Notizie da Vienna: Don Carlo 10.9.2012

Diese Vorstellung war die dritte in einem Block von vier Vorstellungen, deren erste die Saison eröffnet hatte. Im Vorfeld hatte sich das Besetzungs-Karussell bereits munter gedreht: Roberto Alagna sagte nach einem desaströsen Calaf in Orange alle vier Vorstellungen ab, auch der Ersatzmann Fabio Sartori sprang wieder ab; Giuseppe Gipali übernahm die ersten beiden Vorstellungen. Nachdem auf der website der Wiener Staatsoper die Titelrolle für den 10. und 13. tagelang ohne Besetzung blieb wurde verkündet, Alagna würde die beiden letzten Vorstellungen doch singen. Kurz darauf wieder eine Absage, Gipali übernahm auch die beiden restlichen.

Zu hören war die vier-aktige, italienische Fassung auf einer nackten, dunklen Bühne (Regie: Daniele Abbado / Bühnenbild: Graziano Gregori).

Gipali ließ sich – zwei von den vier Vorstellungen hat er bereits hinter sich gebracht –  als indisponiert ansagen: eine akute Allergie-Atttacke…. Er singt tapfer, mit schmaler aber halbwegs kompakter Stimme aber völlig im falschen Fach. Stimmlicher Selbstmord. Alles klingt viel zu leichtgewichtig, obwohl er sich um kräftige Akzente bemüht. Mit der großen Arie am Beginn ist er heillos überfordert, im Duett geht er unter, wie auch über große Strecken des weiterenAbends.

Krassimira Stoyanova ist der Prototyp einer verlässlichen und vielseitigen Sängerin. – Wohl die Freude jedes Intendanten, weil vielseitig einsetzbar und immer eine zumindest gute Leistung abliefernd. Mit viel Einsatz trotzt sie ihrer Stimme diese Elisabetta ab.  Die Höhe war schon einmal leichter und konzentrierter. Um nicht zu leichtgewichtig zu klingen verlagert sie ihren stimmlichen Schwerpunkt nach unten – gegen die natürliche Beschaffenheit der Stimme. Weltweit wird sie als beste Desdemona gehandelt – die Elisabetta ist noch mindestens eine Nummer größer und bereits als Desdemona hat mit einiges gefehlt. Hut ab vor ihrem „Tu che le vanità“ – klug dosiert, gut durchdacht – aber ohne Feuer und Schwung.

René Pape war als Philipp nur in der Arie bemüht um Differenzierung. Der Rest war vor allem laut, teutonisch und vordergründig. Dieser König ist zwar laut und polternd  aber ohne echte Autorität. Sowohl das Duett mit Posa als auch das Zusammentreffen mit dem Großinquisitor (völlig unzureichend Ain Anger) hinterlassen trotz der Lautstärke keinen bleibenden Eindruck.

Keenlysides Stimme hat in der Breite und an Fülle gewonnen, gleichzeitig hat die Stimme aber an Dichte und Kompaktheit ein wenig verloren und ist etwas spröde geworden. Trotzdem –  Keenlyside ist der einzige an diesem Abend, der versucht auch stimmlich und mit Akzenten und Phrasierung so etwas wie einen Charakter zumindest zu skizzieren. Der Tod Posas war jedenfalls eine der besten Szenen.

Luciana d´Intinos Eboli ist bestenfalls provinziell. Abgründe zwischen den Registern, unangenehm die vulgäre Bruststimme, schrill die Höhe. Das Schleierlied war eine Parodie. Dilettantisch stolperte sie durch die tessitura. „O don fatale“ war nicht gesungen, sondern gebrüllt. Lautstärke als Garant für Applaus.

Welser-Möst wurde in anderen Rezensionen zu dieser Aufführungs-Serie vorgeworfen, das Orchester wäre zu laut und er würde die Sänger zudecken. Abgesehen davon, dass Welser-Möst einen kräftigen, elastischen und kompakten, aber nicht knalligen Don Carlos dirigiert hat wäre umgekehrt zu hinterfragen, ob die Sänger stimmlich für diese Oper überhaupt qualifiziert sind.

Nicht ein Sänger, der den stimmlichen Anforderungen dieser Oper völlig gerecht geworden wäre – man muss sogar sagen: keine einzige adäquate Verdi Stimme war an diesem Abend zu hören. Dass Sänger in der Lage sind die Noten einer bestimmten Rolle zu singen bedeutet noch lange nicht, dass sie der Partitur gerecht werden. Muss sich das Orchester also der Besetzung anpassen? Und hören wir dann nur mehr Verdi-light oder Verdis Musik auf operettenhafte Miniaturen reduziert?

Don Carlo  10.9.2012

René Pape | Philipp II.

