MODESTE VOCI: TERESA BERGANZA

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Dopo la Supervia è il turno di un’altra spagnola, regina del concerto di canto, anche e soprattutto alla Scala. Anche qui innegabile la modestia del mezzo. Del pari incontrovertibile la sapienza della cantante (benché la coloratura non avesse la facilità di alcune rossiniane a lei successive – sulle attuali transeamus – e in zona medio-alta apparissero sporadicamente suoni fissi) e la classe dell’interprete, sempre appropriata, raffinata e illuminante, che affrontasse gli autori barocchi, Mozart, Rossini, la Carmen o l’amata zarzuela. Ascoltiamo il mezzosoprano madrileno per l’appunto in un brano della celebre “La Gran Vía”, di cui proponiamo anche il testo, reso dalla signora Berganza in tutta la sua sorniona malizia.

¡Pobre chica, la que tiene que servir!
Más valiera que se llegase a morir;
porque si es que no sabe por las mañanas brujulear,
aunque mil años viva,
su paradero es el hospital.
Cuando yo vine aquí
lo primero que al pelo aprendí,
fue a fregar, a barrer,
a guisar, a planchar y a coser;
pero viendo que estas cosas
no me hacían prosperar,
consulté con mi conciencia
y al punto me dijo “Aprende a sisar.”
“Aprende a sisar, aprende a sisar.”
Salí tan mañosa, que al cabo de un año
tenía seis traies de seda y satén.
A nada que ustedes discurran un poco,
ya saben o al menos, ya se han figurao
de dónde saldría para ello el parné.

Yo iba sola por la mañana a comprar
y me daban seis duros para pagar:
y de sesenta reales gastaba treinta, o un poco más,
y lo que me sobraba me lo guardaba un melitar.
Yo no sé como fue que un domingo después de comer.
Yo no sé que pasó, que mi ama a la calle me echó;
pero al darme el señorito la cartilla y el parné
me decía por lo bajo: “Te espero en  tal parte tomando café.”
“Tomando café, tomando café.”
Después de este lance serví a un boticario,
serví a una señora que estaba muy mal;
me vine a esa casa y aquí estoy al pelo,
pues sirvo a un abuelo que el pobre está lelo y yo soy el ama,
y punto final.

5 pensieri su “MODESTE VOCI: TERESA BERGANZA

  1. autobiografia di ascoltatore: le bastava un gesto anche ovvio e del più tradizionale repertorio dei cantanti d’opera per essere ora carmen, ora zerlina, o per dare senso e cifra anche a “robette” come questa o la famosa tarantula.

  2. Beh, modeste nel senso di “povere ma belle” o no?
    Piuttosto non capisco bene quell’allusione alle voci rossiniane a lei superiori nella coloratura. Solo la Horne, ma poi? chi altra ? La Dupuy , a mio avviso, si situa a pari livello. Certo era più spericolata nelle variazioni, ma la Berganza era più “geometrica” e più luminosa.

    • credo che tamburini non intendesse parlare dell’aetas aurea di rossini, ma della attuale. Quando abbiamo in campo Horne, Berganza e Dupuy è solo questione di dettagli e di gusto dell’ascoltatore….

    • eh gia’ dal vivo la dupuy non era luminosa. perticolare che nelle registrazioni non si coglie. un esempio l ascoltai a pesaro nella prima della donna del lago io e un mio amicp restammo un po perplessi per un emissione non cosi compatta e densa come c si aspettava. risentita la mia bellissima registrazione (ero on galleria prima fila centrale) il suono risultava molto migliore e il suo brio la sua musicalita e fantasia faceva il resto

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