Questo sito compie cinque anni. Un lustro, quindi dedicato al canto, ai suoi talenti, ai suoi geni e per conseguenza cinque anni di polemiche, di battaglie, di crescente grande audience, di dibattiti, di memorie, perché questo è il destino di chi, come noi, non sposa la moda, ma predilige Storia e Tradizione.
Il sito è nato per caso, come semplice blog, al fine di poterci esprimere liberamente, dato che i luoghi apparentemente deputati ad accogliere il dibattito del pubblico sull’opera di fatto sono impegnati ad imporre una linea di pensiero coincidente con gli interessi di chi confeziona e vende il prodotto opera , quindi volta a creare un meccanismo funzionale a portare il pubblico ove meglio aggrada. Che i più vadano all’opera per mero divertimento, per riempire alcune delle serate che ben potrebbero dedicare al cinema, alla discoteca o alla tv, è evidente. Questo è il pubblico ideale per un meccanismo di produzione di questo genere artistico ( ammesso che lo si possa ancora chiamare tale e non, invece, semplicemente “spettacolo” ) che apertamente cerca il neofita, l’uomo senza memoria o preparazione specifica alcuna, mai stimolato a coltivare un reale interesse per il canto e la conoscenza dei suoi interpreti, dei modi dell’esecuzione e del gusto, dei compositori.
I modi dell’andare a teatro, che si pretende di inculcare nella testa del pubblico da parte di chi di quest’antica arte fa commercio sono questi, composti di slogan, di pubblicità, di immagini patinate, di personaggi costruiti ad arte, a metà tra i volti cinematografici e gli idoli da copertina. Il marketing riscrive la storia che pretende di cucire addosso a questa o a quell’altra sua invenzione, ed il marketing è diventata un po’ la prigione di quest’arte. Più di un ventennio di artifici pubblicitari e slogan commerciali hanno ben addestrato il pubblico che ormai, in assenza delle magiche bacchette agitate dai pubblicitari, senza le loro dorate stagnole pseudo culturali con cui incartano personalità vocali inesistenti, non riesce più a distinguere chi ha capacità vocali ed artistiche oggettive dall’impostura.
Quei pochi che vanno in scena solo in forza del proprio canto senza il corredo di questo ciarpame ha poche possibilità di essere notato e riconosciuto, perché la notorietà pare più interessante della bravura per la maggior parte di questo pubblico. Tutto ciò che un tempo era il contorno ad una grande carriera è diventato premessa per l’esistenza di un cantante famoso, se grande, poi, è da vedere. Trasformare un artigianato lungo e laborioso in un commercio rapido è stata una contraddizione in termini, ed oggi, nel momento del tramonto ideologico ed economico del più grande di tutti gli artifici che l’opera abbia prodotto per sostentarsi con mezzi estranei alla propria arte, ossia il teatro di regia, tutti percepiscono senza fatica la voragine in cui il teatro lirico sta scivolando: la sparizione dei cantanti, fenomeno iniziato, peraltro, parecchio tempo fa. Nulla ormai ci può distrarre da questa amara realtà, ossia la desertificazione del mercato delle voci, anzi, dei cantanti, dato che le voci continuano ad esistere in natura, ma pare perduta la capacità di educarle in modo adeguato. La cannibalizzazione del teatro lirico e dei suoi talenti, del resto, l’hanno compiuta anche le pletore di maestri ciarlatani, più o meno improvvisati, con le loro tecniche nuove atte a sviluppare velocemente le voci e a proiettare l’allievo nel firmamento del successo e del denaro. La velocità è l’altro demone futurista che assieme ad un malinteso concetto di novità ( progresso, avanguardia etc…) ha portato alla deformazione dei fondamenti del canto lirico, lenta empiria della voce, fatta fondamentalmente di pensiero razionale e di umiltà. La voce grossa ( non quella proiettata e. per conseguenza, grande) e l’acuto epico ( spinto o no, fa lo stesso), la fatica dello sforzo canoro, il timbro brunito ( cioè bitumato e magari anche ingolato ), sono solo alcuni degli ideali vocali moderni, che hanno trovato i necessari incensi in molta letteratura-spazzatura prodotta da improvvisati vociologi, opportunamente adeguati ai moderni clichè del canto, e che hanno formato il nuovo e corrente gusto per il canto rozzo e stentoreo, un’espressività esteriore e superficiale. E’ il canto moderno, propagandato pure da illustri maestri, che facendo strumentale uso delle fonti storiche riscrivono la storia, la storpiano e la scempiano alla faccia di ogni rigore metodologico, e che alla fine sponsorizzano poi se stessi, le proprie fruttifere scuoline di canto incapaci di produrre un solo cantante degno di questo nome. Il fallimento di questi centri di business e della truffa perpetrata ai danni di giovani pur dotati di voce e di ambizione ma non della necessaria cultura per comprendere quale canto venga loro insegnato, è davanti ai nostri occhi: siamo senza cantanti per quasi tutto il repertorio lirico, quello per voci spinte o drammatiche in primis. La labilità degli organi vocali, sottoposti a modi d’uso evidentemente perniciosi, è sotto i nostri occhi nei continui forfait di cartelloni e nella dipendenza dei cantanti dalle cure dei fonoiatri. Anzi, ormai si va dal fonoiatra a farsi dettare il registro vocale, compresa l’estensione della voce sul pentagramma ( per ora dei da capo e delle variazioni o dei tagli agli spartiti ancora non si parla ma c’è da attendersi che la scienza codificherà opportunamente anche questo ), attività deputata ai maestri di canto sin dagli albori di questa arte, a riprova dell’inaffidabilità dei secondi e di una scienza sempre più invadente che sfrutta l’insicurezza del cantante per offrire certezze, scientifiche appunto!, che non sono poi tanto certe, almeno stando a certi referti sulle voci che si trovano pubblicati ed a quanto vediamo in palcoscenico. Come si faceva quando non esisteva la foniatria? Come facevano quando i fonoiatri non aveva alcuna apparecchiatura in grado di accertare un registro vocale? Come ha fatto la Callas? E la Stignani? E Pasero? E Tibbett? La Patti?