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L’epitome del soprano drammatico verdiano, qui alle prese con quel Verdi degli “anni di galera”, oggi per lo più tacciato di scarsa e greve ispirazione, e a conti fatti dimenticabile. E difatti lo è, se affidato (a Parma e non solo lì) a certi sopranini al più da Manon (di Massenet), di scarsa voce perché di insufficiente tecnica, che si arrabattano alla meno peggio per venire a capo di una scrittura che fonde il virtuosismo di derivazione belcantista con impeti e slanci già ignoti alle eroine donizettiane. Cui peraltro l’Arangi Lombardi, chiamata a rivestire i panni di Lucrezia Borgia nella prima edizione del Maggio fiorentino, non era certo estranea.
Ma cosa commenti, qui’. Che e’ assoluta, sotto l’aspetto vocale. Ma cari miei, per fortuna dicevano fosse una fredda interprete . Da risentire dieci volte di fila il suo recitativo in questo brano, altro che cacchiate.