin).
    Quindi mi sembra intelligente l’uso della parola di canto come “sviluppo” della natura da parte di Mancini, che non vuol dire chiaramente mantenere caratteri naturali – in quanto, sarà noioso, il canto è una azione meccanica governata e voluta, quindi artificiale – ma sviluppare e sfruttare un potenziale naturale :)

  6. Sì appunto, quindi anche il canto comunemente considerato “non impostato” non è affatto naturale, in quanto appunto la nostra laringe in natura non è fatta per cantare. Io dico un’altra cosa, ossia che il canto deve poter diventare, mediante l’educazione (e non la contraffazione) della voce, una seconda natura.

  7. non son d’accordo cantare con voce non impostata,e una normale evoluzione della voce umana,rapportata allo sviluppo dell’intelligenza,e allo sviluppo dell’apparato vocale,e viene in teoria spontaneo.
    il canto impostato è un canto artefatto perche richiede una tecnica per creare questo artifizio.
    adesso non riesco a trovarla c’è una canzone cantata da Anna Moffo con voce naturale,e ben diversa dalla sua voce impostata perche artefatta(solo per chiarire il concetto)

  8. Gianbattista,
    non sono d’accordo sulla tua analisi per cui le I di Kaukau si tirano indietro il resto: la sua non-voce è tutta indietro (ed in gola ed in qualsiasi posto dove non dovfrebbe essere).
    Avrei posto di più l’attenzione quando la sua voce può sembrare migliore, più squillante e ben impostata (aiutato in ciò dai microfoni della registrazione) a chi abbia un’orecchio meno educato, ovvero quando è in mezzoforte e forte a voce piena in zona centro acuta; quella che tu chiami emissione più spiegata. Anche lì, in realtà, la voce è tutta inditero e dentro, tutta gonfiata, scurita ed ingrossata artificialmente, non è libera e NON HA IL SUONO GIUSTO: quel suono non corporale, quel suono spirituale e trascendente, extraumano, che è la peculiarità che permette al canto lirico di creare un’altra dimensione, un altro mondo, del tutto trascendente. E questo, Donna Giulia, secondo me dovrebbe essere sempre nel canto, non solo nelle scene del Lohengrin da lei citate.

    • Che la voce sia tutta indietro è la prima cosa che ho scritto nell’analisi, quindi certamente non si tratta di un difetto circoscritto solo alle I ma di una carenza su cui tutta la voce è uniformata. Ho posto l’accento sull’ascolto delle I perché sono le vocali in cui meglio si rivela la scorrettezza dell’imposto, giacché lui non riesce mai a dire una vera e propria I ma emette sempre quel suono ingrossato, scurito, ingolfato e immancabilmente nasale che tende più ad una ü. Infatti la I è la vocale della punta, del focus, ciò che manca per l’appunto a Kaufmann. Come insegna anche Lilli Lehmann, una I ben detta e libera dalla gola, tiene il suono alto sul fiato e raccolto, e nella frase “die Monsalvat genannt” permetterebbe di appoggiare e proiettare benissimo la successiva O di Monsalvat, che a Kaufmann resta invece molto indietro. Certo hai ragione a dire che la voce è comunque tutta uniformemente indietro, ma sulle I ha uno scalino che gliela chiude ulteriormente.

      • Gianbattista,
        capiamoci: che tu abbia detto che tutto va male, non solo le I, lo so benissimo. Solo che mi sembrava inutile fare quest’analisi sulle I in un contesto dove non c’è una cosa che vada bene; diventa una cosa sottilissima. E ben più evidente il problema della I in Florez, che canta per il resto abbastanza giusto. E poi non penso che, se Kaukau mettesse bene le I, metterebbe bene anche il resto.
        Non penso poi che sia solo Lilli Lehmann (dove lo dice? registrazioni audio? interviste scritte? scritti?) a parlare dell’utilità e dei benefici della I: penso che sia comune a chi canti come si deve. Per dirti, la mia maestra fa vocalizzare tantissimo sulla I.

        • Proprio non ci capiamo eh? Ho detto che segnalo le I perché rivelano meglio delle altre vocali il problema della voce ingrossata in gola, non ho detto che la chiave del problema stia nel saper mettere la I e che tutto si risolverebbe così, ho detto che la cattiva pronuncia della I è una chiara spia del problema. Le altre vocali, pur ingolate, le pronuncia, la I invece non sa che cosa sia, l’emissione ingolata gli impedisce di pronunciarla correttamente. Ho detto che ANCHE, NON SOLO, ripeto ANCHE Lilli Lehmann nel suo trattato si sofferma molto sulla I come vocale utile a trovare il suono avanti.

  9. Non capisco come possa piacere un cantante che arranca faticosamente dietro la partitura. La tecnica giusta di cui si parla consente precisamente di cantare con naturalezza parti impervie, senza perdere di smalto. Qui è una fatica…
    E poi: prima i baritoni, ora persino i tenori si mettono a scurire?

  10. Ho notato una certa qual somiglianza tra l’”emissione” di Kaufmann e quella di Cura. Entrambi usano la cosiddetta “falsa cavità” per far risuonare la voce, cioè non i risuonatori alti ma la gola pura. A lungo (o a breve andare) dovrebbero restare afoni o semi-distrutti, tuttavia l’uso corretto del fiato assicura sia all’uno che all’altro la possibilità di cantare e con una notevole frequenza. Questa è la ragione per cui cantano e si odono in teatro….certo non come fulmini di guerra, ma comunque sono udibili.
    Un cantante ingolato avrà dunque una normale carriera se usa correttamente il fiato,cioè se appoggia e sostiene la voce.
    Con questo non voglio assolutamente glorificare l’emissione dei due cantanti sopraccitati: per me è pessima in entrambi i casi. Però cerco di capire le ragioni per cui riesconoa cantare opere anche molto complesse e con orchestre piuttosto sostanziose.

