Dvorak “da camera”: MCO, Steven Isserlis e Daniel Harding al Comunale di Ferrara (19.X.12)

Si è aperta ufficialmente venerdì scorso, dopo il “prologo” abbadian-lucernese del mese scorso, la stagione 2012-2013 di Ferrara Musica con un concerto di musiche di Dvorak, protagonista la Mahler Chamber Orchestra (che inaugura, con questa ultima tappa di una tournée che ha toccato Napoli e Torino, la tradizionale residenza autunnale nella città estense) sotto la guida del suo direttore principale Daniel Harding. Consolidata, a dir poco, l’intesa fra il direttore e l’orchestra, atteso il rapporto ormai più che decennale e applicato negli anni a un repertorio vastissimo. Harding, abbiamo avuto spesso occasione di rilevarlo anche in campo non sinfonico, non è un direttore perfetto e men che meno un direttore “tuttologo” nel senso ormai consueto, ovvero un direttore che diriga tutto alla stessa maniera (malino, di solito). È un professionista serio e preparato, che non insegue la stravaganza fine a se stessa e cerca sempre un equilibrio (spesso raggiunto) fra urgenza drammatica e rispetto della struttura musicale. Questa caratteristica è particolarmente evidente nel repertorio novecentesco, come ricorderà chi abbia avuto l’occasione di ascoltare ad esempio la Sinfonia n. 14 di Shostakovich proposta sempre dalla Mahler Chamber Orchestra qualche anno fa a Ferrara. Alle prese con due delle pagine più trascinanti del compositore boemo (il secondo Concerto per violoncello e la Sinfonia n. 9 “Dal nuovo Mondo”), il direttore inglese privilegia la cantabilità e il carattere continuamente cangiante dei contrasti timbrici e sonori, riuscendo al tempo stesso a ottenere la massima trasparenza nella definizione degli orditi orchestrali (agevolato in questo dalla dimensione davvero cameristica della compagine – una quarantina di esecutori) e trasformando di fatto il concerto in un dialogo “alla pari” che coinvolge le prime parti dell’orchestra, fiati in primis, e il solista Steven Isserlis, che si presta con finezza e disinvoltura, salvo poi ritrovare (legittime) pretese di protagonismo nel proporre, al termine della prima parte della serata, due bis di autori novecenteschi (Casals e il georgiano Tsintsadze). Paradossalmente, la Sinfonia “Dal nuovo Mondo”, doverosamente maestosa e magniloquente (specie nel primo e nel quarto movimento, e con un’orchestra aumentata soltanto di poche unità rispetto alla prima parte del concerto), non ha l’energia del Concerto per violoncello e non tutti gli attacchi (segnatamente quelli degli ottoni) brillano per esattezza e pulizia. Rimane una lettura vivace e interessante, che trova i suoi momenti migliori nel secondo movimento, asciutto e sospeso, e nel terzo, in cui i differenti spunti di danza vengono resi con tutte le nuance del caso, mentre ancora una volta emerge la precisione, l’esattezza, l’eleganza davvero paradigmatiche dell’orchestra, con menzone speciale per il flauto di Chiara Tonelli. Delude un po’ la scelta di chiudere la serata senza alcun bis: l’Ouverture “Carnevale” sarebbe risultata ad esempio una perfetta conclusione di serata.

 

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Un pensiero su “Dvorak “da camera”: MCO, Steven Isserlis e Daniel Harding al Comunale di Ferrara (19.X.12)

  1. Ho assistito anch’io al concerto e sottoscrivo la recensione. A me il programma è piaciuto: sono sempre contenta di ascoltare un’orchestra di qualità superiore alla media, come in questo caso. Sono d’accordo anche con qualche sbavatura qua e là, ma sicuramente delle inezie. Isserlis è bravo, un po’ primadonna invasato, però è andato bene. A me personalmente Harding in sinfonica (ascoltato tante volte dal vivo) piace (per opera nessun ascolto dal vivo), niente di trascendentale, ma le sue letture mi sembrano sempre pulite, interessanti e mai cervellotiche. Un saluto

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