…Oggi abbiamo granitiche certezze scientifiche sull’apparato vocale, ma non abbiamo cantanti, mentre il passato ci fornisce centinai a e centinaia di nomi e documenti sonori di cantanti ed artisti straordinari…..senza la foniatria di mezzo a sopperire nei compiti istituzionali i mali maestri! Il canto, il buon canto, è sempre stato là dove la voce era usata senza sforzo, dove i registri erano omogenei, uguali e naturalizzati dalla buona educazione vocale, gli spartiti rispettati da voci in grado di flettersi seguendo docilmente ogni segno di espressione, il carattere di un personaggio o di un brano rispettati secondi volere dell’autore. Vi sono documenti audio, testimonianze scritte, narrazioni orali, musiche scritte ad hoc per una data voce, vi è una tradizione che parla chiaro ed in un senso ben preciso e che ci dicono chiaramente quanto abbiamo deviato e quanto i nostri preconcetti moderni ci abbiano allontanato dal seminato. Il teatro d’opera è in crisi economica e soprattutto di veri talenti che sappiano, in forza della loro arte, attrarre e mantenere legato a sé il pubblico, che lo sappiano intrigare con i modi anche sofisticati del canto, che non è, come tutte le arti, immediata e fruibile al cento per cento in poco tempo, ma complessa, ricca di risvolti, sfaccettature straordinarie che coinvolgono il pubblico per tutta la vita, in un gioco di conoscenze ed esperienze senza fine. Oggi un’arte che impegna e costringe chi la fa materialmente sul palco per una vita intera, ad una vita faticosa e molto disciplinata, si pretende di consumarla in pochi anni, cantante mediocre e pubblico annoiato, che poi finiscono per cessarne pratica e fruizione in breve tempo. La rincorsa al nuovo pubblico, in realtà, non è la foia della novità ma la necessità di trovare di continuo nuovi fruitori, gli stranominati “giovani”( che interessano ai signori dell’economia solo quando occorre vendergli qualcosa, non certo quando si parli del loro futuro…), che in realtà sostano per poco nel teatro e poi giustamente cambiano hobby: quando non si dà al pubblico un ‘arte vera bensì un vuoto commercio di genere, senza contenuti veri ma solo posticci, è normale che subentri presto la noia, la litania del dejà vùe, insomma il supermercato. Perché il prodotto vada occorre cambiarne di continuo la confezione, i modi di vendita, sponsorizzarlo, farne piccole varianti sul tema, far concorrenza sul prezzo, tutte cose che con l’arte del canto intimamente configgono. Là dove splendono le stars dell’opera sono accesi i neon come al supermercato, non c’è differenza. Scritte luminose, fantasmagoriche, effetti speciali da cinema, la Norma finalmente cantata come voleva Bellini, la Malibran risorta, lo svecchiamento di Verdi, i falsettitisti da paradiso trans, il Wagner spaziale, la rilettura in chiave registica di questo o quello, il porno….ogni gratuità è lecita pur di galleggiare e fare denaro. L’opera è diventata uno show come un altro, con i sacri crismi e le litanie appiccicate della pseudocultura. Era show anche ai tempi dei compositori, l’opera è sempre stata una ricreazione, ma era adeguata al proprio tempo, lo rappresentava, ne incarnava i valori. Oggi, a ben vedere, è come se non sapessimo più che farcene, è chiaro dai continuo innesti di tempo presente e di ego che musicisti e registi sentono di dover fare nella lirica. Alla vecchia letteratura o alla pittura del passato non si permetterebbero di fare inserti o tagli o manomissioni di sorta, ma l’opera invece è continuamente sottoposta ad arbitri e snaturamenti che nulla hanno a che fare con la doverosa e legittima azione del medium che è l’interprete. E tutto questo all’ombra di una filologia contraddittoria ed ascientifica che ha finito per codificare e legittimare persino la più falsa ed antistorica delle imposture vocali, i falsettisti. Per non parlare poi del fatto che ogni voce sia ormai legittimata a cantare ogni cosa, contro ogni regola della storia, abbattendo le naturali distinzioni all’interno di ciascun registro vocale: nella musica di ogni epoca il dramma si sovrappone alla farsa nell’accento come nella voce, è un tutto indistinto senza differenze, specialmente in alcuni repertori. Colpa della rarefazioni delle voci o di una lettura incolta e/o interessata della storia del canto, per cui il cattivo pare un cicisbeo ed una regina si confonde con la propria domestica? Il gatto si morde evidentemente la coda, il sistema è autoreferenziale, dunque uovo e gallina sono sincroni, si legittimano l’un l’altro, moderni entrambi ed entrambi graditi al meccanismo. Il canto come arte, in fondo, è considerato demodè, il cantante che prevalentemente canti e non reciti à la page ( non voglio aprire l’argomento che ci porterebbe dritti dritti a spaziare nei caravanserragli, tra guitti, saltimbanchi, altalene, orpelli granguignoleschi, quadrupedi e bipedi di ogni sorta, bestiari etc..che i registi impongono ai cantanti ) è ritenuto old style, superato, da svecchiare. Il luogo comune, il clichè, anche il più imbecille, affliggono l’opera lirica ed i suoi operatori: quella povera grassona greco-americana di nome Maria Callas costoro se la lascerebbero scappare sotto il naso, di prove in tal senso in questi anni ne abbiamo avute tante.