    • Ingolamento ed uso corretto del fiato sono due cose che proprio non possono stare assieme, in quanto cantare di gola è cantare di fibra e non sul fiato. Il perché una voce come quella di Kaufmann in teatro si senta a quel modo, pur emessa dando le spalle al pubblico e stando coricato sul fianco, resta per me un mistero inspiegabile.

    • Poi non è molto corretto quel che dici sulla gola “falsa cavità”… Certo è che la voce di Kaufmann resta tutta “dentro”, ossia lui se la “mangia”, la ingolfa, non sa proiettarla fuori… Ma la proiezione della voce è in verità un effetto del rilassamento della gola… la famosa “gola aperta” o “gola morta”. La frequenza sonora è lì che naturalmente si amplifica… ma per fare ciò la gola deve stare passiva, sciolta, libera. Chi ingola invece sostiene il suono con le contrazioni muscolari del faringe, con gli attriti laringei… e allora il suono risulterà stretto, stridulo e sbiancato (questo avviene nei dilettanti), oppure artificiosamente premuto verso il basso, incavernato, gonfiato, con effetto orso yoghi.

      • Il concetto di gola aperta fa un sacco di danni in sede di apprendimento perchè molto spesso (quasi sempre) gli insegnanti lo travisano, facendo aprire le gole in modo eccessivo, mandando indietro tutti i suoni. Molto meglio gola morta.

        • Sì, concordo. E’ perché inducono una apertura rozza, attiva e meccanica della gola, anziché lasciare che essa faccia il proprio dovere da sola, passivamente. In ogni caso è errato quel che dice Enrico, ossia che la gola sia una “falsa cavità”.

          • Esatto! Hai detto ancora meglio di me: inducono un’apertura meccanica anziché lasciarla passiva.

  11. Scusa Mancini,ma non credo esistano “misteri” o fenomeni paranormali.La storia è piena di cantanti ingolati ma sonori,addirittura tonanti in certi casi.Fiato e ‘posizione del suono’ sono due cose differenti.Quello che tu intendi è il cantare ‘sul fiato’ ma con posizione alta,corretta,in una parola abusatissima ‘in maschera’,e su questo siamo tutti d’accordo: Kaufmann non canta in maschera.Potrei anche citare la Netrebko,al femminile,la Tebaldi dei bei tempi andati…gola ma con tanto fiato,e quello manda avanti la voce,o meglio la amplifica.

    • L’amplificazione della voce la dà la proiezione… in assenza di quella o ne hai tanta di natura oppure non ti si sente. Kaufmann ha la voce non solo ingolata ma il suono è perennemente indietro, stimbrato, sbadigliato, biascicato in bocca, mal sostenuto, vedi le continue stonature… e io proprio non so spiegarmi come faccia a sentirsi una voce del genere, emessa per giunta dando le spalle al pubblico.

      • la prima volta lo sentii in traviata a milano. La voce era molto grande….davvero grande. Io la penso come enricos, posto che il volume è calato. A cantare in quel modo le voci si mangiano e la riduzione arriva presto se il cantante lavora molto. Adesso non fa nessuna impressione, ma la prima volta che lo sentii aprire bocca mi colpì. Solo per quello peraltro, perchè andava tutto indietro nei piani. Uno dei più tragici parigi o cara mai uditi.

        • Ho sentito Kaufmann per la prima volta dodici anni fa qui a Stuttgart e poi una ventina di volte fino al 2005, quando lasciò l’ ensemble della Staatsoper. La voce in quegli anni era due volte più grande e molto più chiara. Lo riascoltai di nuovo quattro anni dopo, nel febbraio 2009 a Baden Baden nel Rosenkavalier e ho potuto constatare come in quattro anni il volume si fosse ridotto a meno di metà, proprio per lo scurimento artificioso della voce intervenuto nel frattempo.

  12. Cerchiamo di capirci.Non è semplice,dato l’empirismo del fenomeno canto.Posizione del suono e fiato sono due cose distinte,ed entrambe importanti ai fini di una emissione esemplare.Il fiato certamente di più,perché il cantante è uno strumento a fiato,è il fiato che amplifica una voce.Più il fiato è bruciato,più diventa ‘suono’ più questo suono riempie la sala.La posizione è molto importante,perché assicura tante cose: senso di morbidezza e di non fatica, longevità vocale,estensione, soprattutto SQUILLO,che è un grande veicolo di suono,perchè lo rende brillante e penetrante.Ci sarebbero altri fattori,anche naturali,importantissimi,ma fermiamoci qui per non allontanarci dal tema INGOLATI.La falsa cavità di cui parlavo è una posizione errata del canto teatrale,perché non sfrutta le cavità alte (fronte,cavità orbitali,seni paranasali) bensì gli oscuri meandri del Rino-faringe,quando va bene un pò di naso,quando va male la gola pura,cioè lo spazio che vi è tra le corde e il bordo del laringe.E’ per questo che chi canta nel naso,pur essendo orribile a mio giudizio,si salva dalle visite foniatriche per qualche anno in più.Kaufmann USA tantissimo la gola,soprattutto nei medio-gravi.In acuto ,in virtù di un grande utilizzo del fiato ,riesce a girare il suono e a ottenere dei si bemolli appena appena decorosi,risolti tra naso e gola.Kaufmann ,Cura,la Netrebko…in generale usano molto il fiato e con buona tecnica di respirazione,è il fiato che li salva.Ho fatto l’esempio della Tebaldi, perché- per me- è stata la Regina assoluta dell’ingolatura, teatrale,meravigliosa,enorme…ma pur sempre ingollata.L’opposto esatto della Callas,che attaccava ogni suono dall’alto,anche stremata,anche morta.Volevo aggiungere che gli ingolati,in genere,sono molto più fonogenici dei cantanti che usano molto la maschera,poiché i microfoni adorano le voci senza squillo ma rotonde,Npn è affatto un caso che i grandi miti discografici sono appunto gli ingolati,a partire da Caruso (tipico caso di naso- gola con super fiato), per finire con…Kaufmann.

