21 pensieri su “Joan Sutherland, Graun “Non han calma”

    • no figuriamoci! occasione mancata perché l’aria di Eupaforice (ricordo bene?), giudicata da Celletti come una, se non forse la, aria più difficile mai scritta per soprano, riascoltata dopo molte volte, ed oggi a distanza di tempo, mostra una articolazione troppo impastata dell’italiano per poter reggere un giudizio “musicale-interpretativo” del pezzo. I passaggi vocalizzati sono meravigliosi, è vero, mostrano quella ricchezza dello strumento unica e quella capacità di appoggiare la vocale sul fiato di, riprendo le parole del Celletti, un lirico puro, pieno, che si lancia a qualsiasi velocità da tutte le parti e a tutte le intensità senza perdere la ricchezza del lirico, un miracolo: però è un miracolo che fa a botte con un’inspiegabile incapacità di pronunciare l’italiano, o meglio di cogliere il rapporto tra tecnica e colore vocalico e peso consonantico (lasciamo perdere il significato dell’aria, del resto non lo conosco perché non capisco!) per scivolare in suoni ovviamente ancora ricchi di armonici, bellissimi in sé, ma talvolta anche gonfiati oppure velati, coperti in modo intenzionale e aggiungo anche un sospetto, emessi con un tempo un po’ di comodo e con un fraseggio molto generico. Purtroppo, se non sbaglio, almeno a questi livelli, è un unicum, e senza termini di paragone ci si bea di J.S., ma Eupaforice rimane un personaggio mai nato.

  1. Consumai questo Lp (The Art of Primadonna, se non erro) e quello della Sills contenente “Da tempeste il legno infranto” si era sul finire degli anni ’70 anche se erano stati registrati una decina di anni prima….poi vennero le specialiste che Ci mostrarono la Verita’…..
    Passai ad altri repertori…..

    • non c’entrano nulla le specialiste e la verità, scusami! Nell’Artaserse di Arne la giovane J.S. è Divina, Insuperata, Imbattuta. Non è un pezzo che ti schiude mondi chissà quali, ma è un canto esemplarissimo fino alla fine del mondo. Quanto vedeva l’italiano, evidentemente lo cantava come fosse stato inglese, non ci sono altre spiegazioni, perché nel suo inglese cantato si ritrovano tutti quei colori che nell’italiano suonano artefatti e ne rallentano molto l’esecuzione, solo che nella propria lingua ci stanno bene e la velocizzano anche!

      • La Verita’ c’entra…infatti solo un canto come quello di Joan o di altre vocaliste rende un’idea di cio’ che doveva essere il canto all’epoca di Arne, le specialiste a cui mi riferivo strillano si dimenano con vocine piccole piccole e brutte (perche’ non hanno nemmeno le basi elementari del canto) motivo per cui persi ogni interesse per la musica barocca intesa cosi’:
        http://www.youtube.com/watch?v=4UbQIJW0Bhg
        Ciao Carloguasco

      • No, scusa, non è vero… Che cantasse in italiano, in inglese, in francese, in tutte le lingue che vuoi, la Sutherland non riusciva a far capire mezza parola. E’ un fatto di organizzazione vocale. E’ una voce costruita sul vocalizzo, su suoni intervocalici, da un pianista che in quanto strumentista ha lavorato esclusivamente sull’aspetto della strumentalità, del suono, della musicalità. Non conta in quale lingua canti… cantava sempre così né poteva cantare diversamente. Per me è un limite piuttosto grave, anche di fronte ad una tale bellezza e ricchezza di timbro, ad una tale facilità nell’agilità e nell’ornamentazione. Cantare all’italiana è una cosa diversa… si dice “all’italiana” proprio per un fatto linguistico, giacché storicamente la lingua italiana si è imposta come lingua egemone del canto, grazie alla sua articolazione molto netta e allo stesso tempo scorrevole, e alle sue vocali chiare aperte e squillanti, ideali per impostare correttamente la voce. E la pronuncia è un aspetto mai trascurato in nessuno dei trattati dell’epoca barocca. “Chi sa ben respirare e ben SILLABARE, saprà ben cantare” diceva il Pacchierotti…

