Per i detrattori di Aida gli ultimi due atti sono i migliori perché privi dell’aspetto pompier (da grand-opéra, direi), intimisti e qualcuno dice pure anticlericali, come se l’apostrofe, proveniente dal trono, di Amneris, figlia dei faraoni potesse essere finitima di quella di una qualche Amneris, conterranea di Verdi all’indirizzo del clero o del padrone in una scena di Novecento.
Aida è e rimane un affascinante prodotto del suo tempo dove quello che per noi è cattivo gusto ed arte si mescolano. Ai suoi tempi era tutta arte e della più raffinata. Questo per comprendere come anche certi momenti del terzo e del quarto atto debbano essere svincolati da chiavi di lettura intimistiche, che riguardano melodrammi successivi e, magari di altre aree geografiche e culturali. Insomma quando Radames entra ed intona “pur ti riveggo mia dolce Aida” o più ancora “nel fiero anelito” sino alla spettacolare chiusa “sacerdote io resto a te” accento e scansione devono essere quella dell’eroe romantico, statuario e, magari, anche intriso di retorica. Ascoltare in tal senso i Radames proposti ed a questa esigenza interpretativa Francesco Merli, Aureliano Pertile e Giovanni Martinelli rispondono con voci diversissime, ma senza cedimenti interpretativi. Poi cantano anche benissimo e, particolarmente il primo senza temere il confronto con quella che, per indiscusso voto popolare, è ritenuta una delle più grandi Aide registrate ovvero Giannina Arangi Lombardi. Ripeto che la scelta dei brani ha volutamente evitato certi indiscussi topoi come il terzo atto del Nilo inciso nel 1929 da Laura Volpi, Rethberg e de Luca, cercando di scandagliare prodotti altrettanto esemplari, ma un poco più rari e desueti. Come ad esempio i cieli azzurri fraseggiati oltre che cantanti esemplarmente da Maria Farneti, all’epoca dell’incisione ritirata e, quando in carriera, diva del verismo. Ci sono, doverosi, gli omaggi a due grandissime Aide pre Arangi Lombardi ossia Giannina Russ ed Ester Mazzoleni. La Russ per saldezza tecnica ( mi riferisco soprattutto alla gestione della prima ottava) per qualità dello strumento e per interpretazione, impostata nell’ottica della monumentalità e della grandeur non teme confronti dai primordi del disco ad oggi. Come – ammenda faccio della mia opinione – confronti il fraseggio di Rosa Ponselle, che poi, more solito scivola sul famoso e famigerato do5, ma nelle frasi precedenti canta nobilissima e composta, ma varia e vibrante al tempo stesso la tragedia di Aida. Ancora Johanna Gadski (una delle Aide del Met del primo ventennio del secolo insieme ad Emmy Destin e prima del monopolio ventennale della Rethberg) nel finale con Caruso a parte l’esecuzione musicale impeccabile dimostra come il calore timbrico e la partecipazione non fossero appannaggio della scuola italiana, ma un comune sentire ed esprimersi del tempo.
A parte perché introducono in un mondo oggi sconosciuto i baritoni. Nel ruolo di Amonasro, palestra di mal canto e pacchianate tipo il sol della figlia dei faraoni tenuto a perdifiato sentiamo ora la strapotenza vocale di Domenico Viglione Borghese (più famoso quale villain pucciniano) ora il timbro privilegiato e l’ampiezza di Antonio Magini Coletti (dirò che il duetto con la Russ è l’INCISIONE della scena padre-figlia) o di Pasquale Amato ora la tecnica esemplare di Carlo Galeffi, ma sempre e solo si sente un re sulla scena, non un belluino barbaro. Eppure era l’epoca della teoria delle razze con tanto di superiorità ed inferiorità dei colori della pigmentazione. Buon ascolto, naturalmente!
Gli ascolti
Verdi – Aida
Atto III
O tu che sei d’Osiride…Vieni d’Iside al tempio – Luigi Manfrini, Irene Minghini Cattaneo (1928)
Qui Radamès verrà…O cieli azzurri – Eugenia Burzio (1910), Giannina Russ (1908), Maria Farneti (1917)
A te grave cagion m’adduce, Aida – Antonio Magini Coletti, Giannina Russ (1906), Carlo Galeffi, Lina Bruna Rasa (1928), Pasquale Amato, Ester Mazzoleni (1909)
Pur ti riveggo, mia dolce Aida…Fuggiam gli ardori inospiti – Francesco Merli, Giannina Arangi Lombardi (1927), Francisco Vinas, Ester Mazzoleni (1909), Giovanni Martinelli, Rosa Ponselle (1924), Giovanni Valls, Celestina Boninsegna (1904)
Ma dimmi: per qual via – Aureliano Pertile, Dusolina Giannini, Giovanni Inghilleri, Irene Minghini Cattaneo, Luigi Manfrini (1928), Giacomo Lauri-Volpi, Elisabeth Rethberg, Giuseppe de Luca (1929), Giovanni Martinelli, Gina Cigna, Carlo Morelli, Bruna Castagna, Ezio Pinza (1937)
Atto IV
Ohimè… morir mi sento…Spirto del Nume, sovra noi discendi – Irene Minghini Cattaneo (1928)
La fatal pietra…Morir! sì pura e bella – Giovanni Martinelli, Rosa Ponselle (1926). Ester Mazzoleni, Giovanni Zenatello (1911)
cCaro Donzelli sempre interessanti gli ascolti e bellissimo lo scritto.Che cantanti grandiosi (tutti) e che magnifici interpreti (i miei preferiti rimangono la Boninsegna, la Anitua, Magini Coletti, Pertile, per inciso che voce la Bruna Rasa) Grazie
carloguasco
Quella varietà enorme di baritoni e mezzo-soprani che c´era una volta. Mi viene da piangere. Dove sono spariti tutti questi grandissimi voci…?
sono là che spingono….spingono…spingono e latrano….
… e strillano