    • Bah, che dire… La mia concezione dell’atto fonico non è così scansionata in compartimenti stagni. Esatta alimentazione del fiato, esatta posizione del suono, proiezione, intonazione, pronuncia… son tutte cose collegate. La voce ingolata può senz’altro essere grossa e rumorosa, e quindi sentirsi specie se favorita da una natura generosa. Tuttavia mi pare eccessivo affermare che l’ingolatura di una Tebaldi sia analoga a quella di Kaufmann, la cui voce muore in bocca… povera Tebaldi, merita davvero un tale paragone? dai…

      • noo infatti,ho detto Regina…il Re degli ingolati non è Kaufmann,caso mai è Caruso..Kaufmann non ha il timbro benedetto da Dio,che aveva la Tebaldi.Non ha il velluto e la morbidezza delle mezzevoci della Tebaldi,la quale però aveva un difetto grave,a mio parere: calava terribilmente,dal la ,lab acuto in su,soprattutto dopo i primi 5 anni di carriera.Questo accadeva perché allargava incredibilmente i centri e pescava le note da sotto,invece di farle partire dall’alto.

        • va bene ma ripeto che ci sono svariati tipi di ingolamento…. posto che un minimo di gola ce l’ha il novantanove per cento di tutti i cantanti… il paragone tra kaufmann e la tebaldi è poco stringente, non si somigliano manco un po’… Kaufmann ha un’emissione decisamente più brutta e indietro.

          • Parlerei piuttosto d’un Trio : Cura, Villazon, Kaufmann….sembrano uscire dalla stessa scuola “diabolica”. Tuttavia, ragazzi…le nostre chiacchiere vanno a zero, sono 3 tenori che -di riffa o di raffa- hanno fatto una gran carriera….Stavo appunto cercando di capire se ,a questo punto, basta il fiato e un pò di arte scenica, sicuramente una gran faccia tosta e qualche spintarella, forse anche quel pizzico di fortuna per essere al posto giusto nel momento giusto…

          • Dei tre credo che Cura fosse il più dotato quanto a voce, adesso però la sua vocalità è decisamente logorata. Un canto poi piuttosto rozzo il suo, mentre Kaufmann passa per un tenore da intellettuali, la stonatura, la fissità, lo sbadiglio, i suoni duri e aspirati, il dire artefatto e manierato, si sa, fanno molto “intellettuale”… il pubblico intellettualoide si autocompiace assai di simili delicatezze… fin dai tempi della Signora Legge e di Fischer-Dieskau… Villazon invece… via, mi autocensuro.

          • Per forza che un minimo di gola c’è sempre: è con quella che si canta, mica con le orecchie! 😀

            Fuor di celia. Io credo che dal punto di vista della natura pure Kaukau, come Cura e mettiamoci pure il Villanzone, delle doti le abbiano/avessero. Il loro problema è che scambiano l’arte del canto con quella dello sbadiglio, o del rutto a seconda dei casi.

          • ecco, per quello che scritto sulla tebaldi ( che strilla gli acuti ma ingolata…..noooooo, cavolo, ci sono cose sue che pare la Madonna che canta!) babbo natala ti porterà un bel po’ di carbone……ma un bel po’.haha

          • beh, la questione è articolata. C’è un’ estetica vera e propria della voce scurita e ingolata. Oggi l’orrido va di moda, il top è scurito, imgolato, con tanta fibra…….dare l’idea della fatica è il top dei top a certe latitudini, francia in primis. Dal carusismo al corellismo ne sentiamo di tutti colori. Forse bisognerebbe parlare anche delle conseguenze su chi lo pratica. La puntata di otello a 78, forse non l’hai letta ma evidenzia il cambio che si realizza nella vocalità di otello ad un certo punto, e lì nemmmeno c’entra caruso. Con dd ne abbiamo parlato molto…….dai un occhio magari sentendo gli audio…….il passaggio che abbiamo fatto è incredibile. Quei gravi chiari ma sonori dei primii interpreti sono straordinari…….otello diventa un tenore e non un truce della foresta……..chi sa fare quei gravi come loro oggi?…..

    • Stinchelli,
      è intollerabile sentir dire che la Tebaldi era ingolata; ed è inutile che raffini la cosa dicendo Regina e quel che vuoi: hai detto che la Tebaldi era ingolata. E ciò è intollerabile. Ed è intollerabile soprattutto da parte tua che hai scritto una recensione dell’ultimo Simon Boccanegra romano completamente folle, -Permettimi- vergognosa: quelli si che erano cantanti palesemente ingolati. E tu? Che cosa hai detto di loro? Che cantavano molto bene! E mo te ne esci che la Tebaldi era ingolata. Non so proprio cosa pensare…

      • Stinchelli ha una vera fissazione nel dar contro la Tebaldi. Non perde occasione per sminuire una grande voce come la Tebaldi solo perchè ama la Callas.
        Io potrei dire che la Callas era la regina dell’imbuto altro che dei suoni alti visto che spesso l’effetto è quello di una voce tubata. Ovviamente, non dico sul serio.
        Ma parlare tanto per parlare possono farlo tutti.

      • ma è vero! Guarda che ‘ingolati’ , se vogliamo essere precisi, lo sono un pò tutti. Sta poi alla bravura di ogni singolo interprete giungere a un risultato artistico elevato. Quanto al Simon Boccanegra…che ti devo dire? A me è piaciuto, considerando lo standard attuale e tanti altri fattori. E’ stata una delle pochissime volte in cui mi è piaciuto persino Muti, guarda un pò?! Quanto al cast..non mi sembrava così deprecabile come tu dici: era assolutamente in sintonia con la concertazione e il clima della serata. Parlo della Prima. Un pò stanco Petean, il protagonista , ma corretto e nobile; così anche il basso, sebbene privo -come ho scritto- d’un registro grave degno di tal nome. Meli e la Agresta , per me, ineccepibili, e anche molto poetici nel rappresentare una coppia giovane e molto affiatata. Perchè avrei dovuto parlarne male se mi son piaciuti?

