Buon Natale!

Auguri a tutti di Buon Natale.
Per esternarlo abbiamo scelto, riprendendo l’idea da un trascorso Natale, una scena d’opera ambientata il giorno della Vigilia, ossia l’incontro in un modestissima soffitta parigina di due giovani che, nel volger di pochi minuti si innamorano e chiudono l’atto cantando il loro amore.  Potremmo addentrarci in un attento ed accurato esame delle interpretazioni di questo duetto, come è nello stile e nel gusto del Corriere della Grisi. Le esecuzioni sono tutte interessantissime e magari un’altra volta ci dedicheremo a questo. In realtà e  Boheme e questo incontro fra due giovani ed il loro improvviso amore  esprime ben altro. Nonostante  la accusa di essere dinosauri e scheletri passatisti ed al solo passato nostalgicamente rivolti, quelli della Grisi sono, invece, molto attenti a quello che accade e al “vento che tira”. E paradossalmente sono attenti a quelle istanze e desiderata i giovani non solo anagraficamente parlando I  più attenti, intelligenti e preparati, hanno ben capito che non si può più imbonire ed amministrare il mondo dell’opera con le solite quatto  idee, le più  nuove delle quali passano il mezzo secolo e che si pretende di definire “ cultura”:  ampliare gli orizzonti  culturali del pubblico, la centralità dell’aspetto visivo, la recitazione, il culto del direttore d’orchestra demiurgo e salvatore, il teatro di regia e che, meccanicamente ripetute, ci hanno portato a dove siamo. E risparmio, essendo in  tempo del Natale, la funebre litania.
I giovani che leggono, scrivono e vivono il Corriere della Grisi hanno perfettamente capito che le idee di cui sopra sono un palliativo per garantire rendite di posizione, non pensare a  nulla di alternativo e, quindi, di nuovo,  perchè si possono reggere solo sul complesso di sudditanza intellettuale prima ancora che culturale del pubblico, alla cui conservazione e propagazione direzioni artistiche, giornalisti e uffici stampa si adoperano assiduamente, tanto che rappresenta ormai la loro unica attività. E per sincerarsene basta “girare” per certi siti dove non si parla di canto, di messa in scena, ma in maniera ossessivo compulsiva del Corriere della Grisi, senza avere la voglia ( ma sarebbero più acconci termini quali capacità e preparazione ) di controbattere sul medesimo terreno. Terreno che è poi il terreno dell’opera. La volontà implicità di adeguarsi e conformarsi al sistema culturaloide sponsorizzato supera ormai, in particolare nel pubblico di mezza età, quella di essere se stessi, di pensare con la propria testa, di formarsi indipendentemente dalla segnaletica ufficiale delle riviste pubblicitarie. Il “bravo pubblico” oggi deve accettare supinamente ciò che gli viene offerto, anzi imposto, basta che abbia il suggello del “nuovo” ( ormai unico paradigma artistico in campo …), ricordando che non riconoscere l’arte laddove viene detto che essa si trova è atteggiamento superbo, maleducato, incivile, non più indipendenza di giudizio, preparazione altra e diversa, normale dialettica pubblico artisti.. etc.. Con la passività e l’acriticità ci si guadagna in cambio lo status consolatorio e rassicurante di bravo e buon cittadino amante della cultura ( dire che della cultura non te ne frega niente non è buona cosa, conviene far finta di fruirne in modo del tutto esteriore…), conformato alla società di oggi e non lo dice la Grisi, ma lo scriveva già nel 1947 Theodor W Adorno, che aveva ben intuito l’effetto dei media sul pubblico. Leggere per credere! L’ideale cui si aspira è un’immensa platea accondiscendente e felice davanti ad ogni spettacolo, docile ed entusiasta per qualunque cosa le venga proposta, una platea che non chiede, che non ha riferimenti scomodi, che non fa confronti ( come se la cultura non fosse un mondo di conoscenze, raffronti ed associazioni in continuo divenire nella testa di ognuno di noi..!), il dibattito confinato in un angolo ( pure quello già delineato a priori dai “mediatori culturali”  nei suoi contorni, giusto per lasciare l’illusione di una libertà di opinione che invece non si ammette più e che comunque viene ignorata..), ecco, questa è la platea che si desidera, finalmente buona ed acclamante…….come nelle dittature!
Solo che c’è un MA, ossia che il cittadino questo sistema culturale paga e mantiene e sovvenziona con le proprie tasse ancora prima di avere acquistato un biglietto. E sui cittadini si spalmano le perdite di questo pachiderma che non soffre concorrenza alcuna perché avulso dalle leggi del libero mercato. C’è pure l’altro MA, che il cittadino non ha chiesto ancora esplicitamente di andare a teatro essendo considerato un cretino, e, data la nostra natura di italiani, nemmeno di andarci per essere ammaestrato da chi lo considera, di fatto, tale. Il cittadino chiede di andare a sentire buona musica, di divertirsi col buon recitar cantando, di ritrovare parte di sé e della sua memoria, di distrarsi, di conoscere e scoprire cose nuove….di vivere! Oggi il patto tra chi fa e chi fruisce non è molto trasparente ed onesto, c’è un misunderstanding di fondo. Insomma, andare a teatro da sempre per noi italiani è stato qualcosa di un po’ diverso da un sistema di imposizioni onerose, non vi pare?