L’importante è che nessuno tocchi il meccanismo, si sottragga alla rassicurante partecipazione al consenso di massa, che nessuno esca da quel coro omologante che ti fa sentire adeguato, moderno, gradito, persino …..perbene. Chi mette il dito nella piaga di questo sistema al limite del collasso scatena il panico e viene demonizzato; chi dissente è un malfattore, un maleducato, una persona superata, un pedante vociomane etc.. insomma un persecutore cui nessuno, però, trova per opporsi argomenti culturali, attinenti al canto, alla musica, alla storia. Solo le aggressioni verbali e fisiche, o la diffamazione, come avete ben visto tempo fa.
Tutte questo vi illustra quelle che sono le nostre ottime ragioni per fare andare avanti questo sito, e quella principe è il canto, la tutela dell’antica arte del canto. Festeggiamo dunque i nostri PRIMI CINQUE anni.
E per festeggiare al meglio, abbiamo pensato di riproporre gli audio pubblicati cinque anni fa in occasione del nostro primo articolo, “Lucia di Lammermoor al Met”, a firma Domenico Donzelli. Buona (ri)lettura e buon (rinnovato) ascolto: http://www.corgrisi.com/2007/09/lucia-di-lammermoor-al-met-2/
Auguri e sinceri complimenti per il sito, splendido, dove si impara sempre qualcosa, un’occasione di incontro- e di confronto-davvero preziosa e (ahimè) rara.
Grazie di fornirci questa opportunità e buon compleanno!!!!!
W la Grisi, così combattiva ci piaci!
Tanti auguri per questi cinque anni, io vi conosco solo da uno e qualche mese, ma ormai siete una presenza irrinunciabile.
Mi avete offerto numerosissimi spunti di riflessione critica, e soprattutto mi avete fatto conoscere tante opere e tanti cantanti di cui ignoravo persino l’esistenza, proprio perché poco o punto pubblicizzati (se non demonizzati) dal business e dallo star system vecchio e nuovo. Per non parlare poi delle mille nozioni di tecnica canora, sulla quale ancora così tanto mi resta da imparare. Inizio a sentirmi un ascoltatore più attento e consapevole. Continuate così allora! Un grosso abbraccio e a presto.
Cara Giulia, niente polemiche, per carità. Ma l’arte lirica nel mondo odierno, nella maniera in cui tu la descrivi, è un cadavere, morto e stramorto, al cui confronto la Berlino del 1945 si tramuta nella Berlino di oggi. Se è così, non ha nessun senso andare a teatro o scriverne. Gesù Cristo non c’è più da tempo e la sua facoltà di far rivivere i morti è da molto che non abita più qui. Per cui oggi davanti ai cadaveri si possono fare tante cose, rappresentare la parte dei vedovi (o vedove) inconsolabili, strillare o piangere da prefiche, fare una semplice visita di circostanza, ma una cosa certo non si può fare: sperare che il morto risorga e adoperarsi per questo, con scritti, contestazioni, rimpianti e compagnia bella.
Ciao
Marco Ninci
No caro Marco: l’arte lirica come la descrive Giulia non è un cadavere, ma attende solo di tornare per seppellire, lei, i morti viventi che oggi ne usurpano il trono.
Non so come si faccia a mettere quelle belle faccine gialle e sorridenti, Tamberlick, pero’, idealmente, te ne mando tre.
Ricambio mio caro Miguel!!
😀 😀 😀
(si fanno digitando due punti e D maiuscola 😉 )
Gesù Cristo non c’è più da tempo? Se lei scrive della sua “facoltà di far rivivere i morti”, evidentemente è credente. Ma allora, come spiegare la frase “Gesù Cristo non c’è più da tempo”? Se lei, come me, è credente, dovrebbe credere al fatto che Cristo è risorto e quindi è tuttora vivo con noi. Marco Ninci, usa il catechismo ma lo stravolge un po’ troppo ai suoi fini di battuta… 😉
Non posso che firmare questo “Manifesto programmatico dell’opera moderna”.
Volendo fare un giochino, leggo un forte futurismo nell’immagine e nella violenza di denuncia, anche se di contro propone un ritorno alla correttezza antica, un abiura in pieno della modernità futurista!
Quest’ultima si palesa pienamente invece nello scenario moderno che si descrive, in cui fare rumori, muoversi come forsennati, fare gestacci, fare carriere di un quinquennio è ormai diventato il vero apporto futuristico alla dinamicità dell’opera oggi!