        • Che ti siano piaciuti è un conto. Ma dire che Petean, Meli e la Agresta (senz’altro la meno peggiore dei tre) cantavano bene è un altro.
          Ma poi, scusami eh! Com’è possibile che uno che sente che la Tebaldi gonfiava i centri (io che ho un buon orecchio non lo sento per niente; quindi immagino che tu debba avere un orecchio super per sentirlo!) non sente che Petean era semplicemente e palesemente tutto ingolato? Che la Agresta era spesso indietro, gonfiava qualcosa qua e là, strillava molti acuti, aveva un registro basso inesistente? Che Meli aveva tre voci, strillava dopo il passaggio da fare raccapriccio e non mi ricordo cos’altro?
          MMMMAAAAAHHHHHHHHHHHHHH…

          • non ho sentito nemmeno un amen di quel boccanegra. Ciò premesso stasera mi ha chiamato un amico per gli auguri. Di roma mi ha detto bene, della gresta soprattutto. Di meli che era abbastanza in forma e emglio di altre volte, pur non amandolo molto. E che muti gli è piaciuto. Mi ha poi parlato in termini molto diversi del lohengrin milanese di ieri sera come di una carmen vista a parigi. Di lohengrin ha detto che i cantanti erano oggetti vocali non pervenuti. Dunque, alla fine, credo che a roma abbiano visto una buona cosa…per i nostri tempi che corrono, date anche le nostre recensioni straniere di questi giorni. In assoluto poi, è cosa assai diversa…..

          • Giulia,
            assieme a me erano due altre studenti di canto, di cui ho grande stima e fiducia: eravamo tutti e tre d’accordo che cantassero male. Un dato interessante: il Simone-Petean ad un certo punto ha accartocciato un foglio: ecco, era più sonoro e proiettato il rumore del foglio che la sua voce! Ho detto tutto.
            Per correttezza, poi, devo anche dire che in sala c’erano altri colleghi musicisti (e cantanti) che al contrario di me pensavano bene del cast.

          • ho avuto la recita del sei che ho ascoltato tre quattro volte m sembra molto intetessante. il baritonofraseggia bene e ha una certa omogeneita l agresta cresce per tutta la performance meli ha gli acuti d carbonioma il colore e’ interessante. muti eleganteanaliticoe grandi dinamiche. cmq lo voglio risentire meglio controllare i tempi. Ah coro eccelllente orchestra molto buona

          • Alberto, la recita del sei? Sei sicuro? Quindi è un live? C’ero anch’io. Come l’hai avuta? Mi interesserebbe averla.
            Riguardo al baritono: non serve a nulla fraseggiare bene se non hai la voce a posto; se non hai il SUONO GIUSTO, se la voce non funziona come uno strumento. Ma perché non lo capite? Perché? Allora, se fosse sufficiente fraseggiare bene, potrei andare anche io a cantare che non so ancora cantare. No, no, no!

  13. Stinchelli parla da persona che dal vivo ne ha viste tante e tante e confrontandosi con gli yokozuna del sito che vogliono sempre avere una teoria buon per tutti i c..i va un po’ per paradossi come quando tira in ballo Caruso e la Tebaldi.-
    Detto questo più leggo Mancini più mi viene il dubbio che lui a teatro ci vada un gran poco, tanto é disorientato di fronte a certi difetti che alla prova dei fatti evidentemente non impediscono al cantante di comunicare con il pubblico e con la critica tanto da riscuotere lusinghieri apprezzamenti.-
    La censura poi alla sua I mi sembra mal scelta giacché é una I (cantata non suonata) appoggiata sui premolari che come conferma anche Rattcliff corre perfettamente e si ispira a quella di Vickers che da una certa lateralità all’emissione aiutandolo a spostarsi dalla gola.-
    Mozart parla di voce dimezzatasi nel corso degli anni, tuttavia alle prime due recite come conferma Ratclif su questo sito e tutta la critica ufficiale di voce ce n’era a sufficienza e tanta da consentirgli di cantare piano tutta la prima parte di “In fernem land” dove a parte le già sottolineate lievi stonature introduce come unico trucchetto che lascia trapelare un minimo di declino dopo anni di frequentazioni di un repertorio a dir poco vario (per evitare la frequente stecca sul la naturale sentita per es. due volte da Dean Smith) una E abusiva (sein rEitter) in entrambe le recite da me ascoltate (la seconda peraltro migliore della prima che pure mi aveva assai soddisfatto).-
    Infine voglio ancora una volta raccomandare a Mancini che mi diverto sempre a leggere, a fare paragoni omogenei. Nella specifica ritengo che il brano in questione doveva essere commentato sulla sua registrazione ufficiale (il relativo disco con la direzione di abbado si può trovare a 15 euro) visto che i richiami agli altri cantanti citati riguardavano incisioni in studio e non live.-

    • ma dì albertom…..si sente benissimo cosa? La voce indietro, sfocata ed arrochita di uno che sembra intento a fare altro. Si sente che?……allora anche una stecca va bene perchè si sente? O una nota fissa?….si sente che va indietro e che non è a fuoco. Ergo canta male. Stop.