Oggi si parla di una certa agenda, che dovrebbe avere la forza di essere il Virgilio di questo nostro paese. La Grisi non ha presunzione di proporre agende per il semplice fatto che lo fanno e splendidamente in molti dei loro interventi, molti dei suoi lettori. Questi interventi dove si parla di canto, di direzione di orchestra, dove si fa il punto storico e culturale di un autore, piuttosto che di un’epoca sono già essi stessi  AGENDA e GUIDA e solo la replica franca e pertinente agli stessi configurerebbe la prova che  si può pensare differentemente, documentare e difendere le proprie opinioni.  Questi interventi, questi dialoghi virtuali sono la modernità, l’oggi, il necessario rinnovamento perché un genere come il melodramma, che ha una larghissima valenza “museale” possa essere ancora in grado si trasmettere e  offrire al pubblico emozioni, divertimento, crescita culturale, anche e sempre nel rispetto di regole codificate duecento anni or sono.
A queste persone, di cui siamo parte anche noi, tutti gli auguri di un ottimo Natale.
GG & friends

 

Puccini – La Bohème

Quadro primo

O soave fanciulla

Enrico Caruso e Nellie Melba (1907)

Carl Burrian e Minnie Nast (1908)

Hermann Jadlowker e Frieda Hempel (1913)

Giovanni Martinelli e Frances Alda (1918)

Aureliano Pertile e Rosetta Pampanini (1926)

Alessandro Ziliani e Mafalda Favero (1931)

Marcel Wittrisch e Maria Cebotari (1932)

Beniamino Gigli e Maria Caniglia (1937)

Jussi Bjoerling e Licia Albanese (1949)

Giacomo Lauri Volpi e Renata Tebaldi (1951)

Richard Tucker e Martina Arroyo (1970)

Luciano Pavarotti e Renata Scotto (1975)

18 pensieri su “Buon Natale!

  1. Prima ancora di mettermi ad ascoltare tanto ben di Dio, che mi fa riandare con la memoria alla mia prima volta a teatro, a 11 anni, proprio per Bohème, auguro ad autori e lettori BUON NATALE! Che dire? Le parole della Grisi, giuste e ficcanti, mi sento non solo di applaudire ma di sottoscrivere una per una. Compreso il richiamo pienamente centrato e saggio al libero mercato, la cui mancanza toglie al pubblico lo strumento principale per indirizzare le scelte delle direzioni teatrali, costringendole ad ammettere la disfatta e a fare i conti con il degrado in cui ci troviamo (magari cessando di alimentarlo). Qualcuno (evidentemente un giovane) nei giorni scorsi ha detto su questo sito di non essere uscito una volta da teatro soddisfatto: ebbene, oggi è possibile pure questo.

  2. Per una serie di inconvenienti riesco a farvi i miei più sentiti auguri di buon Natale solo ora!
    Ma tanto si sa – o si dovrebbe sapere – che il Natale non è soltanto un giorno ma un intero tempo. Quindi: Auguri! Auguri! Auguri!
    E ogni bene per il 2013: che ci venga incontro carico delle gioie mancate nell’anno che ci lascia!

    http://youtu.be/uWdy5Q5xNuI

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