          • ahahhahahah mi diverto ad immaginarlo, peraltro mi stava simpaticissima e mi ricordava certe amiche di mia nonna quando venivano a trovarla… e proprio a questo riguardo, la sua esecuzione mi evoca più un gran salotto vittoriano di Sidney, o più un film come Picnic ad Hanging Rock, che I misteri di Compton House… le baroccare e i baroccari, beh sono d’accordo ovviamente, ma quella è tutta una enorme impostura, non si può neanche affrontare qui. E in ogni modo, la Sills che fa le Tempeste io la trovo ancora credibile, attuale ed esemplare, non posso farci nulla

          • Purtroppo no. Di malimaestri come li chiami tu ce ne sono, uhh, se ce ne sono…di Sutherland no. Ma ricordati che hai detto che nessuno e’ intoccabile, e hai detto bene. Joan fa parte del periodo piu’ fulgido della vocalita’ femminile dall’avvento del disco, e di qel periodo e’ esponente di spicco, non c’e’ molto d’aggiungere. Qualche piccolo appunto si puo’ accettare, perche’ no? Ma se una cantante riesce ad essere La Stupenda in un perido nel quale, una New York, riusciva a riunire (mettiamo nel 1970) Nilsson, Horne, Caballe’, Verret, Bumbry, Cossotto, Freni, Scotto, Ludwig, Della Casa, Arkhipova, Price L., Price M., Arroyo, Sills, Berganza, Soederstroem, Bjoener, Crespin, (alcune delle quali nel periodo migliore) per non citare che le piu’ celebri, vuoi che non possa reggere l’onere di qualche appunto?. Al di la’…sotto l’aspetto strumentale (e quindi anche belcantista) questa esecuzione resta secondo me quanto di meglio il mondo del disco possa offrire. E se qlc s’annoia di tanta formale perfezione, o se qualcheduno d’altro, come me per esempio, invano ha cercato di carpire due parole di fila del libretto, pazienza.

        • Caro Mancini, come Fabrizio sono d’accordo sul prestare attenzione a una sorta di “diktat bonyngiano” sulla voce della Stupenda… Ma non credi che in fondo sia stata assolutamente una fortuna l’incontro con un “cattivo maestro” del genere, come giustamente dice la diva Giulia? Almeno così la Joan ha esaltato le sue potenzialità immense, e soprattutto non ha fatto la fine della Maria, piegata e debilitata inesorabilmente dal suo stesso masochismo e gusto per l’orrido in fatto di uomini… Chiedo venia per la deriva “gossippara”, ma quello che voglio dire è che questo sodalizio va giudicato nella sua interezza, e non solo, come pur giustamente fai tu, da un punto di vista “pianistico-orchestrale”. P.S. Per quanto riguarda la citazione finale, va bene solo se nel caso della Stupenda non si considera il “respirare”, perché tutto si può dire tranne che la sua respirazione non fosse eccellente!

  2. un’esecuxione mostruosa che resterà inareivabile per sempre perchè prima che un ‘altra possa cantare cosi…..faremo prima ad avere un altro sistema solare. Il canto dellaa s incarna la poetica barocca come nessuna in età moderna. Leggere letterati del tempo, guardare larchitettura ed è tutto chiaro ed evidente

  3. Teniamoci stretto con gelosia un ascolto del genere, per il prodigio assoluto in esso contenuto.
    Dopo un tale magistero è puro masochismo anche solo pensare che Eupaforice è oggiogiorno repertorio di gente come la Prohaska. Lo so che molti di voi, per tutela della salute, hanno totalmente rimosso tale nome. Sadicamente vi ricordo che era quella a cui – forse sotto ipnosi (come, se no, tollerare tanta messa in ridicolo di se stessi?) – era stato fatto credere di cantare Zerlina durante il Don Giovanni scaligero con lo stesso spessore artistico di un’ameba (con tutto il rispetto per i protozoi, che almeno, al contrario della suddetta, hanno una funzionalità biologica) …

    • hai ragionissima, io ho solo parlato di occasione mancata dal punto di vsta del personaggio e del suo momento scenico, che con la voce e il magistero di J.S. sarebbero sbalzati fuori in modo indelebile ed eterno. E non è una questione di stile musicale, perché quello ce l’ha e l’orchestra lo coglie benissimo. Evidentemente ha ragione Mancini, è un concetto un po’ troppo impostivo del canto-strumentale, che è purtroppo altra cosa dalla voce-strumento barocca! (che la coppia di ferro non avesse capito questo? ci penserò, e pensateci anche voi)

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