Per questo, immaginatevi che bello poter sentire un concerto della Bartoli – ma potremmo prendere altri nomi a caso, così non si offende nessuno – con un intonarumori di Russolo ed orchestra baroccara, in cui il dato umano e quello meccanico si confondono e fondono in un rumore generale 😉
Ecce machina! http://www.youtube.com/watch?v=lrfCq71EfNU
Io vi ringrazio, per esserci. Davvero, anche se a volte l’atteggiamento potrebbe sembrare contradittorio, ma per esserci, ripeto, vi ringrazio. E festeggio i vostri primi cinque anni con una delle piu’ belle incisioni dell’intera discografia di tutti i tempi.
http://youtu.be/BU-a1aqXAcY
Un perfetto manifesto programmatico. Ad maiora, amici!
Grazie per quanto fate, ed e’ quanto mai attuale: avanti con ” il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volonta’”
auguri per tanti ancora di questi anni,questo sito oltre che a dare informazioni,dare opinioni,e recensioni, e dare spazio alle discussioni e altro,stà diventando anche una vera comunità fatte da tante persone diverse,professioni,anche ceti sociali diversi,ma a tutti ci accumuna la passione per questo genere musicale,e l’augurio che l’opera ,che ha avuto origine in Italia,che ci ha fatto conoscere in tutto il mondo,e dove tuttora se si sente cantare in italiano, e grazie a questa musica,e la grandezza dei nostri compositori,ahimè che questa società attuale non li considera come deve essere per una incultura che si diffonde verso un consumismo banale,per fortuna che ci sono ancora fette di persone in Italia che non si fanno contagiare da mode effimere,e superficiali,visto che ormai la televisione,si è avviata su tanti programmi insulsi,perche sono gli sponsor che dettano l’agenda, deve essere la rete,il modo futuro di vedere, ascoltare,informare e ricreare specie tra i giovani un ritorno alla grande cultura in genere,e riguardo alla musica classica e operistca abbiamo noi tutti giovani meno giovani la possibiltà con un click di ascoltare,e vedere cose che una volta era impossibile se non si disponevano di grandi mezzi economici,questo sito è nato forse “incosapevolmente”anche per questo per contribuire alla conoscenza e continuità dell’opera come deve fatta e cantata,senza stravolgimenti di sorta,ancora auguri e grazie per questo spazio che ci concedete.
Auguri
Analisi lucida e tagliente come una lama.
E’ proprio il livello artistico e civile delle vostre posizioni a garantire una luce di speranza. Grazie per l’impegno.
Auguri a questo magnifico blog che sicuramente rende onore alla magnifica e misteriosa arte del canto. nell’epoca della tecnologia esasperata, noi discutiamo di voci che proiettano i loro suoni senza l’ausilio di alcun strumento elettronico.
Viva la lirica e viva il Corriere della Grisi!
Auguri di cuore, diva Giulia…… a tutti voi….. saluti ,Maometto II
AUGURI cari autori! grazie del vostro lavoro, grazie di esserci, come dice Fleta, grazie per l’ottimismo e la costanza nel combattere il degrado e la sventura che si è abbattuta sui nostri teatri, grazie ai tanti amici che in questo sito ho trovato, per il sostegno e l’incoraggiamento che quotidianamente vi accordano in tale fondamentale compito !
Un evviva al Corriere della Grisi ed ai suoi successi.
Auguroni di cuore, grazie per la vostra presenza ipercritica anche da chi vi segue pur senza intervenire quasi mai
Grazie di tutto e a tutti, per le analisi sul mondo dell’Opera, per gli ascolti proposti e anche per le discussioni spesso utilissime per capire in modo piu’ approfondito, anche se si segue l’Opera da tanti anni. Auguri a tutti per questi primi anni.
carloguasco
Grandi! Rinnovati complimenti al blog, continuate così!
Grazie a tutti i redattori del corriere della grisi! – detto da un giovane che negli ultimi tempi spesso, quando va a teatro, medita di cambiare hobby ma poi non lo fa, perché torna sempre a leggervi. Auguri!
Sugli auguri e sui ringraziamenti siamo certamente e fortunatamente tutti d’accordo.
In questi ultimi tempi, in cui la massima aspirazione esistenziale sembra essere fare la fila per comprarsi un telefonino e la massima aspirazione artistico-musicale è farsi narcotizzare dalla bruttezza e dalla mediocrità, il vostro sito è un punto di riferimento per chi crede nella necessità di perseguire la bellezza e la qualità . Auguri
Vi ho scoperti per caso e, malgrado lo sfondo nero mi stia facendo perdere diottrie su diottrie, mi sto divertendo moltissimo a leggere i vostri articoli. c’è speranza in questo mondo.
aff.mi saluti
una timida mezzosoprano
Vi ho scoperti nel 2008 grazie alla pubblicazione della famigerata intervista della Scotto a Milano su un settimanale. Grazie da allora in poi!!
Senza di voi non saprei a chi rivolgermi per confermare e confrontare le mie impressioni su un cantante e su uno spettacolo!
Evviva i bei furori della Grisi.
Auguri!
Speriamo, Enrico, speriamo. Intanto mi unisco anch’io ai festeggiamenti per il compleanno del blog. E poi io non sono affatto pessimista; si vedono anche oggi delle bellissime rappresentazioni. Solo, e qui sta il punto, difficilmente in rapporto al repertorio che qui viene più amato. E’ abbastanza facile infatti assistere a rappresentazioni bellissime di Janacek, Hindemith, Berg, Schoenberg, Krenek, Britten etc. Meno, incommensurabilmente meno, di Rossini, Donizetti, Verdi, Bellini, Puccini. Non so che cosa questo significhi. So soltanto che, quando vado a teatro con amici che non sono frequentatori abituali di spettacoli di lirica, questi preferiscono il primo tipo di opere. Può darsi che ci sia una mutazione del pubblico. Ma non c’è nessuna sicurezza su nulla. Tant’è che, quando qui si sono tentate spiegazioni generali sulle cause del declino dell’interprertazione operistica, a mio parere non è mai uscito nulla di convincente da parte di nessuno.
