I venerdì di Mancini ( in ritardo !).Impariamo a confrontare. “Asetticizzazione” del belcanto, seconda puntata: Blake vs. Florez nel Rondò di Almaviva.

Identico a quello già illustrato con i soprani è il decadimento del canto nella voce di tenore (nella fattispecie contraltino): voci che si fanno sempre più piccole, sempre più piatte e monocromatiche. Ma mentre il degrado delle voci femminili ha impiegato circa mezzo secolo per consumarsi, tra gli uomini la parabola belcantistica ha toccato il proprio vertice ed è poi repentinamente finita nell’arco di un ventennio, se non altro perché le voci davvero capaci di dominare la scrittura tenorile rossiniana hanno rappresentato solo sparute eccezioni, casi singolari nel canto del secondo Novecento che da soli non sono potuti bastare a costituire la nascita di un nuovo ordine di belcantisti, e dei quali l’eredità artistica sembra essersi già definitivamente dispersa. Parlare di rinascita del canto d’agilità rossiniano in campo tenorile significa infatti riferirsi essenzialmente a due, al massimo tre fuoriclasse isolati, primo fra tutti il contraltino Rockwell Blake. Confrontiamolo dunque con colui in cui la critica ufficiale oggi si affanna a voler individuare il più perfetto e indiscutibile esempio di canto rossiniano: <<Un “Cessa di più resistere” (quello di Juan Diego Florez, parentesi mia) da far sparire quello di Blake>> scrive un ormai noto critico nel suo pesante volume di recensioni discografiche, tradendo con questa frettolosa, sbilanciata, ingiustificata e non argomentata acrimonia, che tanto sa di damnatio memoriae, quale ansia debba procurargli il recente passato nel confronto con il presente, quanto scomodo ed ingombrante sia tale confronto. La grande aria, composta di più movimenti contrastanti, dal perentorio maestoso iniziale, al tempo di mezzo andante (un soave cantabile), fino al gioioso e funambolico rondò, richiede oltre al trascendentale dominio dell’agilità in ogni sua forma, di grazia e di forza, la capacità di differenziare tali momenti con l’accento, il volume ed i colori vocali: in difetto di tale differenziazione tutto il carattere del pezzo viene musicalmente falsato e sterilizzato. Blake già dall’attacco dimostra nella dizione scolpita, nell’accento e nella proiezione, la forza e l’autorità del grande di spagna, ma oltre ad essere un interprete pertinente ed un vocalista solido e musicale, ha anche una capacità polmonare da superdotato che gli permette di esibire quei lunghi fiati di cui abbiamo testimonianza nei racconti sulle voci dei castrati settecenteschi. Nel cantabile, rivolgendosi non più al crudele tutore ma all’amata Rosina, trova subito un peso vocale assottigliato ed un colore vocale chiaro che esplicitano limpidamente lo stacco musicale e testuale. L’escursione dinamica è autentica e la mezza voce non resta solo una intenzione ma si riconosce chiaramente. L’agilità, sia in piena voce sia a mezza voce, è veloce e sgranata, ogni nota viene ribadita e martellata senza trucchi, con il suono ben presente, avanti, timbrato. L’esecuzione di Florez è un costante ma senz’altro degno di caritatevole incoraggiamento “vorrei ma non posso”,  i suoni sistematicamente belanti perché appoggiati nel naso ben poco possono esprimere, nel movimento iniziale, del perentorio furore del personaggio, come pure le agilità, che non riescono ad assolvere alla loro funzione espressiva in quanto gli restano a metà tra naso e zona retrobuccale ( imbarazzanti le successioni di quartine di “più non trionferà”). “Vorrei ma non posso”, già, in quanto il cantante non è affatto privo di intenzioni di fraseggio, la preparazione musicale c’è, ma tutto ciò si incaglia in una vocalità che oggettivamente non supera quella di un pur talentuoso dilettante. Nell’andante non si percepisce nessun concreto cambio di colore, e nel successivo “cari amici”, transizione al rondò, si appalesa l’assenza di qualsivoglia possibilità di differenziazione dinamica. Nel rondò ammiriamo infine strozzamenti sulle i, assenza di sfogo e squillo nelle progressioni all’acuto nonché di mordente nell’agilità,  poco sgranata e sistematicamente bloccata in posizione arretrata, con effetto equino.