    • Da che mondo e mondo le I come tutti gli altri suoni, ovvero la voce, si appoggiano sugli incisivi. Quindi se sono appoggiate sui premolari non va bene.
      Ma poi che sarebbero ‘ste I appoggiate sui premolari?… E che sarebbe la lateralità dell’emissione?… Mah…

  14. oh lo sai che io e te c troviamo d accordo raramente e t ringrazio che ad onta d cio’ m pubblichi ma ribadisco che non voglio provare a convincerti ma solo a dire la mia da appassionato quanto te del mondo dell opera

  15. Invito a leggere bene prima di scaldarsi troppo e inutilmente.
    Ho tirato in ballo la TEbaldi innescando una miccia impropria, in questa sede…sono stato il primo ad ammetterlo. Se volete, se ne parlerà in altra sede.
    Ma adesso, scusate…non diamo al termine “ingolato\a” un’accezione così tragica. Non è una parolaccia. Ingolati sono un pò tutti, perchè òla voce…per l’appunto…nasce in gola.
    E il primo risuonatore (si sappia…) è tra le corde e il bordo del laringe, cioè GOLA PURA.
    Dopodiché un cantante bravo cerca immediatamente di sfruttare i risuonatori alti, che sono collocati in maschera. Se guardate un teschio noterete che le cavità più ampie sono dietro gli occhi, vicino al naso, e due piccole in fronte (e non tutti hanno queste cavità della fronte….non sono così importanti).
    ps ….vorrei specificare che non ho nulla contro la Tebaldi, anche se preferisco per svariate ragioni Maria Callas. E’ un delitto? Non credo. Ho studiato a fondo la vocalità della Tebaldi, proprio perchè mi interessa questo fenomeno: una fisicità importante, sembrerebbe da soprano drammatico, ma dolcissima nella mezzavoce , tendenzialmente morbida e lirica, CORTA di estensione. Mi sto anche chiedendo se in realtà non fosse un mezzosoprano, in origine, portato a cantare nel registro alto per un errore di impostazione (capita al 70 % delle giovani e dei giovani cantanti). Lo lascerebbe supporre il passaggio di registro, che nella Tebaldi è più da mezzosoprano che da soprano e il fatto che ella fosse fortissima nei suoni emessi piano e pianissimo, e poi calasse negli stessi suoni emessi forte (con vibrazione diversa, tra l’altro). Il registro grave della Tebaldi è tra i più importanti mai uditi (ascoltate il Samson et Dalilah o Suicidio), ben più d’una Nicolai o d’una Stignani stessa, che pure erano mezzosoprani. Anche la fisiognomica della Tebaldi è da mezzosoprano: il collo, la struttura complessiva.
    Non mi interessa polemizzare sulla Tebaldi. Mi interessa capirne la fenomenologìa, che è complessa e non semplice come molti vorrebbero far credere con una battuta. Questo almeno è un sito dove si può ragionare, mi pare.

    • …..per me era un lirico puro, cristallino. Voce dolcissssssima. Credo la natura prevalente sulla tecnica. Una sua collega allieva della melis come lei attribuiva la acarsa estensione ad una didattica poco attenta in fatto di respirazione. Chi dopo la melis cercò di perfezionarsi, trovò giovamento dall’apprendere qlca in piu in fatto di respirazione. Un celebre aneddoto milanese narra della signora di lelio corelli che riuscì a carriera avanzata a fare fare il do alla renatona, posandole libri sulle spalle da tenere in equilibrio mentre cantava. E’ visibile nei video che la tebaldi iniziava acontrarsi e ad irrigidirsi in preparazione agli acuti estremi…..la paura di salire. Ci sono ache acuti belli della tebaldi inconcomitanza di altri brutti nell’arco delle recite della stessa produzione, segno di discontinuità ed insicurezza tecnica. Resta il fatto che se si prende…che so…il vissi dparte dal 49 in poi si apprezza con facilità l’indurursi degli acuti negli anni. …….il fascino timbrico per me sopravanza ogni difetto, ma resto anche io nella posiizone di enrico, cioè che la callas cantasse assai meglio sia sul piano tecnico che di fraseggio. Del resto chi ha nature straordinarie come la tebaldi può permettersi gestioni di sè diverse da chi nasce meno fortunato

        • ogggi non hanno registro grave, posto che non è che la tebaldi ne avesse poi gran chè. Resto dell’idea che avwsse per modello la caniglia, che però era più aulica di lei. Come disse la stignani? Tu cara non sei un soprano da verdi….!…per certi versi le do ragione, e forse lo pensava pure lei. Il ballo era un problema, la valois solo in disco…..anche lei partecipa della liricizzazione di verdi. Di fronte a caniglia e milanov ( tralasciamo i loro difetti e come sono declinate ) direi disi. Idem se si va più indietro. Ogni epoca ha i suoi modelli ed il suo gusto, certo tutti paiono vivere la liofilizzazione dell’accento, delle voci…insomma dei pesi specifici. Se proviamo a mettere in fila che ne so…arangi milanov tebaldi caballè chiara ……si sentono voci dal centro sempre meno corposo….cmq, tornando alla tebaldi, penso sempre a due cose, la maletta di firenze, dove gli acuti lì li imbrocca e a quell’aida di parigi, con un video dei cieli azzurri orrendo e un audio di altra sera molto molto buono…….magari la signora ebe alludeva anche a questo!!……e vorrei per dieci minuti della mia vita fare l’esperiwnza live della voce vera della tebaldona, come quelli di quel vissi d’arte lentissimo dal vivo con de sabata milano o quello bisssato da rio…….lei quando andava lenta nel vissi d’arte, perchè una bacchetta vociomane la costringeva, era fantastica……fantastica……

    • No, scusa, non è che perché la voce nasce in gola allora tutti sono ingolati… “Ingolato” è chi in misura più o meno accentuata non canta sul puro fiato ma “aiuta”, sostiene, altera il suono con le contrazioni della gola. Un minimo di gola, cioè di spinta, gonfiamento, contrazione ecc…, c’è nella stragrande maggioranza dei cantanti di tutti i tempi, infatti il perfetto canto sul fiato è un traguardo che pochissimi hanno raggiunto appieno, ma questo discorso che faccio io non c’entra niente con quel che tu dici ossia che tutti sarebbero inevitabilmente ingolati dato che la voce nasce in gola…
      Poi scusa potresti spiegare cosa intendi quando dici che il passaggio di registro della Tebaldi sarebbe “più da mezzosoprano che da soprano”? Per quanto riguarda l’errore di impostazione, a me risulta che più spesso avvenga l’errore contrario, ossia che veri soprani facciano i mezzosoprani, magari ingolando il suono per dargli più corpo e colore, a causa dello scarso allenamento della voce che le rende incapaci di sostenere tessiture alte.