Marco Ninci
Quasi mi dimenticavo…
Auguri, di cuore auguri, cari autori e utenti di questo sito.
Nella speranza di riuscire a darvi un giorno o l’altro un volto, vi abbraccio, vi ringrazio per la cultura che dispensate da queste colonne. Desiderandolo, non credo di farvi omaggio migliore se non dedicandovi anche io un po’ di quell’antica arte del canto alla cui cura vi ponete come operosi difensori. Un’arte che ha i suoi canoni nel canto sul fiato, nell’emissione netta, alta, pulita e quanto più vicina al semplice parlato, nella dizione chiarissima e nel genio mimetico del grande interprete.
Tutte cose che lo ritroviamo riassunte in tante registrazioni che ci avete proposte; ma per questi auguri ho scelto un vero baritono e un vero basso quali erano Sesto Bruscantini e Italo Tajo, quest’ultimo troppo spesso segregato dalla memoria: in bocca a loro, cantare non diventa poi tanto quell’arte “misteriosa”, come detta da qualcuno più sopra.
E allora non mi resta che invitarvi in questo modo: “Udite!”, cari amici, e godete, godete come godo io tutte le volte che ritorno qui: http://www.youtube.com/watch?v=5v6miPsnB3Q
Ancora auguri!
Al solito, leggo con abbondante ritardo.
Auguri! Grazie di cuore per questo sito, per la passione e la competenza degli autori. Imparo sempre qualcosa ogni volta che mi connetto. E trovo anche conforto nel constatare come le mie sensazioni di perplessità (minimizzo) all’ascolto dei divetti odierni trovino qui puntuali e ben argomentati riscontri.
A Marco Ninci vorrei dire che la lirica come la intende la Grisi è in stato di coma (non ancora morta) perché stanno tentando di ucciderla. Infatti o si canta o si bercia. Oggi si accetta il berciare, purché provenga da una strafica o da un bonazzo, meglio se esibito a torso nudo. E’ cosa scientificamente voluta e perseguita, di cui mena vanto il sovrintendente del Met, a cui si sono accodati i Lissner e i Barenboim. Questi signori stanno facendo alla lirica la stessa operazione dei bombardieri che rasero al suolo Berlino: distruzione totale. Togli il corretto cantare, cosa resta? Un’imitazione del music hall; degnissimo spettacolo per chi lo apprezza, ma tutt’altra cosa rispetto alla lirica. Chi ama il music hall, peraltro, preferirà l’orginale piuttosto che una brutta imitazione.
Bergonzi? Un pancione statico, non vogliono più tenori del genere.
“Tenori ma belli i sex symbol della nuova lirica” ; con questo titolo nei giorni scorsi, su Repubblica, sono state messe a disposizione di tale Giuseppe Videtti ben due pagine. Due pagine corredate da foto dei bonazzi di turno; molti sono per me sconosciuti, ma vedere spacciare per sommi artisti un Grigolo o un Kaufman, la dice lunga sul signor Videtti, e lascia intuire qualcosa sul reale valore dei vari divi incensati.
Se a qualcuno interessa, se riesco a scaricarlo, e ovviamente se gli autori del sito sono d’accordo, lo mando. Io l’ho trovato comunque interessante, dato che mi sembra la summa del pensiero (pensiero? parola impegnativa!) di quel “coro omologante” di cui parla la Grisi.
A noi, modesti appassionati, resta un imperativo etico: buare e fischiare ogniqualvolta l’esecuzione lo richieda, cioè assai spesso.
Purtroppo non so fischiare con le dita, e quest’estate a Caracalla ho dovuto accontentarmi di avvicinarmi al palcoscenico a fine spettacolo per urlare alla diva italo americana Julianna Di Giacomo “non hai la voce per Norma”. Purtroppo ero l’unico. Pollione era Fabio Sartori, raro esempio di latrante non strafico. Il secondo cast (Piscitelli e Massi) era di livello infinitamente superiore; non saranno voci eccelse, gli esperti avranno trovato mille difetti, ma almeno cantavano, e hanno dato al pubblico uno spettacolo che fa ancora sperare che si possa ricostruire qualcosa di buono dalle attuali macerie. Quel qualcosa che esisteva prima dei bombardamenti a tappeto dei vari Lissner e Gelb, ben assistiti dai Videtti di turno.
Spesso è anche il pubblico che apprezza incondizionatamente ciò che offre il moderno mercato.
Parlavo quest’estate con una anziana e facoltosa “intellettuale” anconetana la quale, dopo avermi detto che potrebbe ascoltare da mattina a sera la trilogia Mozart-Da Ponte, mi informava di attendere con trepidazione lo spettacolo inaugurale della Scala. E’ Kauffma, in particolare, a interessarla. Ora, io conosco molto poco il cantante in questione, quindi non posso giudicarlo più di tanto, ma sono rimasto alquanto basito quando la anziana e facoltosa signora ha addotto come motivazione del suo apprezzamento il fatto che egli “non abbia la panza. No, perché io i tenori con la panza non li posso sentì, ed è per questo che non m’è mai piaciuto Pavarotti… troppa panza”.