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59 pensieri su “I venerdì di Mancini ( in ritardo !).Impariamo a confrontare. “Asetticizzazione” del belcanto, seconda puntata: Blake vs. Florez nel Rondò di Almaviva.

  1. si…sono stato proprio un mona ad apprezzare un tenore come Florez…a chiefergli il bis nella figlia fel reggimento…a gridargli bravo in rodrigo o nella zelmira. Ma soprattutto a trovare il suo ultimo almaviva alla scala ancora straordinario. Fortuna ke c’e’ il sig. Mancini che sa come indirizzare il nostro gusto. Speriamo s ritiri presto anche lui

    • Non mi pare ci sia scritto che albertoemme è una mona, immagino siano valutazioni che solo Lei può fare. Semplicemente si paragonano due modelli del canto rossiniano, con argomentazioni che possono sempre essere confutate. Che poi Mancini abbia una prosa venata da accenti eccessivamente polemici… non mi dica che lo scopre ora.

      Entrando nel merito della discussione, blake è indiscutibilmente dotato di ottima tecnica, ma la voce è, in una parola, brutta (de gustibus); acquista molto nelle mezze voci, questo sì. Nelle agilità al mio orecchio è sempre risultata un po’ nevrastenica, ma per carità… rispetto a quello che passa il convento è oro.

      Riguardo al decadimento della voce tenorile, è ovvio che, se si cerca di buttare tutti subito nella mischia, per Rossini bisognerà rivolgersi a vocine molto esili, in quanto una voce dotata di più “polpa” non mette su le agilità dall’oggi al domani, ha bisogno di molto più sostegno, deve saper respirare alla perfezione; quindi deve studiare e fare gavetta, piano piano, seguita e curata da qualcuno che di voci ne capisca. Al giorno d’oggi un miracolo.

  2. Come ho sottoscritto il pezzo analogo Devìa-Callas , così NON sottoscrivo questo articolo e la sua conclusione.
    Intanto si omettono i difetti di Blake e i pregi di Florez, e in sede di giudizio (con così drastica sentenza, poi) mi sembra quantomeno ingiusto.
    Blake, indiscutibile campione di un belcantismo vorticoso e per molti aspetti entusiasmante, è un tenore che ha sacrificato a questo virrtuosismo gran parte del proprio timbro e della sua credibilità, in parecchi personaggi. Ricordo perfettamente i suoi ingressi in scena come Almaviva e il solo “Fiorello, olà!” era talmente arido, secco e in una parola “brutto”, da inficiare l’autorità stessa del personaggio. Bisognava aspettare il finale dell’opera per assistere ai fuochi d’artificio e alle lunghe legature in un fiato solo, spettacolari certo, ma pur sempre legate a una visione del belcanto diciamo pure “circense”, effettistica. Le stesse conclamate agilità di Blake, emesse con un sistema tutto suo e per nulla ripreso da alcun epigono (questo vorrà pur dire qualcosa) , erano sì sgranate nota per nota e appoggiatissime, ma così comiche a tratti da sembrare parodistiche, persino nelle opere serie. Tralascio l’arte scenica, perfetta per ruoli comici, pessima per ruoli drammatici, dove tra mossette, saltelli e smorfie …anche lì…si era al limite della parodia.
    Florez, di cui l’articolo elenca solo ed esclusivamente i difetti o presunti tali, è un artista all’opposto di Blake, capace di conferire una assoluta credibilità ai suoi personaggi , partendo non dal virtuosismo fine a sé stesso ma da una giustificazione espressiva al virtuosismo stesso. Che poi è la base del belcanto rossiniano, belliniano, ec. Non dico che sia perfetto, come non lo è nessuno: ma è credibile, elegante, stilisticamente a posto e in alcune cose persino spettacolare.
    Poi, a ognuno i suoi gusti e i suoi eroi. Io , per esempio, in molte occasioni ho applaudito Blake e allo stesso modo ho applaudito Florez, ma non me la sento proprio di scagliare un crucifige, davvero immotivato e immeritato, contro quest’ultimo.

