MODESTE VOCI: TITO SCHIPA

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L’ipostasi della seduzione vocale (e non solo vocale, se prestiamo fede al gossip) condotta attraverso il puro artificio sonoro, laddove, come non mancherà di rilevare il nostro Mancini, la parola artificio è sommamente inadeguata, perché la voce di Tito Schipa, tutta sul fiato e perciò ampia, sonora, facile e quindi bella a dispetto della scarsa avvenenza timbrica, non ha nulla di artificioso, costruito o studiato. E’ solo (solo si fa per dire) la perfetta applicazione del principio “si canta come si parla”, con la stessa naturalezza nel cesellare la parola, l’identica grazia nel porgerla. Quella che insomma è e ancora dovrebbe essere la chiave della grande tradizione italiana. Sempre che qualcuno non pensi che le contrazioni di gola, le raucedini diffuse e altre amenità, oggi spacciate per il non plus ultra dell’espressione e dell’emozione, siano una valida alternativa a questo modo di cantare che, chioserebbe ancora Mancini, è l’unico possibile.

23 pensieri su “MODESTE VOCI: TITO SCHIPA

  1. L’unica parola appropriata è Arte, ma non del suono, giacché Schipa è uno di quei rari – perché veri – artisti che riescono davvero a superare la grezza materia, a bandire ogni effettismo fine a se stesso, ogni sonorismo narcisista, edonistico ed autocelebrativo, ed il suono pertanto diventa secondario, diviene ciò che in effetti sempre dovrebbe essere: solo l’inferiore mezzo materiale che, sfrondato di ogni difetto e alleggerito di ogni zavorra, si libra veloce e veicola il pensiero puro, calamitando ad esso la coscienza dell’uditorio e compartecipandola del senso musicale e teatrale di quanto viene eseguito e rappresentato. L’arte di Schipa ci fa dimenticare di tutto, anche del suono: solo il canto puro, unione di parola e musica.

    Però avrei scelto la versione in italiano.

  2. inserire Schipa fra le voci modeste (a meno che non intendiate sotto il profilo del volume ma credo ne avesse a sufficienza) mi sembra un errore perché la sua voce a mio avviso era molto bella. Vogliamo fare un po’ di matematica?
    La voce di Schipa più la zona acuta di Kraus e abbiamo un tenore perfetto

  3. chi abbia sentito schipa dal vivo non parla di una voce piccola. Non ebbe problemi ad avere quali partner la Ponselle, la Cigna e la Stignani. Era una voce che correva anche se utilizzava una cospicua dinamica in modo da far risaltare al massimo quelle poche note che in una serata emetteva forte. Ma la voce era modesta quanto ad estensione naturale ( corta in alto e limitata in basso) e quanto a qualità timbriche. Il termine modeste non è affatto pesnato in relazione al volume, ma a tutte quelle doti che madre natura da. tanto per essere chiari Pertile è in natura ad onta del volume una voce modesta, forse sarebbe più onesto dire brutta, ma poi…..

    • Mah… non sono così d’accordo. E’ facile che un appassionato digerisca difficilmente un cantante come Pertile per via della brutta voce, di rado questo avviene con Schipa, che non ha né un timbro qualunque, né un timbro reso talora sgradevole da una emissione non irreprensibile, come è il caso di Pertile o di altre voci considerate “brutte”. L’estensione poi era quella canonica del tenore di grazia. Il punto è che si tratta, appunto, di un tenore di grazia. Voce modesta in questa categoria è quella di un Luigi Alva… Schipa ha già una grana piuttosto consistente ed una espansione e squillo insolenti dalla zona medio acuta, che non trovano facilmente degni paragoni.

      • Infatti ma cabalette al fulmicotone come quella di Don Pasquale doveva tagliarle. Mi fa piacere trovarci una volta d’accordo almeno su Schipa e su Pertile che io definito avere una voce ingrata e sono subito stato bacchettato (però a tanti piace perche le mezze voci sono bellissime, gli abbellimenti di grande gusto e gli acuti bellissimi fino al si naturale). Piuttosto su Alva non mi é mai piaciuto essere il pecorone che andava dietro alle censure di cui spesso é fatto oggetto. E’ un cantante che nella categoria sbiancati effeminati e via dicendo ha una sua unicità. Vorrei dire che é il padre di tutti i tenorini perché classe ne ha comnque da vendere. Io l’ho sentito dal vivo qualche volta e vi dico che per esempio nel Matrimonio Segreto stava molto sul pezzo. Poi due registrazioni efficaci: Cenerentola DG dove Celletti ne ha sempre detto peste e corna (beh per me funziona) Elisir EMI (era nel pieno) dove risulta migliore di alcuni cantanti che l’hanno preceduto e di tanti che l’hanno seguito. Ma tanti se ci pensate bene…

  4. Non mi ricordo il nome del direttore d´orchestra chi raccontava la storia della Traviata con Schipa. Il Direttore aveva dei dubbi che Schipa si avrebbe sentito nel concertato finale del secondo atto. …invece era proprio Schipa che guidava tutto i ensemble.

    Che cantante adorabile. Aveva una rara abiltà di raccogliere il suono (un po come De Lucia) e di farlo correre. Poi tanto gusto, MAI un suono volgare.

  5. eh gia’ la cabaletta del don pasquale…io la sentii la I volta diretta da chailly e cantata da barbacini al cantiere d montepulciano…x cui…beh me ne innamorai d brutto. Posso rinunciare a quella della traviata e a quella del rigoletto ma a quella del d.p. mai. Ma x voi e’ cosi brutta?

  6. Posso portare una piccola testimonianza : mio padre, a Roma andava sempre a sentire Schipa (quando cantava nella capitale) e mi disse che la voce non era assolutamente piccola,che il disco non rispecchiava fedelmente , in senso peggiorativo,il colore che non era brutto e che , sempre il disco, faceva sembrare un po’ nasale la voce del Nostro. Che non avava paura di improvvisare in un bar di piazza dei 500 un mini concero con piano per gli appassionati che cola’ lo riconobbero e si sentiva in tutta la piazza. Per albertoemme, son contento di sentir citare il cantiere di Montepulciano, ero anche io al don pasquale, perche’ penso sai stata una esperienza irrinunciabile per chi ama la musica

  7. Il colore vocale di Schipa ,così strano e vagamente esotico, non è brutto affatto. Anzi, gli è spesso servito per caratterizzare in modo fulminante personaggi malinconici come Werther, Nemorino…..
    Le sue esecuzioni sono quanto di più “consolatorio” ci abbia lasciato il disco.

  8. io dico anche il sogno dalla manon di messenet ed il duetto delle ciliegie dall’amico fritz. Esempi forse banali ma che temo potranno essere eguagliati solamente quando tutti noi saremo già “terra de bocai” (in bresciano/bergamasco: terriccio patricolarmente fertile giacché recuperato da ex luoghi cimiteriali o fosse comuni utilizzate durante le pestilenze del seicento)

  9. Va benissimo Schipa, ci mancherebbe altro.
    Ma posso chiedervi di ricordare anche Giovanni Malipiero per favore? Non se lo fila mai nessuno eppure è stato un grandissimo tenore. Artisticamente un gigante: basti su tutto il duetto della Lucia con la Pagliughi, un piccolo miracolo.

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