Se andiamo avanti di questo passo…
Nicola due punti soltanto:
1) la vecchia signora sai già tu dove può andarsene;
2) conosci poco l’Anticristo del canto lirico? MEGLIO!! 😀
manda pure, anzi fai tu il link direttamente
ma la madama in questione che cerca a teatro il canto o il c…?
mi sembra una domanda più che legittima, come se la panza potesse influenzare la qualità del canto, se mai la visione……
certo è che su questo si specula e non poco
cerca un tenore di bella presenza che l’accompagni a casa dopo la recita …..dice Nicola che è una facoltosa… quindi ..
Auguri, e altri cento di questi anni,
a proposito di scala, è arrivato l’annuncio Lissner lascia: http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2012-10-08/lissner-scala-110128.shtml?cq_mod=1349708164305#comments
E pensare che quest’estate è venuto Pisapia al mio paesello: potevo proporgli la mia candidatura ad un decimo dello stipendio suo!
Già Lissner se ne va. E’ ufficiale. L’unica cosa che mi preoccupa: non vorrei che fosse un ulteriore segnale negativo per come vanno le cose in Italia. Si sa , quando i topi abbandonano la nave….e chi arriverà poi? La tipa che sta affossando il Maggio fiorentino? Meli, che dopo aver affossato Cagliari e Parma è in cerca di altri lidi? Caro Donzelli, che ti piaccia o no: arridateci Paolo Grassi!
Infatti. Lungi da me l’ idea di difendere Lissner, tipico rappresentante di quello stie esecutivo che la buonanima di Rodolfo Celletti definiva efficacemente Eurosbobba. Però… però… sono solo io a ricordarmi come al suo arrivo nel 2005 sia stato salutato da certo bloggume ambrosiano come il Messia venuto a detergere il Tempio insozzato dagli orrori dell’ Usurpatore di Molfetta?
Come diceva Carlo Gérard: “La Rivoluzione i figli suoi divora”…
E adesso, beccatevi il Meli di turno.
Caro Gianguido, come al solito mi piace fare i nomi. Il “bloggume ambrosiano” cui tu fai riferimento è “La voce del Loggione”, blog ampiamente e meritatamente morto, visto che si basava unicamente su un’antipatia francamente delirante per il Maestro Muti, del quale si festeggiava l’allontamento. La letizia per l’arrivo di Lissner e Barenboim era poi un semplice corollario, dal momento che il motore di tutto era sempre Muti; che fosse la sua presenza o la sua assenza non era poi molto importante. Avrebbero festeggiato persino l’arrivo di Himmler o Heydrich o Beria o Francisco Franco. Ma, come si sa, non si può festeggiare in eterno. Non lo si può fare per un lieto evento. Figuriamoci se è possibile farlo per una condanna a morte, seppur metaforica; o, almeno, per una “damnatio memoriae”. Dunque, il blog in questione è morto. Il bello però è che tu a questo bloggume partecipavi ampiamente, altrettanto ampiamente condividendone gli obiettivi; tant’è che godevi di forte consenso. Io questo consenso non lo avevo; e ne sono orgoglioso. Perché ho ritenuto mio dovere oppormi a quei deliri, tanto rozzi quanto ipocriti. Poi, incontrando questo blog, sei stato folgorato sulla via di Damasco. E la folgorazione ha colpito anche la memoria; non ti sei più ricordato di quello che dicevi e facevi quando scrivevi su quel blog. Bisognava che qualcuno te lo ricordasse. Io ti stimo, Gianguido. Ma una cosa che proprio non mi piace è che tu tendi troppo ad appiattirti sul pensiero che domina volta a volta in un ambiante o in un altro.
Con amicizia
Marco Ninci
Anita Garibardi… facce l’urlo de guera….!
caro Marco, negli obbiettivi di quel blog oltre a Muti c’era la diffamazione a tempo pieno di questo sito e di queste persone quale attività di quei cervelletti mononeurone della cosiddetta intellighezia sinistrorsa abbadiana. Per parte mia, rilevando i frequenti concerti del maetro A. in ogni sito circumivicino alla città , sono certo che il maestro abbia poco interesse a venire qui a suonare perchè si vergogna di cotali fans e non ne sopporti più l’assedio per ogni dove.
Lo ripeto per l’ ennesima volta. Non replico ad attacchi simili su un sito dove sono ospite. Aggiungo solo che tentare di squalificare l’ interlocutore attaccandolo sul piano personale è indice di pessimo gusto e mancanza di argomentazioni.
Cara Giulia, che in quel blog ci fosse un fanatismo abbadiano è sicuro. Era anche molto fastidioso. Contro questo fanatismo ho speso molto tempo e molte energie. Ma solo contro il fanatismo dei suoi seguaci. Sulla statura artistica dell’oggetto della loro ammirazione non ho mai invece espresso alcun dubbio, dal momento che considero il Maestro Abbado un direttore grandissimo, fra i più grandi dell’intero Novecento. Come credo sia chiaro ad ogni cervello pensante. Per quanto attiene alla diffamazione, è un discorso che non mi riguarda, dal momento che ogni mio dissenso l’ho espresso quasi sempre qui, e mai in termini diffamatori. Comunque, il contenuto del mio post era un altro.