    • personalmente non condivido una parola di enrico.
      il modo in cui blake fa galleggiare la voce sul fiato è sconosciuto a florez, che finisce sempre col mettere regolarmente gli acuti nel naso. la linea di canto di blake, con una voce non certo bella, non si apaprenta minimamente a quella di florez, e basta la Fiamma soave di Donna a dimostrarlo. non era solo acuti o virtuosismo. e che il secondo sia interprete più monotono è risaputo, tutti personaggi larmoyant, con un mordente che è al più isteria di vocina , e per forza di cose, tutti cicisbei. tutti. blake era molto più vario, il suo personaggio poteva essere adirato o lirico, da otello a zelmira. florez è sempre identico.
      quanto all’espansione della voce nella sala, personalmente ho visto del due donne scaligere, muti e abbado e non ho dubbi. ma alla base è il fiato che fa la differnza, e da cui dipende tutto……..se poi mi vuoi dire che blake ha una voce vecchia e che spesso apre il centro che davecchio aveva un timbro sbiancato…ci sto, perchè penso sia vero, anche io l’ho sempre sentito così. ma non puoi, davvero non puoi, scrivere certe cose del suo barbiere come scrivi qui sopra, o come hai fatto in trasmissione in passato. per dimostrare la superiorita di florez ti sei pure spinto ad omettere la cavatina di kraus, almaviva di pochissime sere, ma umiliante per florez. l’eccesso di osanna per il tenore peruviano porta gli eccessi di critica, è normale. se lo collochiamo nel suo posto adeguato, allora possiamo spendere molte lodi. ma fare di questo cantante un modello, un restauratore della perfezione etc.. come avete fatto in questi anni è semplicemente vergognoso, oltre che falso!

      PS mi pare che avesse annunciato, assieme al rigoletto, il robert le diable…ricordo una tua “reprimenda” verso la sottoscritta su un altro sito, quando scrissi che il rigoletto sarebbe stato un buco ed il robert impossbile. mi pare che il secondo vada in scena quest’anno a londra senza i protagonisti anticipati e annunciati, incluso florez mi pare, mentre quello di blake è ancora lì da sentire.mentre il rigoletto di dresda fu una performance poco felice che lo fece recedere, mentre ora qualche recita la fa anche, ma con esiti che non fanno gridare al miracolo ( e ben si guarda di cantarlo nelle grandi arene come il met etc…). occorre che non dimentichiate le vostre parole….e che vi stacchiate dai proclami, dalle isterie di massa etc…
      MAncini sarà anche unilaterale, ma se te la devo scrivere tutta, per me gli acuti di florez sono puntati nel naso, ma da qui ad essere suoni “girati” come dio comanda ce ne passa….e parecchio!
      certo, ti lascio con una domanda..che è retorica: se florez volesse cantare in modo scoppiettante, stupefacente, con dinamica vera che non sia la solita mezzoforte-falsetto, come farebbe? canta con quel poco che ha, una vocetta da comprimario, messa esattamente come quando cantava da bambino, bella presenza, una indiscussa eleganza scenica e garbo nel porgere. e una grande forza di carattere…testa, che a molti manca. ma il vocalista è modesto…..tecnicamente gli mancano tante cose

      • una domanda..che è retorica: se i volesse cantare in modo scoppiettante, stupefacente, con dinamica vera che non sia la solita mezzoforte-falsetto, come farebbe?

        Ma vedi…per me canta ,come tu dici,in modo scoppiettante e persino stupefacente,se tali possono essere considerati i suoi concerti,per esempio,in cui non si risparmia dalla prima all’ultima nota.Stiamo parlando di un tenore leggero,intendiamoci,con caratteristiche vocali ben precise,che sono le sue e solo le sue.Non vedo,del resto,come si possano o si debbano avere cantanti tra loro clonati.Blake ha le sue caratteristiche,Florez le sue,Kraus idem e così via..tant’è che il paragone tra Blake e Florez è davvero impossibile.Io non contesto l’articolo in sé,poiché la premessa storica mi vede anche d’accordo,ma contesto il relegare Florez nel calderone infame dei bluff.Perché non lo è affatto,e in questo mi sento di difenderlo.

  3. Oh Signore, a me piacciono entrambi… e me li godo anche. Il mio parere si pone ad un livello intermedio tra la risposta di Enrico (concordo sull’aridità di timbro e su qualche momento di comicità involontaria) e quella della Grisi (ma non mi sento di definire Florez interprete poco varia)… poi vabbé un Palacio con gli acuti per me già sarebbe una grande cosa. Non nascondo che provo simpatia per Blake che per il tenore peruviano e che trovo al momento difficile trovare tenori che possano competere con loro, pur nelle differenze e in una certa complementarietà. Sui toni dell’articolo lascio perdere. Ma raramente mi trovo allineato con le modalità comunicative di certi autori, pur magari condividendo in parte la sostanza.

