Il mese d’ottobre è il mese del Verdi festival. Non solo, con le inaugurazioni delle stagioni 2012-’13 iniziano anche cospicue rappresentazioni wagneriane. Sembrava doveroso al corriere non limitare l’omaggio, nella sede degli audio, alle voci verdiane perchè sarebbe sembrata una sostituzione al Verdi festival, che non ci compete, nonostante tutto. Ed allora abbiamo riflettuto che l’omaggio doveva riguardare le voci importanti ossia quelle voci, che abbiano per dote naturale congiunta a quella tecnica quella ampiezza, quella solennità che sola può consentire di reggere orchestrali pesanti, canto declamato (che non è il canto gridato o urlato, sia subito chiaro) che connota indistintamente la produzione melodrammatica post 1850, ma che spesso è richiesta anche nella precedente. Era, quindi, ovvio che per rispondere a questa completezza iniziassimo con una delle nostre cantanti preferite Ebe Stignani, che al termine di una trentennale carriera veste per la terza volta nella propria i panni di Gran Vestale con una aderenza, lei che passava per una voce e null’altro, al clima del melodramma di epoca napoleonico, davvero insuperata per ampiezza, solennità e gravità. Non per nulla ai propri fans che chiedevano se rispondesse al vero che la Signora Ebe fosse un po’ provata proprio in occasione di questa Vestale , la Callas medesima rispose lapidaria “E’ sempre la signora Ebe”.
Donzelli, non c’e’ assolutamente bisogno di risposta lapidaria di tanta Callas. Nel 1954, e dopo trenta anni di carriera, basta ascoltarlo, questo fenomeno vocale. Qualche cerottino qua’ e la’, ma fenomeno era e fenomeno rimane. Passano le epoche, cambia il gusto, si riscoprono i repertori, ma lei, il Canova del canto, non la sposti, manco di un centimetro. E questo e’ poi un ruolo adattissimo alla sua voce. Chissa’ come lo faceva anche solo dieci anni prima, vien da pensare.
La Signora Ebe, il mio più grande amore nel canto. Qui poi c’è una perfezione musicale nella resa strumentale della parte vocale e del rapporto orchestra-voce assoluta. Mi mette un’adrenalina addosso… soprattutto la coda dell’aria, min. 6:37, “Sugli abissi il trono orribile, sulle tombe egli piantò.” Bellisima la definizione di Miguelfleta, “il Canova del canto”.
Non so… forse già lo conoscete; ma per chi non lo conosce:
http://www.youtube.com/watch?v=EAyQFD-3wxI
Chi sa perchè manca del sonoro.