      • Stavo estremizzando il discorso soltanto per ribadire un concetto che mi inculcò un grande maestro,Alfredo Kraus,il quale diceva che pur ingolati,molti cantanti hanno fatto e possono fare una grandissima carriera.”Arrangiandosi” diceva Kraus.Sul passaggio della Tebaldi.Se fai caso,analizzando molte registrazioni della somma interprete,noterai che rispetto a molte colleghe la Tebaldi tende ad anticipare il passaggio di registro,proprio come farebbe un mezzosoprano.Lo si nota benissimo in Adriana,ma anche in Aida,Tosca,Manon Lescaut non ne parliamo.Si nota poi una tensione innaturale su note come fa o sol,emesse in f o ff.Nei pianissimi no,perché risolveva con molta facilità .

        • Ovviamente non sono tutti ingolati,nel senso drammatico e negativo del termine.Ma in tutti la voce nasce in gola e poi evolve nel canto artistico,a livelli diversissimi tra loro.Ed è il bello del canto,che propone casi tra loro estremamente differenti. Come Voelker,King,Domingo,Kollo,Kaufmann …pensate quante e quali diversità!!

          • Kraus diceva che ci sono gole di ferro che si arrangiano e che riescono a fare carriera lo stesso. Riporto a spanne.
            Non gli ho mai sentito parlare specificatamente di voci ingolate.
            Comunque, la Tebaldi, a mio parere non aveva voce ingolata. Semplicemente aveva una voce particolarmente dotata su tutta la gamma.
            Purtroppo alcuni limiti psicologici hanno creato i problemi che tutti riconosciamo. Una tecnica non del tutto rifinita e, soprattutto, non consolidata hanno fatto il resto. Non ultimo un repertorio parecchio oneroso e non adeguato alla vera natura vocale dell’Artista che era il vero tipico soprano lirico.

          • Scusa Mancini, ma immagino tu sappia benissimo che un FA per un mezzosoprano comincia a essere un acuto, per un soprano…no.. Di cosa stiamo parlando? Di esempi ne hai miliardi, in ogni aria che sia per soprano o per mezzo…

          • Tu hai parlato di passaggio di registro… ma lasciamo perdere. Se ho ben capito in sostanza tu dici che lei fosse mezzosoprano perché i FA ed i SOL le richiedevano un impegno insolito per un soprano, che tali note dovrebbe gestire con più facilità.

          • ma insomma, se il fiato non è giusto è quella la zona dove i soprani arrivano con la voce sotto. E più salgono più pagano…..il tema resta il fiato per me.

          • La mia è solo un’ipotesi, tanto per meditarci un pò sopra. Per farla breve: riconosco una Tebaldi fluviale e impressionante molto più in arie da mezzosoprano (Samson et Dalilah, per esempio), che in “D’amor sull’ali rosee” o “Tu che le vanità” …tanto per dire.E se fosse stata un lirico puro autentico non avrebbe avuto tutte quelle difficoltà nei finali di “Signore ascolta” o persino in “Adriana Lecouvreur”…Possibile che non abbia mai risolto del tutto il fiato…ma…chissà…?!?

          • una sola choisa alla discussione sulla tebaldi. Io amo trarre elementi di giudizio su un cantante al top della forma e nel suo repertorio attivamente praticato in teatro. La tebaldi da verdi, ad ex, è quella di traviata….che ha fatto tantissimo, oltre che di otello, poi forza requiem e aida. La giovanna d’arco fu limitata a poche recite. Il suo ballo idem…….all’inizio poi la cantante fresca praticò un repertorio più variegato, spontini, lohengrin etc…..la cyberdiva fu tosca e mimì adriana……etc…..io la guarderei nel suo terreno, anche perchè gioconda è brutta….ad ex

          • Giulia Grisi, solo una correzione. Il Ballo lo ha solo inciso.
            Per Gioconda: a me non dispiace il duetto “E’ un anatema” (del 57?) con la Simionato.

          • eh…si. Scrivo col telefonino ma non riesco a rilwggere…..si ballo e don carlo mai in teatro……..troppo piccolo…il ballo proprio brutto….

  16. Con l’invocare una sorta di “ingolatura universale” si fa solo confusione. Qui si parla di cosa ben chiara. Nel caso di Kaufmann, l’EFFETTO è tutto ingolato. Come faccia a emettere quel mugugno non lo so, e non lo voglio sapere. Mi basta sentire il risultato per riprovare. (E anche EnricoS riprova, quindi di che parliamo?). Mi basta sentire la fatica (e certo ha ragione la Grisi: c’è tutta un’estetica della faticaccia). Più lo ascolto e peggio è. Il provocatorio confronto con Tauber proposto da Mancini è perfettamente scelto e toglie ogni dubbio su cosa NON sia un canto ingolato.

  17. Quando parlate di voci ingolate,vi e’ qualche consonanza con l’affondo ?perche’ con l’abbassamento della faringe e conseguente ampliamento dello spazio di risonanza , appunto, faringeo,si riduce l’importanza delle cavita’ di risonanza “alte”(quelle descritte da EnricoS) a scapito percio’ della chiarezza del suono emesso pur di scurire il timbro della voce, con tutte le conseguenza anche sulla emissione di vocali (Mancini docet). Quando, appunto, Mancini parla di contrazione della gola, allude all’affondo ?

    • E’ un discorso un po’ delicato… posto che non esiste una scuola dell’affondo unica e tetragona… e che quindi “affondo”, come “ingolamento”, è parola piuttosto generica… In generale si può dire che l’affondo è una tecnica che vorrebbe impedire la risalita della laringe e quindi lo strozzamento e lo spoggio della voce tenendo la stessa laringe premuta costantemente verso il basso… è un modo di risolvere il problema piuttosto rozzo e violento, meccanico, che produce emissioni pesanti, grosse, rigide e innaturali… Spesso chi affonda, ingola pure, e posso anche ipotizzare che Kaufmann, con quell’emissione scura e ingrossata, abbia avuto una formazione vocale da affondista, tuttavia affondo e ingolamento non sono esattamente sinonimi. Tieni conto comunque che dire che una voce è “ingolata” di per sé significa tutto e niente, in quanto qualsiasi difetto dipende sempre da una percentuale grande o piccola di gola, di ingolamento, è un concetto troppo generico che necessita di essere circostanziato di volta in volta.

