Con quattro recite programmate a ridosso delle festività natalizie, vendute al botteghino a prezzi convenientemente “calmierati” per i giovani spettatori, e affidate per la parte vocale in via quasi esclusiva a membri dell’Ensemble e agli allievi dell’Opernstudio della Bayerische Staatsoper, il teatro di Monaco si accinge a pensionare la storica produzione dell’opera di Humperdinck, che risale al 1965. Dopo quasi mezzo secolo di onorato servizio, lo spettacolo di Herbert List (scene e costumi di Herbert Kern) sarà infatti sostituito (si presume in via definitiva) dall’allestimento di Richard Jones, originariamente concepito per Cardiff alla fine degli anni Novanta e successivamente ripreso, ancora in traduzione inglese, al Met e altrove. Non è insomma il nuovo che avanza (e cui si deve, ipso facto, cavare il cappello), ma il seminuovo, o meglio, il semilavorato (perché il tempo trascorso dal debutto dello spettacolo pensionando, come di quello che lo rimpiazzerà, si misura ormai più agevolmente in decenni, che non in anni) che occorre far circolare, prima che si riveli definitivamente inutilizzabile. Auguriamo peraltro allo spettacolo di Jones (già disponibile in dvd e anche su Youtube) di trovare lungo i decenni la stessa vitalità di quello di List, non solo per numero e frequenza di recite, ma per l’intatta freschezza che la moritura produzione monacense ancora rivela, nonostante, o forse proprio grazie a, generazioni di interpreti, direttori, assistenti alla regia che l’hanno ripreso e “rispolverato” nel corso delle stagioni.
Sullo sfondo di un bosco di abeti, rischiarato da luci calde e velate, che ricordano quelle delle candele, assistiamo dapprima all’apparizione della capanna del taglialegna, povera nel mobilio quanto faraonica nelle dimensioni, quindi veniamo trasportati in una radura, che ospita folletti che calano dal cielo e nella notte si trasforma in un Paradiso fatto di nubi dorate e angeli in processione, mentre nel quadro successivo abbiamo la casetta fatta di dolciumi, la gabbia in cui viene rinchiuso Hänsel e il forno in cui troverà doverosa morte la Strega Marzapane, non prima che quest’ultima abbia compiuto i suoi incantesimi e viaggiato sulla sua scopa al pallido raggio di una luce verdastra. L’effetto più commovente nella sua semplicità è l’apparizione dei bambini al finale: pochi secondi di teatro completamente al buio permettono alle voci bianche di schierarsi in fondo alla scena e attaccare il delizioso corale, con cui l’opera volge al termine. La magia della fiaba musicale esprime tutto il proprio potenziale in forza di un allestimento così delizioso nella sua ingannevole semplicità (ingannevole perché frutto di un mestiere collaudato e di un perfetto dosaggio e di un’esatta attuazione dei vari effetti scenici). È uno di quei (rari) casi in cui la componente musicale, non esente da pecche, viene sostenuta, anziché avvilita, dall’aspetto teatrale.
Sul podio Kazushi Ono trova i momenti più felici nella prima parte dello spettacolo, e in generale nei brani, come il finale, in cui dominano la componente patetica e la felicità dell’invenzione melodica, mentre le scene che vedono coinvolta la Strega avrebbero richiesto, per risultare più incisive, una maggiore verve e precisione da parte del concertatore. Ottimo il coro di voci bianche, salvo una lieve incertezza di una parte dei giovani cantori verso la metà del loro principale intervento, mentre tra i solisti la voce più adeguata risulta quella di Iulia Maria Dan (la sera precedente impegnata come Contessa di Ceprano) nei panni del Nano Rugiadino. Sugli altri volentieri sorvoliamo, se non per osservare che Ulrich Reß (Strega Marzapane) ha avuto il solo merito di cantare la rappresentazione pomeridiana (in sostituzione della prevista e indisposta Heike Grötzinger) in aggiunta a quella serale, e che i suoni chiocci, bianchi e non di rado fissi sistematicamente emessi da Laura Tatulescu (Gretel) mal si conciliano con ruoli quali Musetta (affrontata sempre a Monaco nel mese di dicembre) e soprattutto con i debutti in prestigiosi teatri, che attendono nei prossimi mesi la signora.