  4. Ricordo di aver sentito e visto Blake piu’ volte in teatro e in momenti diversi della sua carriera, non era esente da difetti ma sempre la voce era ben proiettata e dal vivo non cosi’ secca come si percepisce dagli ascolti audio, la coloratura elettrizzante e il porgere per lo meno nobile (la bocca spesso atteggiata a lieve rossiso) Ho visto anche Florez e mi e’ parso molto buono ma meno proiettato o forse con meno voce e un po’ monocorde, bravo ma non un fuoriclasse ( La voce di Kraus piccolina si’ ma correva assai di piu’, il repertorio poi completamente diverso, il suo Duca era grande…ho visto dal vivo Florez in questo ruolo ed era oggettivamente “piccolino” in piu’ sensi)

    • intanto kraus ha cantato rigoletto tutta la vita e senza fare la fatica di florez. La voce era ben altra. Lo vorrei vedere cantare werther, bello centrale……dato che avrebbe la stessa voce di kraus..!!! E’ ora di smetterla di dire fandonie…fanno male al canto. Grazie a tutte queste balle su florez oggi abbiamo contraltini che fanno vagiti come i bambini nella culla…..e senza le qualità di florez.

  5. A me Florez fa sempre l’effetto di un bambino che salga in piedi alla sedia per recitare (benino) la poesia . In fondo i ruoli adatti a lui sono quelli di mezzocarattere, non certi quelli da Rossini serio. Lo trovo poi inaccettabile quando affronta Bellini o Donizetti, senza sfumature, mezzevoci, dinamica. Sul timbro di Blake si può anche essere d’accordo, ma io ricordo esecuzioni della Cenerentola dove sapeva scovare un colore vocale tutt’altro che sgardevole. In ogni caso le sue agilità orgiastiche (come diceva Celletti) me le ricorderò per un pezzo.

  6. Pienamente d’accordo Florez va bene ma i paragoni con Kraus o altri fuoriclasse non fanno bene a nessuno soprattutto a Florez stesso. Kraus non usciva mai dal suo repertorio, sapeva che avrebbe potuto essere pericoloso per una voce come la sua ( e per rispetto del suo numeroso pubblico)

  7. nella donna del lago alla scala si sentiva d piu florez d blake (ho le prove) poi citare il rigoletto d florez ( che potrebbe migliorare in futuro) e’ come citare il marin faliero d blake alla fenice dove nel pubblico c erano persone come me che vanno a teatro x divertirsi e da signori rispettarono.il grande artista un po fuori parte. i confronti s fanno su dati omogenei. kraus puo essere sfidato da florez su puritani fenton almaviva elvino ernesto non sul duca. Anche Werther non e’ escluso che florez potra’ cantarlo decentemente

      • io c ero ovviamente e ai puritani d palermo d kraus. non aveva molto da invidiare. i dvd lasciano molto a desiderare a mio modesto avviso e non ne sono grande consumatore. ad esempio sentivo la tua adorata catherine n su youtube e ho fatto molta fatica a capirci. qualcosa

        • No caro, i paragoni che fai sono fuori luogo. Non si possono valutare allo stesso modo spezzoni di recite dal vivo caricati su You Tube con un DVD ufficiale passato attraverso una posproduzione e dotato di un suono paragonabile a quello di un normale CD. Quel DVD DECCA dei Puritani bolognesi consente di affermare che Florez esegue la romanza che apre il terzo atto, il vero termine di paragone per giudicare il personaggio di Arturo, strozzandosi regolarmente in tutte le frasi che battono sul passaggio di registro. Paragonarlo a Kraus è semplicemente assurdo. Per quanto riguarda le mie esperienze personali, io Florez l’ ho ascoltato due volte, nel Rigoletto a Dresda e in un concerto a Baden Baden. In entrambi i casi ho riscontrato una proiezione modesta, molti suoni nasali e un fraseggio banale e assolutamente privo di personalità. Un discreto cantante, ma ben distante da quello che dovrebbe essere un tenore di livello storico.