Ciao
Marco Ninci
Però, cara Giulia, cosa c’entri il “sinistrorso” Dio solo lo sa. La politica in queste faccende non deve entrare. Gli abbadiani sono terribilmente fanatici ed esclusivisti; basta questo.
Per Donzelli e il suo ultimo intervento sulla signora di Ancona. Trovo il suo intervento di una volgarità spaventosa, una volgarità che, non so perché, puzza terribilmente di sacrestia. La parola con i puntini può scriverla integralmente; scritta in quel modo, è ancora più volgare.
Marco Ninci
carissimo, vi erano candidati nelle liste pd in quel blog di intellettuali, l’abbadismo comprende la politica come ben sai. Sarà che per me la musica e la politica sono incompatibili….
Ma guarda, Gianguido, io non ho fatto che ripetere quello che hai fatto tu. Tu hai rilevato un atteggiamento contraddittorio in chi scriveva su quel blog; io ho fatto altrettanto con te. Se c’è una cosa che non mi piace, la dico. Come tutti sono liberi di farlo con me; solo che io non mi trincero mai dietro piccole scuse, tipo il pessimo gusto o la mancanza di argomentazioni.
Per Giulia. Appunto; la politica non deve entrarci. Anche perché quella ministra riscandata che è il PD mi sembra strano, molto strano che susciti fanatismi.
Marco Ninci
Non mi sembra proprio opportuno asserire che una persona della esperienza e cultura musicale di Gianguido si tincei dietro “piccole scuse, quali il pessimo gusto o la mancanza di argomentazioni”, Ninci. Dimentichi, forse, che ha un sito dove scrive pagine e pagine di recensioni argomentatissime, e quando gradisce o disprezza una cosa, motiva sempre la causa in questione con spiegazioni tutt’altro che discutibili dal punto di vista del contenuto, e anche i suoi commenti sul CDG sono a mio parere, ineccepibili. Condivisibili o meno, per carità, ma argomentati male decisamente no.
Se proprio vuoi fargli un appunto, in quanto non sei in accordo con una sua opinione (cosa sacrosanta in cui io non mi metto in mezzo, è roba vostra), almeno trova validi motivi.
Saluti.
E poi, Gianguido, qui si tratta di idee. Dicevi delle cose e ora dici il contrario. Questa è una polemica sulle idee. Che poi tutto ciò abbia un riflesso sulla persona, è inevitabile; le idee non nascono in cielo.
Ciao
Marco Ninci
Marco Ninci lo sai bene che io ti rispetto,per la persona preparata che sei,però scusami Mozart ha un suo sito se hai qualcosa da dirgli riguardo a cosa scriveva su un altro blog,e tu lo ritieni in contradizione,vai sul suo sito, e ne discutete ,invece facendolo qua sul c.d.g. il tuo intento è denigrarlo agli occhi dei lettori di questo sito,mi meraviglio che questo venga te.
Da parte mia la solidarietà a Mozart portatore di interessanti contributi,e discussioni con noi,grazie alla sua compentenza in campo musicale,e mi rammarico di questa tua caduta di stile,auspico che questa discussione con Mozart la fai sul suo sito,e vi spiegate,visto che vi stimate .
Concordo.
Scusate, ma non sono d’accordo. Che cosa avrei dovuto dire a Gianguido sul suo blog? Lì questo argomento neppure esiste. Avrei dovuto forse prendere un post su Celletti o su Abbado o su Lauri Volpi e fare le ossrvazioni che ho fatto qui? Ecco, proprio i cavoli a merenda…Qui Gianguido ha scritto e qui gli rispondo. Il “fuori tema” era già presente perché il compleanno del Corriere della Grisi non c’entrava in nessun modo con l’uscita di scena di Lissner; come non c’entrava in nessun modo con le supposte voglie della Signora di Ancona. Come non c’entrava in nessun modo con il bloggume ambrosiano. Io concepisco l’amicizia così; fatta anche di notazioni dure, molto dure. Come quelle che vengono fatte a me e alle quali io rispondo sempre, senza stupirmi, senza amareggiarmi, senza offendermi; e soprattutto senza eccepire sul luogo in cui mi vengono fatte, questione che mi sembra totalmente irrilevante. Non ho sporcato i muri di nessuna casa; e di energia ne ho spesa in questo blog, un’energia che almeno in qualche caso penso abbia portato contributi interessanti. Anche ora, credo. Poi in tutti i blog che io posso aver frequentato, assolutamente in tutti, politici, economici, musicali, sorgono polemiche, diverbi, dissensi, anche duri, durissimi,i fra i commentatori, che magari hanno anch’essi un loro blog. Ecco io non ho mai, dico mai, visto un invito ad andare a discutere nei rispettivi blog, né da parte del moderatore né da parte degli altri commentatori. E’ un caso preoccupante che questo accada qui. Ripeto, si tratta di idee e di coerenza; argomenti molto importanti, secondo me, che non hanno nulla a che vedere con un attacco peronale. Giulia, molto tempo fa, mi disse che io lavoravo in un buco maleodorante. Io non ho nemmeno preso in considerazione l’ipotesi di una reazione seccata o isterica. E ho cercato di spiegarle, sia in via privata che in via pubblica, che questo secondo me non era vero e che io ero ben lontano dall’essere un trombone accademico, come lei mi aveva definito. Per me, caro Pasquale, la caduta di stile ci sarebbe stata se io la mia osservazione su Gianguido l’avessi fatta in un altro sito, da lontano. Ma io queste vie non le pratico; quello che ho da dire lo dico in faccia e lo dico subito. E se qualche rara volta ho parlato con toni critici del Corriere altrove, è stato soltanto dopo che la stessa cosa l’avevo detta infinite volte qui. Caro Stefix, in questo caso la cultura non ha nessun ruolo. Ho fatto una notazione. Gianguido mi ha detto che non mi rispondeva. Altre cose si potevano dire. E questo io chiamo piccole scuse.
