11 pensieri su “VOCI IMPORTANTI: FRANCESCO MERLI

  1. Inutile sprecare fiato per la glorificazione di Merli.
    Voglio dire questo però: in base alle registrazioni che ho sentito di quest’aria, quello che non capisco è perché, eccetto Gigli, Di Stefano (a prescindere dall’essere fuori parte e non sempre; ma questo è ovvio), e Bergonzi (neanch’egli sempre), tutti cantino a voce piena le prime due frasi, con i due acuti in forte: sarebbe bellissimo tutto a mezza voce o in falsettone (e gli stessi già sulla seconda frase “salisti bella incolume…” vanno a voce piena). Neanche quel genio di Pertile. Peccato!

    • Bene bene. Del Monaco era senz’altro un musicista (Giulini diceva che Del Monaco era un musicista di grande valore, il miglior musicista tra i cantanti con i quali aveva lavorato); ed in quest’esecuzione (ho fatto una ricerca: dovrebbe essere del !953 a Firenze) si sente tutto il suo essere musicista. Peccato che però la sua pesantissima emissione (che aveva incominciato a personalizzare credo dal ’51, con il primo Otello) non gli dia la possibilità di realizzare compiutamente con la voce ciò che ha in mente: io sento tutta l’intenzione di creare una esecuzione musicalmente ricca, con fraseggi, sfumature e varietà dinamica; ma il risultato non è compiuto. Riguardo al problema da me posto della prime due frasi, devo dire che su “O tu che in” tira fuori una meraviglia, ma già su “seno” non funziona più. Trovo anche bellisssimo il tempo lento. Ma il risultato non piace proprio: anzi, mi da estrema rabbia: io sono molto arrabbiato nei confronti di Del Monaco, perchè se non avesse fatto il cretino con quella maledetta vocalità, sarebbe stato secondo me il più grande tenore degli anni ’50 e ’60 a anche oltre; ed in assoluto uno dei più grandi tenori. E il Ballo del ’47 secondo me ne è una prova.
      Amodio, grazie comunque dell’ascolto.
      Ah, dimenticavo: ho sentito un attimo tutte le sue altre registrazioni dell’aria (solo l’inizio): l’intenzione c’è sempre, ma più va avanti peggio è.

      • Antonino, no: non ci siamo proprio.
        Francamente non riesco a comprendere tu che titoli abbia per criticare l’emissione sua; tu stesso che, permettimi, sei ancora piuttosto imberbe in fatto di tecnica vocale: tu lo dici.
        Personalmete, io, la meraviglia la sento eccome e proprio su “seno” e pure su “bella e incolume”: riuscissero a me delle mezze voci in acuto – perché di questo si tratta: mezzavoce in acuto – come quella… Non comprendo come avrebbe dovuto farla altrimenti: un tenore dalla voce difficile come la sua. Altro che intenzioni mancate…

        E poi un altra cosa. Perdonami se sarò piuttosto duro, ma io fossi in te penserei a rimettermi un attimo a posto, prima di dare del cretino a un tenore come Mario del Monaco che il *culo* (chiedo venia per il linguaggio) se lo faceva tutti i giorni, dentro e fuori teatro e si sentiva. E lo hanno sentito tutti quei “cretini” che gli hanno tributato un’ovazione alla fine dell’audio postato da Amodomio (che tra la’ltro ti ha dato ESATTAMENTE quello che chiedevi).
        Si possono non amare alcune cose di un cantante: io non sono un “tifoso” di del Monaco del quale si dire che fosse eccessivamente declamatorio (io, per esempio, la penso così), che questa suo spendere sempre tutto gli possa aver nuociuto sul lungo periodo, gli si può persino rimproverare, talvolta, una certa povertà di color… E via discorrendo; ma non permetto a nessuno di puntare il dito contro la vocalità di del Monaco. Nemmeno a Celletti, perché anche da del Monaco, se si sa ascoltare e discernere bene, si può imparare qualcosa su come usare la propria voce. Magari non l’avrà saputo fare qualche suo epigono (altrimenti non sarebbero stati tali).
        Questa prendila come una amichevole lavata di capo; ma comunque una lavata di capo: prima di criticare personaggi di questo calibro, impariamo ad abbassare la cresta. E ad arrivare a fare quello che ha fatto lui. Tutto il resto è bieca supponenza che non merita neppure occasionalmente la benché minima indulgenza.