          • scusa credo di aver capito male. Uno come te avrebbe ascoltato solo due volte Juan Diego Florez e per altro proprio nel Rigoletto?

    • Ho ascolato più e più volte tutti e tre dal vivo e davvero non capisco cosa possa c’entrare Kraus con Blake e Florez (a parte alcune scelte di repertorio). Kraus è stato forse l’ultimo esempio di “tenore di grazia”, sulla linea di un Valletti, Schipa, Vanzo, non certo un rossiniano avvezzo al canto di agilità (che tendeva spesso a rallentare e a compitare in modo per me un po’ fastidioso). E poi come paragonare gli ACUTI di Kraus con quelli degli altri due? Dal vivo erano suoni che ti trafiggevano , luminosi come raggi laser. Le incisioni non danno che una pallida idea della luminosità del suo registro acuto!
      http://www.youtube.com/watch?v=RXpWbGNTQ5M

    • io ricordo un vargas che cantava in un’ edizione trasmessa in tv con la regia di verdone. Ricordo che ricevette dei fischi ma a me non sembro’ niente male. Pensi che li sentivo per le prima volta la ganassi che non m fece grande impressione ma che poi divenne invece una mia beniamina

  8. Per quel che vale (nulla, e lo so bene), faccio quest’unico rilievo, preso ben alla larga: il vostro fastidio per il senso storico delle cose vi ha portato, nel giro di pochi giorni, a mettere insieme, quali esempi del bello: Jadlowker, von Pataky, Nelepp e Blake (tra i tenori); e quale esempio del brutto Florez.
    Linea di ragionamento, come sempre più spesso vi capita a mio modo di vedere, erratissima e diseducativa (ma qui, lo so bene, non si hanno ambizioni formative; direi che l’unica ambizione è quella di dire malignità in gommalacca), impedendo a chi vorrebbe riflettere, per poi capire, di non poter capir nulla; e basterebbe considerare la infelice prestazione di Jadlowker (in questa incisione) e la felice prestazione di Nelepp (in questa incisione) per qualche schiarimento e distinzione, che non vi passa neppure per la testa di impostare, quanto meno, se non di svolgere, vittime quali sempre più siete del vostro ideologismo.
    Quanto al confronto Blake-Florenz, credo che anche Mancini possa capire che si può esaltare Blake (e sono d’accordo) senza necessariamente denigrare Florez (che non mi piace); ma non corrispondere al modello ideale non vuol dire essere automaticamente inaccettabile e dunque pessimo esempio e dunque rappresentante del mal canto (altrimenti si mente, forse non a se stessi ma a molti lettori disponibili al confronto e al raffronto sì; ed è grave); ma bisognerebbe possedere una certa lucidità e ragionevolezza nella critica, cosa cui Mancini ha deliberatamente deciso di rinunciare, vinto dal demone della decadenza; suggerisco di prenderla in ridere: cosa sono queste pulcinellate? (citando la cara Tina Pica).

  9. Non riesco a vedere un paragone tra i due tenori: Blake è un fuoriclasse per un buona parte del repertorio Rossiniano, mentre Florez può esser considerato solo un “piccolo” tenore di grazia.
    Di Blake ho solo pochi ricordi in teatro e devo dire però che ha una resistenza e un fiato invidiabile, mentre Florez mi ha sempre lasciato un che di amaro in bocca, sia per la persistente nasalita di alcune note, e poi per il progressivo affievolirsi della tenuta fisica in opere come l’Italiana in Algeri. Ho percepito all’Arcimboldi una fatica al 2° atto che mi ha stupito, mentre ho apprezzato invece il suo Cappello di Paglia.
    Ho smesso di ascoltarlo quando ha debuttato nel Rigoletto, sinceramente mi ha fatto pena vederlo annaspare; quindi se fossi in lui lo cancellerei dal repertorio. Le sue opere oramai sono quelle dove la sua presenza giovanile può sopperire alla spericolata baldanza di un Blake, e cercherei di mantenere il repertorio in quelle famigerate “sette opere sette”.