      • per un analisi di cantanti ingolati non s puo partire da kaufmann che e tenore che ha scelto una tavolozza espressiva molto ampia che lo porta anche ad attacchi senza appoggio e a messe d voce in cui il diaframma non viene azionato e ad ingolature laddove per stanchezza o distrazione ci casca ( come era alberto tomba quando si sedeva sulle code perdendo motricita’). analizziamo piuttosto un ingolato sistematico che ha avuto una carriera abbastanza lunga nonostante vicessitudini note. Gianfranco Cecchele

        • Cecchele aveva parecchie carte da giocare: 1) timbro molto bello 2) fiato perfetto e tantissimo 3) fraseggio magnifico 4) intonazione PERFETTA 5) emissione sì affondata ma senza perdere mai la punta. Da anziano cantava ancora meglio che da giovane.

        • alberto, nel mondo di cecchele kauf non avrebbe potuto esibirsi nemmeno in provincia. Aveva una cosa, che enrico non ha ricordato, gli acuti fuori, come tutti gli imitatori di del monaco. Facciamo fare la turandot a kauf e poi vediamo se regge il confronto. Quello con la voce più indietro, negli acuti soprattutto, era giacomini

          • Verissimo. Io ho lavorato con Cecchele , facendo regìa di Tosca e Aida. Era già con oltre 40 anni di carriera sulle spalle: magnifico. Kaufmann può sognare il suo fraseggio e la sua solidità.

          • ho letto che debutta trovatore, dunque lo sentiremo presto all’italiana. Cmq nel don carlo le cose erano straiperchiare, lui, pape e la harteros che mi dicono in questo momento stia cantando meglio di tutti….cioè….la migliire che nel tu che le vanità non fa che calare …..uff! Ma facciamo sto wagner in italiano …c’era saggezza una volta in questo!

          • Io ho ascoltatoCecchele dal vivo almeno una ventina di volte. Ma per favore, scherziamo o cosa? In un’ Aida con Cecchele, Kaufmann non l’ avrebbero preso neanche per fare il Messaggero!

          • io parlavo d ingolati sistematici e le considerazioni di enricos sono calzanti. Pero’ cara grisi visto che mi provochi ho due registrazioni d tosca interessanti una d c quando sostituirono l andrea chenuet d domingo alla scala e l altra d k in buona serata alla scala…non sara turandot ma in tosca kaukau m e’ piaciuto assai e cmq piu di cecchele

          • ti ha risposto tamberlick: ma taci che non sai niente di niente. Non lasciarti scappare l’occasione di tacere che scrivi solo castronerie.

          • Alberto!!! Basta cazzate!!!
            Mozy: manco il suggeritore lo chiamavano a fare, ché quello si impasta pure a parlare!

        • CECCHELE INGOLATO???? Alberto a questo punto sì: datti all’ippica va che di canto non capisci un fico secco, lasciatelo bonariamente dire col cuore in mano.
          La quantità di minchiate tecniche sei in grado di produrre oltrepassa il limite dell’umana immaginazione!
          “che e tenore che ha scelto una tavolozza espressiva molto ampia che lo porta anche ad attacchi senza appoggio e a messe d voce in cui il diaframma non viene azionato” Ma ti rendi conto di spacciare per scelte tecniche errori capitali per un cantante? Posto che vorrei mi spiegassi come accidenti si può fare una messa di voce senza “azionare” il diaframma. Ma per favore!!!!

        • alberto capisco che sei un fan di kaufmann,ma se per difenderlo ti esponi a dire cose che non stanno ne in cielo,e ne in terra,non ti fai un favore.
          Limitati a dire che questo tenore ti piace,al di là dei suoi molti difetti,e pochi pregi,e fai una bella figura,è un tuo diritto e piacere se ti piace come canta Kaufmann,nessuno ti critica per questo.

          • io su Kaufmann ho le mie riserve e non sono fan di nessuno, anzi quando ho avuto modo di parlare con Kaukau a Bayreuth sono stato più prodigo di raccomandazioni che di complimenti (tanto che siccome non so perché mi dava corda si era creata una coda di gente che voleva autografi che era un po’infastidita dal lungo colloquio). Tornando a Cecchele quando ce vo ce vo dice Enricos….beh tenuto conto delle brillanti considerazioni sulla Tebaldi accetto tutto…circa i consigli di TamberlicK anche da lui accetto tutto visto che parla col cuore in mano (certo se fossi il suo tenente e stessimo per fare lo sbarco in Normandia lo inviterei a maggior prudenza). Tornando alle questioni di canto Enricos ama il paradosso e dice che Cecchele cantava meglio da giovane che a fine carriera: io lo ricordo sconsolato a Brescia in un S. Boccanegra con Ricciarelli, Schiavi che sostituii Cappuccilli e Raimondi perché nessuno lo aveva apprezzato, poi in Tosca diretta da Patané (c’era ancora la claque ma applausi pochi), poi arena (idem) e infine in Aida a Bassano (o cmq un teatro di provincia) dove si apprezzava il fatto di essere riuscito ad arrivare in fondo ma la voce era diventata molto grigia e fibrosa anche se qualche sforzo interpretativo si riconosceva. Io mica detesto Cecchele che é stato un onesto professionista (e la cui carriera si potrà confrontare con quella di Kaufmann solo quando questa sarà terminata) ma inalberarsi perché nell’unico confronto che ho fatto (cioé la Tosca) ho preferito il tedesco mi pare eccessivo. Eccessivo non solo perché la reazione pare collocare il Cecchele a un livello troppo alto nella gerarchia dei tenori a lui riconducibili, ma perché vengono condonati difetti oggettivi che anche la critica ufficiale coglieva (non solo Celletti, Giudici, Gualerzi ma anche i vari Courir, D’Amico, Tedeschi, Negri che lo recensivano all’epoca delle sue esibizioni)