        • Enrico, non ci siamo proprio? Davvero?
          Enrico, o non si parla o si parla; e se si decide di parlare si dice tutto riguardo a tutti: non c’è alcuna differenza tra il parlar male di Del Monaco e di Domingo o Kaufmann: non c’è nessuna discriminante che impedisca di parlar male di alcuni piuttosto che di altri. Neanche l’applausometro: perché se stiamo a quello, beh… anche Domingo allora non potrebbe essere toccato. E non c’è alcuna differenza tra il parlar male ed il parlar bene.
          Io non ho alcun titolo e di tecnica non ne so nulla: ho soltanto le mie orecchie e la mia sensibiltà, la bontà delle quali rimetto al giudizio di persone di mia scelta; non al tuo, di cui non conosco identità e professione. Perché se non sei un cantante (come mi sembra di aver capito da ciò che scrivi) sei esattamente al mio paro: non è l’esperienza da melomane, quand’anche fosse trentennale e corroborata dalla lettura e rilettura dei grandi trattati, che dà coscienza e competenze tecniche. Se non sei un cantante hai soltanto orecchie e sensibilità, esattamente come me; e su questo piano io e te possiamo discutere. Per di più, nel mio commento non mi pare che ci siano spiegazioni tecniche. Certamente è ovvio che sia necessario ricorrere a qualche termine per parlare ad altri di ciò che le orecchie sentono: io ho usato la parola emissione; come tu hai usato la parola mezzavoce.
          La mia critica alla sua emissione non ha nessuna spiegazione tecnica: ho soltanto tradotto in lingua la mia sensazione, di pesantezza assoluta. Così come tu hai detto che lo trovi meraviglioso. Certamente, mi risulta un poco difficile da comprendere come ad un ascoltatore consumato come te sfugga la differenza che c’è tra il Del Monaco proposto qui sopra e quello del Ballo del ’47 (http://www.youtube.com/watch?v=QzfPQUxrssA): in questo, io non sento per nulla una voce difficile; sento soltanto un padreterno che canta; ma sento la voce difficile di cui tu parli nella registrazione sopra proposta: a sospetto che la voce se la sia resa difficile da solo. E che la sua emissione e la sua vocalità fossero particolari lo conferma il problema da te indicato degli sciagurati imitatori.

          • Antonino non filosofeggiamo più di tanto: penso che tu abbia capito benissimo dove stia il fulcro della mia risposta, che non riguarda tanto la tecnica, opinabile quanto si vuole, di Mario del Monaco, ma tutt’altro.
            Licet che del Monaco non piaccia; licet che il suo canto non incontri il sentire di ciascuno.
            Ma non licet che il mancato incrocio con queste sensibilità si traduca in un apprezzamento supponente come il dare del “cretino” ad un artista che, tu lo voglia o meno, ha scritto ben più di qualche pagina di storia del teatro d’opera.
            Quanto a me. Il fatto che io sia o non sia un cantante professionista, non c’entra minimamente col punto in questione. Ti posso solo garantire che qualche annetto di preparazione vocale ce l’ho: credo qualcuno più di te.
            Vorrei però suggerirti anche che essere cantanti non conferisce alcun titolo di più e diverso rispetto all’essere semplici melomani e che non di rado alcuni melomani ci sentono di più.
            Ultima precisazione: anche nel del Monaco del ’46 sento un artista che ha saputo domare una voce intrattabile. Cantava solo più chiaro ed era un po’ meno declamatorio. Non mi sembra proprio però che la base fosse tanto diversa.

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