  10. Non ho mai capito perchè Florez venga generalmente così esaltato da molti, quando lo trovo-anche nei suoi “mitici” ruoli-sempre tremendamente scolastico e scontato. Non trovo belle le sue agilità (alcune volte anche un po’ arbitrarie), il suo colore è monotono, e spesso gli acuti belati, e anche il fraseggio poco rifinito.
    Capisco che la situazione del timbro tenorile sia veramente disastrosa, però non trovo in Florez molto di più di quello che trovo in altri tenori. Certo, è meglio (tecnicamente) di alte voci contemporanee, però non è Tamagno!
    Blake, invece, mi piace molto, l’ho sempre trovato molto a suo agio in un repertorio, se si vuole ristretto, ma almeno eseguito con perizia e indiscutibile bravura. Mi rimane un dubbio, che in un certo periodo forzasse un po’ troppo sugli acuti, creando un suono per certi versi “artificioso”, innaturale, ma ripeto, avercene di tenori come lui!
    Cordialmente.

  11. Sarà un po’ per formazione culturale, ma mai e poi mai leggerei un qualsiasi scritto, seppur polemico, come una disquisizione sul bello e/o sul brutto, concetti piuttosto sfuggenti e, se mi si permette, pericolosi da maneggiare. D’altronde l’essere esageratamente tranchant nelle critiche è tipico di chiunque si metta seduto su una scrivania a recensire qualsiasi cosa, quindi, da attento lettore del blog, so bene che Mancini spara a zero in modo esagerato e provocatorio; è un po’ nel suo carattere. Amen. Detto questo, non credo che qui si facciano guazzabugli di Kraus, Blake, Florez, etc additando questo o quel cantante come “bello” e quest’altro come “brutto”. Mi pare di capire (ed è per questo che seguo il blog) che tra mille errori ed umane opinioni, si cerchi di fare un’analisi dei cantanti in base a qualcosa di più oggettivo:in primis tecnica ed interpretazione del personaggio. Già su queste due basi possiamo paragonare anche – per assurdo – Florez e Cesare Siepi, che pure qualche differenza e non solo di repertorio ce l’hanno.

    D’altronde Florez viene indicato come un modello contemporaneo per un certo tipo di repertorio, quindi non ci vedo nulla di male a confrontarlo con un altro interprete che anni prima ha affrontato “con un certo successo” quegli stessi ruoli; tra l’altro il paragone viene fatto con una voce che a quanto pare non sono il solo a considerare “non proprio bella” (e qui scendiamo sui gusti) e questo dovrebbe esserci di maggiore stimolo a considerare i soli mezzi tecnici e interpretativi (non scenici, sennò la rubrica farebbe riferimento al “guardare” e non all’ “ascoltare”).

    E riguardo ai mezzi tecnici, noto che Blake riscuote una cerrta ammirazione da parte di tutti, mentre Florez è stato criticato da Mancini e da Giulia Grisi con alcuni esempi e per alcuni particolari (tipo la poca proiezione ed espansione della voce, emissione un po’ nasale e non proprio sul fiato). Da parte degli ammiratori di Florez si riesce ad avere un qualcosa di più della censura alla tipica esagerazione manciniana per la quale Florez sarebbe un “talentuoso dilettante”?

  12. Amo poco Blake ( anche per i motivi che ha espresso molto bene EnricoS ). Trovo Florez un cantante buono ma piuttosto sopravvalutato. Tuttavia a prescindere dalle personali valutazioni vorrei osservare che quando enfaticamente su un interpete come Florez si sparano giudizi quali “una vocalità che oggettivamente non supera quella di un pur talentuoso dilettante” – presunta dimostrazione o no dell’asserto – si produce ovviamente del comico involontario, l’impressione che si sta un po’ perdendo il senso della misura e dei limiti ( quelli propri però ). Non so se ve ne rendete conto, ma dall’esterno l’effetto è questo.

    • Beh sì, per me è dilettantesca una organizzazione vocale che non consente variazioni di colore e di dinamica, appoggiata nel naso, priva di espansione nella progressione all’acuto. Fa quello che fa solo perché dotato appunto di una voce in natura piccola e facile. Avesse uno strumento un po’ più importante non potrebbe aprir bocca con fondamenta tecniche così approssimative.

  13. Ho ascoltato e visto tutti e due. Blake farà anche tutte le note (allora? che siamo al circo?O Mancini …. !), ma è brutto a vedersi e a sentirsi e che vociaccia e che movimenti mandibolari, che ghigno! Florez non sarà perfetto ma è gradevolissimo, non fa lo spaventapasseri. Ha una voce un po’ bianca, ma non è così male come lo si descrive. E poi è giovane e si farà.