          • Guarda: non commento ulteriormente i tuoi sproloqui. Mi limito a farti notare, se non l’hai capito, che qui sul Corriere non si scontano i difetti nemmeno al Padreterno.
            Ti faccio in secondo luogo notare che nessuno ha innalzato Cecchele: da un lato si sono riconosciuti i suoi meriti contro i demeriti di Kaufman; dall’altro si è affermare che dire che Cecchele fosse un tenore ingolato è una stupidaggine fatta e finita: che lo dica tu, Celletti, Giudici, Gualerzi, Fedele D’Amico e compagnia briscola.
            In terzo luogo, che non si può confrontare la carriera di un professionista come Cecchele a quella di un cantante che non ha mai appreso i rudimenti dell’arte sua.

        • scusa Alberto, tu scrivi:

          ” Tornando alle questioni di canto Enricos ama il paradosso e dice che Cecchele cantava meglio da giovane che a fine carriera”

          ho scritto l’esatto contrario!!! A fine carriera (interrotta, tra l’altro, in piena efficienza vocale per un problema cardiaco) Cecchele cantava addirittura meglio che da giovane, avendo trovato un perfetto equilibrio tra la punta e la cavità, come si suol dire. Ricordo una Turandot perfetta, con tanto di do distribuiti generosamente e con piglio sicurissimo. In una fase centrale della sua carriera ebbe un momento di crisi (come tutti) e taluni suoni tendevano ad andare “indietro”. Studiò moltissimo per riportare la voce nei giusti binari e a 60 anni e passa aveva una sicurezza straordinaria in tutta la gamma, con voce salda e senza un’oncia di oscillazione. Tra l’altro con bellissime mezzevoci. Ripeto: a 60 anni e oltre, poteva cantare con fluidità Traviata e Forza del destino. Non è da tutti. Per me Cecchele è stato un artista immenso e molto molto molto sottovalutato. Il contrario esatto di taluni palloni gonfiati, di cui evito il nome.

          • scusami, ho scritto al contrario, il paradosso (credo sia pacifico) é proprio il cantare meglio da vecchio che da giovane. Puntalizzato questo, sono il primo a dire che Cecchele era un signor cantante, però in una gerarchia di valori ho espresso un punto di vista che può non essere condivisibile ma che ritengo sufficientemente fondato anche alla luce della tua implicita ammissione sul fatto che il suo successo sia stato di un’entità tale da fartelo ritenere un artista sottovalutato.-

  18. rinfrancato da uno schiaccianoci vintage quanto basta qui a venezia nel controllare il dibattito sulla tebaldi noto che se fossimo a una partita d scala quaranta un giocatore si e’ un po’ incartato…beh e’ l’occasione per ricordare la cavata l opulenza e l eleganza della tebaldi che fanno d lei oltre ogni considerazione tecnica IL soprano. E poi se ci pensate bene abbiamo goduto d tre diverse tebaldi tutte a loro modo leggendarie

  19. gtondona, ti ho cancellato la tua aggettivazione provocatoria rispetto alle persone cui ti rivolgi. Di reale c’ è la tua incompetenza in farto di canto, più volte dimostrata. O meglio, di virtuale c’è la tia competenza sempre nello stesso merito. Spero che per il futuro ci siamo chiariti.

  20. Ma, insomma, GG, lo vai a sentire o no questo Lohengrin? Conoscendo i miei polli scaligeri, consiglio il 21 piuttosto che il 27…
    Ieri sera è stato molto bello con una grande Harteros, soprattutto nei primi due atti, morbida, sicura, sonora, e un grande Jonas soprattutto nel terzo. Spero proprio che in occasione del recital di giugno ci canti la Winterreise!
    Orchestra e direttore concentrati per tutta la durata dello spettacolo. Secondo atto inebriante. Inscì aveghen!

    U

      • enricos consolati t vai ad ascoltare berti e fraccaro che sono piu’ o meno a livello d cecchele. Soprattutto il primo. Il secondo dicono che si stia sgrezzando e rischia quindi d cantare meglio da maturo che da giovane 😉

        • io non accosterei né l’uno né l’altro alla vocalità di Cecchele. tutti molto diversi: Berti ha squillo e limpidezza nella gamma, ma non è intonatissimo com’era Cecchele e non ha le mezzevoci sicure di Cecchele. Ha la tendenza, ogni tanto,a spingere . Fraccaro usa troppo il naso e ha il brutto vizio di salire in acuto usando una E, buona per tutti gli usi: Un trono vicino al sEEl, all’EEEErrmEEEE, la vita mi costEEEEssse e via dicendo.

  21. http://www.ilcorrieredellagrisi.eu/2008/02/jonas-kaufmann-romantic-arias/

    A distanza di quattro anni(anzi quasi cinque a febbraio) mi stavo rileggendo questo post di Donna Grisi su Kaufmann ” Jonas Kaufmann: Romantic Arias” .

    Uno stralcio: ” Il timbro, nonostante l’evidente dilettantismo tecnico, resta omogeneo, a prova della bella dote naturale, ma quando arrivano i tentativi di smorzare i suoni, o gli attacchi di frasi scomode…….apriti o Cielo! Siamo di fronte ad un dilettante che imita, come al solito nei difetti, Franco Corelli, o un professionista del dilettantismo che imita Josè Cura? Fatto sta, che nemmeno gli artifici che la sala d’incisione modernamente mette a disposizione emendano il terribile canto del simpatico ragazzone tedesco che assai spesso…..davvero latra”.

    A distanza di anni cosa è cambiato nella voce di questo tenore?

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