Giuseppe Gipali | Don Carlo

Simon Keenlyside | Rodrigo

Krassimira Stoyanova | Elisabeth von Valois

Luciana D`Intino | Prinzessin Eboli

Ain Anger | Il Grande Inquisitore

Dan Paul Dumitrescu | Un monaco

Margarita Gritskova | Tebaldo

Xiahou Jinxu | Conte di Lerma / Un Araldo

Valentina Nafornita | Stimme von oben

Franz Welser-Möst | Dirigent

Italiano:

La rappresentazione cui ho assistito era la terza di un gruppo di quattro recite che inaugurava la stagione dello Staatsoper. Nei giorni precedenti vi era stato un allegro carosello nel cast: Roberto Alagna aveva annullato tutte le recite dopo il disastroso Calaf di Orange, come pure il suo sostituto, Fabio Sartori; Giuseppe Gipali, dunque, era stato annunciato sulle prime due recite. Poiché il website di Staatsoper era rimasto senza il nome di Don Carlo per le recite del 10 e del 13 settembre, Alagna era stato annunciato sulle ultime due, ma immediatamente dopo un’ ulteriore cancellazione, Gipali è comparso anche sulle restanti due.
E’ andata in scena la versione italiana in quattro atti, nella produzione spoglia e nuda di Daniele Abbado, scenografie di Graziano Gregori.
Gipali si è fatto annunciare indisposto – aveva già cantato due delle quattro recite: un attacco acuto di allergia. Il tenore ha canta con vigore, con una voce smilza ma omogenea, ma comunque in modo del tutto inadeguato. Un suicidio vocale. Tutto è suonato troppo leggero, sebbene il tenore si sia sforzato di accentare con forza.  All’aria del primo atto ha spinto esageratamente, quindi ha cominciato a calare al duetto, proseguendo per tutto il resto della serata.
Krassimira Stoyanova è il prototipo della cantate versatile ed affidabile, l’ideale di ogni soprintendente, perché può cantare tanti ruoli diversi sempre con prestazioni di buon livello. Con troppo entusiasmo ha prestato la sua voce a Elisabetta di Valois: gli acuti non sono mai stati così stretti e spinti. Per non suonare troppo leggera ha abbassato il baricentro della propria voce contro il naturale equilibrio del proprio mezzo. La Stoyanova è una cantate nota nel mondo per la sua bella Desdemona, cui peraltro manca qualcosa nel peso specifico, dunque è chiaro che Valois sia troppo pesante per lei. Tuttavia tanto di cappello al suo “Tu che le vanità”, attentamente calibrato e soppesato, sebbene privo di fuoco e di slancio.
Filippo era René Pape, che si è dato da fare solo un po’ nella sua grande aria per farsi notare. Per il resto un canto sempre forte, teutonico e monotono. Questo re canta forte e fa rumore, ma manca di una vera autorità. Al duetto con Posa come pure nello scontro con l’Inquisitore ( un completamente inadeguato Ain Anger ) nonostante il gran volume di voce non è riuscito a fare alcuna impressione.
La voce di Keenlyside ha guadagnato in  pienezza e corposità, ma allo stesso tempo ha perduto omogeneità ed è divenuta più “angolosa”. Tuttavia è stato il solo della produzione che abbia cercato di  tratteggiare un personaggio che avesse un carattere ben definito, usando accenti adeguati e fraseggio. La morte di Posa è stato certamente il suo momento migliore.
La Eboli di Luciana d’Intino si può definire nei migliore dei casi provinciale. Dei veri e propri abissi tra i registri, veramente sgradevole la volgarità della voce di petto, acuti striduli. La Canzone del velo è stata una parodia, inciampi da dilettante nella scrittura del “O Don fatale” , che non cantato ma strillato. Il volume , però, ha garantito gli applausi.
Welser-Möst è già stato criticato in altre occasioni nell’ambito di questa serie di recensioni, la sua orchestra è troppo forte ed i cantanti coperti senza remore. A parte il fatto che Welser-Möst abbia diretto un Don Carlo certamente vigoroso, elastico e compatto, sebbene poco fastoso, forse è il caso di domandarsi  se questi cantanti siano effettivamente qualificati per questo genere di opera. Non un cantante che avesse le prerogative idonee a Don Carlo, dunque si deve concludere che non si è ascoltata una sola voce che fosse adeguata a Verdi.
Che i cantanti siano in grado di cantare le note non significa affatto che la partitura venga rispettata. L’orchestrale dovrebbe forse adeguarsi al cast? E noi ascolteremmo forse un Verdi light oppure una musica di Verdi ridotta ad operetta?

 

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8 pensieri su “Notizie da Vienna: Don Carlo 10.9.2012

  1. Che pacco che ha tirato Alagna! I biglietti di questo Don Carlo erano esauriti da tantissimo tempo sicuramente anche per la presenza del nome del divo nel cast.
    Una curiosità: come ha cantato la Nafornita la Voce del cielo, prossima Gilda del secondo cast del Rigoletto alla Scala? Sono proprio curioso!

  2. @ Cerulli – è per quello che Meyer mette il suo amico Alagna in cartellone per ben 3-4 opere in questa stagione – perche “tira” – se poi canta vedrem… Nafornità va benissimo per la Voce dal Cielo – Gilda… O_O…..

  3. Ma ad Alagna chi dà consigli di repertorio?? Calaf? Mah… Peccato perché se avesse continuato su una strada sensata, forse, E DICO FORSE, un don Carlo decente a quest’ora l’avrebbe fatto.
    Taccio su voci “celestiali” e non!

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