  14. Le doti tecniche e la serietà di musicista di Blake meritano la più alta considerazione. Tuttavia quando Blake esegue le agilità la mia impressione è di ascoltare la risucita imitazione di un lavandino intasato. Nell’arte non sempre esiste una sola verità: credo che abbiano ragione sia gli ammiratori di Blake che coloro che ne soffrono la belante vociaccia. Dipende dai tipi di sensibilità e di gusto. ( Mi rendo conto che per alcuni il relativismo è duro da accettare… )

      • visto che sostenete che la Bartoli rutta o che Florez fa versi da equino ci può stare anche il commento di Gianmario (che non condivido perché ci sono grandi vini e grandi cibi che vanno gustati in una maniera piuttosto che un’altra e l’approccio con Blake é lo stesso per un grande vino meditazion). Poi rassicuro Sadjemef, i miei giudizi positivi su Florez provengono da almeno trenta quaranta ascolti dal vivo e come me ci sono migliaia di spettatori che appagati dalle sue esibizioni gli garantiscono trionfi vecchio stile.-

          • Lasciamo stare la Bartoli, ma perché non avete scritto una parola di analisi critica rispetto a Jadlowker (grandissimo, ma che nel duetto delude)? Perché appartiene alla Golden Age? Facendo così, scusate, ma qualche sospetto di scarsa serietà critica nasce, o no?

          • ti chiedi perchè appartine alla golden age?lo chiedi o provochi, grondona?
            se parlaimo di jadlowker, blake è poca cosa. ma allora parliamo del declino progressivodel canto, percorso a senso unico da ieri a oggi.
            leggi otello a 78 giri martedì e avrai di che parlare. ma tu non mi sembri uno che crede che il canto sia in declino perenne.
            blake lo critichi rispetto al prima, certo!!!! siamo d’accordo. ma rispetto al poi è un gigante.
            cmq dei suoni aperti, di certe sguaiataggini parlammo più volte qui sopra…

  15. Al contrario di quanto alcuni insinuano (EnricoS, albertoemme, Gianmario ecc…), non mi costa alcuna fatica ammettere che anche Blake abbia qualche difetto e faccia alcuni errori, errori che non avrei certo bisogno di inventare come altri fanno, giacché riesco ad individuarli con obiettività. Uno di questi errori, nessuno dei precedenti commentatori ha saputo segnalarlo: eppure una tale segnalazione, da me omessa nell’articolo per ragioni di brevità, sarebbe risultata funzionale alla denigrazione di Rockwell Blake ben più di certe strampalate fantasie che abbiamo dovuto leggere su queste pagine. Si tratta di un problema di intonazione, dovuto alla difettosa produzione e proiezione del suono, su taluni passaggi che insistono sul fa3, nota critica interessata dal cambio di registro. Si può sentire questo difetto a 0’57”, sulla frase “l’avaro tuo furore più non trionferà”, dove l’intonazione dei fa è calante (“L’AVA-ro”, “fu-RO-re”), in quanto non gli riesce di “agganciare” e sfogare bene il suono in avanti e la nota pertanto gli rimane leggermente “bassa” e ingolata. Tutta la frase ne risulta imperfetta nell’intonazione in quanto imperfetta nell’emissione. E pur essendo io un profondo ammiratore dell’arte del tenore americano, questo difetto lo sento e so spiegarlo. Altri non potrebbero fare altrettanto con i propri idoli di cartapesta.
    Sui “presunti” difetti di Florez invece non ha senso che io insista. Riuscire a sentire gli attacchi sistematicamente nel naso (“CEssa”, “SPEZZAto” ecc..) è da considerarsi come minimale requisito, test d’ingresso per verificare la bontà di un ascolto consapevole e informato. Chi non superi tale test ha ancora molta, moltissima strada da percorrere, e dubito che lezioni private o corsi di recupero possano colmare del tutto simili lacune.