Marco Ninci
1) Io ho parlato di cultura MUSICALE e tu hai parlato di commenti spesso “male argomentati, con spiegazioni di scarso contenuto ‘tecnico’ ( a cui sostituisce o fa prevalere il gusto o altro)”, però la cultura (o la conoscenza), intesa sempre in un ambito preciso, è parte integrante del saper fare un discorso ben argomentato dal punto di vista tecnico, almeno a mio parere è così.
2) Se Mozart non vuole risponderti, non vedo perchè ciò dovrebbe essere percepito e catalogato come una scusa, grande o piccola che sia; e se banalmente non avesse voglia di replicare? A volte il buon senso impone di non farlo…
Cordialmente.
Del resto, dire che non ho argomenti nel momento in cui ci si rifiuta di argomentare, dal momento che ci si rifiuta di rispondere, è un ben strano modo di procedere.
Marco Ninci
caro Ninci hai mai preso in considerazione che con l’andare degli anni e vedendo certe cose, certi fatti i punti di vista,e le opinioni delle persone possono cambiare?
magari quello che io ritenevo in buona fede quattro anni fa,invece mi sbagliavo?senza per questo essere detto che vado dietro alla maggioranza? anche in ambito politico con tante persone che hanno sempre quell’idea di votare sempre quel partito,e professare quelle idee,e alla fine si accorgono di avere sbagliato,lo dicono e vengono tacciati di volta gabbana,invece magari se in Italia siamo mal messi anche perche tanta gente ha continuato a votare sempre quell’idea,invece l’intelligenza vuole che nel corso degli anni una persona è libera di pensarla diversamente,da come la pensava prima,perche ritiene di avere sbagliato,e cambia idea,questo non vuol dire essere in contradizione,semplicemente ha maturato altre convinzioni.
Caro Pasquale, penso tu abbia stra-ragione e ma che sia inutile argomentare con Ninci, è abile con le parole e tenterà all’infinito di sostenere le sue posizioni, ci sfinirebbe inutilmente !!!!!!! Quanto gli hai già detto mi sembra indiscutibile, come il suo gusto di umiliare gli altri giudicandoli dall’alto della sua sapienza e integrità morale, il tutto contrabbandato come rigore intellettuale.
Bene, benissimo, Pasquale. Però non è tanto bello stigmatizzare un certo atteggiamento senza dire di averne fatto parte. Non credi?
Marco Ninci
io penso che vuoi alimentare una polemica inutile,perche non dai un contributo esclusivamente musicale?la polemica con mozart falla tramite messaggi privati,visto che non vuoi,o non trovi il motivo di scriverlo sul suo sito,è una polemica che non ci riguarda come lettori.
Cara nonna Giulia, perché non fai un post sui desiderata degli utenti per i prossimi 5 anni? 😀
Sapessi quanti musicali e vocali me ne vengono in mente, tra cui (non nascondo) una bella pulizia di certi peti virtuali che fanno polveroni che poi si dileguano per l’inconsistenza di quel che scrivono
Argomento bene una posizione sbagliata di contro a chi non argomenta affatto una posizione giusta. Bene. Io una sola cosa dico. Pretendere che io risponda privatamente a una presa di posizione pubblica non è proprio il massimo. O no? Bisognava esserci ai tempi della “Voce del loggione”. Tante cose sarebbero chiare. Alla fine sono d’accordo anch’io: è meglio, molto meglio non rispondermi. Con questo chiudo e ciao a tutti.
Marco ninci
Scusa, Stefix, se riapro un attimo l’argomento, ma la frase che tu hai messo fra virgolette io non l’ho mai scritta. Ma da dove l’hai tratta? Certo non da me, che non ho mai pensato né scritto riguardo a quello che scrive Gianguido una cosa del genere. Allora, se uno si inventa le cose, davvero non vale la pena di discutere.
Ciao
Marco Ninci
“[…]piccole scuse, tipo il pessimo gusto o la mancanza di argomentazioni.” A parte che non mi sembra così diverso da ciò che ho scritto io, comunque sia scusa se non ho riportato esattamente la tua citazione.
Ma la mia opinione rimane all’ultimo commento.
P.S. non mi invento niente, non ho di certo bisogno di alterare le tue affermazioni per contestarti. E la chiudo anche io.
Cordiali Saluti.
Caro Stefix, allora è veramente impossibile intendersi. Il senso della frase che hai riportato non ha nulla, ma proprio nulla a che vedere con il senso della mia. Anche perché il “pessimo gusto” e la “mancanza di argomentazioni” è quello che mi rimprovera Gianguido, non certo quello che io rimprovero a lui. Basta leggere con un minimo di discernimento. Anzi, così ad occhio la frase che riporti mi sembra invece di Mancini. Figuriamoci cosa può avere di comune con me.
Ciao
Marco Ninci