    • ma guardi che io non ho bisogno di denigrare Blake per difendere Florez. Ho citato il suo Marin Faliero e chi ha orecchie per intendere ha capito a cosa mi riferivo. Lei faccia le sue autopsie che mi divertono molto, io so gustarmi l’opera più di lei così mi diverto due volte

  16. No, scusa, Giulia, non si può ragionare così: ho detto e ripeto che se la linea vostra è sempre e comunque: c’erano una volta le grandi voci, poi l’inesorabile declino, non si fa molta strada.
    Quanto a Jadlowker del duetto della barella, il mio punto è: qui canta male, delude, non stupisce; però, invero non tu ma Donzelli, avevete postato l’ascolto come luce del bel canto e del buon canto; che non mi pare sia; benissimo che tutto nel mondo è burla, ma per ben burlare bisogna essere un po’ seri, altrimenti l’epilogo è proprio quello che non avrei voluto leggere; Blake rispetto a Jadlowker è naturaliter peggio; ma quando mai: rispetto alle due prove che avete postato voi, direi che Blake supera e come il caro Jadlowker; ma vedi che siamo sempre nel circolo vizioso, da cui non so proprio come si possa uscire. Comunque alla prossima e buon lavoro

    • ma sig Marco, finché ci lasciano scrivere sul blog che problema c’é anzi é divertente replicare e intanto immaginarsi la Signora Grisi, il medico legale dott. Mancini e via dicendo con le parrucche bianche incipriate. Come all’inizio di Guerra e Pace quando il vecchio Bezukov viene descritto un uomo un po’fuori dal tempo

  17. Però, però, al di là dell’irritazione degli uni e degli altri, al di là delle presunte “autopsie”, ammetterete che nella caratterizzazione (vocale e scenica) del personaggio Blake lascia a grande distanza quel bamboccino di Florez. Con il tenore americano credibile è lo svelamento del Conte, che finalmente getta la maschera e mostra la sua vera natura di nobile altezzoso e persino sprezzante. La grande scena finale acquista così una giustificazione, musicale e drammaturgica, inequivocabile. Altrimenti, quasi quasi, è meglio procedere con il taglio di tradizione.

    • Guarda Billy lo sappiamo tutti (scherzo magari a tanti piace) che Cessa di più resistere é una palla (fin dai tempi di Gedda e Benelli) e fortuna che quella musica é finita nella Cenerentola, io ti rispondo che a me piacciono tutti e due in due diverse prospettive -molto corrette le tue considerazioni sull’interpretazione di Blake ma Florez fa sempre l’amoroso in una certa maniera e bene anche se canta Nino Rota- e nella loro gola Cessa di più resistere diventa una bella aria da baule.-
      Se non sei a quei livelli meglio tagliarla.-

  18. La tecnica impareggiabile, la varietà di accenti, la grande capacità attoriale, la profonda conoscenza musicale e l’umiltà nel tratto fanno di Blake un cantante unico. I difetti timbrici spariscono dinannzi alle enormi doti complessive. Florez è un sta molti gradini sotto. Non sarebbe mai in grado di rendere credibili ruoli che vanno dal raafiano Tito al rubiniano Faliero, passando per tutto il repertorio del Rossini buffo e serio. Sottoscrivo ogni parola di Mancini, orecchio sommo e colto.

    • guardi signor JPC che io sono stato un grande ammiratore di Blake però quando l’ho sentito nel Faliero da lei citato (Malibran intorno al 2003) era un po’ alla frutta. Su Florez le consiglio di vederlo dalla prospettiva della sua sicurezza che unita alla notevole duttilità omogeneità e comunicativa rappresenta un bel punto d’arrivo nella “belcanto reneissance” per evocare quel tipo di tenore spericolato per cui scrivevano rossini donizetti e bellini

      • Ho sentito dal vivo il Faliero di Blake a Parma nel 2002. Il timbro era ormai quasi bianco, ma che espressività! La voce brutta e’ stata la forza della recita! L’arte del canto intatta, la coloritura faticosamente perfetta e i fiati trionfalmente ancora enormi, seppure guadagnati con lo sforzo senile. Paradossalmene, La più bella prova di Blake (l’ho seguito negli anni in tutta Europa). E il Regio, così provincialmente abituato a voci paradisiache, come ha reagito? Un trionfo, che non mi aspettavo da un pubblico tradizionalista e che mi ha stupito.
        Ho sentito Florez alla sua prima nella Matilde a Pesaro. Pensai “benino”, via. Dopo anni me lo trovo a Milano nella Donna. Pochi passi avanti e difetti evidenti a orecchi anche non esperti. Il suo successo è mediatico. In questo si’ che è contemporaneo.

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